Aliquote IVA, prodotti digitali ed Edicola Italiana

Come noto i prodotti editoriali digitali in italia pagano il 21% di IVA.

Quelli venduti tramite Amazon o Apple pagano il 15% di IVA, in lussemburgo

L'Edicola Italiana venderà dall'Italia, pagando l'IVA in Italia, cioè il 21%.

Se il governo volesse incentivare la vendita di prodotti digitali in Italia, ri-acquisendo gettito (che oggi va in lussemburgo), farebbe bene ad abbassare l'IVA, auspicabilmente parificandola a quella degli altri prodotti editoriali, ovvero il 4%.

Finchè per vendere si è obbligati a pagare (quasi tutto) in lussemburgo, abbassare l'aliquota IVA non serviva a un granchè (tanto si pagava all'estero).

Ora, con una più che concreta prospettiva di poter vendere in Italia, se il governo vuole fare un provvedimento di sostegno per l'editoria italiana, abbattere l'aliquota IVA sui prodotti digitali sarebbe una buona scelta.

Sarebbe win-win-win. Ci perderebbero solo una parte delle vendite le piattaforme multinazionali ed il gettito di paesi a fiscalità agevolata.

No brainer, imho.

Sono tre anni di IVA recuperata all'Italia.

La direttiva europea 2006/112/CE infatti prevedeva (art. 357 e successivi) un regime IVA speciale dei servizi forniti per via elettronica, e cioè in pratica l'IVA del paese origine, valido fino al 31 dicembre 2006. Successivamente la direttiva europa 2008/8/CE ha prorogato questo termine al 31 dicembre 2014.

Pertanto dal 1° gennaio 2015 a livello UE per tutti i servizi forniti per via elettronica (non solo prodotti editoriali digitali) si passerà al regime IVA tradizionale, cioè del paese destinatario.

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5 thoughts on “Aliquote IVA, prodotti digitali ed Edicola Italiana”

  1. Caro Quintarelli, la questione delle aliquote Iva asimmetriche per i tanti prodotti dell’industria culturale e mediale dovrebbe essere affrontata organicamente, in modo razionale, da un governo serio (soprattutto se formato da… tecnici, no?!): il che, purtroppo, non è mai avvenuto, nella storia del nostro disastrato Paese. Sono convinto che tutti i prodotti (e servizi) dell’industria culturale dovrebbero beneficiare di un trattamento Iva agevolato, così come l’intero sistema fiscale e tributario dovrebbe prevedere agevolazioni per gli imprenditori ed i lavoratori della cultura e della conoscenza (tax shelter e tax credit eccetera). I benefici derivanti per l’intero Paese sarebbero molti. A proposito di “asimmetrie”, vogliamo ricordare la farsa della riduzione dell’Iva per le televisioni a pagamento, dapprima ridotta al 10 % da un governo di centro-sinistra per “agevolare” lo sviluppo e l’introduzione di un potenziale concorrente – anche politico – del terribile Berlusconi, e poi da questi (tornato al governo) riportata al livello normale del 20 %, allorquando Sky Italia si dimostrò “critica” nei confronti dell’operato dell’Esecutivo?! Credo che questo episodio di “policy making” miope sia veramente sintomatico di una assenza di strategia di lungo periodo: deficit di politica… culturale, mediale, industriale, fiscale! Eppure sarebbe tanto semplice… Buona Pasqua a Lei ed a tutti i frequentatori del blog. Angelo Zaccone Teodosi ( a.zaccone@isicult.it ). Roma, 7 aprile 2012

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