Leggete l’articolo sotto su PCWeek.
E’ uno scandalo!
L’interoperabilità e’ uno degli obiettivi dati dalla legge (codice delle comunicazioni) ad Autorità e Ministero.
A suo tempo AIIP chiese di obbligare, come da legge, l’interoperabilità con il videotelefono di Alice con il risultato che, Telecom non apri’ il servizio ma piuttosto smise di venderlo.
Sul punto c’e’ una denuncia pendente in Antitrust! (o meglio dire dormiente ?)
E’ uno scandalo!
E’ intollerabile consentire a chi ha i 3/4 del MERCATO DELL’ACCESSO E
DEI SERVIZI A LARGA BANDA di poter approfittare illegalmente delle esternalità di
rete a proprio favore non consnetendo l’interoperabilità ai propri
servizi.
LE NORME SULLA VOIP STABILISCONO CHE SE SI USANO NUMERI TELEFONICI ITALIANI SI DEVE INTEROPERARE
Ministero, Autorita’: Ministro Gentiloni, Presidente Calabro’, Presidente Catricalà, cosa deve accadere perche’ interveniate ?
non interoperi ? allora via i numeri!
E’ UNO SCANDALO !
Da Pcweek:
È in vendita da qualche giorno il "Nuovo Videotelefono": così lo chiama Telecom per distinguerlo dal precedente, denigrato dai consumatori. Il nuovo funziona sia su rete normale (Rtg) sia (è questa la novità) su Adsl. Attenzione, però: solo su Alice Adsl e in abbinamento con Alice Voce (il Voip di Telecom). È una tipica
offerta Ip chiusa di Telecom. Il videotelefono costa 169,90 euro e ha uno schermo 640 x 480. Un punto di forza è la fluidità dell’immagine: fino a 25 frame per secondo, comunque regolabile dall’utente (per un compromesso con l’occupazione di banda e la risoluzione).
Le chiamate voce sono possibili verso tutti i telefoni, com’è ovvio; le video chiamate, invece, solo verso altri video telefoni Telecom oppure cellulari Umts di Tim. Nel primo caso costa 6 cent al minuto (fascia oraria unica): si noti che è un prezzo inferiore alla normale chiamata Telecom di fascia oraria piena. Verso cellulari, è 90 cent al minuto.
Peccato che Telecom non abbia stretto accordi per estendere l’interoperabilità delle video chiamate. Sarebbe bello poterle fare con utenti Msn, connessi a webcam, per esempio. Telecom, però, preferisce non aprire uno spiraglio nel proprio giardino recintato Ip, altrimenti creerebbe un precedente e finirebbe per concedere anche l’interoperabilità con i servizi Voip dei concorrenti.
Ad oggi, invece, è ancora impossibile fare chiamate in Voip tra numeri di Alice Voce e altri servizi Voip: la delibera Agcom dell’anno scorso, con la quale si imponeva invece a Telecom di aprire il proprio Voip, non è stata ancora applicata.
La crescita del VoIP in Italia sarà frenata dalla mancanza d’interoperabilità.
E’ vero, è uno scandalo. Ma non limitato alla sola Telecom Italia: la mia ragazza ha fatto Fastweb Easy (su mio consiglio -sigh-) ed io non riesco più a chiamarla con Skype sul telefono di casa.
Gli altri (grandi) operatori telefonici hanno interesse a mantenere lo status quo: se il VoIP non è affidabile, se non si è sicuri di poter chiamare ogni numero nazionale, le aziende e la gente ci penseranno due volte prima di abbandonare i servizi voce tradizionali.
Stefano, le chiacchiere stanno a zero. Non credo che tu, con tutta l’esperienza che hai, vedi per la prima volta questi “scandali” (direi anzi che ne hai visti di più di quelli che ci racconti e che non puoi dire per etica professionale o altro). Probabilmente ti sei opposto come operatore, poi anche come presidente di una associazione di operatori; e magari in qualche caso hai anche avuto un discreto successo (ipotizzo, non conosco la tua storia al dettaglio). Però credo, prendendo spunto dall’ultimo James Bond (Casinò Royal), che sia il caso di “considerare la visione più ampia”: ferma il tempo all’istante e valuta la situazione globale, che vedi? In altre parole: diciamo che tu oggi alzi il telefono e chiami qualche vecchio collega, e organizzi filantropicamente una cordata legale contro questo ennesimo scandalo. Iniziano i comunicati stampa. Poi si depositano gli atti. Poi c’è tutto il procedimento legale. Risultato? Tra qualche anno, se i procedimenti non diventano dormienti, se nel frattempo le condizioni a contorno non sono cambiate, e se effettivamente c’è una violazione, Telecom è obbligata a rendere replicabile: o smette di vendere (è successo), o se ne frega e vende (è già successo), o rende replicabile giocando con i margini di guadagno dei competitor (è già successo), o chissà quale altra novità. E’ anche possibile che a causa di qualche tanto strana quanto improbabile congiuntura positiva, le cose procedano per il meglio (però sempre tra qualche anno). La “visione più ampia” in questo caso è (imho e, ancora più importante “earnest”): il paese è fermo (che sia solo il voip o solo l’iptv o solo un piccolo accessorio dal valore industriale addirittura trascurabile: è fermo). Ora, a qualcuno (pochi) può star bene così, ad altri (un po’) girano ma il gioco vale la candela, ad altri ancora (un bel po’) girano tanto e sfiatano da ogni buco (parlo delle orecchie), e poi c’è una massa abnorme di gente che ha tutto da perdere ma non lo sa. Allora noi, che ci rendiamo conto delle cose (sicuramente io meno di te, ma ho incluso anche me per mero orgoglio), possiamo limitarci a parlare? O ai comunicati stampa? O alle cordate legali? Io onestamente preferisco appoggiare il sigaro, scolarmi il bicchiere di burbon, uscire dal salottino vittoriano dove ogni tanto ho la fortuna di incontrare gente come te, per andare ad infilarmi dentro ogni bettola a raccontare la storia quasi fossi un menestrello; anche se ogni bettola dovesse essere “too tropp infogned”. E’ tutto paralizzato. I meccanismi trasversali non bastano più a sopperire la mancanza dei meccanismi formali; parafrasando parole di J.P. Barlow del 2001: “l’anarchia funzionante Italia” … non funziona più. Non ci si può più fermare alle pur importanti azioni di denuncia. Il problema è che andare oltre la denuncia delle malefatte costa (soldi e/o tempo): qualcuno non è disposto a spenderci (sacrosanto), qualcuno si ma non riesce a formare la massa critica (un po’ non gli credono, un po’ sono chiusi dentro ai salotti di cui sopra perchè le bettole sono troppo infogned, un po’ fanno altrettanto ma sono solisti). In ogni caso, se la scelta (fermarsi alla denuncia o andare oltre) è effettuata solo secondo logiche utilitaristiche (sacrosanto) le cose rimangono così. Nemo tenetur se detegere (vale anche per Telecom).
Scusa, rileggendo mi sono reso conto di aver tralasciato una cosa che credo sia importante mettere in evidenza: questo non significa che tu (come qualsiasi altro blogger o giornalista) non devi scrivere eh! L’impegno che riversi sul blog da parte mia è apprezzato parola per parola! Dicevo soltanto che mi piacerebbe poter andare oltre i commenti sul tuo blog, o i miei esperimenti giornalistici, e auspico che le persone con testa sulle spalle e medaglie di guerra sul petto facciano altrettanto.
@Michele, e’ vero che su alcune cose ci vogliono anni, ma si riescono a svolccare.
altre hanno richiesto meno tempo.
bisogna insistere.
@Roberto, ci sono dei stinguo: Telecom e’ dominanante (notificata come avente significativo potere di mercato, in termini legali) e quindi ha degli obblighi procompetitivi che altri non hanno.
Skype essa stessa e’ intertoperante e per questa ragione non puo’ usare numeri italiani.
Il punto e’ che Skype non li usa, ma Telecom si.
A questo punto, se io fossi skype, visto che Telecom se ne frega, me ne fregherei anche io…
Stefano, Se nel mio piccolo posso fare qualcosa di pratico per aiutare dimmelo pure: la mia email ce l’hai.
Devo ammettere che nonostante mi consideri un esperto molti dati che riporti mi risultano di difficile comprensione ma per rendersi conto che quello che scrivi è sacrosanto non è necessario comprendere al 100%!
Possibile che Agcom dorme sempre ? Mi pare strano che non sia intervenuto l’Antitrust,ben più “sveglio”. Hai comunque ragione: fossi Skype o un’altra telco mi adeguerei a questo comportamento.
Scusate, ma vi siete accorti chi sia il produttore del videotelefono Telecom? E perche’ mai tale oggetto sia “spinto” da Telecom? L’avete mai provato tramite, chesso’,Tiscali o Infostrada? Provate, provate …