2007.10.04 Guerci

Niente burocrazia per le tlc
Il settore delle telecomunicazioni sta cambiando sotto i nostri occhi, è difficile fare previsioni: per questo occorre cautela nella regolamentazione

DI CARLO MARIO GUERCI
Un portavoce della Signora Reding – commentando le forti contrapposizioni tra Neelie Kroes e Guenter Verheugen da una parte e la Reding in materia di separazione funzionale della rete, di una nuova Autorità sopranazionale e di altre materie – ha osservato che era tutto «perfettamente normale».
Vediamo. I due Commisari sostengono che:
e non vi è stata alcuna discussione su costi e benefici della separazione funzionale ne sui vantaggi di una nuova Autorità supernazionale, che invece aggiungerebbe altro personale e altra burocrazia;
r una rete separata (monopolista), scollegata dall’area retail, non avrebbe sufficienti incentivi all’investimento, alla qualità e ai costi. Anzi sarebbe dannosa allo sviluppo degli investimenti e ritarderebbe l’avvio delle nuove reti;
t la separazione congelerebbe il quadro regolatorio che avrebbe invece necessità di un orientamento dinamico per i prossimi 10 anni;
u la proposta di separazione non è stata posta a confronto con altri rimedi possibili;
i il settore richiede meno burocrazia e regolamentazione in quanto la liberalizzazione ha avuto successo, in particolare con l’impegno degli operatori alternativi nella banda larga.
Il contrasto è duro e solleva perplessità. È possibile che su un caso di tale importanza non si sia sentita la necessità di una seria analisi d’impatto?
Spesso si cita il caso della separazione funzionale di BT, ma essa sembra avvenuta su un altro pianeta: ognuno ha potuto seguirla nel suo lungo iter, in piena trasparenza, valutando quali vantaggi BT ne traesse ( la libertà d’azione sul mercato retail). Nel caso europeo invece è mancata sia l’analisi sia la trasparenza e si ha l’impressione che la Commissione cerchi solo un difficilissimo compromesso "politico".
Comunque non tutto il male viene per nuocere. Se non altro si è chiarito che le telecomunicazioni sono un settore diverso dagli altri (gas, acqua, ferrovie, energia elettrica): nessuno è soggetto a violenti cambiamenti tecnologici ed è a queste ulteriori prospettive che si dovrebbe riflettere per capire le connessioni tra cambiamenti di mercato, tecnologici e regolamentazione.
Il settore delle telecomunicazioni sta cambiando sotto i nostri occhi. Cominciano a nascere servizi nuovi, a cavallo di aree prima distinte, come l’insieme dei servizi Ict e le nuove funzionalità connesse al Web 2.0. Si assiste a una crescita delle tecnologie cellulari, imprevedibile fino a pochissimi anni fa, e agli sviluppi di Wi-Max e Wi-Fi. Sta crescendo il numero di acquisizioni di imprese che appartengono a aree lontane e da ciò nascono configurazioni che non sappiamo neppure definire.
Presto le tlc saranno irriconoscibilie le forme tradizionali di regolamentazione dovranno lasciare posto ad altro. È questa la maggior riflessione da fare prima di decidere con troppa fretta. Ricordando pure che Amy Chaflen, direttore degli affari regolamentari di BT ha appena affermato che «il principale problema di BT è trovare il business case per investire in fibra». La domanda di Chaflen è: «A che punto i benefici della fibra divengono occasioni di investimento? » Mentre, addirittura il Ceo di Ofcom ha affermato che potrebbe convenire lasciare un vantaggio ad altri Paesi su ultrabanda larga e Ngn per imparare da errori e da successi.