Chi rompe, paga. Chi viola le leggi, anche. – Google e i DNS

In Italia c’e’ una legge, che può non piacere (a me non piace) ma c’e’.
E questa legge dice che alcuni siti devono essere filtrati a livello di DNS.

Prendiamo per esempio Betfair.com (che non essendo autorizzato dai monopoli di stato, non rispetta il fisco italiano).

Infatti, usando un DNS a norma, si ottiene questo:
Aams
mentre usando i DNS di google si arriva al sito
Betfair
Non mi pare che Google stia rispettando le leggi italiane. Al contrario del caso del ragazzo down su youtube (dove mi dicono ci sia stata almeno leggerezza nelle condizioni contrattuali rispetto alle leggi italiane), questo caso mi sembra potenzialmente meno controverso.

Supponiamo io vada su Betfair grazie a Google e ci perda 10.000 Euro, che mi dira’ Google ?

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19 thoughts on “Chi rompe, paga. Chi viola le leggi, anche. – Google e i DNS”

  1. Siamo sicuri che “la legge” (molto discutibile in quanto intacca la neutralità di un servizio naturalmente replicato e distribuito) non valga solo per chi esercita direttamente sul territorio italiano?
    D’accordo che Google inizia ad essere preoccupante (e sono il primo ad esserne quasi spaventato) ma il post dovrebbe allinearsi anche con i “competitor” di Google Public DNS, in primis OpenDNS.

  2. non credo che opendns abbia personalita’ giuridica italiana. (non c’e’ una OpenDNS Italy SRL, che mi risulti)
    ovvero, se vuoi avere i benefici di dtsra in italia, avere i venditori che vanno in giro a fare contratti con clienti italiani, allora devi anche seguire i clienti italiani.

  3. Onestamente penso che sia solo una delle tante “leggerezze” della politica delle società americane come Google. Qualcuno laggiù ha avviato una nuova offerta (aka il DNS) e qualcuno quaggiù (incompetente o ignavo) ha forse scrollato le spalle senza attaccare la spina del cervello.
    Appena chi di dovere (magistratura?) notificherà a Google la cosa, si dovranno adeguare alla norma per forza (che per inciso non mi sento nemmeno io di suportare).

  4. Sulle prime ho pensato anch’io, che Google appena notificato della cosa farà sì di bloccare i siti che in Italia non si dovrebbero vedere.
    Dopo però ho anche pensato che qualora questo succedesse, potrebbe aprirsi una discussione un po’ più ampia su questa censura di stato. (Badate bene io non sono un giocatore e per me il gioco d’azzardo sarebbe da vietare completamente)

  5. La mia posizione sulla sostanza la conosci. La risposta alla tua definizione di “dns a norma” discende direttamente da ciò che mi è stato detto a Pisa in occasione dell’IGF: “gli ISP dovrebbero impedire che un proprio cliente usi un DNS di terzi, o peggio, tenti di usarne uno suo altrimenti questo accorgimento tecnico è inconsistente”. Del resto l’appetito vien mangiando 😉

  6. Pero’ io che ho un DNS mio a casa mia, tutte le aziende con Windows Server che usano un DNS interno per forza di cose e tutti quelli che hanno comunque un DNS interno come fanno sapere quali siti devono oscurare?
    E’ una tipica legge italia su Interenet che dimostra l’ignoranza in materia di chi ha legiferato.

  7. A me risulta che l’obbligo di filtrare sia solo per gli ISP italiani. Chiunque non sia italiano (tipo Google o OpenDNS) o non sia ISP (tipo FoolDNS che è italiano) non ha questo obbligo.
    Ricordo che questa informazione me l’ha data proprio Matteo Flora: creatore di FoolDNS

  8. la legge non obbliga a filtrare a livello di DNS, è solo quello che fanno gl ISP italiani per comodità.
    @Luigi: esiste una lista comune di siti da oscurare, basta chiederla 😛

  9. vincenzo vicedomini

    non so se la legge si applica solamente a un soggetto fornitore di connettività.
    in tal caso non fornendo (ancora) google connettività la legge potrebbe non essere applicabile.
    ad esempio mi ricordo quando oscurarono the pirate bay, la lettera/fax fu mandata a tutti i maggiori fornitori di connettività italiani e non a tutti i providers di servizi che di norma hanno sempre e comunque dei loro DNS.
    fatto sta che avendo google una sua filiale qui in italia è soggetta alle leggi dello stato italiano per tutti i servizi erogati in italia.

  10. non e’ in discussione la bonta’ della legge, come dicevo (il cui scopo e’ evitare che non si paghino le tasse in italia), ma il fatto che la legge vada rispettata se sei un soggetto giuridico italiano che eroga serivi di comunicazione elettronica (non e’ limitato ai fornitori di accesso), mi pare poco discutibile.
    @mau: la norma parla di oscuramento, e’ la specifica dell’attuazione che indica che con cio’ si intende filtrare i DNS.

  11. Giuliano Peritore

    @Antonio: Ci sarebbero buoni motivi per obbligare di default tutti gli utenti ad utilizzare i DNS dell’ISP lasciando pero’ la liberta’ di cambiare a semplice richiesta (rimane il problema di evetuali disservizi). Ne sono convinto perche’ l’uso di DNS “estrosi” comporta problemi di customer care, indeterminatezza delle prestazioni, compromissione di meccanismi attualmente in funzione (es. CDN), ecc.
    Quello che ritengo accadrà, per esempio, è che molti utenti sostituiranno DNS perfettamente funzionanti con i DNS di Google (di OpenDNS o chiunque altro) senza sapere nemmeno il perchè, o banalmente perché ricorderanno 8.8.8.8 o 8.8.4.4 più facilmente di altri indirizzi, per non parlare di motivazioni fantasiose del consulente o del “cugino” esperto.
    E’ tipica la chiamata al customer care del cliente che lamenta che alcuni siti si aprono ed altri no… e poi si scopre che ha il DNS, con la ricorsione bloccata, di un altro ISP.

  12. Non è certo se Google debba o meno filtrare i siti, in quanto stando al decreto (lo trovate sul sito dell’AAMS, è il Decreto direttoriale n. 1034/CGV del 2 gennaio 2007 http://www.aams.it/site.php?page=20040526124253779 ), i soggetti che debbono prendere provvedimenti in proposito sono i fornitori di:
    * Connettività
    * Servizi di providing
    * Contenuti.
    L’unica è far rientrare Google tra i provider, che nel decreto vengono descritti come “ogni soggetto che, una volta avvenuto l’accesso alla rete internet ovvero ad altre reti telematiche o di telecomunicazione, consente all’utente di compiere determinate operazioni, quali l’utilizzo della posta elettronica, la suddivisione e catalogazione delle informazioni, il loro invio a soggetti determinati, ecc.;”. Non è chiaro se un fornitore di servizi DNS ricada in tale definizione.
    Inoltre deve essere l’AAMS ad inviare a Google la lista coi siti da bloccare, questi nel frattempo non è tenuto a fare niente.
    C’è da aggiungere che nell’ultimo anno ormai la situazione è parecchio cambiata, molti grandi operatori hanno acquistato le licenze e con la legalizzazione del poker in forma di torneo e la prossima legalizzazione del poker cash (si parla di Marzo, dopo il tentativo di Malta di ritardare le operazioni), fanno sì che interventi più pesanti in merito ai blocchi all’accesso risultino inutili, considerando che gli operatori esteri non possono nemmeno fare pubblicità in Italia. Forse ha davvero senso solo per i casinò online (non ho idea di come questi siano regolamentati in Italia). Ma vabbe’, questo è un altro discorso 🙂

  13. Credo che il servizio sia erogato da Google Inc su server basati in USA e quindi sottoposto alle leggi statunitensi. Google Italia srl è sottoposto alle leggi italiane. La vedo dura obbligare Google Italia srl a far cessare un servizio che non eroga. Le due società hanno distinta personalità giuridica…Nessuna violazione della legge italiana, almeno così mi sembra.

  14. francamente mi stupisco di non aver ancora letto l’unico commento ragionevole sulla vicenda. la legge in questione e’ assurda e priva di senso, partorita dalla mente di persone che non sanno come funziona internet. punto.
    mi pare abbastanza evidente – e questo e’ stato gia’ detto ad nauseam in tanti anni – che un’azienda americana non puo’ uniformarsi ai codici di N paesi (N > 100) al mondo, anche perche’ alcuni di essi non sono molto carini ed adeguarsi sarebbe sgradevole.
    e’ altresi’ evidente che se ci si mette sulla slippery slope in cui il nostro legislatore si e’ messo (bipartisan), l’unica soluzione tecnologicamente possibile e’ quella cinese.
    mi pare che nei precedenti commenti qualcuno vi abbia forse inconsapevolmente alluso (suggerendo l’obbligo di usare dns ufficiali e la proibizione di dns globali o personali).
    welcome to 1984, 25 years later.

  15. Anch’io ero a conoscenza dell’obbligo solo per i fornitori di connettività, ne ho parlato con chi gestisce direttamente i server di FoolDNS, ma ricordo che se n’era parlato anche su questo blog. Si citava il caso di azienda multinazionale con una sede in italia e DNS sparsi su più nazioni, in quel caso chi sarebbe stato l’incaricato di fare cosa, limiti implementativi nazionali, ma non s’era risolto nulla.
    Rimango comunque dell’idea che la legge sia quantomeno assurda e scritta/richiesta da un incompetente in materia, in quanto ha aggiunto difficoltà agli ISP (burocratiche e implementative) senza effettivamente limitare i problemi. I giocatori incalliti hanno OpenDNS ormai da una vita, altre categorie meno nominabili di persone hanno le loro alternative, gli ISP hanno un sacco di scartoffie.
    Senza contare che spesso mi ritrovo quasi costretto io stesso a cambiare DNS ai clienti (in genere verso OpenDNS) in quanto quelli di default di Alice Telecom sono lenti e a volte non disponibili…

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