IBL: Migliorare le frequenze liberalizzando l’uso

Questa sera sono stato all’Istituto Bruno Leoni IBL per un workshop su questo tema.

Ho fatto un breve intervento che ho iniziato con una provocazione che non lo è poi tanto, ovvero che lo spettro non esiste.

Ho fatto qualche piccolo esempio ed analogia per dire che esistono molti criteri di regolamentazione di diritti d’uso di dispositivi che trasmettono sfruttando onde elettromagnetiche, tra cui:

  • nessuna assegnazione esclusiva (su bande ristrette come il wifi o su bande ampie come l’UWB)
  • assegnazione esclusiva (come le frequenze licenziate)
  • assegnazione con licenze temporanee (come il white spectrum negli USA)
  • nessuna assegnazione (per le radio cognitive)
  • e altri se ne possono inventare

e questi modelli non si escludono ma convivono e non e’ detto che comportamenti socialmente auspicabili si ottengano con meccanismi previsti dalla teoria (speranza riduzione del digital divide fatto con frequenze licenziate (wimax) invece realizzato su frequenze non licenziate (tipicamente hiperlan))

ho detto che il dividendo digitale (soldi per lo stato dalla liberazione di frequenze dap passaggio da TV analogica a digitale) non è detto che sia un comportamento socialmente desiderabile, di certo non lo è stato quando nel 2003 sono state assegnate gratuitamente le frequenze del TACS agli operatori esistenti.

ho concluso dicendo che un meccanismo che secondo me si adatterebbe meglio è assegnare diritti per un determinato fine e non sul mezzo, considerando gli usi previsti per quei dispositivi, dato che la tecnologia cambia sempre piu’ velocemente.

per chiarire: all’editore di Telepippo è stata data una frequenza di “un canale TV” quando in realtà a lui ciò che interessava era far apparire sugli schermi degli spettatori uon stream video che emetteva dalla sua regia. Quando, per effetto del passaggio al DTT, in quel “canale TV” ce ne stanno 8 di stream video, questo è il senso dell’assegnazione dell’epoca ?

e se domani (invento) avessimo una sola grande rete di trasporto che fa girare pacchetti dove ogni broadcaster ha diritto ad inserire i suoi dati in quelli con il numero della sua licenza ? (il broadcaster 16 inserisce il suo stream nei pacchetti con id 16, il broadcaster 4 in quelli con id 4, e cosi’ via).

Se diamo concessioni per il mezzo e non per il fine ingessiamo lo status quo e limitiamo lo sviluppo.

Se qualcuno avesse dato a Marconi una concessione esclusiva per l’esercizio del telegrafo con la tecnologia dell’epoca, che usava tutto lo spettro per trasmettere solo bit on/off, avremmo tutto lo spettro (che comunque non esiste) assegnato  ad una sola tecnologia a 1 bit/s e non i 50 e piu’ miliardi di  bit/s  che riusciamo a spremere oggi.

Quindi, vanno bene tutti i meccanismi indicati, per determinati scopi desiderabili. Anche normare i dispositivi e non lo spettro (che non esiste)

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2 thoughts on “IBL: Migliorare le frequenze liberalizzando l’uso”

  1. Stefano servono generazioni (di politici) per comprendere quello che racconti tanto amabilmente e chiaramente. La tecnologia corre troppo veloce. Spettro che è? Un fantasma? Ahò! Pussa via!

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