La grande stampa puo’ essere lenta, ma arriva…

Grande, Grandissimo articolo.

OGGI POSTO SOLO QUESTO COMMENTO ALL’ARTICOLO DI IERI SU IL SOLE

La grande stampa puo’ essere lenta, i piedi di piombo intralciano, i grandi giornalisti leggono, si documentano e poi arrivano.

Link: La svolta «incompiuta» di Telecom Italia – Il Sole 24 ORE. 30 gennaio 2007

di Giuseppe Oddo

Molto del futuro di Telecom Italia, e del suo socio di controllo, Marco Tronchetti Provera, dipende dall’esito dell’assemblea degli azionisti che, in aprile, sarà chiamata ad esprimersi sul rinnovo del consiglio, sull’approvazione del bilancio 2006 e su quella del piano industriale.

Tronchetti, dunque, ha dinanzi a sé meno di tre mesi per sbrogliare l’intricata situazione del gruppo. Su cui peraltro pesa come un macigno l’inchiesta della Procura di Milano scaturita dalle indagini su Giuliano Tavaroli, l’ex capo della sicurezza di Pirelli-Telecom, finito in prigione in settembre perché al centro di un’illecita attività di spionaggio informatico-telefonica condotta ai danni di industriali, banchieri, politici, giornalisti, magistrati e cittadini comuni, tra cui alcuni dipendenti della stessa Telecom.

Le indagini
Dopo la seconda, recente ordinanza dei magistrati, culminata nell’arresto di altre quattro persone – con l’accusa di aver spiato l’ex amministratore delegato di Rcs Vittorio Colao e il vicedirettore ad personam del «Corriere della sera» Massimo Mucchetti – l’inchiesta ha compiuto un nuovo salto di qualità.

E il sospetto dei pm è che i committenti di questa attività di spionaggio fossero addirittura «i livelli apicali dell’azienda»: i responsabili più alti in grado di Telecom.
Tronchetti ha rigettato con sdegno qualsiasi accusa di scorrettezza. E al suo fianco s’è schierato, al completo, il patto di sindacato di Rcs, in cui siedono alcuni tra i più influenti banchieri e imprenditori.

Questa me la ero persa.

Ciò nulla toglie al rischio che, con l’approssimarsi dell’assemblea, l’inchiesta possa registrare un’ulteriore escalation e complicare il tentativo di Tronchetti di rimettere ordine nella catena di controllo del gruppo.

Una cosa, però, è certa: gli inquietanti interrogativi sull’operato di Tavaroli company e il lavoro di riorganizzazione condotto in questi mesi da Guido Rossi, succeduto alla presidenza di Telecom dopo le dimissioni di Tronchetti, hanno sì intaccato il potere dell’azionista di riferimento, ma non al punto da chiudergli qualsiasi spazio di manovra.

Anzi. Nonostante il carisma e la forte personalità di Rossi, e il suo tentativo di inserire nuovi manager nella struttura di comando, indipendenti dalla casa madre Pirelli, l’influenza di Tronchetti Provera sulle decisioni chiave della Telecom resta elevata.

Un’occhiata al nuovo organigramma aiuta a capire. Carlo Buora, dietro l’incarico di vicepresidente esecutivo, è di fatto il numero uno di Telecom, di cui mantiene le principali deleghe operative. E Buora è l’uomo più vicino e legato a Tronchetti. A sua volta egli ha trovato importanti alleati in Gustavo Bracco, Armando Focaroli e Francesco Chiappetta.
Bracco, che riporta direttamente a Buora, è il direttore del personale e delle relazioni industriali, e ha ottenuto la responsabilità della sicurezza dopo l’uscita di scena di Tavaroli. Focaroli, anch’egli alle dipendenze di Buora, è il presidente di Telecom Audit, la società per i controlli interni del gruppo. E Chiappetta, capo degli affari legali di Telecom, ma anche di Olimpia e Pirelli, è anche segretario del consiglio d’amministrazione del colosso telefonico. Riferisce però a Rossi e non a Buora. Ed è uno dei pochi, forse l’unico, a rivestire tuttora lo stesso incarico in più società del gruppo: ciò che l’attuale presidente sta cercando di evitare per contenere i conflitti d’interesse e le commistioni tra società controllata e società controllanti. Non a caso ha chiesto a Buora di recidere il legame con Pirelli e ha dato un taglio netto alle strutture di comunicazione di Pirelli e Telecom, che ancora qualche mese fa funzionavano come vasi comunicanti.

Anche questi me li ero persi. Sto invecchiando…

Questo assetto di comando è tuttavia fonte di contrasti tra Buora e Riccardo Ruggiero, che di Telecom è l’amministratore delegato. Gli scontri tra i due si sono inaspriti soprattutto dopo le dimissioni di Tronchetti da presidente.

Questi non me li ero persi: C’e’ Baruffa nell’aria ?

Ruggiero, che in aggiunta alle deleghe precedenti ha ottenuto di recente la responsabilità di Tim Brasile,

Nuova organizzazione Telecom

vorrebbe che i poteri di Buora ricadessero sotto il suo controllo, non accetta questa disparità e cova un forte risentimento contro il vicepresidente. Al punto che i due hanno smesso di parlarsi.

A farne le spese è l’azienda, che rischia la paralisi. Il piano industriale, promesso per gennaio, è in alto mare; gli investimenti ristagnano.

Ancora sullo sviluppo sostenibile

E la società subisce, a tutto campo, l’attacco della concorrenza. Operatori quali Albacom e Fastweb acquistano traffico dati all’ingrosso da Telecom per poi rivenderlo come traffico voce a prezzi di molto inferiori a quelli offerti dall’ex monopolista.

Tavola rotonda con AGCOM (mia risposta a Mannoni)

La società perde colpi e margini non solo nel tradizionale servizio telefonico, ma anche nel campo dei nuovi servizi. La conferma è in una sentenza del Tar del Lazio del 26 ottobre 2006, che ha dichiarato nulla l’autorizzazione concessa a Telecom dall’Authority delle comunicazioni per un servizio di tv via cavo con protocollo Internet. La non replicabilità di tale servizio da parte di altri operatori, come Sky, Rai, Mediaset, avrebbe infranto, infatti, i principi del libero mercato. Ebbene, si legge nella sentenza di annullamento che l’Autorità ha dato il suo benestare al lancio di questa offerta ibrida perché «l’operatore dominante rischiava di perdere quote all’interno di un settore altamente concorrenziale».

Questione di ordinaria italianità.

Un altro pericolo, per Telecom, deriva dal principio di neutralità della rete, reclamato dalla concorrenza. Uno dei principali motivi per cui la società si tiene stretta la proprietà delle rete è che l’infrastruttura è il mezzo per intercettare e intermediare le transazioni tra utenti e fornitori di servizi via Internet, che altrimenti avverrebbero in maniera diretta, senza alcun vantaggio per Telecom.

Sulla neutralità della rete

Se questo è il quadro generale, gli investimenti diventano la priorità assoluta. Diventa soprattutto decisiva la celerità con cui saranno effettuati. Un conto è "posare" in tre anni la rete di nuova generazione che Telecom ha intenzione di realizzare, e che rappresenta il futuro economico di un grande gestore, un altro è completarla in dieci. E qui molto dipende dalla futura struttura azionaria del gruppo.

A questo non ci avevo pensato. Tanto di cappello.

Pirelli vorrebbe cedere il 50% della quota in Olimpia e imbarcare nuovi soci per rientrare, almeno in parte, dell’investimento iniziale. Ma fino a che Telecom dovrà destinare a dividendo il 90% dei profitti per permettere alla controllante Olimpia di rimborsare interessi e debiti, un’accelerazione degli investimenti appare quanto mai improbabile.

Lettere con Jeremy Penston

Allo stesso modo, sembra contraria a ogni logica industriale la vendita di Tim Brasile, la consociata da cui, nel 2006, è venuto l’80% dell’incremento dell’utile operativo di gruppo: una scelta volta a ridurre l’esposizione e a impedire il declassamento del merito di credito da parte di Standard Poor’s.

Mi tengo TIM Brasil

La domanda che investitori e clienti si pongono, anche in vista della scadenza di aprile, è se Telecom dovrà continuare a dibattersi nell’emergenza del debito o se gli azionisti intendono ricapitalizzarla per consentirle di compiere quel salto tecnologico di cui l’economia e il Paese necessitano.

In tal caso dovranno mettere mano al portafoglio e rinunciare agli utili di oggi per puntare su una redditività differita nel tempo.

Interessi divergenti e fibra universale

 

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