Circa la decisione dell’appello nel caso Viacom vs. Youtube

ho letto la decisione della corte circa l’appello della causa Viacom vs. Youtube ( Download Youtube viacom )

Molto interessante (se interessati all’argomento: Come direbbe il mio amico Marco Maiocchi, è una cosa che piace molto alle persone cui piace questo genere di cose!)

Business model del tipo “ti do’ il servizio gratis e poi mi rivendo i contenuti che gli utenti ci mettono su” potrebbero essere annullati da questa decisione della corte!

Per il resto, una decisione che oserei qualificare democristiana. Il giudice sostanzialmente rimanda al tribunale per valutare punti di dettaglio.

Ad esempio, non rileva che ci siano mail che dicono “lasciamo quei video [che sappiamo essere in violazione del copyright] fino a quando se ne accorgono e ci chiedono di toglierle, che cosi’ intanto stanno su settimane”, secondo la corte bisogna stabilire se i video cui si riferiva questa mail erano effettivamente i video denunciati nella causa. (“clips-in-suit”) e se per questi video ci fosse stata una “cecità volontaria” e se da questi video ci fu un beneficio economico

Per la corte non si sta giudicando un comportamento generale ma un fatto puntuale.

Da questa impostazione discendono diversi rinvii

  • the cause is REMANDED for the District Court to determine whether YouTube had knowledge or awareness of any specific instances of infringement corresponding to the clips-in-suit;
  • the cause is REMANDED for the District Court to consider the application of the willful blindness doctrine in the first instance;
  • the cause is REMANDED for further fact-finding by the District Court on the issues of control and financial benefit;

Per poter beneficiare dei “safe harbors” (esenzione di responsabilita) garantiti dalla legge USA, non è sufficiente essere una piattaforma (hosting, caching, mere conduit) e non alterare in alcun modo le comunicazioni tra gli utenti come in Europa, ma essere “at the direction of the user”, ovvero che la piattaforma fa solo funzioni che sono richieste/determinate/agite dall’utente.

La corte dice che il tribunale ha correttamente determinato che le funzioni

replication, playback, and the related videos feature—occur “by reason of the storage at the direction of a user”

e quindi ricadono nella esenzione di responsabilita’ della piattaforma.

ma viene rimandato al tribunale per un approfondimento teso a verificare se la concessione in licenza a terzi dei contenuti non sia al di fuori della esenzione di responsabilita’

the cause is REMANDED for further fact-finding regarding a fourth software function, involving the syndication of YouTube videos to third parties.

trovo questo passaggio di estremo interesse e rilevanza per molti business model su Internet.

ricorderete questo post (che fu ripreso da vari mezzi)

Il web 2.0 alla prova della regolamentazione: l’acqua diventa vino – a Quinta ‘s weblog : un Blog di Stefano Quintarelli.

[rispetto alla direttiva ecommerce] L’intermediario della comunicazione, senza responsabilita’, era ovvio; se l’informazione e’ una pallina, il mere conduit e’ il tubo dentro cui rotola, l’hosting e’ il tavolo su cui sta, il caching il piano inclinato su cui scivola.

Si e’ posto il problema dei forum. C’e’ voluta una sentenza per stabilire che era hosting, funzione erogata da una piattaforma, con conseguente esenzione di responsabilita’ se il fornitore esercitava una mera funzione tecnica: i contenuti per lui sono solo bytes. La eventuale monetizzazione (diretta o indiretta) era degli utenti (eyeballs) attratti dalla piattaforma, non monetizzazione dei bytes.

Poi e’ arrivato il “web scrivibile” (aka 2.0), sono fioriti i social network per sfruttare effetto rete e monetizzare gli utenti, in alcuni casi sono stati inseriti dei lockin per evitare che gli utenti abbandonassero.

…A un certo punto l’acqua si e’ tramutata in vino.

Quelli che per le piattaforme erano byte, adesso sono diventati contenuti, gli operatori hanno detto agli utenti “io ho i diritti su cio’ che metti su”. Hanno cominciato a dire agli utenti “sui contenuti non puoi fare questo, non puoi fare quello, mentre io posso fare questo, quello e magari anche di piu'” e hanno anche cominciato a lucrare sui contenuti, non a monetizzare gli eyeballs della piattaforma.

L’intento del legislatore, quando definiva esenzioni per mere conduit, hosting e caching, pensava a questa situazione ? In cui chi poggia le palline sul tavolo cede le palline al proprietario del tavolo che se le rivende ? O pensava a chi monetizzava il tavolo su cui le palline erano posate ?

Quale e’ la differenza tra un editore, che ha i suoi obblighi ed i suoi privilegi, che acquisice i suoi contenuti (gratis o a remunerandoli) e li monetizza, ed una “piattaforma 2.0” che acquisisce i suoi contenuti (generalmente gratis, talvolta addirittura remunerandoli) e li monetizza ?

toccavo esattamente il punto sollevato adesso dalla corte: questa rivendita dei contenuti è avvenuta “per indicazione dell’utente”, cosa che farebbe rientrare Youtube nell’esenzione di responsabilita’  ?

Whether any clips-in-suit were syndicated to a third party and, if so, whether such syndication occurred “by reason of the storage at the direction of the user” within the meaning of § 512(c)(1), so that YouTube may claim the protection of the § 512(c) safe harbor.

Business model del tipo “ti do’ il servizio gratis e poi mi rivendo i contenuti che gli utenti ci mettono su” potrebbero essere annullati da questa decisione della corte!

Youtube ha dichiarato:

Nothing in this decision impacts the way YouTube is operating. YouTube will continue to be a vibrant forum for free expression around the world

solo che la gamba di ricavi dalla concessione in licenza dei contenuti potrebbe venire meno.

Ora il dubbio che mi viene è il seguente:

Affinchè non si ricada più nella esenzione di responsabilità, occorre materialmente cedere a terzi i diritti sui contenuti (ottenuti dagli utenti) o è sufficiente  il fatto di acquisire i diritti dagli utenti e riservarsi la facoltà di cederli a terzi, a prescindere che ciò venga fatto ? (o anche se viene fatto per solo una parte di questi contenuti)

non è una questione di lana caprina.

faccio due esempi per chiarire:

  • TeleItalia acquisisce i diritti su una library di 100 film. Poi riesce a venderne solo 5 a Mediaset. Il fatto che non abbia ceduto gli altri 95, è sufficiente per dire che non è un intermediario ?
  • EuroVideo acquisisce i diritti su una library di 100 film e non li vende. è sufficiente per dire che non è un intermediario ?

Perchè questo è esattamente ciò che fa Youtube con le sue condizioni generali di servizio (acquisisce i diritti dagli uploader) e che, alla luce delle evoluzioni di questa decisione, penso che potrebbero cambiare

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