Critica ragionata a Franco Bernabe’

«Sono
soggetti che possono essere dei formidabili alleati in fase di
espansione dei mercati ma che possono diventare anche potenzialmente
pericolosi nei periodi di veloce consolidamento come quello che stiamo
vivendo», ammette l´amministratore delegato di Telecom Italia.

i lemuri….

Dottor Bernabè qual è il pericolo dell´avanzata nel mercato di Google e Apple per una società come Telecom Italia?
«Il
pericolo potenziale è che il ruolo di una società di tlc possa ridursi
a mero trasportatore di dati con i servizi che invece vengono erogati
da altri soggetti, a cui spetterebbero anche i succosi ricavi che ne
derivano».

non tanto succosi, purtroppo. (verso i terreni di cova…)

E come si può evitare di incappare in un problema di questo genere?
«In
questa prospettiva bisogna capire dove si svilupperà in futuro
l´intelligenza della rete, se dentro o fuori di essa.

mi pare che questo tema non sia piu' in discussione; al limite "quanta" intelligenza si puo' sviluppare all'interno della rete, e comunque aiuta poco (vedi link precedente)

E dunque in un
contesto come questo parlare della proprietà della rete fisica, come si
è fatto recentemente in Italia, significa non capire il punto
essenziale del problema».

e dunque il tema industriale e' profondamente finanziario

Ma il discorso della proprietà è strettamente legato al tema degli investimenti, non crede?
«Occorre
sicuramente rilanciare gli investimenti nelle infrastrutture di rete e
il governo dovrà avere una parte importante in tutto ciò in quanto può
agire con diverse leve. Inoltre bisogna eliminare del tutto il
cosiddetto digital divide ma anche dotare il paese di un´infrastruttura
all´avanguardia come la next generation network (rete di nuova
generazione in fibra ottica, ndr). Poiché l´impegno finanziario sarà
estremamente forte ci vogliono più soggetti per fare più investimenti».

evviva. non e' esplicitamente detto "one network", ma ci si avvicina non poco (non puoi escludere i concorrenti) e ci vuole la partecipazione in qualche modo del governo.
(sono un po' di corsa e non riesco a sfogliare gli articoli che ho scritto al riguardo. qualcuno riesce in "interviste e citazioni" a trovarne qualcuno e linkarlo nei commenti ?

Il piano Caio messo a punto per conto del governo sostiene che la
rete in rame ha dei limiti strutturali e che per portare la fibra a 10
milioni di famiglie occorrono 10 miliardi di euro di investimenti in
cinque anni. Condivide?
«Mi sembra improprio parlare di Piano Caio,
il piano semmai lo dovrà fare il governo e immagino che nei prossimi
giorni l´esecutivo presenterà le sue conclusioni su tutta questa
problematica».

l'ho letto ieri sera, finisco il seminario al Poli e poi posto al riguardo..

Su questo tema che cosa pensa il vostro socio Telefonica?
«Telefonica
si è sempre dimostrata attenta al dibattito che si è sviluppato in
Italia e rispettosa delle specificità del paese. Comunque, con
Telefonica e con altre società del settore condividiamo una medesima
visione dei problemi. Le società di tlc andranno incontro a una
crescente competizione dove i prezzi continueranno a scendere e i costi
dovranno adeguarsi verso il basso. In futuro diventeranno sempre più
importanti le economie di scala, condizioni essenziale per la riduzione
dei costi».

piu' che economie di scala, io penso a sinergie di mercato (all'estero). Non credo che Cisco possa fare 1% in piu' di sconto ad un eventuale gruppo di acquisto Te-ti rispetto a quanto fatto direttamente alle due societa'.

Ha intenzione di rilanciare la collaborazione con Telefonica? Credevamo stesse languendo!
«Con
Telefonica sono stati fatti notevoli passi avanti negli ultimi 15 mesi
ma esistono spazi di sviluppo importanti a un livello più alto, di vere
e proprie strategie industriali. Diciamo che la collaborazione tra le
due aziende può porsi obbiettivi ancora più ambiziosi».
Sarebbe un passo verso la fusione tra le due società?
«No,
non sto assolutamente parlando di una fusione. La fusione è un problema
finanziario che non risolve i problemi industriali. Dobbiamo tornare a
un mondo che metta la strategia industriale al centro dell´attenzione.
D´altronde quando discutiamo di industria noi e gli spagnoli parliamo
la stessa lingua».

questo e' sicuro.

Ma
i soci italiani di Telecom, parlo in particolare di Mediobanca,
Generali e Intesa Sanpaolo, non pare abbiano voglia di metter mano al
portafoglio. E le addebitano una serie di problemi, dai guai in
Argentina alla perdita di quote di mercato di Tim. Che cosa risponde?
«Va
da sé che per realizzare un rilancio industriale bisogna avere le
spalle larghe. Secondo, i problemi che stiamo attraversando in
Argentina risalgono a un periodo precedente al mio arrivo. Quanto a Tim
abbiamo percorso consapevolmente la strada della qualità e stabilità
dei prezzi che ha permesso di mantenere elevati margini di profitto.
Altri hanno scelto una strategia diversa e opposta per guadagnare quote
di mercato ma stanno andando incontro a una forte diminuzione dei
margini per utenti. Nei prossimi mesi potremmo adottare a nostra volta
un diverso mix di obbiettivi in termini di prezzi e quote di mercato».

questa domanda e questa risposta temo la dicano lunga.
signori, questo non e' un problema di execution; c'entra veramente poco. Non esiste la "cura Di Bella".
E' lo sviluppo dell'elettronica che spinge IP e con esso i servizi fuori dal controllo dell'operatore, il calo dei margini da POTS a DSL, la sostituzione fisso-mobile, ecc.
difficile fare l'atleta quando ti porti dietro una zavorra (in conto economico, in questo caso due) e sei sovrappeso. (ne so qualcosa.. 😉

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10 thoughts on “Critica ragionata a Franco Bernabe’”

  1. Giuliano Peritore

    In questa intervista trovo grottesca la frase “In questa prospettiva bisogna capire dove si svilupperà in futuro l´intelligenza della rete, se dentro o fuori di essa.”, non perchè sia stata formulata da Bernabè, con cui condivido e di cui comprendo infatti le motivazioni che lo hanno spinto a pronunciarla, ma perché ci sono oggi, nel 2009, sicuramente tante orecchie ancora pronte a “riceverla”.
    Sono passati circa dieci anni da quando due simpatici signori dissero:
    The best network just moves bits – Nel “best network” i servizi sono realizzati agli edge della rete e usano la rete solo per trasportare bit; non fanno affidamento su nessuna caratteristica specializzata della rete.
    But a stupid bit-moving network is a commodity – I servizi ad alto valore aggiunto, quelli che defininiscono i premium price, risiedono agli edge del “best network”, che dal momento che è semplice costa poco gestire. In un mercato competitivo questo significa basse tariffe. Basse tariffe abbassano le barriere per la realizzazione di innovazione agli edge.
    The internet’s success threatens the telcos – Dal momento che la rete diventa stupida l’innovazione è più facile. Il valore è aggiunto agli edge, quindi fuori dal campo di azione delle telephone company.
    Keep the IP stupid – Anche prima della banda larga IP è stata una fortissima fonte di innovazione. Preoccupazioni sulla tutela della sicurezza o del copyright possono essere soddisfatti agli edge della rete eventualmente aggiungendo banda. IP deve rimanere semplice, stupido e ottimo.
    The telcos like smart networks – Storicamente i servizi ad alto valore aggiunto sono stati costruiti dentro la rete, ottimizzata per la voce. Il business era basato su questa rete specializzata. Implementare una commodity “best network” mina alla base il business delle vecchie telco.
    So, how we do it ? – “The best network is the hardest to make money running”.
    La vera minaccia per gli incumbent non è internet, ma la frase precedente, il fatto che i modelli della rete specializzata non sono idonei a “far girare” la nuova rete. Nessun upgrade tecnologico potrà risolvere questo problema. Per sopravvivere le vecchie telco dovranno cambiare il loro business, ma non c’e’ nessuna garanzia che possano essere le migliori aziende per gestire il “best network”.
    I simpatici (e profetici) signori sono David Isenberg e David Weinberger. Il loro “Paradox of the Best Network” (http://netparadox.com) dovrebbe essere incorniciato e appeso nelle stanze di chiunque si occupi di concepire, o commentare, strategie di TLC.
    Just deliver the bits.
    We need only connect.

  2. E’ vero, la cosa più impressionante è l’anno in cui questa intervista è stata rilasciata. Con la stessa logica dovremmo ancora avere in giro i sostenitori della superiorità della carta carbone sulle copie fotostatiche o ascoltare appassionate difese delle centrali nucleari contro il fotovoltaico.
    Sarà solo per disperazione finanziaria che idee e discussioni vecchie oramai di decenni non abbandonano mai i piani alti delle società TLC? O è un modo per riciclare le slide per gli analisti?
    E’ comunque una strana caratteristica di questo settore che dovrebbe essere rivolto al futuro anche come logiche di business.

  3. Giuliano Peritore

    @Bubbo
    Uno dei due autori, in un articolo apparso nel 1997, ragionando sul fatto che le aziende più durature spesso sopravvivono cannibalizzando scientemente i loro core business precedenti disse: [anche] “Le telco potrebbero cannibalizzare i loro prodotti, ma è improbabile che accada, almeno fino a quando i senior manager preferiranno parlare con avvocati, regolatori, consulenti e uomini della finanza piuttosto che con gli esperti, presenti nella loro stessa azienda”.
    Il paragrafo successivo a questo passaggio si intitolava “La scelta fra la vita e la morte”.
    @Antonio
    Grazie.

  4. Queste intervista mi ha ricordato palesemente una bella presentazione di Fuggetta sui dinosauri, transatlantici e linee aeree low cost.
    http://www.slimmit.com/go.asp?7QB
    Era azzeccatissima la foto dell’uomo sulla scogliera che aspetta, inerme, l’onda che lo travolge.
    Temi trattati più volte da Stefano ma trovo che questa presentazione, a cui ho assistito, fu di una immediatezza rara.
    Davide

  5. La teoria della stupid network dice il vero, ma non spiega chi paga la fibra e come tornano gli investimenti all’imprenditore che stupid non è affatto. La rete è come un mulo. L’imprenditore non è stupido a comprare e cibare il mulo se ci guadagna solo chi lo monta.
    😉
    Dar
    ***

  6. Giuliano Peritore

    @dario
    La teoria lo spiega o comunque lo suggerisce.
    E comunque la teoria dello stupid network non è un’ipotesi di uscita ma è la descrizione di un “fatto”. Bello o brutto che possa sembrare la situazione è questa e, come per l’elettronica di consumo, ci sarà chi ne terrà conto e chi invece ci sbatterà il muso, speriamo non sprecando risorse pubbliche.
    Inoltre in nessuna parte del testo si dice che la rete la “deve” pagare l’imprenditore. L’imprenditore parteciperà alla partita se lo riterrà opportuno, facendosi per benino i conti. Se non lo riterrà opportuno perderà il proprio ruolo di intermediario e dovrà cannibalizzarsi.
    Voler mantenere il ruolo di intermediazione senza avere le spalle larghe è come volere la botte piena e la moglie ubriaca. Se le spalle larghe sono di qualcun altro i frutti li raccogliera’ qualcun altro.

  7. @Dario Quanto è intelligente una rete di distribuzione elettrica? con quali soldi è stata costruita? come viene tariffata?
    permettetemi una battuta:
    qualcuno ha l’interpretazione autentica di
    – “un piano molto sfidante” – ? 😛

  8. Il paragone con l’elettrico non regge, Antò … ci abbiamo provato diverse volte a farlo passare, ma non regge. I mercati a rete hanno le stesse distorsioni ma con presupposti diversi.
    A proposito di sfidante, qui la sfida vera di Bernabè è il titolo, salito sopra l’euro dopo 1 anno (UN ANNO) e a causa di un’indiscrezione (manifestamente infondata) circa la fusione con Telefonica.
    Il film che vedo io è una specie di monologo di Bernabè che fa:
    – non chiedetemi la rete perchè se me la chiedete col titolo sotto l’euro esco dalla borsa (è l’epoca della minaccia di denuncia per aggiotaggio contro caio).
    – non chiedetemi la rete perchè non ve la regalo e anche se voi aveste i soldi per pagarla (MA NON CE LI AVETE) con la crisi il prezzo è basso e quindi non ve la darei.
    – se mi chiedete la rete dico che non ve la do (per avere margine di trattativa) ma se arriva la CDP e se ne prende un pezzo… beh tanto vale che RESUSCITIAMO ROVATI (tre giorni fa Dagospia riferisce che Bernabè era ad Atene con Prodi)
    Tornato da Atene, il Piano Caio è ufficialmente pubblicato come non-ufficiale e Romani nel frattempo ha lo scettro da viceministro.
    E noi qui che ci accaloriamo a dire che l’intelligenza sta sui nodi.
    I nodi sono due:
    – soldi (pubblici)
    – tempo (5 anni)

  9. la differenza tra elettricita’ e tlc e’ che nella prima gli opex dipendono dai consumi mentre nella seconda, sia che trasmetti o meno, la rete costa uguale.
    il prezzo della rete c’entra poco con lo scorporo della stessa; cio’ che c’entrano sono debiti ed avviamenti. e’ un problema di sostenibilita’.
    il prezzo del titolo non dovrebbe essere il fine ma l’indicatore. non il mal di pancia ma il brufolo. a meno che uno non sia interessato solo alla cosmesi (e quindi la finanza), ma bernabe’ non e’ di questi e sta facendo i passi giusti per rimettere in riga la situazione che non ha margini di manovra lasciati dalle gestioni precedenti.
    il nodo “root” e’ l’eveoluzione dell’elettronica che porta l’intelligenza sui nodi, marginalizza il ruolo dell’operatore ed e’ per quello che occorre sussidiare business maturi con mercati crescenti mentre si cambia sesso. Spendere per il futuro (investire) o incassare per il passato ? Telefonica, Telia Sonera, Vodafone, ecc. hanno fatto la prima mentre Telecom ha subito la seconda.

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