Dalla padella alla Brace ? (edited)

Con la sedia di Perissich ancora calda (sara’ sostituito da Franco Brescia), ieri Andrea Gavosto (chief economist di telecom) in un intervento molto duro ha detto che Telecom e’ per un modello di integrazione verticale e ognuno si paga la sua infrastruttura.

Dato che ovviamente parla negli interessi della sua azienda (e quindi non del mercato e chissenefrega degli utenti), gia solo il fatto che lo dica il monopolista-che-piu’-monopolista-non-si-puo’ in europa, dovrebbe far dire ad ogni persona di buon senso "allora facciamo il contrario" per favorire mercato e utenti…

Il tarlo del buon senso sembra comunque emergere perche’ Wind ha sostenuto i principi del modello che io chiamo “One Network”.

Le dichiarazioni di Gavosto farebbe ritenere che si stia andando dalla padella nella brace, se non si considerasse che ci sono delle leggi, dei regolamenti, dei principi ma anche iniziative in corso dal capo del suo capo (la separazione della rete in negoziazione in autorita’)

Prof. Rossi, ma lo sai che tu spingi inuna direzione e il tuo sotto-posto fa dichiarazioni in direzione opposta alla tua ?

mi sembra che ci sia un tal polverone che si a difficile capire dove sta la padella e dove la brace…

Non vedo l’ora di sentire le dichiarazioni di Brescia alla prima occasione dopo l’insediamento a capo della direzione “Public Affairs” (che gia’ il nome…) che sicuramente sono allineate con il pensiero del presidente.

peccato che non sia calcio o politica ma TLC, senno’ in televisione non avrebbero parlato di altro per una settimana..

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6 thoughts on “Dalla padella alla Brace ? (edited)”

  1. Hai ragione Stefano, ma non possiamo aspettarci che sia Telecom Italia a difendere i diritti dei consumatori, e quelli del sistema paese. Ti confesso che è soprattutto per la salute di quest’ultimo paziente che sono preoccupato. C’è qualcuno da qualche parte in AGICOM che ha analizzato il problema dal punto di vista di come favorire lo sviluppo tecnologico di questo paese?
    Dopo tanti convegni in cui ruotano le solite personalità eminenti delle TLC italiane, qual’è la sentenza?
    Ed i giornalisti dove sono finiti? È adesso il momento topico…
    Non stiamo parlando della sola Network Neutrality per qualche romantico e nostalgico dei primordi dell’ internet faidate, ma dell’infrastruttura più importante del paese. E di questo si dovrebbe parlare.
    Mi illudevo dopo la fiammata di tempo fa (bastava vedere il Sole24ore dove Beppe Caravita ogni settimana su Nova inneggiava alla NGN e che ora, senza biasimo alcuno, e concentrato sui problemi ambientali) che finalmente si potesse parlare alla gente di TLC e di far comprendere quanto sia vitale per lo sviluppo di questo paese e che le decisioni che prenderanno nei prossimi giorni potranno costare carissime.

  2. Concodo che non sia telecom a dover pensare ad altro che non il proprio profitto ma neppure agcom temo che abbia i mezzi e la funzione per poter indirizzare telecom e in genere l’infrastruttura di rete.
    Quello che ci vuole è l’indirizzo politico o forse un intervento di aiip che, facendo gli interessi che gli competono, farebbe anche un favore all’infrastuttura di rete.
    Non si potrebbe unificare ed ampliare l’infrastruttura di rete degli altri isp e creare una struttura separata che fornisca connettività (una sorta di duplicazione della attuale struttura di rete di telecom ma fatta meglio)
    Deliro o c’è qualcosa di fattibile in quello che scrivo?

  3. TUTTI gli altri usano la rete di telecom.
    solo Fastweb ha 220.000 utenti su una rete alternativa (in fibra) costruita sostanzialmente a milano tra il 2000 ed il 2002 circa.
    poi ha smesso ed ha cominciato ad usare la rete di telecom perche’ qualsiasi alternativa non sta in piedi economicamente.
    oggi gli iniziali utenti su fibra di Fastweb sono solo 1/5 circa dei suoi utenti e circa un 2-3% degli utenti complessivi (ovviamente in diminuzione, dato che quelli che ci sono, ci sono e gli altri vengono allacciati in rame).
    La rete di accesso puo’ essere solo una. lo dicono i fatti (oltre ad Agcom, telecom, e tutti i concorrenti)
    poi Telecom vorrebbe dire “e mia e me la tengo io”, mentre la regolamentazione dice “devi aprirla”.
    ma la questione tornera’ di attualita’, vedrai; il rating peggiora, i debiti (dice s&p) non possono essere pagati dalla società prelevando profitti per i soci che pero’ se non li prelevano non riescono a pagarli; ci sono i processi… un casino…
    per adesso Rossi, da buon ambasciatore, sta buttando acqua sul fuoco, ma il fuoco, IMHO e’ di origine elettrica..
    spero solo che non entrino delle locuste in “soccorso”, ma queste, senza il benestare della politica, e’ difficile…
    certo, bisogna stare attenti, sollevare l’attenzione. forse l’unica sarebbe una bella manifestazione a roma davanti ad AGCOM o a Bologna davanti a casa di Prodi..

  4. Lo so che l’ultimo miglio è e resterà solo di telecom: è un monopolio naturale (o quasi)
    Io parlo di ULL e relativi backbone non telecom.
    Di questi ce ne sono già.
    La mia idea balzana era di conferirli tutti in un unica struttura che potesse fare concorrenza al wholesale di telecom (quantomeno dove arrivano che non è tutta italia ma almeno è un discreto bacino di utenza) creando un wholesale aperto ai soli soci partecipanti (chi mette le proprie strutture e altri isp che decidono di aderire)
    Alcuni degli isp maggiori già hanno una sezione wholesale ma la copertura non è amplissima: unendosi si farebbe massa critica.

  5. non avevo capito
    qui pero’ il problema e’ che tutti hanno backbone e dslam in unbundling negli stessi posti (MI, RM, TO..), e’ stato il risultato di una politica di concorrenza che ha portato a duplicare inutilmente infrastrutture…

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