Robe da matti sulla censura dei libri in USA

la notizia è qui:

Books being removed from Kobo and other online stores TeleRead: News and views on e-books, libraries, publishing and related topics.

in sostanza, Kobo (concorrente di Amazon Kindle) è stato oggetto di lamentele perchè c’erano titoli erotici.

allora li hanno cancellati. anche quelli che i clienti avevano già “comprato”

non è la prima volta che succede, era già successo nel 2009 con Amazon
Amazon Erases Orwell Books From Kindle Devices – NYTimes.com.

In George Orwell’s
“1984,” government censors erase all traces of news articles
embarrassing to Big Brother by sending them down an incineration chute
called the “memory hole.”

On Friday, it was “1984” and another Orwell book, “Animal Farm,” that were dropped down the memory hole — by Amazon.com.

In a move that angered customers and generated waves of online pique, Amazon remotely deleted some digital editions of the books from the Kindle devices of readers who had bought them.

ricordo che un libro elettronico per la legge non è un libro che uno
compra, ma un servizio, per cui “semplicemente” hannod eciso di
interrompere il servizio per quei libri, non solo peri futuri clienti,
ma anche per i passati

peccato che per i clienti un ebook sia un
book, e non esiste che qualcuno si introduce in casa nostra per
toglierlo dalla libreria, dopo che abbiamo pagato per ottenerlo!

questi
sono diritti che dovrebbero essere sanciti per i clienti. le norme per
il copyright non devono essere a vantaggio solo di una delle due parti,
ma di tutti !

bisognerebbe che qualche parlamentare si muovesse al riguardo!
(ah, già…)

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7 thoughts on “Robe da matti sulla censura dei libri in USA”

  1. La questione era già stata trattata su questo blog ed avevo espresso la mia opinione nei commenti a questi due post:
    http://blog.quintarelli.it/blog/2012/10/disavventure-da-kindle-account-sospeso-libri-cancellati-senza-spiegazione.html
    http://blog.quintarelli.it/blog/2012/12/un-libro-%C3%A8-un-libro-%C3%A8-un-libro.html
    Mi permetto di aggiungere (visto che ci si chiede se sia utile una modifica legislativa da parte del Parlamento nazionale per ovviare all’inconveniente) che non avrebbe alcun senso una riforma della normativa italiana per allargare i diritti dei clienti (così come prospettato). Lo stravolgimento della legge italiana avrebbe conseguenze disastrose sul piano dogmatico perchè confonderebbe nozioni (e concetti degli istituti giuridici) su cui è costruito l’intero sistema giuridico nostrano. Nulla esclude peraltro che il contraente forte, se fosse obbligato per legge a mutare le proprie condizioni generali di contratto per l’Italia, decida di abbandonare il nostro piccolo mercato non distribuendo più titoli in italiano o, peggio ancora, decida di distribuirli in altri Stati (pagando dunque le imposte in quegli altri Stati e sottraendo materia imponibile al Belpaese). La soluzione (come dicevo nel primo link sopra riportato) è controbilanciare lo strapotere del contraente forte con una efficace azione-antitrust (coordinata a livello mondiale) e (come dicevo nel secondo link sopra riportato) introdurre almeno in Europa un quadro fiscale omogeneo che disincentivi triangolazioni elusive.

  2. Non vedo lo spostamento dell’iva dall’italia a Stati terzi come criticità forte, in Europa per quanto ne so il principale player di ebook (Amazon) vende tutti i beni a cittadini italiani con iva lussemburghese (infatti con l’aumento dell’iva in italia alcuni articoli – pur se beni fisici – che periodicamente controllo come prezzo non sono aumentati di un centesimo).
    sarebbe solo una mossa strategica, in fondo abbiamo una legge che limita lo sconto massimo sui libri cartacei ma amazon li vende ancora.
    magari sono male informato io, felice di essere smentito 🙂

  3. Attenzione a distinguere il piano economico-fiscale da quello contrattuale.
    Oggi il contraente forte può stabilizzarsi in altro Stato perchè ritiene CONVENIENTE (economicamente) essere assoggettato ad un regime fiscale di favore.
    Un domani, se fosse introdotta una normativa italiana che lo obblighi a garantire ai clienti italiani la piena proprietà dell’ebook (ammesso e non concesso che ciò sia possibile sia dal punto di vista naturalistico che dal punto di vista dell’ordinamento giuridico nazionale, ed io personalmente ne dubito assai), per il contraente forte diventerebbe NECESSARIO distribuire i suoi ebook da altri Stati (che gli consentono di continuare ad utilizzare le condizioni contrattuali standards predisposte per le negoziazioni con il resto del mondo).
    Potrebbe in definitiva decidere di non distribuire più titoli in Italia (non volendo derogare alle sue policies internazionali che assoggettano l’ebook alle norme sulla licenza e non a quelle sulla proprietà) o potrebbe decidere di distribuire i titoli in italiano da altri Stati facendo in modo che anche i clienti italiani accettino le condizioni contrattuali stabilite per le transazioni commerciali in quello Stato (ovvero quelle che stabiliscono diritti ed obblighi di licenza sull’ebook). Anche gli italiani dunque rimarrebbero assoggettati al regime contrattuale della licenza (che prevede diritti limitati rispetto alla piena proprietà) e lo Stato italiano perderebbe pure un cospicuo gettito fiscale.

  4. il gettito fiscale non c’e’. le vendite sono fatte tutte dal lussemburgo. ma l’1.1.2015 cambia la direttiva IVA e di fatto il contratto avviene nel paese dell’acquirente.
    cmq. la cosa bisogna inizare a sollevarla da qualche parte. il fatto “in altri paesi e’ piu’ agevole per le corporation e quindi andranno la'” non è un argomento.
    la parita’ salariale tra donne e uomini nasce in UK con la ford per una reazione sindacale delle donne di quell’azienda e la minaccia era che sarebbero andati a produrre altrove. solo ch enel frattempo anche altrove sono arrivati alla parita’ salariale…

  5. Posto che gli ebook continueranno ad essere definiti dei servizi, ad essi si applicheranno dal 2015 le norme di cui agli artt.43-47 del regolamento UE n. 904/2010 a questo link:
    http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2010:268:0001:0018:IT:PDF
    Cio significa che il contraente forte, per azzerare il maggior costo fiscale, farà pagare gli ebook ai cittadini residenti in Italia con una aliquota fiscale del 22% a meno che non intenda mantenere lo stesso prezzo per tutto il mondo e versare di tasca propria la differenza di imposta all’erario italiano (cosa assai improbabile perchè contraria ad una logica di competitività). Più verosimilmente accadrà che eliminerà dal suo catalogo i titoli italiani (non più profittevoli) e gli italiani affamati di ebook inizieranno a scegliere edizioni cartacee con iva al 4% o succedanei elettronici liberamente scaricabili perchè emessi con licenze aperte.

  6. Qualcuno comincia a capire che nessua ditta, per quanto grossa, avrebbe potuto fare da sola qualcosa come Linux e contemporaneamente ottenere la diffusione che ha Linux. Analogo vale per altri progetti tecnologici.
    Forse prima o poi si arrivera’ ad un modello di business economicamente sostenibile che riesca a sposare legittimo profitto e “hacking”

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