3 thoughts on “Ma la coda lunga è magra o grassa ?”

  1. 25 milioni di fruizioni significa che non e’ nella parte lunga della coda (li’ ci sono io e quelli che come me hanno si e no un web scamuffo)… e non vuol dire che la coda e’ magra:
    1) Tal Hilton ha prodotto e distribuito il video per monetizzarlo? Perche’ se lo vuoi monetizzare devi prendere alcuni accorgimenti preliminari (licenza, contattare i distributori per vedere se vogliono comprare, etc) senza i quali non e’ piu’ monetizzabile dopo la prima pubblicazione (non e’ che quando arrivi a 1 milione di view puoi dire “anvedi, forse forse ci posso fare qualche soldo”… non funziona cosi’… ne’ che qualcun altro ex-post dice “Vedi? Su internet senza un drm interoperabile non si fanno soldi”… direi che prima di tutto deve esserci l’intenzione dell’autore di fare soldi, e’ suo diritto).
    2) Ha messo dell’advertising (unico modo attualmente conosciuto per fare qualche soldo dalla distribuzione on-line; anche se Google e’ monopolista)?
    3) I media mainstream non hanno ancora abbastanza paura di perdere i loro primati… ora pressano le istituzioni per poter mantenere lo status quo, spingono verso l’abbattimento della net neutrality e/o verso il trusted computing, ma poi vedrai che se non gli si porge un drm di stato su un piatto d’argento, inizieranno a pagare gli UGC invece di ripparli da YouTube come fanno ad esempio quelli di Theblogtv (che rippano dai portali video, montano il tutto e rivendono ai media mainstream loro clienti).
    E infine c’e’ “la questione piu’ economica di tutte”, economia allo stato brado: quanto gli e’ costato produrre il video? X dollari. E quanto pubblicarlo? Zero dollari. E erogare ognuna delle views? Zero dollari. Quindi di fatto se “5000 – X” e’ ancora positivo, e gli ha ripagato il tempo che ci ha speso, vuol dire che e’ stato bravo e gli e’ andata bene (per essere uno sconosciuto; ora, se riuscira’ a fare dei bei video, piano piano avra’ piu’ seguito e arrivera’ a guadagnare belle cifre… lo dimostrano i RadioHead… e’ naturale che sia così!). Questo indipendentemente da quanto siano stati visti i suoi video. Vogliamo aggiungere anche i costi occulti (es: la corrente elettrica necessaria ad alimentare il server che ha erogato i 25 milioni di play e la relativa banda per i dati)? Non credo cambi molto… saranno 100 euro di spese… magari quando i distributori che oggi occupano (che nel caso di Rete4 diventa “okkupano” con la K) i canali di distribuzione legacy non riusciranno piu’ a mantenere lo status quo e la moria di telespettatori sara’ incontenibile, ci sara’ qualche soldino in piu’ per gli autori indipendenti su Internet… ma adesso bisogna stringere la cinta e fargli finire le riserve auree… non manca molto… poi o mollano, o le istituzioni comprimono le liberta’ civili (e digitali), o falliscono. Dopodiche’ si puo’ giungere anche alle tue conclusioni (che la coda e’ magra); al momento mi sembra un po’ azzardato dire che questo e’ il motivo per cui la bolla e’ magra… a magra e’ magra, ma credo sia per altri motivi…

  2. finchè la monetizzazione delle immagini e dei video sul web passa per un prodotto chiamato “adwords” …
    il paradigma pubblicitario deve essere rivisitato in termini di computer vision e visual search. Google ha ben chiaro questo in mente -a giudicare dagli investimenti in youtube e datacenter- e la posizione dominante nell’hosting video acquisita con youtube gli permette di mantenere una posizione attendista
    il web “visual” è infatti qualcosa di davvero differente e potenzialmente “disruptive”
    Poi non dimentichiamoci una ragione legale più immediata, non si può monetizzare onlinevideo finchè non si risolvono i problemi di copyright con le major

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