Google cambia la sua privacy policy dopo intervento di alcuni garanti europei guidati da UK

The ICO has required Google to sign a formal undertaking to improve the information it provides to people about how it collects personal data in the UK after concerns were raised around changes to the company’s privacy policy.

The ICO found that the search engine was too vague when describing how it uses personal data gathered from its web services and products.

Google introduced a new privacy policy in March 2012 combining around 70 existing policies for various services, but the ICO ruled that the new policy did not include sufficient information for service users as to how and why their personal data was being collected.

Google has now signed an undertaking committing to make further changes to the privacy policy to ensure it meets the requirements of the Data Protection Act and to take steps to ensure that future changes to its privacy policy comply, including user testing.

Whilst conducting its own investigation, the ICO has worked with other European Data Protection Authorities, as part of the Article 29 working party.

via ico.org.uk

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4 thoughts on “Google cambia la sua privacy policy dopo intervento di alcuni garanti europei guidati da UK”

  1. Ma i garanti ci hanno messo quasi 3 anni per accorgersi che era cambiata e che non andava bene?
    Oppure ci vogliono 3 anni per analizzare il problema e stabilre che google deve cambiare? E quanti altri anni di tempo ha Google per adeguarla?
    E poi sinceramente la cosa più strana non mi sembra tanto il contenuto della nuova privacy policy (sappiamo in quanti la leggono), ma il fatto che si sia trasferito “d’ufficio” il consenso rilasciato ad uno qualunque dei 70 servizi google verso una privacy policy molto più ampia.

  2. «La spesa per pensioni in Italia è pari al 16,5% Pil, la più alta tra paesi avanzati»
    Ma l’Italia è davvero messa così bene?
    Lo dico con molto sarcasmo, ma alla luce della mancata programmazione di una cultura digitale per i prossimi 20 anni, seria e mirata, non ridotta al solito ping pong fra partiti, parlare di pensione oggi mi fa ridere, visto e considerato, sono fra quelli cui la pensione la sentirà solo nominare fra 20/25 anni (a seconda degli umori dei vari governi che susseguiranno d’ora in poi).

  3. Il rapporto OCSE sulle pensioni del 2013 (non so se ce ne sia uno successivo, http://www.cercareancora.it/wp-content/uploads/2013/11/rapporto-ocse-previdenza-2013.pdf) dice che il tasso di povertà degli over 65 in italia è inferiore alla media OCSE, invece quello di povertà degli under 25 è decisamente superiore alla media OCSE. Forse se nella “consulta” ci fosse rappresentanza dei ventenni la costituzione verrebbe letta diversamente?
    La storia dei diritti acquisiti secondo me è la più grande balla mai inventata: quando ho deciso di comprare casa c’erano tasse diverse sulla casa rispetto a quelle che ci sono ora, quando ho deciso di iniziare la mia attività imprenditoriale le regole e le tassazioni erano diverse rispetto ad oggi, quando ho cominciato a lavorare mi raccontavano che un giorno sarei andato in pensione usando il modello che c’era allora.. insomma.. che cosa esattamente rende la pensione un diritto acquisito? rispetto a qualunque altra cosa che esiste e che non viene invece considerato un diritto acquisito? Se è possibile aumentare le tasse sulla proprietà della casa acquisita 10 anni fa non vedo come non debba essere possibile tassare una pensione acquisita 10 anni fa. La percentuale di contributi previdenziali che devo versare come artigiano cresce ogni anno, ma quando ho investito in questo lavoro nessuno mi aveva avvisato che sarebbe andata così… Evidentemente ci sono diritti più acquisiti di altri, o meglio diritti più diritti di altri.
    Aggiungerei che mi risulta che anche la percentuale di stipendio che viene versata come contributi per la pensione in italia sia la più alta d’europa (anzi dell’OECD34). Dal 95 ad oggi in italia tale pressione è cresciuta di 5 punti dal 28% al 33%, contro una media OECD34 passata dal 19.2% al 19.8%… A pag. 171 “Public expenditure on old-age and survivors benefits” dice che l’italia è passata dal 10 al 15% di PIL dal 1990 al 2009 per spese di questo genere diventando la nazione con l’investimento più alto di tutto l’OECD34 (media 2009 OECD34: 7.8).
    Quindi chi lavora oggi paga un sacco di pensione a chi ha lavorato in passato e non ha versato abbastanza contributi per finanziare la propria pensione, per di più, quando a chi lavora oggi toccherà andare in pensione ci saranno talmente pochi soldi che non gli daranno nemmeno quelli che sono stati versati: se ci si potesse rifiutare di versare i contributi rinunciando a ricevere la pensione lo farei subito (metterli sotto il cuscino sarebbe più redditizio con lo scenario attuale).
    A tutto questo si aggiunge che l’italia è una delle nazioni con aspettativa di vita più lunga (più di 82 anni): sicuramente un vanto per la nostra nazione, ma da considerare quando si comparano le età pensionabili.
    Come minimo bisognerebbe che chi ha commesso un attentato contro lo stato assegnando pensioni ad under 40 negli anni 90 oggi pagasse per questi crimini, esattamente come chiunque altro abbia rubato qualcosa. Parliamo di diritti acquisiti e mai di questi furti generazionali?
    Le uniche alternative sostenibili sono:
    1) a parte trovare il lavoro per i giovani, cosa indispensabile ma non sufficiente, bisogna aumentare il numero di persone che pagano contributi e l’unico modo OGGI è fare entrare immigrati (altrimenti tornare indietro 30 anni e incentivare le nascite).
    2) dimezzare le pensioni già “acquisite” ed evitare che nuove persone vadano in pensione.
    Purtroppo nessuno sembra disposto a prendere atto di questo FATTO.

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