Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-01-07 – pag: 11 autore: |
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Con la «quality of service» la trasmissione dei dati potrà contare su una via prioritaria |
di Luca De Biase Inarrestabile. Frenetico. Caotico. Il ritmo di trasformazione che coinvolge ogni angolo di internet – inesauribile sorgente d’innovazione – non riguarda soltanto le forme assunte dai contenuti e dai servizi, i modelli di business, le relazioni che si sviluppano tra gli utenti. Talvolta riguarda anche le strutture profonde della rete. In questi casi, le conseguenze sono di grandissima portata e di lunga durata. Da questo punto di vista, la novità prossima ventura, ineludibile, ha un nome: quality of service. Un nome generico per un’innovazione tecnica molto precisa. Che cambia le regole fondamentali della rete. E che farà discutere, assai. Nell’internet classica, le parole di una mail o di un sito web, le foto, i video, la musica sono solo dati raccolti in tantissimi pacchetti che viaggiano da un computer all’altro grazie a macchine in grado di capire da dove vengono e dove devono andare senza conoscerne il contenuto. Le compagnie di telecomunicazioni s’impegnano a recapitare quei pacchetti con la massima efficienza possibile. Questa modalità di servizio si chiama best effort proprio perché promette il massimo sforzo d’efficienza da parte dei provider. Ma non garantisce una performance minima. Con la quality of service invece, i pacchetti arrivano in tempi sostanzialmente certi. Senza la cosiddetta latenza. Ce n’è bisogno? Gli architetti delle reti, soprattutto quelli che lavorano per le società di tlc, sono in effetti convinti che esistano servizi che non sono possibili senza una velocità garantita nel trasferimento dei bit. Ne è convinto, per esempio, Stefano Pileri, direttore Technology & Operations alla Telecom Italia: «Le telefonate via internet, l’iptv, la telepresenza. Questi servizi non si fruiscono in modo accettabile se l’esperienza dell’utente è troppo disturbata da ritardi nell’audio o nel video, da effetti eco o da altre conseguenze della latenza tipica del servizio in best effort. Per lo sviluppo di questi servizi occorre la quality of service ». La telepresenza, una tecnologia lanciata per esempio dalla Cisco, è pensata in modo da consentire di realizzare delle riunioni a distanza in una modalità tanto immersiva da far dimenticare ai partecipanti di essere lontani tra loro. Ma perché l’effetto riesca,occorre un servizio di trasmissione dei pacchetti a 12 megabit al secondo senza latenza. I problemi sono molti, dalla definizione degli standard alle questioni relative all’interoperabilità. Ma un fatto è chiaro: la telepresenza funziona meglio se la velocità del trasporto dei dati è garantita. Lo stesso si può dire per i servizi di televisione via internet, la cosiddetta iptv. Già ora i pacchetti dell’iptv viaggiano a una velocità sostanzialmente garantita.Ma il numero limitato di utenti non ha reso necessaria una ridefinizione drastica della rete. «Sulla nostra rete, attualmente, solo il 5% della banda che connette le centrali principali a quelle più vicine agli utenti, il cosiddetto backhauling, è occupata da dati che viaggiano con quality of service », dice Pileri. Significa che non toglie troppo spazio al traffico normale, quello che riguarda il web, la posta elettronica, il peer-topeer. Ma se l’iptv, o la telepresenza, dovessero servire più persone di quante le usino oggi –il che,in fondo,è più che probabile –che cosa succederebbe? Si rischia di veder degradare il servizio che oggi funziona in best effort a favore della quality of service? Le risposte a queste domande riguardano il futuro di internet e di tutto ciò che finora si è sviluppato su questa grande tecnologia di comunicazione. Perché finora internet si è sviluppata sulla base dell’idea che i pacchetti non siano discriminati nei loro spostamenti in base al contenuto. Ma la quality of service implica di fatto che ogni pacchetto destinato a viaggiare in quella modalità sia dotato di una sorta di diritto di priorità, una specie di francobollo espresso, che garantisce una trasmissione più veloce di quella riservata alla posta ordinaria. Il che ha conseguenze fondamentali. Perché mentre per adesso tutti i pacchetti partono e arrivano a computer connessi alla rete senza differenze sostanziali, salvo che la velocità è tanto maggiore quanto più grande è la banda di trasmissione acquistata dagli utenti, con la quality of service non sarebbe più così. Con i servizi in quality of service, fornitori di contenuti e servizi che volessero fare arrivare i loro pacchetti a destinazione in via prioritaria potrebbero comprare i loro bravi “francobolli espresso” e servire i clienti in tempi più certi e probabilmente più rapidi. E questo non solo nel caso fornissero iptv o telepresenza. Le aziende più ricche, come Google per esempio, potrebbero in questo modo accelerare i loro servizi, creando una sorta di barriera alla concorrenza da parte di nuovi soggetti. Non sarebbe troppo diverso da ora, visto che già oggi Google è connessa alla rete con cavi infinitamente più potenti di quelli che sono a disposizione di una qualunque start up. Ma la distanza si amplierebbe ulteriormente. Gli operatori più favorevoli a questa soluzione, naturalmente, sono le compagnie di tlc. La situazione attuale le porta a diventare semplici carriers che non riescono a offrire altro che banda di trasmissione, senza partecipare al valore aggiunto generato dai contenuti. Nel caso della quality of service, invece, potrebbero fatturare anche in ragione del valore che i fornitori di servizi e contenuti riconoscerebbero alla velocità e alla certezza della trasmissione dei loro pacchetti di dati. In sostanza, per le compagnie di tlc, la quality of service è la risposta strategica al loro bisogno di garantirsi un servizio a valore aggiunto per il futuro. Per gli utenti, probabilmente, significherebbe veder sorgere tutta una nuova classe di servizi, in qualche caso tali da richiedere un pagamento in cambio di un percepibile miglioramento qualitativo. Tutto questo scenario, peraltro, rischia di naufragare se non sarà realizzato in modo tale da evitare le tempeste che certamente incontrerà sulla sua strada. Non si tratta, infatti, di un fenomeno puramente tecnologico. Anzi. La prima condizione che il processo deve rispettare per poter avere successo, in effetti, è la sua attrattività in termini di servizio e contenuto. Se l’iptv, finora, non è stata un particolare successo, questo non è accaduto per mancanza di quality of service, ma per la scarsità editoriale dell’offerta di programmi. E sebbene le compagnie di tlc abbiano tentato di lavorare con impegno in questa direzione, nonostante non avessero in generale una cultura editoriale ma tecnologica, non sono riuscite minimamente a pareggiare la creatività e l’attrattività dei servizi che sono nati spontaneamente su internet. Evidentemente la logica di rete aperta del grande ecosistema dell’innovazione non può essere battuta da una logica gerarchica e culturalmente limitante. La seconda condizione, profondamente connessa alla prima, è l’interoperabilità sostanziale dei servizi. Anche la quality of service dovrà essere decisa sulla base di un grande accordo sulle regole tra gli operatori, le autorità, gli utenti. E quelle regole dovranno garantire a ogni soggetto dotato di un’idea, e delle risorse per realizzarla, di agire senza temere nulla dagli incumbents. L’esperienza del Gsm ha dimostrato che un grande mercato può nascere da una standardizzazione che metta ifuturi concorrenti d’accordo sulle regole e le specifiche tecniche. Lo stesso si può pensare per i servizi in quality of service sulla rete fissa. A patto però che questi non siano tali da annullare o abbassare molto la qualità della rete tradizionale. La terza condizione è infatti che gli utenti possano sempre scegliere a quale livello di servizio affidarsi. E che il best effort non venga degradato a favore di servizi più redditizi per i fornitori. Il web e la posta elettronica sono diventati terreni di sperimentazione e innovazione importanti per tutto il sistema economico. I modelli di business tradizionali, messi in discussione dalla rete, non si difendono impedendo l’innovazione che gli utenti apprezzano e richiedono.Le aziende che,di fronte all’innovazione internettiana, devono attraversare una trasformazione riusciranno a rispondere con successo solo ritrovando le radici originarie della loro identità.Prima della tecnologica quality of service viene – e verrà –la cultura della qualità. Terza puntata di una serie Le precedenti sono state pubblicate il 24 (ambiente) e il 28 dicembre 2008 (spazio) TRE CONDIZIONI Questa tecnologia si può sviluppare grazie a pacchetti attrattivi, un accordo allargato di interoperabilità e il rispetto del «best effort» |