Non c’è traccia di Creative Commons nel Contratto di servizio!

Parafrasando i Beach boys "I wish we all could be californian guys", dopo avere letto le cose positive decise da Schwarzenegger e portate al Senato.

Cosa hanno in comune ? che premiano il futuro.

Era cosi’ anche per l’art. 6 del contratto di servizio della RAI.

Avrebbe portato ad una discesa dei prezzi delle ADSL e/o un amento della banda effettiva.

Scrive Radio Radicale: Non c’è traccia di Creative Commons nel Contratto di servizio! .

Mercoledì, 10 Gennaio 2007 – 12:00pm

Mentre sono uscite diverse voci riguardanti la presenza nell’articolo 6 del nuovo Contratto di servizio Rai-Ministero della Comunicazioni di un obbligo per la concessionaria del servizio pubblico di mettere a disposizione online tutti i contenuti trasmessi utilizzando le licenze Creative Commons (per quanto rivoluzionario, un provvedimento di semplice buon senso trattandosi di programmi realizzati grazie ai soldi dei cittadini), nel testo a disposizione della Commissione di vigilanza sulla Rai, che oggi il deputato della Rosa nel Pugno, Marco Beltrandi , ha preso l’iniziativa di pubblicare online, non se ne trova traccia.

Qui c’e’ l’art. 6 preso dal sito del Governo (prima che la togliessero)

Qui c’é l’art. 6 preso da Radio Radicale.

Io spero che la versione in mano alla commissione di vigilanza non sia l’ultima, ovvero quella su cui saranno chiamati a decidere.

confrontate voi stessi. se fosse questa, sarebbero 6 passi indietro dopo i  2 passi avanti.

da quanto interpreto io, la RAI potrebbe fare MENO di quanto fa adesso.

mi sento di dire "occasione sprecata", IMHO, da due punti di vista:

  • per gli utenti perché sparisce l’idea dei creative commons ed entrano invece le misure tecniche di protezione
  • per il mercato (e quindi per il futuro),  perché sparisce l’obbligo di erogazione diretta dal portale RAI

questo secondo punto e’ legato alla neutralità della rete.

se RAI DEVE erogare contenuti agli utenti internet DIRETTAMENTE DAL PROPRIO PORTALE, implca che questo deve essere raggiungibile (e in modo sufficiente per la TV) e cio’ e’ una garanzia di neutralità della rete e di non discriminazione tariffaria.

se viceversa RAI PUO’ erogare i contenuti NON DIRETTAMENTE DAL PORTALE ma dandoli in distribuzione ad un operatore di rete, affinche’ questo li inserisca nel proprio bouquet, la rete NON E NECESSARIO che sia neutrale (o che non discrimini economicamente).

Il 16 di gennaio il Consiglio di Stato deve decidere un passaggio molto importante.

Deve decidere se e’ giusto  che il TAR abbia dato ragione ad AIIP che la TV via cavo di Telecom Italia non é replicabile da altri concorrenti, come invece deve essere rispetto alle leggi vigenti.

Il servizio di TV di Telecom é composto, diciamo, da tre parti: Trasporto,Videoserver, Contenuti.

vediamo dei conti di AIIP

All’anno  questi Trasporto+Videoserver+Contenuti vengono venduti al pubblico a 400 euro circa. (il trasporto metropolitano va a circa 3Mbps sustained)

Se un operatore alternativo volesse fare un servizio (non necessariamente TV, magari videogiochi) dalle caratteristiche simili per quanto riguarda il solo Trasporto,  pagherebbe "all’ingrosso a Telecom" IL SOLO TRASPORTO  poco meno di 3500 euro all’anno.

circa   400 Trasporto+Videoserver+Contenuti    AL DETTAGLIO
circa 3500 Trasporto.                                      ALL’INGROSSO

Cosa significa questo ?

Ammettendo che Telecom non stia vendendo sotto i costi variabili (pratica nota come "dumping" e vietata dalle normative Antitrust), cio’ significa che gli operatori all’ingrosso pagano molto di piu’ all’ingrosso la poca banda che erogano.

Se i prezzi all’ingrosso fossero allineati ai prezzi della TV, gli operatori potrebbero vendere agli utenti piu’ banda (reale, non nominale) allo stesso prezzo o far pagare meno quella che forniscono adesso.

E adesso avete capito perché quel "direttamente dal portale RAI" a me stia tanto a cuore.

Quel "direttamente dal portale RAI" avrebbe portato di fatto AGCOM a dover far rispettare le norme sulla replicabilità, per non tagliare fuori la RAI, e questo avrebbe fatto scendere i prezzi.

E avrebbe premiato il futuro.

I wish we all could be californian guys.

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8 thoughts on “Non c’è traccia di Creative Commons nel Contratto di servizio!”

  1. Ti do una risposta parziale, quella meno variabile dalle condizioni al contorno, in prezzi annui (se vuoi i dettagli puo studiarti i listini del portale di telecom italia wholesale (ingrosso).
    ingrosso accesso 228Eur (casa mia fino alla centrale, diciamo del mio paese)
    trasporto metropolitano 1331Eur (dalla centrale del mio paese fino alla centrale di Milano)
    a questi costi ne vanno aggiunti altri.
    faccio l’esempio se io fossi abbonato ad MCLink ci sarebbero:
    il costo del trasporto dalla centrale di milano alla centrale di roma
    il costo del trasporto dalla centrale di roma al centro servizi di mclink
    il costo del collegamento alle reti internazionali (IP Transit)
    il costo del collegamento ai punti di peering (mix-it.net, nautilus, ecc.)
    questi i principali costi di comunicazione, poi ci sono altri costi tecnici per il centro servizi il costo del centro servizi (muri, corrente, aria condizionata, macchine, software, monitoraggio, ecc.), personale, amministrazione, supporto tecnico, ecc. ecc.
    poi ci sono i costi di vendita (commercializzazione).
    una maglietta di una qualunque firma che viene venduta in negozio a 300, il negoziante la compra a 100-150, ovvero ricarica tra il 100% ed il 200% per coprire i costi commerciali. (lo stesso per le zucchine)
    ora hai degli elementi di raffronto.
    e spero che tu sia scandalizzato da quanto gli operatori concorrenti vengono schiacciati, se consideri che sono praticamente tutti in perdita mentre Telecom Italia che e’ l’operatore che fornisce quasi tutta la materia all’ingrosso, invece, fa utili per circa un quarto del fatturato (su 1 euro, circa 25 centesimi).
    Non deve sorprenderti che il servizio di assistenza sia scadente, che ci siano attivazioni di servizi non richiesti, numeri “a valore aggiunto” succhiasoldi… Da una parte c’e’ chi lotta per la sopravvivenza, dall’altro chi fa larghi utili.
    Se ti interessa, ti consiglio un esercizio che ti porta via un’oretta:
    Guarda quanti sono i debiti di fastweb oggi e li sommi ai 1500 milioni di euro (circa 3000 miliardi di vecchie lire) che aveva incassato andando in borsa. Quelli sono i soldi che sono stati messi.
    Guarda quanto fattura e quanti utili fa (o meglio, quanto passivo fa).
    dividi per un milione e pensa se fosse il tuo negozio di ortofrutta, che aiuta a capire meglio.
    poi pensa a quanti soldi paghi in tasse (che % del tuo reddito)
    poi guarda quanto é l’utile netto (che % del fatturato) di qualche azienda quotata in borsa (scegli tu, da campari a gefran, fai tu)
    poi guarda quale e’ l’utile netto delle societa’ di TLC quotate in borsa (telecom, fastweb, eutelia; I.NET non fa piu’ testo perche’ per 3/4 fa altro, una decisione che prendemmo nel 2001, mi pare di ricordare).
    e poi scrivi 2 cose che faresti se tu fossi il regolatore (AGCOM) per avere un mercato efficiente e trasferire benefici sostenibili ai consumatori.

  2. Quindi Stefano,non fai altro che confermare i miei dubbi sulle percentuali di ricarico dei costi( esorbitanti ) nei vari passaggi ( dall’ingrosso al rivenditore all’utente ) .
    E’ un malcostume esistente in tutti i settori lavorativi,perchè ?
    Al di la della concorrenza come ti spieghi sia possibile che l’operatore X , per un preventivo inerente una HDSL 8 Mbit, possa far pagare meno di 1000 euro e l’operatore Y almeno 2900 € ?
    Se si riuscisse davvero a costruire il “One Network” la banda costerebbe,realmente,meno anche per l’utente finale ? Oppure rimarrebbero ancora tutti i vari passaggi esistenti attualmente dall’ingrosso all’utente ?
    In Italia,non ti sembra che il One Network,sia Utopia* ?
    * Utopia in stile Thomas More

  3. Un post davvero interessante questo, ma i commenti lo sono ancora di più. Sapevo questa cosa dei prezzi all’ingrosso di Telecom Italia ma ragionare con i numeri rende molto di più la dimensione del problema. AGCOM è assente per quanto la riguarda telefonia mobile, Internet, non ha fatto nulla per i costi di ricarica (che si è movimentata solo grazie ad una petizione online caro Bersani), non ha impedito l’affossamento del Wifi…io ora temo per le sorti del Wimax. Se il Garante per le Comunicazioni non fa nulla, allora siamo noi che dobbiamo fare qualcosa. Non possiamo rischiare di perdere l’opportunità del Wimax. A proposito di Wimax, c’è un Googlebombing in atto per discutere sull’opportunità di liberalizzarne le licenze (invece di assegnarle mediante aste pubbliche). Che ne pensate?

  4. Gianmatteo, non e’ vero che e’ un malcostume diffuso.
    non e’ cosi’ diffuso e non e’ detto che sia un malcostume.
    se guardi le aziende quotate in borsa nei settori dove c’e’ concorrenza, i margini sono bassi
    la concorrenza tende ad annullare i margini
    ci sono delle soglie per cui certe maggiorazioni sono necessarie, ad esempio, in un posto con poco mercato, il margine sul singolo prodotto sarà piu’ alto (altrimenti come vive il negoziante ?) rispetto a un posto di grande affluenza.
    esistono molte condizioni e non si puo’ fare di ogni erba un fascio.
    i confronti all’interno di uno stesso settore in uno stesso mercato, pero’ sono indicativi.
    fai l’esercizio di una oretta che propongo sopra…
    quando compri un accesso a 8 mbps stai comprando
    presidio commerciale (venditore, pubblicita’, brand)
    accesso
    processo di fornitura
    assistenza tecnica
    processi di ripristino guasti
    fatturazione
    altri processi del fornitore (R&D, ad esempio)
    recupero crediti
    l’accesso e’ il meno.
    in casi piu’ estremi, i prezzi si fanno a partire dai costi o per posizionare un prodotto.
    il costo di una maglietta e’ confrontabile, che sia di guru o non di marca, in qs caso il prezzo e’ solo questione di posizionamento. (leggi “decisione arbitraria”)
    perche’ un sms costa 300 lire e una mail 0 ?
    posizionamento.
    diro’ una cosa fastidiosa.
    i prezzi degli accessi ad internet sono troppo bassi
    in trentino mi risulta che i rifiuti sono 40eur/mese per abitazione di 2 persone.
    cosa vuol dire “alti o bassi” ? rispetto a cosa ?
    faccio un esercizio mentale banale:
    immaginiamoci in un possibile futuro a regime.
    la telefonia viaggia tutto su DSL e tutti hanno un DSL flat e ci fanno tutto il traffico che sappiamo.
    immaginiamo che l’azienda distribuisca dividendi solo un filino maggiori del rendimaento dei BOT (altrimenti non ci prestano i soldi da investire e comprano i bot), ma non distribuiamo dividendi extralarge per pagare debiti pregressi.
    questi soldi che genera l’azienda, sono sufficienti a pagare la realizzazione di una rete in fibra fino a casa degli utenti ?
    posto in altri termini: la redditività attuale dell’Internet é sufficiente a garantire le spese correnti e gli investimenti desiderati ?
    probabilmente no, e allora il prezzo e’ basso.
    One Network non necessariamente abbassa i prezzi.
    genera offerte con qualita’ differenziata grazie alla concorrenza a livello di servizi (e quindi abbassando quella parte di prezzo (assistenza tecnica, dns, mail, IP transit, …)
    puo’ garantire la manutenzione e lo sviluppo della infrastruttura comune secondo il piano che gli operatori ed altri stakeholder possono concordare.
    e no, non e’ utopia.
    un minimo di speranza c’e’.
    due anni fa mi hanno cacciato dall’ufficio dove lo stavo dicendo.
    la settimana scorsa lo ha scritto sul corriere della sera chiaramente il prof. Pontarollo.
    il meme cresce se lo facciamo crescere.
    maurizio, il google bombing puo’ essere un modo per sollevare l’attenzione. tuttavia i problemi sono complessi e nessuno ha LA soluzione in tasca, anche perche’ non esiste.
    ci sono molte opzioni e una autorità dovrebbe vagliarle tutte, raccogliere le istanze e poi decidere sulla base delle regole date, senza fare politica industriale, cosa che compete al governo.
    nel caso in specie, le regole delle assegnazioni …
    (stavo per scrivere “aste”, ma non voglio cadere nel fatto che siano aste al maggior prezzo, possono essere assegnazione basate su criteri come impegni di investimento, occupazione, copertura, colore degli occhi)
    … le regole delle assegnazioni sono di competenza del Ministero. E’ la’ che bisogna farsi sentire. Secondo me, 100.000 firme hanno piu’ peso di un google bombing, pero’ e’ difficile, perche’ la verita’ e’ che al vasto pubblico, frega delle politiche sulle TLC quanto delle politiche sul grano, o forse meno.
    questo perche’ purtroppo siamo un paese di analfabeti dell’ict e non capiamo che le TLC non sono un prodotto ed e’ finita li’.
    le tlc sono un ambiente su cui si sta progressivamente spostando una quota sempre maggiore del PIL.

  5. Il mio provider è da anni MClink e ne sono soddisfatto. Il prezzo del mio abbonamento ADSL è decisamente più alto rispetto a quello degli altri concorrenti, ma è affidabile. Io sono disposto a spendere la stessa cifra per il Wimax (e pur di accannare la Telecom) e considerando anche il discorso VOIP. Per quanto riguarda le regole delle assegnazioni, ok, non è solo un discorso di maggior prezzo. Ma sappiamo dal TAR che l’AGCOM tutto fa tranne che fungere da Garante. Ecco il motivo della liberalizzazione. Per evitare rischi (certezze?). Stefano, ovviamente ne sai decisamente più di me (visto che sei parte attiva in causa mentre io sono un semplice utente). Se le firme hanno più peso del Googlebombing (e concordo pienamente) ok, vada per le firme. Qualsiasi sistema è buono, l’importante è fare qualcosa. E’ vero che siamo un paese di analfabeti dell’IT, è vero che la gente non si rende conto della potenza fornita da Internet, ma è anche vero che l’informazione è potere. Il potere dei blog (sto scoprendo questo mondo da poco) è enorme. I blog sono collegati tra loro e l’informazione nella blogosfera vola come la luce. La gente è analfabeta? Alfabetizziamola noi divulgando queste informazioni. Nel mio piccolo faccio quello che posso (blog e sito web). Inoltre bisogna agire in fretta. Non sono a conoscenza di una campagna di raccolta firme in merito alla questione Wimax. C’è?

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