Critica ragionata al Commissario Mannoni sulla regolamentazione delle WebTV

Il Commissario Agcom Mannoni è intervistato sul Sole 24 ore di oggi:

«Il dibattito sulle web-tv è stato gonfiato, perché nessuno ha mai pensato di regolamentare blog e popolo della rete, i pesci piccoli insomma. Altra cosa

Come sanno benissimo i lettori di questo blog, non è affatto vero che non ci siano regole. Penso che insistere a presentare internet come un ambiente deregolamentato (quando non lo è) contribuisca a diffondere questa idea e conseguentemente a determinare comportamenti illeciti pensando “tanto non ci sono regole”.

invece è un operatore come Youtube, che non è un semplice aggregatore di video online ma esercita comunque un certo controllo editoriale, anche se attraverso il suo algoritmo, quindi in maniera automatica».

Può darsi. Come noto penso anche io che lo spirito delle regole esistenti quando si riferiscono a “hosting” e “caching”, sia messo in crisi dall’attività di Youtube, ma comunque poco importa perchè nella stessa norma Romani di recepimento della Audio Visual Media Services Directive si chiarisce che la giurisdizione non è italiana non avendo Youtube una parte rilevante della propria attività in Italia.

Il commissario dell’Agcom Stefano Mannoni non ci sta a passare per il “controllore della rete” e respinge al mittente le accuse di voler sopprimere sul nascere i nuovi virgulti televisivi che stanno sbocciando in rete.

Il provvedimento dell’Autorità, che recepisce il decreto Romani in materia audiovisiva, ammorbidisce molto i primi parametri di regolamentazione delle televisioni su internet, escludendo di fatto tutti i piccoli operatori (si veda il «Sole 24 Ore» di ieri) e facendo scattare la normativa su tetti pubblicitari, tutela dei minori, obbligo di rettifica e registrazione dei programmi solo per quei soggetti con ricavi annui maggiori di 100mila euro e un palinsesto che supera le 24 ore settimanali.

Capiamoci: se uno fa piu’ di 4 ore di video al giorno, che so, uno che riprende dei convegni, delle lezioni, ha gli stessi obblighi di un broadcaster…

Pensiamo davvero che lo spirito della Direttiva Europea, quando limitava l’ambito alle TV via internet che fanno concorrenza alla TV tradizionale, intendesse quelli che fanno 100.000 euro in un anno ? cioè webTV fatte da *2* persone ???

Sarebbe come affermare che il giornalino aziendale è un concorrente della Deagostini!

Mannoni ha firmato le nuove direttive insieme con Domenico Sortino, il commissario che ha sostituito il primo relatore del provvedimento, Nicola D’Angelo, che in segno di protesta verso il decreto Romani aveva votato contro le nuove regole.

«Internet non può essere il Farwest spiega Mannoni quindi il nostro

Aridaje.
Infatti, non lo è.

provvedimento getta un primo seme e pone qualche paletto, prestando attenzione a non andare a toccare i micro-operatori».

Quindi “microoperatori” sono solo quelli che, su base annua, guadagnano circa la metà di quanto guadagna un Commissario AGCOM?
Siamo proprio certi che questo fosse il senso ?

Eppure anche alcuni big sono esclusi, come Youtube, che però è “solo” una piattaforma tecnologica e quindi non potrà ricadere nei famosi paletti Agcom. «Su questo non ci scommetterei continua Mannoni perché i criteri di applicabilità delle nuove norme sono il controllo editoriale dei contenuti e insieme il loro sfruttamento economico, per esempio attraverso la pubblicità. Youtube opera una gerarchizzazione dei contenuti, anche se attraverso il suo algoritmo, quindi in maniera automatica, e questo può essere considerato controllo editoriale»

Si,se fosse basato in Italia, ma essendo basato in Irlanda, il recepimento della Direttiva che hanno fatto gli irlandesi elimina questo dubbio…

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2 thoughts on “Critica ragionata al Commissario Mannoni sulla regolamentazione delle WebTV”

  1. “Internet non può essere il Farwest” è vero che non lo è mai stato, ma è anche vero che nel farwest c’era chi ci andava per via delle opportunità anche imprenditoriali che offriva.
    Viceversa ci sono nazioni da cui aziende, imprenditori, ricercatori, fornitori di servizi, investimenti e capitali scappano…

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