Sulla rimozione dei contenuti di Google (updated)

Qui si denuncia che un post "forse" diffamante è stato rimosso da Google su richiesta della polizia: Esistono azioni fasciste online?.

Che Google abbia una procedura per la rimozione dei contenuti, è un fatto noto. Poco, ma noto. Una procedura ben fatta cui manca pero' la possibilita' di una veloce risoluzione di controversie.

Che Google si riservi la facoltà di eliminare contenuti e' altro fatto poco noto, ma noto.. Blogger: Termini di servizio

Google si riserva il diritto di eliminare o rifiutare di distribuire in qualsiasi momento attraverso il Servizio qualsiasi contenuto, come ad esempio contenuti che non rispettino i termini del presente Contratto.

teniamolo in mente per un attimo.. (UPDATE: da quanto si capisce l'autorità giudiziaria ha chiesto i log e Google, per ottemperare alla direttiva eCommerce, abbia rimosso i post)

 

Quando il capitano Kirk fa il test della Kobayashi Maru, capisce che non c'e' via d'uscita, che e' un test che non ammette soluzione e allora riprogramma il test, cambia le regole del gioco, e si crea una via di fuga.

Non e' questo il caso, ma io penso che difendere la onorabilita' delle persone sia importante;  penso che si possa pensare di cambiare le regole del gioco per invalidare il modello che prevede rimozioni prima di una decisione del giudice.

D'altronde il web non e' un manifesto che possa essere rimosso o un giornale che sul numero successivo pubblichi una rettifica: il web viene copiato, ricopiato, ripubblicato e poi rimane, non passa come i giornali. fai una ricerchina con bing o google e trovi tutto il passato.

se io dico "zamperini e' un ladro" e mi invento una storia,  tutti la riprendono e il primo risultato di google sara' il post diffamante…. (zampo, so che non te la prendi..). se poi dico "non era vero", non se lo fila nessuno e la rettifica non ha effetto.

facciamo un esperimento mentale.

Immaginiamo che il modo per difendere l'onorabilita' di una persona a seguito di diffamazione sul web sia scrivere, nel post diffamante, "rettifica ai sensi della legge xyz: il contenuto di questo post e' falso e diffamante".

Due clic e sono alla rettifica; nei risultati della ricerca si vede la rettifica…

Ecco, supponiamo che sia cosi' che si difende l'onorabilità e non con la rimozione.

Se la rimozione non e' una opzione, la polizia non potrebbe chiederla. Potrebbe chiedere al massimo che venga scrito in cima al post "questo post forse e' diffamante, c'e' una azione giudiziaria in corso".

non sarebbe meglio cosi' ?

 

Questi sono i blog dei giuristi che seguo. Spero mi regaleranno una loro opinione.

Quelli che hanno scritto qualcosa al riguardo li segnalo (*) gli altri spero che diranno la loro. (ne manca sicuramente qualcuno perche' in aggregatore li ho classificati per tema e non per categoria; nel caso, avvisatemi)

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6 thoughts on “Sulla rimozione dei contenuti di Google (updated)”

  1. Sarebbe utile ma non sarebbe meglio, mi pare che serva anche la rimozione (per quanto si può… magari senza riscrivere tutto il passato…).
    Infatti “la calunnia è un venticello”. Il fatto che ci sia scritto da qualche parte che quanto segue non è vero è spesso irrilevante. Hai presente i bugiardini di molti farmaci? Beh, in sostanza dicono di non ingerire quel prodotto…
    Inoltre (ach, non trovo i riferimenti esatti) è interessante il caso di quel candidato alla presidenza USA che aveva diffuso la notizia, ovviamente falsa, che il suo avversario “maltrattava” i polli. La palese falsità era irrilevante perché lo scopo era di far associare mentalmente il candidato ai “maltrattamenti” sui polli appena lo si fosse visto. E il trucco funzionò (ach, sempre senza i riferimenti).
    Insomma una notizia falsa, con tanto di avvisi, note e dettagliate informazioni, può servire come e quanto una assolutamente vera, soprattutto quando tra notizia falsa e avviso ufficiale passa qualche ora o giorno.
    Se prima delle elezioni esce una notizia su un candidato, se prima della chiusura dei mercati arriva una voce su una società quotata, se prima di un voto parlamentare arriva una “prova” che giustifica una guerra… che importa se poi ci sarà la rettifica ufficiale?
    Del resto molti credono nei braccialetti miracolosi, nell’eccesso di vitamine, nella percentuale di cervello inutilizzata, nel fatto che la carta non viene riciclata e che giocare i numeri in ritardo al lotto aumenta la probabilità di vincita. Forse la comunicazione non passa solo da dati veri e avvisi ufficiali, forse sapere che qualcuno del giro ha detto che tizio è un ladro è già rilevante.

  2. Certo che ti do ragione sul fatto che le rettifiche, come già avevi detto, pensate per la carta non funzionano per la rete.
    Però credo, e fatti recenti lo riconfermano, che la diffusione ad arte di notizie false è uno strumento utile (non etico, utile) per raggiungere interessi che la collettività non dovrebbe tutelare. Poco rileva se poi appaiono smentite a caratteri lampeggianti con ricchezza di XML e sfoggio di web semantico.
    Per me la soluzione di un problema complesso è sempre su più fronti e la tecnologia è solo un piccolissimo strumento rispetto a tutto quello che è necessario mettere in moto.
    Nello specifico serve la repressione, serve una cultura della gestione delle fonti, serve un giusto rapporto con i media vecchi e nuovi, serve una riflessione sulla legge e la democrazia qualche secolo dopo la rivoluzione francese, servono politici illuminati che capiscono il presente per disegnare il futuro e serve anche un uso di tecnologie oramai disponibili.
    Inoltre serve anche capire come conciliare gli interessi pubblici in un mondo neoliberista, dove non c’è una gerarchia netta tra stato e impresa e dove spesso l’impresa è globale e lo stato è ridicolmente locale.
    Quello che vorrei vedere tra 10 anni è quante calunnie che ho visto nascere sono ancora in circolazione e quante smentite hanno portato tra il popolo la luce della Verità squarciando le tenebre dell’ignoranza ed svelando le ignobili macchinazioni. Beh, facciamo tra 100… 🙂

  3. È esattamente lo stesso problema della stampa tradizionale. Se io affermo che sei un ladro, in tanti penseranno che sei un ladro e rimarrà sempre il dubbio (cultura italiana? Bho…)
    Come al solito le rettifiche non se le fila nessuno, per cui la cancellazione, secondo me è il minore dei mali

  4. Per completare gli undici della “nazionale” aggiungerei nella posizione di “libero” (n.6 in ordine alfabetico) Bruno Saetta che ha scritto, a mio avviso, una eccellente disamina a questo link:
    http://brunosaetta.it/diritto/ma-google-ha-ragione.html
    (le cui considerazioni giuridiche in merito al caso di specie, condivido in toto).
    Leggendo i vari interventi nei rispettivi blog si ha l’impressione che le specializzazioni forensi (istituite con regolamento del 24.9.2010 dal CNF) siano deleterie per i giuristi informatici. Infatti è interessante notare come i penalisti informatici ragionino da penalisti ed i contrattualisti informatici da contrattualisti. La materia del diritto delle nuove tecnologie è sicuramente una buona palestra di logica e di confronto multidisciplinare. Ma a quanto pare è un esercizio che richiede una elasticità mentale ed una padronanza di schemi ermeneutici che anche i futuri “specialisti” faticano a possedere (non per loro limite – sia chiaro – ma per l’enorme mole di normative – non sempre chiare e coordinate – che abbiamo in Italia). Non per fare l’elogio dell’avvocato generalista ma credo che sia una analisi che meriti un approfondimento, anche al fine di indurre il neocostituito CNF a riconsiderare, su altre basi e con altri metodi, la classificazione delle specializzazioni forensi e la formazione di settore (che pare si intenda affidare proprio alle associazioni specialistiche).
    Mi perdoni il padrone di casa per la digressione OT.

  5. “Google resta paladina della libertà…ma il compito di censurare lo fa promuovere agli altri” questa é la soluzione politica che stranamente viene offerta ad un’associazione che ha vinto un processo penale in primo grado e dove in appello potrebbe decidere di far sentire, un po’ meno, il proprio peso.
    Io credo in uno Stato di diritto in cui, secondo il principio costituzionale il potere giurisdizionale viene attribuito alla magistratura togata. Altre soluzioni dettate dal malfunzionamento della Giustizia, oggi in Italia, non sono auspicabili.
    Se i tempi di risposta di un magistrato nell’era di Internet sono troppo lunghi, miglioriamo le procedure, creiamo sezioni ad hoc ma non affidiamo a privati forme di giustizia e attività censorie.
    Adesso mi aspetto che entri un’associazione che segnali gli abusi sugli animali, sui bimbi, sul diritto d’autore, sull’ambiente, sul pensiero scolastico, sul calcio, sui diritti delle casalinghe e sulla libertà religiosa….
    Immaginate un’associazione che indichi a Google che c’è un filmato in cui un bambino balla sulle note di “Waka Waka” e non risulta pagata la tassa alla SIAE…immaginate un video con delle opinioni religiose non in linea con un’associazione cattolica, immaginate un video in cui si ironizza su di un determinato partito politico…anche qui ci sará un’associazione pronta a a far giustizia privata.
    Ma infine chi controllerà i controllori?

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