2008.03.27 Giardini Aperti

L’accesso a internet in mobilità non può essere vincolato dalle scelte delle telco mobili, che dovranno accontentarsi si trasportare i bit, senza competere sui servizi. Huawei prepara la Ngn mobile in Italia che faciliterà la vita a operatori e utenti.

«La stagione dei walled garden è finita». L’affermazione già di per sé forte, suona strabiliante se a proferirla è Luigi Licciardi, Vice President esecutivo dei servizi mobili di Telecom Italia.  L’occasione dell’annuncio è stata Evolution of mobile, la giornata organizzata da Huawei e l’ex monopolista al centro d’eccellenza innovativa Telecom Italia Lab (l’ex Cselt). Saranno felici gli utenti, stufi di non poter usare internet sul cellulare come fanno sul pc a causa dei limiti imposti dagli operatori.  I walled garden infatti non sono altro che quei siti e quei servizi web che i carrier mobili offrono ai propri abbonati, privilegiandoli rispetto alla normale tariffazione del traffico dati. Giardini recintati da accordi commerciali preferenziali, che però lasciano l’utente senza un vero e proprio accesso al web – se non a costi folli – ma a una sua versione “addomesticata”. Un esempio: se un operatore si accorda con Yahoo!, i suoi abbonati potranno visitare le pagine e i servizi Yahoo! a un certo costo, di molto inferiore rispetto a quello che dovranno pagare per visitare pagine web e servizi di Google. E ora, almeno a parole, Telecom ha deciso di aprire i cancelli. Perché? Lo spiega Alfonso Fuggetta, direttore del Cefriel del Politecnico di Milano: «Il web ha dimostrato che tutta l’innovazione è venuta dalla periferia del network non dagli operatori: Kazaa, Skype, Google sono risultato degli sforzi degli utenti e dei ricercatori. Il mercato della telefonia mobile, che ora si sta trasformando in un accesso alla rete Ip in mobilità, è destinato a sottostare alle regole dimostratesi vincenti nel web. Non ha senso per gli operatori fare concorrenza nei servizi a Google o eBay, né precludere agli utenti la possibilità di scegliere quali servizi utilizzare.» E in linea col pensiero di Fuggetta è quello di Lars Bondeling, direttore ella divisione dei prodotti strategici di Huawei, che si esprime in modo ancora più inequivocabile: «Gli operatori devono fare i trasportatori di bit, ovvero preoccuparsi solo di dare accesso alla rete, senza competere sui servizi.»

Una rivoluzione annunciata che è già in atto, visto che col diffondersi di tecnologie per accedere al web col telefonino proliferano. Wimax fisso e mobile, Hsdpa e le sue evoluzioni (la famiglia di soluzioni conosciute anche come Hspa), fino all’Lte, ovvero la quarta generazione di telefonia mobile, in cui la voce sarà sempre meno il fulcro attorno a cui si muovono traffico e fatturati. Una rete di prossima generazione mobile che però non può prescindere da quella fissa, vera e propria ossatura delle Reti convergenti, come ammonisce Licciardi: «La next-generation-network serve anche e forse soprattutto per il mobile. Non ha senso infatti avere connettività ultraveloce come l’Lte se poi il traffico si intasa nel backbone (la dorsale in fibra ottica che dovrebbe connettere le città e i comuni italiani, ndr).»

E di Ngn si occuperà nei prossimi anni nel nostro Paese proprio Huawei, colosso cinese del networking, che ha recentemente stretto un accordo con i due incumbent del mercato mobile, Tim e Vodafone. La soluzione prospettata dalla società cinese – battezzata Radio Access Network (Ran) su IP – prevede di ampliare l’infrastruttura unificando le diverse reti mobili del presente e del prossimo futuro (Gms, Umts e Lte) in un’unica antenna che dialoga in protocollo internet. Soluzione tecnologica che interessa direttamente gli operatori stessi, che potranno ridurre i costi di gestione della Rete come è accaduto per i giapponesi di eMobile (meno 95% dei costi di trasmissione Hspa su IP), e che indirettamente agevolerà la vita degli utenti finali.

E che in questo mercato dell’accesso al web in mobilità i vecchi equilibri di forza vengano stravolti, a tutto vantaggio dell’utente, è inevitabile. Pablo Brito, che si occupa delle soluzioni Umts per il mercato europeo di Huawei, non ha dubbi su chi sarà il fulcro su cui farà leva il futuro del settore. «Quello che conta è l’esperienza dell’utente. La rete mobile del futuro dovrà avere una bassa latenza (per i servizi più evoluti e per quelli che richiedono il tempo reale nella trasmissione dati) e soddisfare il criterio dell’ubiquità dell’accesso.» Rete facilmente accessibile e altamente funzionale. Ma non solo, anche Brito è convinto che i giardini si stiano aprendo, «Il web ha introdotto una volta per tutte il principio che l’utente è libero di scegliere quali servizi utilizzare». E possibilmente, visto il risparmio che le tecnologie assicurano a chi fornisce il servizio, a costi accessibili per tutti.

Gabriele De Palma