Due “brevi” riflessioni sulla vicenda Google e non solo sulla sentenza

Due cose: una sulla strategia relazionale e una sul ruolo editoriale (e' sabato…)

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23 thoughts on “Due “brevi” riflessioni sulla vicenda Google e non solo sulla sentenza”

  1. Io sono assolutamente convinto che la risposta circa la quotazione delle piattaforme 2.0 sia l’advertising e- considerato che sono strumenti di comunicazione sociale – anche l’interesse ‘politico’ e di opportunità alla gestione del mezzo gioca un ruolo di non poco momento.
    Circa Youtube/GOOGLE, è chiaro che mica ci possono mettere Adsense tuttavia le soluzioni si trovano come Dailymotion con i bannerini o stile Repubblica.it che nei video ti mette la pubblicita non skippabile del “CROSSONE” della Nissan. Prima non sapevo neanche cosa fosse un crossone. Tutto il nanopublishing muove l’advertising, ora esiste anche il buzz dei blogger.

  2. Avere siti in stile YouTube i cui introiti avvengono solo di pubblicità, a mio avviso, è fallace in partenza.
    La pubblicità non copre tutto e non può crescere per sempre anche se, indubbiamente nei prossimi anni aumenterà di volume e come penetrazione.
    La free economy a me non convince molto, internet migliora i processi (quindi riduce i costi ma non li azzera).
    Youtube è stato comprato per l’enorme traffico che genera, ma essendo centralizzato ha dei costi di gestione elevatissimo.
    I fondatori hanno fatto bingo, Google non sa più dove sbattere la testa per ricavarne dei ricavi significativi.

  3. youtube è stato comprato per pre-emption, dato che un modello di ricerca video non è ancora emerso, chi possiede l’archivio più grande si troverà nella migliore posizione competitiva quando questo modello eventualmente emergerà, in maniera non prevedibile oggi.
    Il prezzo per Google è ragionevole perchè appunto non ha comprato un CMS ma un enabler nella ricerca video.
    Che poi non sia possibile per un videosharing pagare i costi con la pubblicità, non ne sarei tanto sicuro

  4. Lorenzo, sono scettico. Non ho capito bene cosa intendi per pre-emption ma secondo me se google puntasse ad avere solo un modello di ricerca video concentrerebbe le sue energie esclusivamente su google video.
    Google video che non è altro che un servizio di ricerca che fa da ombrello per trovare video su tutti i portali di video sharing attualmente conosciuti e futuri.
    Quello che intendo è che google search sta ai siti web come google video sta ai portali di video sharing.

  5. Lorenzo, sono d’accordo che e’ stato comprato per preemption.
    “non capisco bene, puo’ diventare rilevantissimo, compro”.
    ragionevole.
    Per la ricerca, pero’, non serve. Quindi il prezzo e’ totalmente irragionevole. IMHO

  6. vincenzo vicedomini

    Stefano, non lo so, ma in questi giorni si fa il solito gioco dell’alzare i toni in virtù della fine di tutte le libertà di espressione che si esprimono in Rete.
    Personalmente non associo la parola libertà a ciò che è riconducibile a Google. Sbaglio ?

  7. Penso che sia l’ennesimo caso di modelli di business globali che si scontrano con le diverse legislazioni nazionali. Non sara il primo ne l’ultimo.
    Penso anche che BigG è il player che più di altri si troverà in queste situazioni (ovviamente perché è il più grande e opera in decine di diversi ‘mercati’) e che rischia di pagare sulla propria pelle questa asimmetria se non riprende il motto originale (“don’t be evil”).

  8. non sono in grado di seguire tutti i commenti e gli articoli in giro ma dell’intervento della sen. Baio non se ne ricorda nessuno?
    []
    Carissimi,
    volevo ringraziarvi per quanto segnalato, grazie a voi ho potuto intervenire presso il Ministero delle Comunicazioni e la polizia postale, la quale nella persona del Dott. Masciopinto ha portato a termine una brillante operazione che ha visto oscurati i video, ieri sera alle 22.30. Ora la polizia provvederà ad informare l’autorità giudiziaria.
    A presto
    Sen. Emanuela Baio
    []

  9. vincenzo vicedomini

    Scusate, ma conta la segnalazione fatta da un’autorità costituita o anche fatta da un semplice utente che si trova davanti al video ? Possibile che nessun utente fruitore del servizio, non certamente la polizia postale, abbia fatto la cosa più semplice che è quella di segnalare il video a google ? Andiamo, è vero che la società dei valori sta andando a rotoli, ma non credo che stiamo messi così male al punto che non ci sia stato almeno un utente ad attirare l’attenzione.
    Quindi se ci fossero state segnalazioni di utenti non prese in considerazione da google sarebbe cosa ancora più grave per come funziona e viene regolamentato il servizio. Si paleserebbe l’uso della community di utenti in modo unidirezionale, altro che “don’t be evil”.(IMHO)

  10. Premessa maggiore: non sono un avvocato, potrei sbagliarmi..
    Da quanto capisco non e’ come nel copyright; contano le autorita’ o il soggetto (o chi ne ha la potesta).
    Se tu scrivi “l’informatico stefano quintarelli” e io ti dico “togli il mio nome da li”, tu lo devi fare, anche senza decisione di tribunale. Perche’ il mio nome e’ mio e tu non lo puoi usare (e non c’e’ da dimostrare che il mio nome e’ mio, quindi non si deve andare da un giudice).
    Cosi’ per il nome come per qualsiasi dato personale. In particolare i dati sensibili (religione, poltica, salute) non sono mai trattabili, a meno di autorizzazione scritta prventiva.
    Allora, se fai un servizio online, come dici per il copyright (sulla falsariga del DMCA), devi direi ai tuoi utenti che e’ sempre proibito ai sensi delle norme caricare dati personali sensibili.
    Se anche cosi’ hai dati sensibili caricati e non lo sai, puoi attribuire tutta la responsabilita’ a chi compie il gesto; nel momento in cui lo vieni a sapere, da qualunque fonte, devi intervenire. (per i dati personali sensibili; per i semplici dati personali te lo deve dire il titolare o l’autorita)

  11. vincenzo vicedomini

    Domanda: e se passano video che documentano dei reati ?
    Un esempio sono quelli dei vandalismi nelle scuole che sono in primis dei reati (in Italia come ovunque nel mondo) e un giudice decidesse che si è fatta apologia di un reato avrebbe torto perchè la piattaforma tecnologica è “sicuramente” neutra ?

  12. puu’ o meno.
    ricorda che chiunque venga a conoscenza di un reato (anche per strada) deve denunciarlo all’autorita’.
    se sei una piattaforma neutrale, e ti documentano un reato, e tu lo scopir, devi dirlo subito all’autorita’ e poi attenerti a cio’ che ti dicono loro.

  13. no, attenzione: in generale l’obbligo di denuncia è solo per i pubblici ufficiali (o per reati particolarissimi come quelli contro lo Stato). L’obbligo di denuncia di cui all’art.17 dlgs 70/03 ha carattere eccezionale e sembrerebbe avere conseguenze solo civili.

  14. Mi sembra ci siano molti problemi e temi che si vengono a sovrapporre.
    Cerco di dare un minimo contributo.
    Google sembra voler adottare l’approccio (che adotta normalmente con il search engine) di togliere solo se c’e’ un ordine dell’autorita’ e di considerare quello il momento di conoscenza dell’illecito.
    Questo puo’ reggere se c’e’ un contenuto che sembra legittimo, fino a prova contraria.
    Ad esempio il video di un telegiornale che da una notizia su di me.
    Finche’ non ottengo una rettifica o querelo per diffamazione, Google non ha elementi per toglierlo e, comunque, aspetta di sapere dalle autorita’, per tutelarsi.
    Se il video contiene invece un evidente reato, scene di minori o, come in questo caso, tutti e due, Google deve aspettare la conferma dalle autorita’ o basta la segnalazione dell’utente?
    Sarebbe credo bastato la richiesta del genitore del ragazzo leso, di rimuovere una ripresa non autorizzata del minorenne, ai sensi delle leggi sulla privacy.
    Se la richiesta c’e’ stata (non lo so) questo e’ il motivo della sentenza.
    Non conta se poi hanno rimosso con ordine del giudice successivamente.

  15. Mi sa che la privacy viene tirata di qua e di la un po troppo allegramente e senza tenere conto della razionalita’.
    Il mio nome può essere citato da un terzo in un suo documento a suo piacimento (se questo serve a descrivere qualcosa che avrei fatto io) e non credo proprio che io (che sono il legittimo proprietario del mio nome) possa intervenire e dirgli adesso tu lo togli perche cosi io voglio.
    Non sarebbe possibile più scrivere un solo articolo di giornale se cosi non fosse anzi addirittura non sarebbe neanche possibile chiamare uno per strada senza correre il rischio di una denuncia per violazione della privacy …. per cortesia cerchiamo di non esagerare :-). Altra cosa è, ovviamente, che qualcuno scriva senza la mia autorizzazione il mio numero di cellulare questo si che e’ un dato coperto da privacy.
    Faccio notare che se citandomi con il mio nome tizio scrive il falso io ho a disposizione la querela che serve per tutelare la mia reputazione (non è il mio nome che devo tutelare) e nel momento in cui ottengo la condanna per diffamazione ho lo strumento per ottenere legalmente TUTTE le cancellazioni/rettifiche che voglio (ovviamente limitatamente al solo fatto oggetto della sentenza di diffamazione).
    E veniamo al fatto che qualcuno (che non sia una autorità giudiziaria) mi si palesi come il titolare di dati in mio possesso …. pensate che io mi possa comportare esattamente come nel caso in cui mi si palesi l’autorita’ giudiziaria???
    evidentemente no e l’enorme differenza non e’ che uno mi incute timore e l’altro no, ma molto più prosaicamente e semplicemente perchè:
    a) della AG sono in grado di fare un immediato riscontro dell’identità (chiamo l’ufficio giudiziario da cui proviene il provvedimento e chiedo del firmatario)
    b) l’esecuzione dell’atto “ordinato” dall’AG solleva automaticamente l’esecutore da ogni responsabilita nei confronti di terzi
    mentre nell’altro caso devo procedere con maggiore cautela in quanto:
    a) potrei trovarmi di fronte ad uno che mente sulla sua identità
    b) le esecuzioni che pongo in essere avvengono con la mia piena responsabilità nei confronti di terzi.
    ne discende che devo assolutamente effettuare delle indagini prima di attuare una qualsiasi azione se non voglio correre il rischio di ritorsioni legali da parte di terzi, venendo al video dal momento che ho una segnalazione che NON proviene dall’AG (che implicitamente mi solleva da quello che sto per descrivere) io dovrei verificare che il video non sia una “recitazione” una volta stabilito che esso e’ un evento reale e non simulato dovrei verificare che gli individui presenti nel video siano identificabili e dovrei verificare che chi si professa il titolare delle immagini lo sia realmente, tutte attività investigative che l’AG normalmente svolge prima di procedere con la sua richiesta e che nel caso la richiesta non provenisse dall’AG il gestore della piattaforma dovrebbe fare …. pensate realmente che queste investigazioni si possano fare in poche ore?? e/o pensate che esse, quando vengono fatte dall’AG, vengano fatte in poche ore??
    se vi date una risposta ai quesiti su indicati vi date anche una risposa a quale sia un tempo congruo tra la segnalazione di un privato e l’effettivo eventuale oscuramento di un video.
    la mia personale opinione e’ che qualche settimana per fare gli accertamenti di cui sopra sia un tempo assolutamente ragionevole.

  16. i giornali sono editori, hanno responsabilita’ editoriale e diritti e protezioni diverse dal non editore (onori ed oneri)
    in un documento puoi scrivere quello che vuoi, fintanto che non lo affiggi sul muro.
    certo, puoi sempre anche querelare, ma per chiedere la rimozione a un non editore sono sufficienti le norme sulla privacy.

  17. In merito alla responsabilità degli intermediari della comunicazione, vi è una generale esclusione fin quando esso non interviene con una condotta attiva e consapevole nella immissione dei contenuti illeciti, condotta che non deve essere una semplice condotta di gestione tecnica dei medesimi (altrimenti la direttiva sarebbe in contrasto con le norme del pacchetto telecom). Si prevede, inoltre, che in caso di comunicazione dell’autorità giudiziaria e amministrativa l’intermediario debba rimuovere il contenuto segnalato (incidentalmente faccio presente che nel caso Google-Vividown mi risulta che la Polizia Postale abbia richiesto a Google non di rimuovere il contenuto, ma di vagliare l’eventuale rimozione essendo in corso un procedimento penale).
    Oppure, altra ipotesi, l’intermediario, se ha avuto conoscenza del carattere illecito o pregiudizievole per un terzo del contenuto dei suoi servizi, non ha provveduto ad informarne l’autorità giudiziaria, ne diventa responsabile civilmente. In tale ultimo caso è previsto un comportamento dell’intermediario a seguito di comunicazione da parte di un terzo privato, mentre la rimozione è prevista solo a seguito di comunicazione dell’autorità giudiziaria od amministrativa. Il motivo è ovvio (lo spiega Bortolotto più sopra).
    E’ evidente, però, che nel caso di una comunicazione da parte di un terzo, poichè l’intermediario non è nè giudice nè giurista, potrebbe non essere in grado di valutare correttamente l’antigiuridicità del contenuto, per cui, a parte casi palesi, potrebbe trincerarsi (giustamente) dietro la difficoltà di valutazione del contenuto, e non rimuovere (o non comunicare nulla all’autorità giudiziaria). In tal caso, in presenza di una eventuale azione giudiziaria, sarebbe il giudice a valutare la correttezza del comportamento dell’intermediario. In linea di massima, però, l’intermediario non dovrebbe rimuovere o fare alcunchè in presenza di mere comunicazioni da parte di privati, per il semplice motivo che potrebbero essere strumentali. La procedura corretta è che il privato sporga denuncia o agisca in sede giudiziaria e chieda che sia il magistrato (o la polizia) a fare la richiesta di rimozione dei contenuti.
    In 24/48 ore è possibile ottenere tale rimozione in via cautelare.
    L’alternativa sarebbe concedere ai privati un potere di censura verso gli intermediari da utilizzare a loro piacimento.
    Faccio presente che esiste comunque già una cosa del genere, non a favore dei singoli cittadini, ma degli editori, che hanno l’accesso diretto ai video di YouTube e la possibilità di rimuoverli direttamente dalla piattaforma Google, per motivi di copyright. Ovviamente permane la possibilità di reclamo per l’autore dell’upload.

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