Breve recensione di “Capitalismo immateriale” da Corrado Augias

Grazie Dr. Augias.

A giudicare dalla quantità di sottolineature e dal numero di giallini attaccati alle pagine, pare che abbia trovato un bel po’ di spunti interessanti…

🙂

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7 thoughts on “Breve recensione di “Capitalismo immateriale” da Corrado Augias”

  1. Più o meno coetaneo di Augias [io sono del ’40], vorrei che si cominciasse a scrivere una storia alternativa a quella del “futuro che ci attende” se, con il contributo della Cina, l’innovazione digitale continua la sua marcia incontrastata.

    Cominciare, proprio oggi, a vivere la storia di un futuro più umano che digitale, riprendendo a scriverla da dove è stata abbandonata, sarebbe un bel modo di festeggiare il trentesimo compleanno del Web, che non ha avuto modo di crescere come si proponeva l’ambiente “utente” [della Tecnologia dell’Informazione e della Comunicazione, o ICT] nel quale ha potuto essere generato.

    La mia consapevolezza di come è stata generata e tradita la visione del padre del Web, da una madre adultera, ho iniziato ad acquisirla al CERN 20 anni prima, grazie a una tesi di laurea in fisica e all’inglese di mio padre che, ascoltando la BBC di notte, durante gli anni del fascismo, era riuscito a diventare interprete per i “liberatori” americani nel ’45.

    Forte di quella consapevolezza, se non fossi solo, vorrei contribuire a vivere, per raccontarne gli aspetti sociali, la storia di un intento di opposizione a una delle tante manifestazioni del “Capitalismo Immateriale”.

    Un buon esempio mi sembra la migrazione dei servizi online per l’home banking, in corso d’opera, verso lo status di “piattaforme di e-commerce”.

    Cosa può cercare di fare il singolo cittadino per opporsi a una tal pratica?

    Mi sono rivolto a Federconsumatori ….
    Oggetto: Operatività a distanza per Clienti Gruppo Intesa San Paolo –
    proposta di modifica unilaterale del contratto “Servizi via internet, cellulare e telefono”

    Leggo con molte difficoltà le 13 pagine della proposta di modifica unilaterale in oggetto.
    Ho tempo fino al 4 Maggio per decidere di accettare o rifiutare le condizioni proposte per l’accesso ai servizi di home banking.
    Come cliente di una Banca che sta portando avanti una strategia di ingresso nel mercato e-commerce, senza curarsi dei rischi che i suoi clienti dovranno implicitamente accettare, sento il bisogno di una valutazione collettiva di tali rischi e dei costi, che si stanno introducendo senza alcuna negoziazione.
    Chiedo quindi a Federconsumatori Bologna se quanto sopra merita l’attenzione che mi sento motivato a richiedere, se non sono un caso isolato.
    In attesa di un gentile riscontro, saluto cordialmente
    Luigi Bertuzzi
    Pensionato

    In risposta Federconsumatori mi ha detto, come prevedibile …

    non riusciamo a darle una risposta nel merito della questione se non leggendo la documentazione di modifica che le hanno proposto.
    In linea di principio, le modifiche unilaterali sono previste da apposita clausola che tutti i contratti bancari hanno; la legge prevede che le stesse siano comunicate con lago anticipo e il diritto del consumatore che non le condivida di recedere dal contratto e cambiare banca senza costi.
    Se desidera un parere di un nostro consulente, ci può chiamare al n……………. per fissare appuntamento.

    … ho dovuto quindi precisare che ….

    La questione che mi interessa non è di tipo contrattuale ma sociale.
    Riguarda la decisione di sottoscrivere un criterio di gestione di una piattaforma di servizi online, lasciando carta bianca ai gestori, come la si lascia a chi gestisce le piattaforme tipo Facebook, per il popolo, e Rousseau, per gli elettori M5S.
    Cambiando banca, rete sociale, o partito, troverei lo stesso criterio.
    Sono evidentemente ancora solo a cercare di affrontare il problema di cambiare questo tipo di situazione, che si è evoluta fino all’attuale realtà nella più completa assenza, e ignoranza, dei nostri politici.
    Cordiali saluti e …. auguri
    PS –
    Oggi il Web festeggia il 30-esimo compleanno. 30 anni spesi male, purtroppo.
    Se quest’anno potesse nascere un’associazione “FederUtenti” dovrebbe occuparsi di relazioni tra Società Civile e Università, per colmare un vuoto culturale trentennale, tra sistema sociale e sistema tecnico.

    Se un approccio come quello sopra tentato non avrà alcun seguito, come si potrebbe “recuperare” l’errore?

    Come si potrebbe, in altre parole, ricavare informazioni, da questo tipo di errore, utili a correggerlo?

    Resto in attesa di parlarne con qualcuno. Dovrò quindi cercare di vivere a lungo.

    1. Stefano Quintarelli

      devi considerarlo come una versione profondamente rivista, aggiornata ed integrata.

      la prima parte (direi un 60% e’ comune e aggiornato/rivisto)
      non c’e’ tutta la parte sui futuri e al suo posto sviluppo un discorso piu’ politico.

      e’ che la prima parte e’ ripetuta in quanto propedeutica per capire la seconda…

    2. Appena ordinato cartaceo su Amazon (giusto per assecondare i “nuovi” meccanismi del capitalismo, anche quello non del tuto immateriale), ma dice che me lo mandano fra 2 settimane, quindi per ora dovrai accontentarti della recensione di Augias 😉

      Non so se sia più un complimento a te o una denuncia della mia ignoranza, ma i tuoi due libri sono gli unici libri (escludendo quelli per bimbi sotto i 3 anni) che io abbia comprato negli ultimi 3 anni.

      Sono ufficialmente un tuo fan 😉

  2. Ascoltando “Tutta la città ne parla” – https://www.raiplayradio.it/programmi/tuttalacittaneparla/ – che oggi discute di copyright e di “cultura nella rete” ho whatsappato questo …. [con l’intento di trovare il modo di ampliarlo con rif. al libro]

    La *”cultura NELLA rete”* – oggi disponibile – non ha ancora iniziato a favorire una presa di coscienza di un vuoto di *”cultura DELLA rete”* .
    Si ignorano gli aspetti sociali della relazione tra “sistema sociale scientifico” e “sistema informatico”, ben visibili già nel 1969, quando iniziò l’evoluzione della GPT [General Purpose Technology], adottata dal CERN, nella Special Purpose Technology generata da scelte e bisogni di un Ambiente Utente, come il CERN, per rendere realizzabili i propri obiettivi.
    La conoscenza di quegli aspetti, se fosse stato possibile trasferirla all’industria informatica europea, durante gli anni 80, avrebbe potuto indirizzare uno studio sugli standard richiesti per rendere *interoperabili* applicazioni e persone in Ambienti Aperti di Sistema [OSE – Open System Environment].
    Purtroppo quello studio, voluto dalla Commissione Europea a inizio anno ’90, fu limitato agli standard tecnici. Interessi industriali NON europei posero un veto all’inclusione, in quello studio, di standard che sarebbero stati *funzionali* a una Sistema Sociale fatto di persone “interoperanti in rete” piuttosto che di “consumatori”.
    Queste considerazioni non potranno mai essere ascoltate e approfondite se i giornalisti non si attivano per contribuire a un *upgrade* [aggiornamento] del sistema sociale, prima che venga riavviato dall’intelligenza artificiale, a nostra insaputa, senza aver introdotto correzioni e nuove funzionalità richieste da una società civile distribuita.
    Luigi, a Madrid per fare il nonno – http://www.casarayuela.eu

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