12 voti contrari per ogni voto favorevole.
Alla plenaria di Strasburgo 478 voti contrari, 146 astensioni, 39 a favore.
Ratifica europea di ACTA sempre meno probabile – a Quinta ‘s weblog
…ACTA doveva essere il nuovo accordo TRIPs
(questo si che ha inserito cose che hanno cambiato il mondo!) ma TRIPs
aveva spostato l’ago a favore dei grandi interessi costituiti e molti
paesi (tipo india, brasile, russia, cina) non erano favorevoli per cui
USA e Giappone vollero iniziare a fare una cosa tra di loro, tenendola
segreta per evitare ingerenze dei paesi dissenzienti con il TRIPs.Il
persorso di ACTA è iniziato nel 2006, quando non c’erano (in pratica)
twitter, facebook e la comunicazione online era 1:1 o 1:n con n
piccolo.Era un’era geologica fa (post 8/3):
- le voci opposte non potevano risuonare assieme, il meccanismo di
coordinamento era il passaparola in privato tra piccoli gruppi;- le decisioni non potevano essere pubblicamente e largamente
condivise (Internet praticamente non c’era, la modalità era broadcast
batch, non on demand e continuativa)Nel mondo di oggi
- le voci opposte hanno un mezzo di coordinamento più potente di
quanto possano usare le voci favorevoli (possono scambiarsi informazioni
in modo loosely joined, rough, mentre le istituzioni devono assicurare
la legalità del processo operando in modo strutturato e formale).- l’informazione e la condivisione diventano importanti quanto il contenuto
Secondo me questa segretezza fu un grave errore,, figlia di un modo di operare che poteva funzionare nel mondo precedente.
Segnalo queste considerazioni della EFF Europa:
https://www.eff.org/deeplinks/2012/06/if-europe-rejects-acta-will-it-actually-go-away
a completamento della riflessione vale evidenziare che tutte le disposizioni del trattato sono in già vigore in Italia dal 16 marzo 2006, quando fu recepita la Direttiva 2004/48. Tutto il regime delle ingiunzioni civili (art.8 di Acta), tutte le previsioni sul risarcimento del danno (art.9 di ACTA), le informazioni relative alle violazioni (art.11 e 15 di Acta), le misure provvisorie (art.12 di ACTA), la divulgazione di informazioni (art. 22 di ACTA), l’esecuzione in ambiente digitale (art. 27 di ACTA) sono state recepite con il Dl 16 marzo 2006, n.140
Attuazione della direttiva 2004/48/CE sul rispetto dei diritti di proprieta’ intellettuale.
(G.U. n. 82 del 7-4-2006. Riguardo le norme sulle misure di protezione tecnologiche (seconda parte dell’art27 di ACTA) esse sono state addirittura recepite con la direttiva copyright 29/2001 implementate di Italia nel 2003 (!). Tutti gli articoli sulle procedure doganali ed alle frontiere di ACTA (dall’art 13 all’art 21 di ACTA) sono già in vigore in Italia sulla base giuridica nel Reg. (CE) n. 1383/2003 (c.d. Regolamento di base) e Reg. (CE) (Regolamento di applicazione) n. 1891/2004.
Tutte le previsioni penali di ACTA ( dall’art. 23 all’art.26) sono già previste nell’ordinamento italiano dagli art.473 del Codice penale e dagli art. 171 e seguenti della legge 633/1941 (adottati tra il 2000 e il 2004.
A Roma direbbero ma de che stamo a parlà.
Se non serviva a niente, meglio che sia stato bocciato.. così evitiamo una carta in più. Se invece serviva a qualcosa, diccelo tu “de che stamo a parlà”: se riesci a spiegarci in poche righe che vantaggi e svantaggi, secondo te, avremmo avuto da ACTA, io l’apprezzerei molto.
Se era un cosi’ palese atto di armonizzazione di disposizioni esistenti, perche’ l’avete fatto tutto in segreto senza un barlume di transparenza? De che stamo a parla’, indeed.
la maggior parte dei vantaggi sono nel fatto che l’accordo hanno coivolto molti Stati di rilevo, dagli Stati Uniti al Canada, al Giappone, Messico, Nuova Zelanda, Svizzera, Australia, Singapore, Corea, Marocco. L’adozione di principi comuni ai quali riferirsi nell’implementazioni di norne nazionali in questi Paesi avrebbe creato uno standard armonizzato in alune aree da proporre per l’adesione anche ad altri Stati rendendo più efficace la lotta alla contraffazione. L’Europa ha già un quadro definito, cosi come gli USA e L’Australia, ma il fatto stesso che ci fosse stato un accordo di più ampio respiro avrebbe sicuramente indotto altri Stati ad aderirvi. Non è vero che la Cina. il Brasile o l’India non vogliono accettare regole per il contrasto alla contraffazione, anche questi Stati producono beni che necessitano di una tutela. Il fatto che ci fosse uno standard al quale ispirarsi avrebbe reso più facile il contrasto ad un fenomeno globale. Ci si lamenta spesso che vi sono Stati dove si fa poco contro la pirateria, ecco, la pressione su questi Stati sarebbe cresciuta e anche se non lo avessero adottato si sarebbero trovati di fronte ad un quadro regolamentare comune. Pensiamo all’area del Pacifico. Con regole comuni di Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Singapore e Corea le contraffazioni realizzate nelle Filippine avrebbero avuto grosse difficoltà a circolare in quelle aree e allo stesso tempo magari le stesse Filippine avrebbero poi aderito all’accordo, così l’Indonesia, il Vietnam, ecc. tutte economie in forte crescita anche per le produzioni nazionali. Ma alla fine si è parlato di ACTA come di uno strumento di censura del web e dunque che senso ha guardare la luna se tutti dicono che il problema è il dito che indica la luna ?
Ciò che dice Enzo Mazza è vero. Il codice della proprietà industriale prevede già strumenti processuali in linea con le indicazioni che avrebbe dato il Trattato ACTA (in materia di inibizione). Per noi italiani (che tuttora facciamo parte della “black list” mondiale) il Trattato ACTA avrebbe avuto solo un impatto come regola di indirizzo e di “moral suasion” e, come tale, forse sarebbe stato interpretato dai titolari dei diritti e dalle forze dell’ordine come un segnale di incentivo a perseguire con modalità più severe e con mezzi tecnici più invasivi (sebbene, come detto, con strumenti processuali già esistenti) le possibili violazioni.
Direi che il fatale destino dell’ACTA è stato segnato dalla palese ed ingiustificata violazione dell’art.218 del TFUE (che avevo censurato in questo commento:
http://blog.quintarelli.it/blog/2010/03/parlamento-europeo-iniziative-cruciali-contro-acta.html#comment-6a00d8341c55f253ef0120a9212d3c970b ) ed è stato definitivamente affossato dal preciso e puntuale parere dell’EDPS (che avevo riportato in questo commento:
http://blog.quintarelli.it/blog/2012/04/la-corte-europea-sulluso-degli-indirizzi-ip-per-tracciare-le-violazioni-del-copyright.html#comment-6a00d8341c55f253ef016765a5648c970b )
quello che l’accordo sia stato negoziato in segreto è un falso storico. Nasce da una dichiarazione fatta nel Parlamento Europeo nel 2007 dove si è detto che la Commissione EU avrebbe negoziato senza aver informato il Parlamento EU. Qualcuno ha tradotto “segretamente”. Ma non è così, gli Stati hanno negoziato su testi “confidenziali” ma questo avviene tutti i giorni in tutte le sedi intergovernative. Conosciamo forse il testo delle prossime direttive in fase di discussione iniziale sull’ambiente, sulla concorrenza, sulla privacy ? Quando vengono approvate in Consiglio noi le vediamo: qualcuno afferma che è uno scandalo che una direttiva sia stata negoziata “segretamente” ?
No. i rappresentanti del Consiglio EU ne stanno parlando, gli STati membri hanno delle bozze di lavoro confidenziali che di certo non portano in Parlamento per dibatterne pubblicamente o le postano sul sito web del ministero dell’ambiente per sentire l’opinione dei cittadini.
E non vedo gente che si scandalizza perchè un disegno di legge viene presentato dal governo Monti dopo le riunioni tra i ministeri. C’è qualcuno che grida allo scandalo perchè il crescitalia è stato discusso confidenzialmente tra le stanze dei ministeri ? No direi. Di che stamo a parlà…appunto.
Obietterei che quando i negoziati incidono su valori primari protetti dalla CEDU e dalla Carta dei diritti fondamentali sono viziati ab origine nel metodo: non è sostenibile alcuna confidenzialità, ma – come dice Lannister – vanno resi pubblici in ossequio ai principi di trasparenza.
al preciso e puntuale perere dell’EDPS la Commissione aveve risposto con altrettanta precisione e puntualità se è per questo
http://www.actafacts.com/files/ACTA%20-%20summary%20report%20by%20EDPS.pdf
ed infatti sono stati resi pubblici molto prima della firma e su testi ancora in bozza. La Commissione europea ha organizzato quattro conferenze delle parti interessate sull’ACTA (che si sono tenute il 23 giugno
2008, il 21 aprile 2009, il 22 marzo 2010 e il 25 gennaio 2011, a Bruxelles) che erano aperte a tutti: cittadini, industrie, organizzazioni non governative (ONG) e stampa. Io ci sono stato e ho potuto ascoltare le posizioni.
Karel De Gucht, il commissario incaricato del commercio, ha partecipato a tre discussioni in seduta plenaria, ha risposto a molte decine di interrogazioni orali e scritte ed inoltre a due
risoluzioni e a una dichiarazione del PE, mentre i servizi della Commissione hanno proposto ai membri del Parlamento europeo numerose sedute d’informazione specifiche durante i negoziati, basta farsi un giro su internet con google per verificarlo.
De Gucht chi, quello che se ne infischia del giudizio di ieri dell’EP e ripresentera’ ACTA nell’2015 con o senza supporto ECJ? Annamo bene…
Quando dico trasparenza, mi riferisco a trasparenza assoluta, non specchietti per le allodole. Ovviamente lei ha partecipato a quella conferenza, in fatto di rappresentante delle major musicali. Ma hanno anche invitato i cittadini o chi li rappresentava a queste conferenze? La maggior parte della gente e’ venuta a sapere di ACTA grazie ai vari leaks.
Lo so che fa male, per una volta, perdere di fronte al volere del pubblico, ma non ci inventiamo le cose. ACTA e transparenza nella stessa frase sono un ossimoro. Basta farsi un giro su Internet con Google per verificarlo.
Vabbe’, un aiutino.
Visto che le piace quotare quell’ EPIC FAIL di actafacts…
http://blogs.computerworlduk.com/open-enterprise/2012/06/acta-update-xvii/index.htm
Mi scuso con Stefano, ma visto che non c’e’ un edit button…
“FACT: Texts of ACTA were made fully public for more than 17 months before any government signed the agreement.
The text was published in April 2010, but only after there had been leaked versions circulating for nearly two years. Moreover, no public discussion of that text was permitted – the consultation during the negotiations was minimal, and consisted of a handful of meetings in Brussels. There was simply no way most citizens could express their views on ACTA. This contrasts with the detailed negotiating positions there were passed to US business interests on a routine basis. ”
In primo luogo una proposta di direttiva viene avanzata dalla Commissione, non dal Consiglio che non ne ha alcun diritto, e tale proposta è pubblica, non confidenziale, a disposizione del Parlamento, del Consiglio e della società civile. Anzi, ancora prima di una proposta di direttiva o di modifica di un quadro regolatorio, la Commissione apre un periodo di consultazione durante il quale accetta opinioni, commenti e rapporti sia dell’industria sia di organizzazioni non governative sia di privati cittadini e movimenti grassroots.
In secondo luogo la Commissione ha violato palesemente vari articoli del TFEU, incluso l’obbligo di informare tempestivamente il Parlamento in maniera chiara ed esaustiva in ogni fase di negoziato. Le bozze dei vari round di negoziato venivano messe a disposizione di alti esponenti dell’industria americana ma non dei parlamentari europei. Eventualmente la domanda doverosa da farsi è come sia possibile che un Commissario dell’Unione e un intero DG (il DG Trade) non abbiano subito visto le incompatibilità di ACTA con l’acquis dell’Unione (inclusi il TFEU, l’ECHR e la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione) e si sia dovuti arrivare alla bocciatura da parte del Parlamento per rivelare una simile lapalissiana verità.
Infine, le obiezioni ad ACTA mosse dalla società civile sono risultate precise ed esatte anche secondo 5 (cinque) rapporti di 5 diversi Comitati del Parlamento, all’interno dei quali sono presenti diversi parlamentari notoriamente a favore di un enforcement del copyright più duro su Internet. O forse la democrazia vi va bene solo quando i parlamentari votano come volete voi?
Fintanto che gran parte degli esponenti dell’industria che lei rappresenta si arroccheranno su posizioni che prevedono un enforcement del copyright a scapito dei diritti fondamentali e a scapito del buon funzionamento tecnico di Internet, siete destinati alla sconfitta, sia essa sul piano legislativo o sul piano tecnico/tecnologico.
Avete accumulato 14 anni di sconfitte pesanti: quella che definite “pirateria” su Internet, e che in realtà è condivisione senza scopo di lucro di numeri naturali (perché ogni file è un numero naturale, quindi o avrete il coraggio di dire che il copyright su Internet si basa sull’assurda pretesa che un numero naturale possa essere messo sotto copyright o sarete sempre degli ipocriti), è diventata una pratica sociale comune, accettata e di cui beneficiano anche gli artisti, e la cui diffusione è aumentate enormemente e costantemente, a dispetto di leggi punitive sempre più draconiane. Perserverare su questa strada significherebbe (parafrasando una frase di Sean Connery ne “Gli Intoccabili”) insistere a presentarsi ad uno scontro a fuoco armati di temperino. Contenti voi contenti tutti.
Saluti,
Paolo
La Commissione non avrebbe mai potuto rinnegare negoziati che sono durati sei anni (quattro dei quali, direi, in maniera troppo “confidenziale”). A prescindere dal fatto che il parere dell’EDPS (che è un organo indipendente ed imparziale) ha indubbiamente una credibilità ed un valore di obiettività maggiore di un report stilato da una parte negoziale, il grande ed inesorabile passo falso che è stato commesso dalla Commissione è stato il non aver osservato la procedura di cui all’art.218 TFUE. Il metodo “confidenziale” adottato ha insospettito parecchi perchè ha fatto credere (erroneamente) che si trattasse di questioni non di natura commerciale ma di natura di difesa, di intelligence e di sicurezza nelle relazioni con altri Stati (il che forse nelle intenzioni di altre parti negoziali poteva anche essere vero). Allora il Parlamento Europeo ha voluto ricordare alla Commissione i principi di democrazia, di libertà e di tutela dei cittadini (consacrati con il Trattato di Lisbona) ed ha ribadito fermamente il suo ruolo di organo rappresentativo (dotato di nuove prerogative anche di controllo sull’operato della Commissione) adottando la “Risoluzione del 10 marzo 2010 sulla trasparenza e la situazione dei negoziati ACTA” che invito a leggere integralmente all’URL: http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:52010IP0058:IT:HTML
“come sia possibile che un Commissario dell’Unione e un intero DG (il DG Trade) non abbiano subito visto le incompatibilità di ACTA con l’acquis dell’Unione (inclusi il TFEU, l’ECHR e la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione)”. A onor del vero, il servizio legale del Parlamento ha risposto in senso opposto. Che poi i parlamentari abbiano deciso di votare contro lo stesso conferma che su ACTA il voto è stato idelogico e non tecnico. Brini, se leggesse questi due documenti redatti dai legali del parlamento potrebbe valutare come il parlamento ha potuto valutare compiutamente tutto e lo stesso potrà fare la Corte di Giustizia.
http://www.actafacts.com/files/INTA%20Opinion.pdf
http://www.actafacts.com/files/SJ-0661-11_Legal%20Opinion.pdf
Non capisco poi questa “avete accumulato 14 anni di sconfitte pesanti” a cosa si riferisce. Al Parlamento europeo personalemnte ho solo portato a case ottime normative, non ultima l’estensione a 70 dei diritti connessi (che vale qualche milione di euro) e la direttiva enforcement che è ACTA in Europa.
Per il resto guardo al mercato della musica digitale ed ho ottimi motivi per essere ottimista…e la lascio ai suoi “numeri naturali”
Quindi ci da permesso di usare questo post come controprova quando ve ne uscirete con un’altra fairy tale a la “l’industria musicale sta tirando le cuoia, abbiamo bisogno urgente di misure di enforcement draconiane!”?
Avete la vostra direttiva enforcement, il vostro copyright a 70 anni, e come dice “la pirateria non e’ piu’ un problema,” quindi cominciamo a lasciarlo stare un pochino in pace Internet adesso? E magari rendersi conto che siamo nel 2012, non nel 1971.
L’UDID di per sé non dice nulla; avere una lista di UDID è inutile se non hai dati anagrafici a cui sono associati. E’ stato inventato da Apple per avere un codice univoco come l’IMEI ma che fosse segreto anche per gli operatori.
Secondo me è probabile che i dati siano stati intercettati (man-in-the-middle) o trafugati tramite un’applicazione trojan di qualche tipo. Il fatto a sostegno di questa ipotesi è che la tabella è largamente incompleta, come dicono gli hacker stessi, cioè molti UDID non hanno dati associati, alcuni solo il nome, altri solo il telefono, ecc. Poi ci sono anche token per push-notification, che sono tipici dati che becchi “in transito” non archiviati in un database utenti. E per finire, se FBI avesse costretto Apple a fornire informazioni, un dump di un database sarebbe ovviamente completo e non così largamente incompleto.
Per finire: come dicevo non penso sia una consegna da Apple a FBI, ma ti risulta che esista un modo per un’azienda americana di opporsi a FBI se fa una richiesta del genere con un mandato di un giudice federale? A me non risulta. Per trovare del marcio dovremmo supporre supporre che FBI abbia richiesto i dati senza mandato e Apple abbia acconsentito anche avendo verificato che non ci fosse il mandato. Mi sembra francamente improbabile.
si, la storia e' strana. Non mi pare FBI possa chiedere dati su 12 milioni di sospettati. Pero' perche' non ha smentito, che era la cosa piu' ovvia ?
Qualche argomento per spiegare perche’ gli UDID in giro sono “pericolosi”:
The UDID leak is a privacy catastrophe
http://corte.si/posts/security/openfeint-udid-deanonymization/index.html
http://corte.si/posts/security/udid-leak.html
FinSpy Mobile: iOS and Apple UDID leak
http://blog.crowdstrike.com/2012/09/finspy-mobile-ios-and-apple-udid-leak.html
12 milioni di identificativi non sono tanti se si dovesse trattare di semplici richieste di accesso a dati di intestatari di *tutto il mondo* (inclusa italia…)
Credo non si possa definire la cosa un “leak”. L’UDID e’ stato comunemente usato fino a meta’ del 2012 direi con il preciso scopo di identificare univocamente il device (visto che Apple lo ha sempre messo a disposizione degli sviluppatori facendo finta di non conoscere i rischi di abusi) e con 10.000 nuove applicazioni a settimana e’ ridicolo pretendere una fuga di informazioni… Si stima che il 70% delle applicazioni lo usino.
Ovviamente i dati sono in giro ed aggregati da diverse applicazioni suppongo.
Ovviamente l’FBI o qualsiasi agenzia governativa in giro per il mondo se per quello ha l’interesse ad avere accesso a liste del genere.
Che l’FBI abbia fatta esplicita richiesta ad Apple per ottenere dei dati cosi’ comunemente usati ed abusati? Non credo ma non puo’ neanche ammettere di usare dati non “ufficiali”.
– Non mi pare strano se ci sono anche i dati di cittadini europei. Avevi parlato anche tu di questo “accordo”
http://www.pressenza.com/it/2012/03/lx-europa-cede-agli-stati-uniti-dati-sui-passeggeri-dei-voli-aerei/
e non mi pare sia nota la lista di informazioni fornite. Si parlava di 50 campi… hai voglia a mettere ID!
– FBI ha smentito, ovvio, ma gli è stato fatto notare che ci sono ancora 3 TB di dati diffondibili e che quindi è meglio se non smentiscono troppo.
– Ovvio che una lista di soli UDID non serve a molto e potrebbe essere generata da un programmino senza fatica… infatti hanno rilasciato anche il nome utente (“Nome e cognome” o “Bubbo’s iPad” o quello che è) e l’APNS tokens (“iPhone”/”iPad”). Ma dicono che la lista originale aveva anche “full names, cell numbers, addresses, zipcodes, etc. Not all devices have the same amount of personal data linked. Some devices contained lot of info, others no more than zipcodes or almost anything.”
– Non dimentichiamoci che questi sono gli stessi delle torture a Manning, Abu Graib, Guantanamo (o l’hanno chiusa dopo l’elezione di Obama? Non ricordo), pena di morte per Assange, droni per uccidere in nazioni con cui non sono in guerra, voli “segreti” con scalo in Europa per torturare più comodamente in altre nazioni, ecc. ecc. E comunque credo che il fineprint delle condizioni d’uso di un qualsiasi sito o programma preveda molto, ma molto, di peggio di tutte le barbarità citate.
FBI non ha detto "non e' vero", ha detto "non c'e' evidenza"…
Manca il soggetto. L’FBI ha detto che, al momento, non c’è evidenza
– che un loro PC sia stato compromesso;
– che hanno chiesto o ottenuto quei dati.
Se i pirati pubblicano la lista completa almeno uno dei problemi dell’FBI avrà facile soluzione…
Tuttavia il comunicato fa pensare che quei dati non avrebbero proprio dovuto averli, fermo restando che “at this time” non c’è evidenza che “the FBI either sought or obtained this data”.