La tecnica DRM nota come “watermarking” e’ craccabile ?

Risposta di Leonardo Chiariglione:

Come per la maggior parte delle tecnologie, anche di watermarking ci sono tanti tipi e con vari livelli di robustezza. Quindi affermazioni come "tutti i watermark sono craccabili" e "questo watermark non è craccabile" sono egualmente non vere.

Non da oggi ho cercato di mettere in guardia contro l'atteggiamento rilassato di chi dice "non c'è DRM" (intendendo dire che non c'è protezione) per proclamare la morte del DRM e tirare finalmente un respiro di sollievo.

Questo atteggiamento mi ricorda quello di alcuni esponenti della mafia siciliana che, nel primi anni del telefonino parlavano "liberamente", forse pensando che, propagandosi la loro voce "per l'aria" nessuno li avrebbe sentiti, mentre era vero proprio il contrario e cioè la telefonia mobile essendo basata su una rete tutta nuova (ed adesso anche numerica), è totalmente controllata da computer con cui si fanno una quantità di cose interessanti, mentre la numerizzazione di quella fissa è un processo asintotico.

Quindi musica senza DRM (cioè senza protezione) è il veicolo prediletto di coloro che vogliono trasformare la rete in uno strumento in cui "the powers that be" possono sapere tutto di tutti.

Oggi nessun esponente della mafia direbbe alcunché di più compromettente di "voglio tanto bene alla mia mamma" sul loro cellulare. Speriamo che i lettori capiscano che quando si parla di "musica senza DRM (cioè senza protezione)" conviene chiedere prima di tutto se "c'è qualcuno che ascolta ?".

Il problema è che, anche se oggi non c'è qualcuno che ascolta, potete stare certi che domani ci sarà.

"The powers that be" non hanno fretta.

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7 thoughts on “La tecnica DRM nota come “watermarking” e’ craccabile ?”

  1. Sono favorevole al watermarking a patto che
    – sia interoperabile (tra pc, mobile, player audio/video, console videogiochi)
    – avere buona robustezza (ovvero il tempo speso per craccarlo sia di grandezza maggiore rispetto ai benefici pro crack)
    – abbia all’interno solo informazioni neutre, ovvero i dati strettamente necessari per identificare in modo univoco ed esaustivo il file
    – aderire a degli standard open (come ad esempio ID3 per i file mp3)

  2. Per caso intendi dire che basta mettere un robot su aMule che scarica tutti i brani e fa partire direttamente una denuncia verso gli utenti corrispondenti al watermarking riscontrato ?

  3. Ho una domanda: ma il DRM ed il DRM “debole” alias watermarking quale problematica di mercato dovrebbe indirizzare?
    Che vantaggi (o meglio guadagni nel senso economico del termine) ci si attende dalla sua adozione?
    Siamo sicuri che si tratti di cose che generino asintoticamente risultati positivi valutabili per che le adotta?
    Io penso decisamente di no.

  4. Antonio provo a risponderti io per quello che è il mio pensiero.
    Tracciare un file vuol dire sapere effettivamente che percorso fa, capire chi lo scarica, chi lo condivide…insomma fare ricerca di mercato in tempo reale…mica bruscolini. Se un creatore di contenuti sapesse in real time chi e come viene fruito il suo prodotto non spenderebbe più un euro in ricerche di marketing ed indirizzerebbe i propri sforzi in modo più mirato.
    Tracciare il file vuol dire anche sapere su che siti è disponibile ed agire di conseguenza (tollerare la diffusione, avvertire il proprietario di toglierlo, farci accordi etc etc).
    Un modello di business si basa sui benefici diretti ed indiretti e credo che quest’ultimi sia quelli impattati.
    Certo il watermarking potrebbe essere bypassato per cui cadrebbero tutti i benefici descritti sopra, ma mi rialaccio al commento fatto in precedenza sulle caratteristiche tecniche da me descritte.

  5. @Inchiostro Simpatico
    Per sfruttare il watermarking a fini di marketing occorre avere la collaborazione dei vendor dei dispositivi di riproduzione, dopo di che anche di “chi fruisce” altrimenti si violano un paio di leggi almeno; e se si puo’ contare sulla collaborazione di chi ascolta a cosa serve il watermarking?
    Ma poi scusa, se io sono un editore ed ho i diritti di un determinato prodotto tutte le volte che “lo vedo in giro” è mio per definizione mica lo devo riconoscere con il watermarking? quello serve solo per farlo “all’insaputa” di qualcuno o in maniera da tracciarne la sorgente ma questo non penso sia propriamente legale.
    Credo sia arrivato il momento di farci un po tutti un “reset” sull’argomento DRM e rimetterci a discutere serenamente.

  6. Io la tracciabilità la intendevo sul web (siti, software, etc etc) mica sui player, quindi non si viola nessuna legge, io creatore pubblico sulla mia piattaforma preferita con i file creati come voglio io.
    Io vendo un prodotto, questo prodotto ha una licenza che me lo protegge ma non so la filiera che esso farà dopo la messa sul mercato, la intuisco con le ricerche di mercato, ergo ho una visione parziale e statistica.
    Il watermarking deve essere espressamente specificato e credo che Leonardo Chiariglione intendesse anche questo nella sua spiegazione del perchè è utile.
    Io credo che dobbiamo uscire dalla vecchia catena:
    creatore-editore-distributore-cliente
    ed entrare nella nuova catena:
    creatore-cliente
    dove il creatore deve essere aiutato ad avere il controllo del proprio prodotto (ormai diventato solo bit) ed al cliente deve essere garantito di utilizzare il prodotto con il minimo sforzo tecnologico possibile.
    Il watermarking potrebbe essere uno strumento in più che viene incontro a tutti e due.

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