E dopo la fibra ottica ? L’entanglement

Due oggetti "entangled" sono "allacciati" non nello spazio fisico.

Come  andare più velocemente della luce e senza un mezzo fisico come l’etere e la fibra ?

Semplice: si pigliano due oggetti, si "entanglano" e li si porta uno al trasmettitore ed un al ricevitore.

Poi si altera uno dei due e l’altro, esattamente nello stesso instante,  reagisce alterandosi a sua volta.

Questo articolo (pdf) porta a pensare che nel giro di alcuni decenni, le tele-comunicazioni saranno affatto diverse da come le concepiamo oggi.

Grazie Angelo per la segnalazione!

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4 thoughts on “E dopo la fibra ottica ? L’entanglement”

  1. Mi spiace deludervi, ma l’entanglement non puo’ essere usato per inviare segnali (per ragioni di principio, non per dettagli tecnici). Quel che si instaura “istantaneamente” fra due oggetti entangled e’ una correlazione che puo’ essere verificata solo a posteriori confrontando le misure su entrambi gli oggetti entangled, e per poterlo fare (il confronto) e’ necessario come minimo comunicare ad uno dei due oggetti il risultato delle misure sull’altro.
    Questa e’ una delle proprieta’ piu’ bizzarre della meccanica quantistica.
    PS
    L’articolo che citi, Stefano, e’ cmq interessante perche’ verifica le correlazioni di stati entangled su distanze e tempi macroscopici (anche se, a dir la verita’, non sono aggiornato e non so quale sia attualmente lo stato dell’arte su queste realizzazioni pratiche dell’esperimento di Einstein-Podosky-Rosen). Non so pero’ se una distanza pur di migliaia di chilometri potrebbe essere sufficiente per indagare proprio quell'”istantaneamente” che appare tanto privo di significato alla luce della relativita’ ristretta…

  2. Non ho detto niente di eretico, e’ quel che si insegna in qualsiasi corso di fisica. Vedi qui
    http://en.wikipedia.org/wiki/Superluminal#Quantum_mechanics
    per esempio.
    Del resto anche nelle conclusioni dello stesso articolo (“This experiment amply demonstrates that:”) non si cita mai la possibilita’ di comunicazioni.
    Mi rendo anche conto, in effetti, che il punto e’ molto sottile (com’e’ possibile che una modificazione qui e ora produca una cambiamento anche li’ e ora, e io non possa sfruttare questo per mandare un informazione, anche un solo “bit”?)… il fatto e’ che il tipo di “modificazione” prodotta e’ nascosta in profondita’ nelle pieghe probabilistiche della teoria e non corrisponde a qualcosa di direttamente misurabile (come dicevo, si tratta di “correlazioni” per misurare le quali c’e’ bisogno di ENTRMABE le misure sui due oggetti entangled…).
    Per esempio all’inizio, e per lungo tempo, non era affatto chiaro che ci fosse davvero la “propagazione istantanea” di un effetto fisico. Tant’e’ che Einstein usava il paradosso EPR (un esperimento esattamente del tipo descritto dall’articolo che hai citato) proprio per evidenziare l’INCOMPLETEZZA della descrizione quantomeccanica della natura. Si dovette aspettare molto tempo (quasi trent’anni), una formulazione piu’ quantitativa del problema (le famose disuguaglianze di Bell) per capire un pochino di piu’ la faccenda.
    Questo tra l’altro (e poi, lo giuro, la pianto…) la dice lunga su quanto Einstein avesse messo il dito esattamente nel punto giusto. In molti libri di divulgazione scientifica si presenta l’episodio del paradosso EPR come l’ennesima sconfitta di Einstein “contro” Bohr solo perche’ poi, in effetti, le previsioni della MQ sono state confermate sperimentalmente (le disuguaglianze di Bell sono effettivamente violate). Il punto e’ che e’ stato Einstein, e non Bohr, ad aver colto perfettamente i punti “critici” e destabilizzanti (per il senso comune) della MQ. Esattamente quei punti che ancora oggi, a 80 anni di distanza, abbiamo imparato a manipolare meglio ma senza, davvero, averne compreso la natura.

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