Al convegno Altroconsumo, non solo polemiche..

Le note performance durante il panel animato da Alessandro Gilioli hanno fatto passare in sordina quella che e', a mio avviso, la vera grande novita' della giornata: l'intervento di Luigi Bobbio.

Gli On. D'Alia e Carlucci sono parlamentari, l'On. Luigi Bobbio e' membro del Governo, capo di Gabinetto del Ministero della Gioventu' e membro del Comitato Tecnico contro la Pirateria (quello gia' presieduto dal Prof. Masi, per capirci) e quindi con più voce in capitolo.

Alcuni passaggi seguono.

Sulle rendite di posizione

Quando evoluzione tecnologica, economie industriali, relazioni sociali  e una infrastruttura rivoluzionaria quale è la rete, tutti contemporaneamente convergono, ha inizio una profonda crisi dei ruoli e delle rendite di posizione che sono state considerate immutabili dal secolo scorso.

Sulla mancanza di offerta di contenuti

La frattura generazionale nelle capacità e abitudini di consumo dei nuovi contenuti digitali e dell’uso di internet, particolarmente accentuata in Italia, ha reso fino ad oggi poco attraente qualsiasi investimento in nuovi modelli di offerta e distribuzione “online”  che sono invece diffusi con ampia concorrenza e con grande riduzione nei costi distributivi in altri paesi dove la pirateria diminuisce.

Sulla repressione in rete

E’ necessario porsi il problema della strategia, evitando battaglie di retroguardia, che ci farebbero perdere la guerra, puntando, come pure alcuni vorrebbero, al puro contenimento repressivo della rete e dei suoi utenti con un percorso costituzionalmente tortuoso e tecnicamente inattuabile o perlomeno inutile. 

Sui limiti del Copyright

Nel ‘700 inglese gli autori non avevano alcun diritto sulle proprie opere: erano gli stampatori a detenere il diritto di copiare le opere che comperavano dagli autori, per un tempo indefinito. Non esisteva concorrenza, i prezzi erano arbitrariamente alti e la Corona poteva direttamente vietare la stampa delle opere meno gradite. Il parlamento inglese decise di intervenire nel 1710 ponendo le basi del moderno “copyright” a tutela dei diritti degli autori e di quelli della società, con un titolo molto esplicito: “An Act for the Encouragement of Learning”. Oggi i binari paralleli al diritto d’autore, ampiamente diffusi con internet, sembrano andare nella stessa direzione riproponendo in chiave moderna l’antico obiettivo del diritto d’autore: è il caso ad esempio dei modelli legali del “free software”, del “copyleft”, del “share-alike”, del “creative commons” il cui successo mondiale sta costringendo a una profonda rivisitazione dei tradizionali schemi editoriali e distributivi ancorati al “copyright”.

Sull'Open Source

La nostra P.A., che oggi bandisce gare multimilionarie per l’informatica che tagliano le gambe alle tante piccole imprese informatiche dei giovani italiani, dovrebbe guardare meno ai software proprietari dei ben noti big-players ed un po’ di più allo straordinario mondo popolato dalle giovani generazioni nell’open source, garantendosi in questo modo maggiori competenze tecniche e migliore qualità di prodotto.

Sulle "regole per Internet"

Internet non è una merce che si blocca alla frontiera. 
Internet ha bisogno di regole base, che in buona parte già ha, indispensabili al suo funzionamento e alla sua più ampia possibile fruibilita'
Quindi non esiste un bisogno di leggi speciali, ma semplicemente l’esigenza di sapersi dotare di capacità organizzativa e tecnologica atta a contrastare adeguatamente fenomeni pre-esistenti che oggi utilizzano anche le nuove tecnologie. In Italia questa capacità di indirizzo è molto poco diffusa.

Sulle liberta' fondamentali

La raccomandazione “bipartisan” del Parlamento europeo destinata al Consiglio sul rafforzamento della sicurezza e delle liberta fondamentali su Internet (Lambridinis) dimostra come questo tema sia di stretta attualità nell’agenda politica di molti paesi

Sul "tre botte e via" e le sue logiche conseguenze

Il Rapporto Medina Ortega sul Diritto d’Autore voleva raccomandare all’UE l'adozione esplicita della risposta graduata (“3-strikes-and-you're-out”) mutuando de-facto la c.d. “dottrina Sarkozy”: il Parlamento Europeo lo ha messo da parte.
In un mondo dove con internet si lavora, si accede ai servizi sanitari, si vive socialmente, si comunica e si esercitano le libertà civili, può diventare una pericolosa acrobazia giuridica adottare la “dottrina Sarkozy”: non a caso nella stessa patria del suo inventore, la semplice proposta iniziale dei “tre avvertimenti e sei fuori” è stata ampliamente rimarginata con una serie di garanzie costituzionalmente ineludibili. Così è stata istituita la “alta autorità per i diritti internet” assieme ai diritti di ricorso, all’immunità dei servizi internet primari. In  altri termini l’efficacia della Dottrina S. è ancora tutta da dimostrare sul piano procedurale-giudiziario. Sul piano tecnico i dubbi sono ancora più ampi, essendo molto aleatorio il meccanismo di biunivocità delle assegnazioni degli indirizzi IP dinamici delle normali utenze adsl, che invece normalmente corrispondono a più utenti nell’ambito familiare o addirittura condominiale. Per non parlare delle tecniche di navigazione “stealth” come, a semplice titolo di esempio, il “onion routing” (es. TOR) o il “off-shore proxy”. Queste permettono tra l’altro il “p2p” completamente anonimo, e sono oggi utilizzate perlopiù dai dissidenti politici nei regimi in cui vige l’internet di stato. Domani forse lo saranno da moltitudini di ragazzini che avranno velocemente adottato le “contromisure” di moda, per la gioia delle organizzazioni criminali che potranno contare anche sull’effetto folla per rendere ancor più difficile il lavoro delle Forze di Polizia.

Sugli interessi da tutelare

La giurisdizione italiana su internet è limitata, e non esiste server di stato che possa essere schierato alla frontiera. Qualsiasi tentativo repressivo basato su leggi speciali per internet sopprimerebbe definitivamente l’asfittica industria italiana in cui operano prevalentemente le giovani generazioni, esponendo definitivamente il paese alle vere leggi che funzionano su internet: quelle dei "big media" esteri che hanno l’innovazione, le risorse finanziarie, umane, tecnologiche e il supporto dei rispettivi sistemi-paese.

Sul perimetro della questione

I termini “pirateria digitale” e “pirateria multimediale” utilizzati nel Decreto istitutivo del “Comitato tecnico contro la pirateria digitale e multimediale” (CPDM) denotano un limite di partenza nell’affrontare i veri temi in ballo: quali i veri settori coinvolti? Quali i veri comportamenti a rischio? Quali le future conseguenze per le giovani generazioni?

Sulla Neutralità della rete

Uno dei principi irrinunciabili della rete che va sancito in via normativa ( e il Parlamento Europeo se ne è occupato) è quindi quello della neutralità della rete anche affinché l’opzione, da alcuni
sostenuta, dell’intervento repressivo  diretto sulla rete non sia la dannosa scorciatoia alternativa a rimedi più congrui e, magari, più di sistema.

Sui compiti della RAI

Occorre ragionare subito e solo su contenuti per internet facendo in modo che in prospettiva RAI diventi un medium–internet, attuando lo switch-off verso internet cui sarebbe già oggi tenuta, in ragione del denaro pubblico che riceve.
Se sono stati investiti fiumi di denaro per la tecnologia-ponte perché non ci si decide ad investire per le nuove e future generazioni che già – come ci rivelano le statistiche – non guardano più la TV?

Sui diritti fondamentali di Internet

Il “Behavioural advertising” (Pubblicità basata sul comportamento degli utenti), punta dell'iceberg di tecnologie molto più pervasive (spionaggio/profilazione) su cui c’è poco controllo e su cui i governi hanno le armi spuntate (per esempio, il Garante per la Privacy non ha giurisdizione su internet). Chi controlla?  Iniziamo ad occuparcene in Italia, e perché no, in occasione del prossimo G8, in vista del quale il Governo potrebbe dar vita ad una commissione ad hoc composta ai più  alti livelli tecnologici e scientifici per gettare le basi di un presidio di garanzia dei diritti fondamentali di internet di cui iniziare ad elaborare, come primo passo, una “carta” con rango di legge.

Qui puoi scaricare l'intervento integrale di Luigi Bobbio al convegno. E' stato allegato alla cartella della documentazione ma non presentato in quanto l'On. Bobbio era impegnato a l'Aquila per il Consiglio dei Ministri.

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3 thoughts on “Al convegno Altroconsumo, non solo polemiche..”

  1. Attuuale Dott. Luigi Bobbio. Ex senatore, ex-Magistrato-sostituto procuratore, non so se in aspettativa o dimessosi.

  2. Grande segnalazione.
    Mi permetto di citare questo passo, stupendo nella sua chiarezza:
    “In una visione di sistema non dovremmo, però, dimenticare, come Nazione, che la nostra condizione attuale di semplici “consumatori” di internet non può più durare. È durata anche troppo.”

  3. disambiguazione:
    il luigi bobbio in questione non ha nulla a che spartire (a parte nome e cognome) con Luigi Bobbio figlio di Norberto, ex lotta continua e noto politologo (ordinario all’Università di torino). puntualizzo perchè appena ho letto mi è venuto un coccolone avendo confuso bobbio con bobbio…

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