Milano Finanza ieri: unificazione della rete di accesso Vodafone e TIM

Verso il one network cellulare ? certo’, e’ piu’ facile. ci sono meno operatori e l’infrastruttura attuale costa meno di un decimo di quella fissa.

Ha senso oltre che per la riduzione dei costi di affitto (condivisione di tralicci, non tanto per antenne e radio, che devono restare separate), anche per il backhauling, cioe’ per portare banda alle antenne stesse che, per effetto di chiavette e palmari, stanno ricevendo piu’ richieste di banda (ordini di grandezza in piu’) rispetto alle conversazioni vocali (qui i dati **interessantissimi**).

stiamo parlando di centinaia di milioni che si evita di sprecare per il fatto di evitare di duplicare investimenti nelle stesse aree. queste sono risorse che si liberano a vantaggio del conto economico, ma non dimentichiamo che il numero di BTS deve aumentare, per fare fronte alla richiesta incrementale di densità di bit/kmq, e cio’ significherà altri investimenti.

certo, una agevolazione su oneri civili ed amministrativi per l’installazione di nuove BTS, sarebbe cosa buona e giusta, anche perche’ aumentando il numero di antenne, notoriamente (per voi) si riducono le emissioni complessive.

Cio’ detto, mi chiedo cosa ne pensino gli esclusi (Wind e H3G) che due soggetti notificati come aventi SMP (Significant Market Power) e quindi sottoposte a controlli ed eventuali provvedimenti asimmetrici pro-concorrenziali, invece, si accordino tra di loro per abbassare la propria base dei costi.

Che fara’ AGCOM ? interverrà sulle tariffe di sublocazione di tralicci (e spese di manutenzione ed energia annessi e connessi ?) D’altro canto, e’ *esattamente* come l’ULL…

E che faranno coloro i quali hanno licenze Wimax o chi installa Hiperlan ? io, se fossi un piccolo operatore con quattro antenne Hiperlan, inizierei a chiedere una offerta per l’installazione di miei apparati sui loro tralicci.

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5 thoughts on “Milano Finanza ieri: unificazione della rete di accesso Vodafone e TIM”

  1. una simile posizione, se fosse stata assunta da Telecom Italia al momento della privatizzazione, sarebbe stata ottima per il mercato e ben gestibile per TI. Oggi nella situazione di debolezza finanziaria in cui si trova, le cui ragioni storiche spero che siano note, creerà non pochi problemi alla società stessa.
    Oggi il governo si chiede se proteggere una azienda in difficoltà, mai aiutata dall’Authority negli ultimi tempi. Ma lo stesso governo, non si è preoccupato quando fu messa allo sbaraglio con la questione Colaninno. Prima potevamo ragionare più liberamente su come gestire al meglio il mercato e non fu fatto, oggi il problema deve ternere in considerazione la variabile finanziaria dovuto alla sola cattiva gestione politica della privatizzazione di uno dei pochi gioielli italiani. Ma oggi sembra che il governo di sinistra si interessi solo al mercato… Mah

  2. SX, non so chi sei, mi sembri attento e a naso direi che lavori/lavoravi nel gruppo Telecom. Per caso ci conosciamo ?
    Hai assolutamente ragione. Era giusto farlo fin dall’inizio, ma si guardo’ alla ragion di cassa e non alla ragion di mercato. (come risposto ad altri commenti in altri post, non provarci a coinvolgermi sulla politica, non mi scuci un commento)
    Non hai idea di quante idee io abbia ho sul disavanzo finanziario, da quelli macroscopici come la fusione olivetti/telecom e telecom/tim, a quelli piu’ piccoli di Globo, a quelli microscopici dei videotelefoni, ecc.
    La rete e’ buona e la societa’ e’ relativamente sana. (debiti a parte).
    Non e’ vero che l’authority non la ha mai aiutata di recente. Questa e’ una buona scusa da rivendersi all’interno (per chi ha bisogno delle scuse e con i grandi oratori che c’erano in TI e che, raccontando solo parti di verita’, ti facevano vedere quello che volevano), ma non e’ cosi’. E’ vero il contrario, ed anche qui ho dovizia di dati. Scegli tu l’argomento e ti smentisco con facilita’ e dovizia di dati (anche da atti pubblici i cui contenuti non sono stati divulgati). Sia per Antitrust che per Comunicazioni.
    Qualcuno mi diceva “sembra che Telecom sia un diavolo”; io non lo penso, penso che una società cosi grande e così importante ha delle responsabilita’ sociali nei confronti dei dipendenti, dei consumatori e degli utenti. Pero’ non posso ignorare che il management dal 1997 la ha portata ad avere 9 condanne per ABUSO di posizione dominante DALLA SOLA ANTITRUST in 10 anni. Permetti che qualcosina avra’ fatto..
    La politica cerca il consenso, e’ un prodotto che si compra e si vende. le autorita’ indipendenti non dovrebbero essere politicizzate, come invece sono, almeno a leggere le analisi di Ovum sulle Autorita’ dei principali paesi sviluppati.
    Fatta la frittata Colaninno, con gli errori di valutazione strategica che hanno gonfiato il debito, secondo me Consob doveva intervenire sulla cessione del controllo fuori OPA, Consob doveva intervenire sulla catena di controllo consolidando Pirelli e Telecom (poteva avvertire che lo avrebbe fatto, per le vie brevi) e la situazione sarebbe oggi completamente diversa. L’anomalia di una singola persona fisica che tramite una leva 200:1 controlla un colosso (era un colosso) delle TLC, e’ solo italiana.
    La responsabilita’ non e’ solo italiana, e’ anche Europea con una incentivazione alla concorrenza nelle infrastrutture che ha portato ad avere 5 reti a milano e nessuna a san giuliano al Lambro, tutto per effetto di un libricino inglese che ha teorizzato che la competizione sostenibile nel tempo sarebbe venuta solo cosi’ e quindi, nel lungo periodo i vantaggi per i consumatori sarebbero stati maggiori.
    Risultato, misallocazione degli investimenti.
    Il libricino in questione non teneva nel debito conto due variabili:
    La prima che i competitor si menavano contro una infrastruttura gia’ ammortizzata ed, essendo monopolio naturale, caratterizzata da prezzi medi decrescenti e prezzi incrementali fortmenete decrescenti.
    La seconda che la struttura geografica e socioeconomica di molti paesi europei avrebbe richiesto una quantita’ di capitali per una infrastrutturazione alternativa semplicemente non reperibili dai canali finanziari, se non a finanziare iniziative di nicchia.
    A volte gli economisti teorici combinano danni; il fatto e’ che non devono pagare il conto; se poi le lobby dei monopolisti e dei produttori di apparati li sostengono perche’ cosi’ i primi hanno meno concorrenza ed i secondi (duplicando infrastrutture e misallocando investimenti) vendono piu’ scatole, la frittata e’ fatta.
    Ben venga la crisi finanziaria attuale per un ripensamento, altrimenti in Italia non ci sarebbe stato dibattito, riflessione e io avrei continuato a prendere pesci in faccia e sentirmi dire che sono matto.
    Come dicevo, non e’ solo la privatizzazione che e’ andata male; oltre alla mancata separazione ingrosso/dettagli oper monetizzare il premio del monopolio, la public company che voleva Guido Rossi non si e’ verificata perche secondo me abbiamo avuto poco coraggio. da li in poi, di controllo in controllo, con scarso interesse della politica e molto interesse di pochi abbiamo rovinato un gioiello.
    Sono d’accordo. La telecom dei tanto vituperati Boiardi, con tutte le sue inefficienze, aveva tariffe allineate con l’Europa, tecnologia all’avanguardia, industria elettronica italiana, partecipazioni importanti in tutto il mondo.
    Aveva dei tecnici che la gestivano, che discutevano di strategie industriali e litigavano per giorni, facevano scouting internazionale, riflettevano non solo sulla finanza
    Abbiamo fatto i primi della classe molalndo il controllo statale, mentre FT e DT sono ancora oggi partecipate.
    Da li’ in poi, altri paesi europei si sono evoluti, noi ci siamo involuti con molti erorri dovuti secondo me ad una gestione prevalentemente finanziaria.
    Cosa poi fara’ il governo, lo vedremo e spero in fretta. Poi giudicheremo dai frutti dell’opera, certo che il lavoro adesso e’ piu’ difficile di 5 anni fa e molto piu’ difficile di 10 anni fa.
    Speriamo di aver imparato qualche lezione.

  3. E a forza di ragionare e razionalizzare magari si arriva al fatto che se la rete fosse dello stesso proprietario dell’etere non sarebbe niente male per la concorrenza, il mercato (utenti compresi), l’elettrosmog, ecc.
    C’è anche da dire che molti contratti di affitto “storici” sono in scadenza e ora i condomini hanno capito che il loro tetto vale qualcosa di più di quanto avevano negoziato in passato. Ora che è dimenticato il blabla sul fatto che la rete è fattore di differenziazione sarebbe bello mettere un po’ di razionalità nell’infrastruttura.
    Ma non si sveglieranno i mostri senza testa delle liberalizzazioni massive? E se qualcuno molto vendicativo percepisse questi processi come una critica velata alla propria politica? Anche perché ai fornitori di infrastruttura non è che piaccia molto questo andazzo…

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