Panerai contro Google

Ringrazio Andrea ed Eugenio (autore di Menostato) per gli spunti dietro questo post.

Il dott. Panerai, titolare di Class Editori che pubblica Milano Finanza ha scritto pochi giorni fa (il 9 febbraio) un lungo editoriale che spaziava su tre pagine.

Ha fatto un discorso globale su rete, telecom, google, copyright che, a me, francamente pare il frutto di un ragionamento non sufficientemente approfondito; certo, posso sempre sbagliarmi…

Mi soffermo su un passaggio, (sperando che altri gli rispondano in punta di diritto): quando sostiene che Google dovrebbe NON indicizzare i giornali (google news) in quanto protetti da copyright, essendo questo un furto.

Il dott. Panerai probabilmente non usa mai Internet, per non rendersi complice di reato. Qualunque scritto e’ infatti protetto da Copyright  (anche questo post) solo per il fatto di esistere. Se capisco bene, quindi, nulla potrebbe essere quindi indicizzato da un motore di ricerca. La conseguenza e’ che i motori di  ricerca non possono esistere.

Senza entrare in tecnicismi di come fare a non essere indicizzati se non lo  si desidera, cosa che peraltro qualcuno potrebbe anche segnalare al Dott. Panerai, anche le conseguenze economiche di questo atteggiamento dovrebbero sgomentare gli stakeholder della casa editrice, a mio sommesso parere.

Che piaccia o no, l’interfaccia utente del worldwide web e’ Google. Se una funzione non e’ disponibile nell’interfaccia utente, questa funzione non  esiste. L’elettronica di una mia auto aveva un bel display con possibilita’ di ingressi video, ma l’interfaccia utente non offriva possibilita’ di abilitarli…

Abbiamo un mondo in cui il cartaceo e’ in calo e internet e’ in aumento. Se Google eliminasse Class editori dalle sue indicizzazioni, questo cesserebbe di esistere nell’unico spazio in crescita e esisterebbe solo in uno spazio in rapida obsolescenza. E’ cio’ che gli stakeholder di Class si aspettano ? Certo, si potrebbe sempre proibire per legge la commutazione di pacchetto.

Nel recente passato si e’ visto come, contrariamente alla legge che non ammette ignoranza, parte importante della professione giornalistica invece la ostenti.

Oltre a quei noti casi, secondo me, anche questo sfogo del Dott. Panerai e’ un segnale che Internet sta arrivando alla massa critica anche in Italia. Inizia ad essere un fenomeno sensibilmente percepito e la reazione e’ il discredito o il contrasto, anziche’ l’analisi e lo sviluppo di nuove opportunita’.

Secondo me ha ragione Beppe a ritenere che e’ il sistema dell’informazione ad avere paura, che e’ sotto pressione e la rete, aperta, lo costringera’ a cambiare.

E se e’ vero che non esiste un grande "editore puro" e che informazione-industria-banche-politica sono fittamente interrelati in una matrice che, in qualche modo, si autosostiene, beh, allora e’ il caso di essere ottimisti.

Due passaggi dell’articolo in questione:

  • "i due grandi motori di ricerca rivali, Yahoo e Google, hanno finora potuto produrre forti utili e raggiungere capitalizzazioni astronomiche in quanto hanno potuto utilizzare impunemente e a costo zero l’enorme materiale prodotto da giornali, agenzie, televisioni, radio, che trasferendo buona parte dei loro contenuti su internet hanno consentito ai due rivali di poter offrire un servizio a costo zero almeno per la realizzazione dei contenuti stessi."
  • "Questo furto di materiale fondamentale per creare pagine e pagine di notizie, di archivi e di spazi pubblicitari, è già stato sanzionato in più cause in vari paesi"
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15 thoughts on “Panerai contro Google”

  1. Non meraviglia che quando il sistema si trasforma, ci sia chi tenta di perpetuarlo e chi si adegua. Molti giornalisti ed artisti (comunità che traevano i loro vantaggi competitivi dal costo della distribuzione dell’informazione) hanno capito che il formaggio non è più li, qualcosa l’ha spostato. Altri contrattaccano con la diffamazione, altri piangono in angolo. Ma non è finita, tra poco toccherà anche ai camici bianchi delle TLC che continuano a sperare che il sistema nato intorno agli operatori telefonici continui a sorreggersi almeno fino non andranno in pensione.

  2. Panerai (Class) contro Google

    Inizia ad essere un fenomeno sensibilmente percepito e la reazione e’ il discredito o il contrasto, anziche’ l’analisi e lo sviluppo di nuove opportunita’.
    …Panerai (titolare di Class Editori) sostiene, in pratica, che i motori di ricerca non dovre…

  3. Beh, a me non stupisce invece. Nel 2006 Il Tribunale de Grande Instance de Bruxelles aveva proprio condannato gugol per violazione del copyright da parte della cache. La cosa buffa è che per qualche giorno la pagina belga di Google, ops gugol, non era più completamente bianca ma conteneva il testo della sentenza di condanna. Fantastico: google, ops gugol, condannato, insieme al resto, alla pubblicazione della sentenza proprio come i giornali cartacei ai quali aveva soffiato le notizie… Le circostanze della vita, a volte, sanno essere molto ironiche.

  4. E’ il canto del cigno. Come sempre, in occasione di trasformazioni – non solo tecnologiche – c’e’ chi fa muro e cerca di resistere. Proporio per i valori generati (propriamente o impropriamente non entro nel merito) google, yahoo & C. hanno dimostrato quanto è alta l’onda del cambiamento. Ed e’ inevitabile. Considerando che l’economia del petrolio e’ destinata a declinare, analogamente la carta (che necessita di produzione delocalizzata, trasporti, stampa ancora trasporti alle edicole) mangia molta energia.
    Non faccio fatica a vedere un futuro molto limitato nella carta e molto evoluto in termini di e-book (il kindle sta al primo AppleII come un mac air sta alla “carta” oled che avremo in mano tra 10 anni).
    Panerai, Vespa, la vecchia generazione che ha paura del nuovo, farebbe meglio, negli interessi degli stakeholders (ma + in generale della nazione) ad andarsene felicemente in pensione!

  5. Comunque il punto credo sia che tutti questi soggetti che oggi accampano diritti (reali o presunti) violati, quando sono entrati in rete conoscevano o avrebbero dovuto informarsi sull’assetto. Voglio dire, Google indicizza oggi come indicizzava prima che i quotidiani fossero online. Di solito chi arriva dopo si uniforma alle regole del sistema in cui entra, non viceversa. O sbaglio ?
    Fil

  6. Vincenzo Vicedomini

    Mi chiedo una cosa : Google non è anche “inserzionista” nelle loro pagine ? non frutta loro nulla ? Non offre loro anche metodi di ricerca dell’informazione, senza i quali l’informazione stessa non avrebbe ragion di essere qui in rete perchè invisibile ?
    cit.commento di Dario B. “Chi lavora nel campo dell’informazione dovrebbe informarsi.”
    Credo abbia colto nel segno e messo il dito nella piaga.

  7. vb, fattelo dire… tu fai il paio con Paolo di PI… sempre a pensare al sovrappeso (e non mi sembrate obesi, per lo meno in foto, e poi: chi magna de più, gode de più)… SE la rete sta raggiungendo massa critica (come dice Stefano), allora Panerai e Vespa (e chiunque altro come loro) si stanno per schiantare… ma non lo sanno… e non glielo dite…shhhh…e che cazzo… dopo tanto tempo che spalano merda sulla rete e non (so’ 20 anni!) lasciateli fare un piccolo chioppo… almeno ci divertiamo un po’, solo un piccolo sfizio che non fa male a nessuno…
    Alessandro Stagni, io la penso come te… qualche mese fa dicendo peste e corna a Chiariglione per quel suo progettino dove praticamente un politico compiacente impone per legge il drm da cui poi qualcuno (magari lui con la Sisvel S.r.l.) prende soldi per i brevetti… vabbe’… dicevo: qualche mese fa facevo notare che mentre i buoi pascolavano, gli era stato tolto il terreno da sotto gli zoccoli… ma la tua metafora calza decisamente meglio.

  8. Si, in belgio ci fu una sentenza avversa a Google che fece scalpore, ma non sappiamo come e’ andata a finire in ultima istanza (almeno io non lo so), ma google continua in belgio a indicizzare giornali belgi, per cui, sicuramente un divieto assoluto non c’e’ stato, al massimo un opt-in, piu’ probbailmente un opt-out

  9. Ho cercato su Google l’articolo in questione ma non sono mica riuscito a trovarlo. Ora sto cercando di capire se è un bene o un male.

  10. ma infatti: indicizzare non è proibito, probabilmente le parti hanno transato (e conveniva soprattutto a google, visto che l’abstreinte era fissata a un milione di euro al giorno, cifra notevole, pure per google, anche se è multifanstastiliardario in dollari (forse di questi tempi sarebbe meglio esserlo in euro)
    Tuttavia il bilanciamento degli interessi in questo ambito è estremamente importante, anche se non parlerei di “furto” vorrei sempre ricordare che gugol ha in mano le nostre vite perchè possiede le nostre ricerche e quindi i nostri dati personali.
    Forse Panerai ha sballato temi, argomentazioni, toni, tutto quel che volete, ma su gugol ci rifletterei…

  11. Guido Chiappini

    Stefano, come sai conosco bene Panerai. Nonostante gli vada riconosciuto che ha sempre innovato nel mondo dell’editoria, tristemente non ha mai capito Internet. Anzi, ne e’ sempre stato infastidito, fin dai primi momenti.
    E pensare che era partito per primo. Anni prima degli altri.
    Inoltre ricordo che fece una dura battaglia contro le prime rassegna stampa digitali, sostenendo che, a differenza dell’eco della stampa, acquistassero una copia per rivenderne centinaia (forse non senza ragione).
    Tuttavia, pur condividendo i commenti che precedono il mio, non liquiderei gli editori convenzionali cosi’ rapidamente. La quantita’ di informazione strutturata che hanno e’ inarrivabile per realta’ destrutturate come Google o Wikipedia.
    Bisognerebbe piuttosto che si convincessero che esiste un modello distributivo differente e che lo assecondassero, arricchendolo, anziche’ resistergli.

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