L’erba del vicino: Corea del Sud, incriminato il fondatore di Uber

È stato incriminato in Corea del Sud il fondatore e amministratore delegato di Uber, Travis Kalanick. Secondo la procura di Seul, è illegale l’applicazione, attiva in 53 Paesi, che consente di avere a disposizione un autista in pochi minuti. Secondo i magistrati, Travis e il partner coreano della società hanno violato la normativa locale che impedisce ai noleggiatori di auto di effettuare un servizio di trasporto passeggeri. 

 

A denunciare Uber era stata l’amministrazione di Seul, secondo la quale la società californiana non garantisce la sicurezza dei passeggeri e fa concorrenza sleale ai tassisti muniti di licenze.

via www.lastampa.it

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1 thought on “L’erba del vicino: Corea del Sud, incriminato il fondatore di Uber”

  1. I possibili inquadramenti che vedo sono:
    A) E’ una condivisione del mezzo e delle spese? Allora i prezzi di UBER sono ingiustificati! 32€/ora (che diventano 25 dopo la trattenuta di uber) significherebbero che il viaggio di 1 ora è costato 50€. Quale auto costa 50€/ora di carburante?
    B) E’ un servizio di trasporto del pubblico? Allora dovrà rispettare le norme che già regolamentano i Taxi e i servizi di noleggio con conducente (ad esempio la patente KB)
    C) E’ un servizio di noleggio auto? Anche qui ci sono delle leggi che lo regolamentano e chi da un mezzo a noleggio deve usare un certo tipo di assicurazione, deve acquisire dati su chi guiderà e altro. E se parliamo di questa categoria allora guida chi noleggia, non il proprietario dell’auto.
    Di fatto B e C non possono essere vere (gli UberPOP non hanno la patente KB e non seguono le norme del noleggio auto), quindi l’unica è considerarlo un rimborso spese in quanto non inquadrabile come attività lavorativa (se non nei modi di B e C). Se è un rimborso spese allora basta andare a fare i conti e mettendo a posto le tariffe il servizio perderà buona parte dei “lavoratori” che ha raccolto oggi.
    Ma forse qui si apre un vaso di pandora in un paese (il nostro) dove i rimborsi chilometrici per le auto sono sempre stati un po’ gonfiati ed utilizzati dalle aziende per dare bonus meno tassati in busta paga. l’ACI prevede rimborsi attorno ad 1€/km per chi viaggia con la sua auto per conto di qualcun altro, quindi a rigor di logica UBER sarebbe del tutto lecito se il rimborso fosse la metà di questa cifra. Di fatto (senza entrare nel dettaglio delle singole auto) per un viaggio fatto a meno dei 60km/ora di media UBER sta pagando molto di più del rimborso chilometrico, ma per viaggi fatti ad una velocità superiore allora il rimborso è inferiore di ciò che prevede l’ACI.
    Visto che il grosso del business di UBER viene fatto nelle metropoli, basterebbe probabilmente costringerli a legare la tariffa ai chilometri percorsi (visto che la normativa italiana prevede che i costi di uno spostamento in auto si basino sui chilometri e non sui minuti). Per “starci dentro” bisognerebbe mentire sul viaggio fatto. Penso che si ridimensionerebbe molto in fretta.
    L’altro problema correlato è che la maggior parte della gente è convinta che puoi guadagnare con servizi come Uber, Adwords, Airbnb senza dichiarare le entrate e senza pagare tasse. Molte persone con cui parlo sono *onestamente* convinti che sia legale guadagnare migliaia di euro con questi sistemi e non dichiararli come redditi diversi (senza parlare poi del dover dimostrare che si tratta di attività occasionale e NON abituale). In epoca pre-internet il problema si poneva meno perchè si dava responsabilità a chi ti pagava. Oggi servirebbe forse un po’ aumentare la consapevolezza dei cittadini su questi aspetti.

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