AGGIORNAMENTO: IMHO, Manifesto sull’assetto del mercato TLC

AGGIORNAMENTO: Vittorio su Borsa e Finanza ha scritto un **bellissimo** articolo sulla politica industriale delle TLC, con una mia intervista su questi argomenti.

Questo testo, pulito e sotto forma di articolo grazie ad Apogeo, é scaricabile qui, per eventuale stampa o diffusione.

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Francamente… ne ho un po’ le tasche piene.

Mettetevi comodi, questo post non sarà breve, ma spero che scorra bene e qualche sorpresina e qualche idea originale c’é.

Per mesi e mesi abbiamo seguito sui media questioni sulla proprietà di Telecom, chi se la compra, chi non se la compra, quale prezzo per azione, cosa fanno le banche, … solo finanza.

Si sono avvicendati i nomi di Hinduya, Telefonica, Murdoch, Sistema, e adesso AT&T e  America Movil.

Due volte, pare, si é andati vicini a concludere: con Murdoch e adesso.

Dopo la prima occasione, MTP mi disse che l’accordo non c’è stato per questioni politiche.

Di certo, quando sembrava che si fosse vicini all’accordo, e solo allora, si é iniziato a parlare di regole di mercato, di separazione della rete di accesso, di strategicità della rete nel sistema per lo sviluppo economico e per la sicurezza dello Stato.

Solo quando pare si arrivi vicino ad una cessione si affrontano temi industriali, quando la cessione si allontana si parla di finanza.

Tra agosto (murdoch) e aprile (at&t+america movil), per sette lunghi mesi, non si è parlato della questione industriale, se non da parte della SLC della CGIL. Il resto, solo finanza o intercettazioni telefoniche.

Ma anche di dico, vallettopoli, il grande centro, la missione in afghanistan, tre italiani sequestrati, il processo di cogne, vallettopoli tutti temi importantissimi e di attualità, ma non rilevanti per lo sviluppo economico del paese.

Possiamo parlare un pochino anche di questo ?

Per la verità, Franco, Alfonso, Vittorio, Luca qualche cosa hanno contribuito, ma non si é mai riusciti a entrare nel mainstream della comunicazione.

Se però arriva un compratore, tutti a dare giudizi sul "libero mercato" o sulla "strategicità della rete" senza aver fatto i compiti a casa e sapere che IL MERCATO si basa SU REGOLE E LORO APPLICAZIONE e senza sapere perché LA RETE E’ STRATEGICA (se lo é). 

Possiamo evitare di limitarci a ritornelli tipo "viva il mercato la rete non e’ strategica" o "la rete é strategica e il mercato non é sufficiente" ed ENTRARE NEL MERITO ?

Francamente ne ho piene le tasche degli slogan e dei ritornelli.

Iniziamo da qui: "la larga banda é prioritaria per il paese"

Perche’ ?

Esiste una correlazione provata tra diffusione della larga banda ed aumento della competitività o della produttività o del reddito procapite o … scegliete voi  ?

Domanda: se esiste correlazione, in che misura é riferibile alla diffusione tra i consumatori piuttosto che tra le imprese ?

Io non ho una risposta certa.

Dell’always on, sono certo, cambia i paradigmi comunicativi e consente di accelerare le interazioni aumentando l’efficienza; della broadband non lo so.

Che la Information e Communication technology siano fondamentali, pare invece provato. Ieri e’ uscita la notizia che l’ICT contribuirebbe in Europa per il 50% della crescita della produttività. Fino a poco tempo fa si diceva il 40%.

Allora uno si dovrebbe chiedere: é possibile fare delle politiche che favoriscano lo sviluppo dell’ICT in Italia ? e se si, in che misura passano dalla rete ?

Su questo esistono degli indicatori. TLC, Finance e PA sono i tre driver maggiori dello sviluppo dell’ICT.

F
in qui abbiamo solo stabilito che le TLC sono importanti.

Domanda: la rete a banda larga, la rete di nuova generazione, é essenziale per lo sviluppo del paese ?

Io non lo so.

Intuisco, ma é solo una intuizione, che lo sia. Se guardo i
numeri, la diffusione del broadband tra i consumatori negli USA é
modesta ma la crescita di produttività recente é stata record, però se
guardo la Corea o il Giappone, ho indicazioni diverse.

Come detto, tendo ad essere più incline a rinetere che sia meglio
avere una rete di nuova generazione piuttosto che non averla e che
convenga che la paghiamo (i consumatori la dobbiamo pagare, o
attraverso una tassazione o attraverso le tariffe dell’operatore).

Che la rete di nuova generazione sia una sola, che non vi sia spazio per due reti, ormai lo do per acquisito. Ormai lo dicono anche i sassi, oltre alle persone che in telecom si occupano della rete.

Se avessimo fatto un referendum o un sondaggio un secolo fa
chiedendo agli utenti se volevano il telefono, cosa avrebbero risposto
alla SIP di allora ? (Società Idroelettrica Piemontese, il nome viene
da lì). Avrebbero detto che non serviva per parlare da un lato
all’altro dell’aia.

Se oggi chiedessimo alla totalità degli utenti cosa vogliono, ci
risponderebbero "costi piu’ bassi del telefonino", non "rete in fibra
fino a casa".

Domanda: Come conciliare l’utilità a lungo termine di uno
sviluppo infrastrutturale del Paese con le esigenze a breve termine
delle aziende che guardano al trimestre nel soddisfare i bisogni
immediati degli utenti ?

Questo mi sembra sia il nocciolo.

Ma allora sorge un’altra domanda legittima:

Domanda: e’ possibile fare una rete alternativa integralmente nuova, a prescindere dal possesso della rete fissa in rame ?

Risposta: no. E’ necessario usare in varie fasi di un
eventuale upgrade vari pezzi di rame esistente e soprattuto i dotti, le
centrali, ecc. Non lo dico io, lo dicono tutti gli ingegneri tecnici e
impantisti con cui ho parlato.

Però man mano che la tecnologia evolve, la necessità di intervento
umano diminuisce; la fibra ha guasti che sono 2 ordini di grandezza in
meno del rame.

Questo indubbiamente genera una questione di occupazione

Domanda: é possibile gestire la questione occupazionale determinata dalle innovazioni tecnologiche ?

Risposta: secondo me é difficile ma va fatto. Le principali
variabili a mio avviso sono quattro: il costo dei servizi all’ingrosso,
la qualità degli stessi, l’estensione della nuova rete ed i tempi della
sua realizzazione.

Se anche dicessimo "chissenefrega" di fare una rete nuova, di
espandere i servizi sulla rete attuale e invece continuiamo a usare il
telefonino ché é quello che vogliono gli utenti e non riteniamo
vantaggioso (costi/prestazioni) fare rete fissa e tantomeno di nuova
generazione, viene un’altra domanda invece che ha a che fare con chi,
dei servizi di rete fissa non ne può fare a meno.

Domanda: la rete fissa viene usata da servizi che garantiscono l’ordine dello Stato e se si, possono farne a meno ?

Qui mi dispiace che Zingales abbia detto cose imprecise sul Sole dell’altro ieri, é stato male informato.

I collegamenti di esercito, guardia di finanza, carabinieri,
ministeri, ecc. passano tutti, salvo rare eccezioni,  su questa stessa
rete e no, non esistono alternative, anche perché il wireless non é
sufficiente
.

Allora cosa vogliamo fare ? continuiamo a parlare di "tu hai fatto
cosi’, allora io faccio cosà’" oppure entriamo seriamente nel merito e
ci poniamo domande come quelle sopra e ne traiamo le conseguenze ?   

La mia risposta si chiama One Network:

  • se si decidesse che avere una
    rete moderna é nell’interesse a medio lungo periodo del Paese,
  • con un
    indirizzo politico che garantisca la remunerabilità dell’investimento (la regolamentazione é tutto)
  • con un piano di servizio universale di accesso alla rete,
  • di evoluzione verso FTTH (fibra fino a casa),
  • in un arco temporale lungo per accompagnare la riduzione dell’occupazione,
  • con possibile partecipazione degli altri operatori,
  • con
    un board tecnico comune,
  • con una governance chiara,
  • con
    un management indipendente eventualmente nominato da una fondazione che non abbia fini di lucro,
  • che venda servizi solo all’ingrosso per favorire la concorrenza al dettaglio, 
  • con un price cap  dei servizi
    forniti, gestito da una autorità, per costringerla all’efficienza,
  • con un rendimento garantito
    per chi la finanzia, eventualmente attraverso dei bond,

A chi potrebbe obiettare "ci sono le regole europee, non si puo’ fare", racconto che sono andato a parlare con Peter Scott
a Bruxelles che ho incontrato con metà del suo staff e gli ho chiesto
se lui vedesse degli ostacoli in un progetto industriale di questo
genere, derivanti dalla regolamentazione europea di INFSO e la risposta
é stata di no, che questa non pone ostacoli.

questo mi sembrerebbe un discorso che parte dal capo e non dalla coda.

di questo mi piacerebbe sentir discutere.

di piano industriale, non di finanza, di cui ho le tasche piene.

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53 thoughts on “AGGIORNAMENTO: IMHO, Manifesto sull’assetto del mercato TLC”

  1. Societa’ Idroelettrica Piemontese…!!! Altro che Societa’ Italiana Per le telecomunicazioni…!!!
    PS
    Lo so, lo so che e’ un commento praticamente off-topic, ma questo non significa che non abbia apprezzato molto questo tuo post… 🙂

  2. Stefano, di fatto sei passato dalla tecnologia all’economia e dall’economia alla politica, intesa nel senso più alto e nobile del termine. Il vero interrogativo che si pone oggi è un’altro. E’ disponibile Stefano Quintarelli a fare il grande salto e ad entrare ad assumere un ruole politico? E’ pronta la parte più avanzata di questo Paese a sostenere le idee di progresso che porti avanti? Ovviamente non ho risposta a queste domande, anche se credo che molti dei temi prioritari che tu poni non siano attualmente nell’agenda politica e questo ci dovrebbe far riflettere. Tu ti stai occupando delle fondamenta dello sviluppo economico del nostro Paese, anche se queste fondamenta sono nascoste nel terreno in profondità e nessuno le vede. Cosa fare?

  3. Stefano,
    avevo letto questo post l’altro giorno e ti volevo scrivere subito, ma poi è sparito.
    Stamani è ricomparso, poi il tuo sblog ito è diventato irraggiungibile. Ti giuro che ho pensato ad un sabotaggio per le cose scomode che dici 😉
    Entrando nel merito, condivido con te la nausea da “miopia della classe politica”. Il nocciolo della questione sta proprio nella mancanza di visione a lungo termine. Benché io creda che la One Network di cui tu ti fai promotore non sia l’unica via, forse è la meno difficile. Forse è la via che può più facilmente essere impiantata nelle teste vuote di chi deve prendere decisioni politiche, soprattutto adesso che lo deve fare in fretta.
    Nei prossimi giorni c’è una partita importante da giocare. La tua voce autorevole può forse influenzare qualcuno lassù in alto e mi/ti auguro che possa trovare ascolto.
    Per cui “forza con la One Network”, ma quando sarà passata la buriana, mi piacerebbe che tu parlassi anche di alternative.
    Io credo nel valore della “diversità”, anche in campo ingegneristico.
    Libero

  4. Bella domanda! A volte (sempre più spesso in realtà) mi chiedo anch’io se non sia il momento di declinare le mie convinzioni etiche e di impegno sociale in chiave politica, e mi sembra di capire che è un sentire diffuso nella “comunità 2.0”. Se son rose fioriranno… comprese le spine

  5. cit “E’ disponibile Stefano Quintarelli a fare il grande salto e ad entrare ad assumere un ruole politico? E’ pronta la parte più avanzata di questo Paese a sostenere le idee di progresso che porti avanti?”
    Esattamente.
    Servirebbe gente competente e con grandi visioni ai timoni giusti.
    Ma tipo adesso… non tra 20 anni. 🙂

  6. Il post è molto interessante e molto ben articolato.
    Vorrei intervenire solo per confutare uno dei presupposti del ragionamento, ovvero l’affermazione del rapporto di casualità diretta tra gli investimenti in ICT (tra cui la banda larga) e la crescita economica. QUesto è uno dei capisaldi della strategia di Lisbona [fare dell’Europa l’economia della conoscenza più competitiva del mondo, gli investimenti in ICT pesano per il 40% sulla crescita del PIL (in USA), la banda larga è uno degli obiettivi prioritari etc], ripresa poi massicciamente dal programma iEurope2010.
    A livello analitico questa correlazione non è perfettamente provata, nè unanimemente condivisa. C’un numero non indifferente di studi, cito solo quello di Daveri “Information Technology and Growth in Europe” (http://www.igier.uni-bocconi.it/whos.php?vedi=395&tbn=albero&id_doc=177), che dicono che la relazione ICT-PIL può essere vera anche in senso inverso, ovvero che tanto più un paese cresce, tanto maggiore è la quota di investimenti in ICT. La modernizzazione telematica dei paesi può una conseguenza della crescita, non una causa.
    Non è affatto provato che investire massicciamente in ICT porti necessariamente una maggiore crescita del PIL.
    Infatti, negli ultimi 2 anni, nonostante in Italia non si sia fatto molto (diciamo molto poco) per attuare la strategia di Lisbona, la nostra competitività non è peggiorata. La Germania sta sperimentando un boom delle esportazioni (segno di grande competitivtà), eppure non ha accelerato il ritmo degli investimenti in ICT.
    Ciao
    Vittorio

  7. Riccardo De Benedetti

    Con le tue competenze starei fuori dalla politica. Per un motivo molto semplice: è meglio fare lobbyng, seria, chiaramente pubblica, motivata dall’interesse generale. È una fase, lunga, nella quale la politica è debolissima. In moltissimi casi, come questo delle reti, è eterodiretta. Se entri in politica devi prima lottare con i tuoi competitori vicini che, sia chiaro, lottano per il potere anche quando si ammantano da antipotere e non potrebbe essere diversamente; devi vincere la competizione; quando ti sei insediato devi mettere mano alla macchina decisionale, inefficiente e obsoleta ma assolutamente funzionale alla competizione che è preventivamente richiesta per assidersi sul trono della rappresentanza. Dimenticavo; ti accorgerai che la lotta che devi sostenere non è con i tuoi avversari politici manifesti, ma con quelli che ti stanno accompagnando o ti hanno accolto. Questo è uno dei dati sconvolgenti della nostra situazione: la vera lotta politica è all’interno degli schieramenti non è mai tra gli schieramenti, qualsiasi cosa ne pansino gli elettori. In queste condizioni la tua visione delle cose sulla strategia delle reti diventerà tuo malgrado qualcosa che si stempera, via via sempre più esangue, fino a che i tuoi compagni di lotta e di governo ti considereranno un routinier della questione così come ci sono quelli che si occupano di questo e non di quello, di quest’altro e non di quell’altro ancora; intanto avrai maturato i due anni sei mesi un giorno con i quali potrai accedere al laticlavio pensionistico di tutti coloro che hanno servito il mito della rappresentanza popolare senza mai esercitarla realmente…
    Scusa lo scenario fosco, ma è quello che ho sperimentato da vicino per aver ottenuto la legge 122 a difesa del patrimonio di chi acquista casa in costruzione attraverso un istituto come la fideiussione obbligatoria da decenni applicato in tutta Europa e da noi solo in virtù della legge che ti ho citato dal 2005. Credo che il fattore di successo della mia azione sia dipeso da un’assoluta mancanza di illusioni riguardo la politica in quanto tale e ad aver costruito una rete di cittadini, guarda caso utilizzando massivamente internet, senza quasi alcuna sede fisica, in grado di rappresentare un problema non adeguatamente rappresentato dai parlamentari. Occorre prendere sul serio il debito di rappresentatività che denunciano le nostre istituzioni elettive, per il semplice fatto che solo facendo leva su questo deficit e indicando una strada percorribile e condivisa è possibile moderare il corso e la piega degli eventi che premia quasi con l’inesorabilità di una legge fisica gli interessi forti e consolidati. Credo che tu conosca Fiorello Cortiana e il suo impegno sulla vicenda del software… credi che quando lo hanno giubilato alle ultime elezioni qualcuno abbia ripreso in mano il suo tema? Io ne sento parlare molto meno. Ma la questione merita una continuità di azione e di decisione che riesca a colmare l’assenza di chi se ne interessava prioritariamente e questo tipo di azione la può fare una lobby, non il corpo politico che ha giubilato Fiorello magari assumendo sulla carta le sue priorità.
    Scusa la lunghezza del commento, ma il tuo post, che condivido e apprezzo nel contenuto mi ha portato al 2000 quando, dopo aver perso tanti soldi e la casa, ho deciso di muovermi per ottenere quello che la legge mi negava e fare in modo che ciò che era accaduto a me e ad altre migliaia di famiglie non capitasse ad altri, dal momento che già non capitava e da decenni a nessuno dei paesi civili a cui facciamo riferimento con ipocrita sollecitudine.
    Un saluto. Riccardo

  8. Da profano trovo stimolante la tua domanda sull’utilità della banda larga per lo sviluppo del paese.
    Ho sempre dato per scontato che la copertura dell’intero paese in banda larga fosse indispensabile in questo senso, ma effettivamente non ho mai valutato la cosa in modo razionale.
    Nel mio molto piccolo, sono una vittima del digital divide, navigo da casa a 52K. Da qualche settimana sto valutando alcune offerte alternative per accedere a una banda più sostanziosa e, dovendo fare la spesa, ho cominciato a pormi domande sull’utilità di questa operazione. Il risultato è che con i miei 52K riesco a fare tutto ciò che mi è utile.
    Certo non scarico nulla, non gioco e non vedo film in streaming ma non vedo in questi elementi dei fattori cardine per lo sviluppo economico ne mio ne del paese.
    Per le aziende forse è diverso ma non per quelle piccole che conosco per esperienza diretta. Io credo che l’esigenza piuttosto sia quella di avere una banda certa,
    stabile, economica e di semplice accesso.
    In generale ho la sensazione che, a volte, la voglia di progresso faccia perdere di vista le priorità che il progresso stesso dovrebbe avere.
    Mi piace molto l’idea di “One Network” ma sono molto disilluso sulla capacità degli italiani di gestire una risorsa, così unica ed essenziale per il paese, senza farla diventare terreno di caccia e conflitto nei giochi di potere fra politica e classi dirigenti.
    Ultimamente però sono molto pessimista e forse il tutto sta solo nel trovare le persone giuste per mettere in piedi un progetto così ambizioso. Persone, condivido l’opinione di Riccardo, dovrebbe stare al di fuori della politica “ufficiale” facendo politica vera.
    Only my two cents naturalmente
    nessuno
    P.S: ho risposto ad un messaggio di quintarelli … son soddisfazioni queste, ora lo dico a umberto 🙂

  9. Complimenti Stefano,finalmente un gran bel post tecnico che va oltre le questioni della finanza: avevo scritto di Telecom segnalando come non si parli di piano industriale,di contatti con i sindacati.
    Qui si pensa solo al miglior offerente senza badare ad alcuna strategia industriale futura.

  10. @Libero, la diversità costa troppo. tutto qui. dobbiamo tenerci un po’ di inefficienza, che’ costa meno. Spero avremo modo di approfondire
    @Maurizio, non esagerare.. semplicemente, se condividete, cercate anche voi di far partire dal basso una discussione nel merito, non solo di finanza. Qualche persona di qualche partito o qualche banca o qualche sindacato, la conoscerete, no ?
    @Michele, @Riccardo nel 1990 mi e’ stato chiesto da piu’ parti e ho detto di no. Non mi interessa schierarmi per una parte o l’altra. Questo taglia la testa al toro. Purtroppo conosco bene la vicenda di Fiorello, non per Fiorello, ma per la TRISTISSIMA vicenda. ma non entro nel merito.
    @Vick, hai ragione, ho messo un “ap” di troppo, ho scritto “appare” invece di “pare”. adesso correggo il post.
    @Fabio, adesso puoi anche dire che ti ho risposto 😉
    @Scoppe, detto da te, lo apprezzo, ma ovviamente anche in questo caso non ci sono le condizioni..
    @Dario, @Destralab, Grazie.

  11. Ciao Stefano,
    Alla tua domanda “e’ possibile fare una rete alternativa integralmente nuova?” hai giustamente risposto no, ma come inquadreresti le reti indipendenti di Wind, Tiscali, Fastweb?
    O meglio, data la situazione Italiana, come uniresti le nuove reti dati presenti realizzata dagli altri operatori?
    Una possibilità è di accorparli con la “One Network”, ma sarebbe fattibile? pensi che cederebbero questi asset senza per lo meno protestare?
    Quindi la caratteristica della One network che hai riportato “con possibile partecipazione degli altri operatori,” dovrebbe essere un must per chi ha un pezzo di rete propria da condividere.
    Credo che le scelte fatte da Wind & Co. siano proprio la risposta ad una richiesta di libertà e di innovazione che non ha avuto risposta e le ha costrette ad investire (disperdere) capitali per procurarsi una propria infrastruttura.
    Credo sia un punto da considerare, anche se più “terreno”, rispetto alla visione della One Network.
    Per quanto riguarda la struttura societaria: a cosa avevi pensato?
    Considera che una visione a 20 anni implica almeno 4 cicli politici, se non di più, e questo implica che una società controllata a livello statale necessità (anche se è discutibile) di un cambio in base ai “flussi” politici.
    Come la risolviamo l’indipendenza dalle alte e basse maree politiche? con la fondazione? ma serve sempre un “go” dall’alto che se non c’è… può creare periodi di stallo (vedi RAI & Co).
    La parte riguardante l’utilizzo della rete dalla PA credo sia fondamentale: la tendenza è di rilasciare tutta la gestione esternamente e questo porta vantaggi e non.
    Per esempio la polizia aveva un’infrastruttura gestita in proprio poi passata sotto gestione Telecom e questo ha creato non pochi problemi lato sicurezza.
    Come lo vedi un possibile split in questo caso? Varrà sempre l’idea di One Network anche per dati particolari? In US la tendenza è proprio opposta: avere una rete dedicata parallela per collegare punti chiave che devono continuare a comunicare anche quando la One network (che per fortuna esiste già da loro) cadrà per motivi x.
    Giustamente dirai: intanto faccio la One Network anche qui e poi pensiamo gli eventuali backup in caso di caduta.
    Beh, da Italiani, potremmo già fare lo step successivo!?!
    Tornando alla rete Telecom e allo stato dell’occupazione, vorrei la conferma da parte di una persona interna o che conosce bene la situazione: in questi ultimi anni è stato aumentato in maniera considerevole l’outsourcing mantenendo però lo stesso numero di persone che servivano 5 anni fa per fare tutto internamente. Questo per forza di cose causa un costo non ammortizzabile dai ricavi in calo dovuti alla concorrenza.
    E qui si blocca tutta la struttura di funzionamento perchè dei tecnici preparati non vengono sfruttati per potenziare o mantere la rete efficiente ma sono costretti ad attivare linee per conto di tutte le altre società che utilizzano la rete.
    Ma allora i dipendenti sono troppi (+costi) o pochi (mantenimento rete)? Potrebbero semplicemente far parte di una struttura inefficiente e sarebbero vere entrambe! 🙁
    Per quanto riguarda la politica: il mio consiglio è di guardarla dall’esterno.
    Tipo quando dai da mangiare ai pesci in un acquario: corrono tutti verso il punto di contatto del cibo! 😉
    Quello che dice Riccardo è il caso di contatto con la politica peggiore: quando ci rimani invischiato dentro (da evitare, se possibile)
    Quello che invece serve è trovare l’apertura giusta per poter fare la “fatina di peter pan” e indirizzare il branco verso l’idea vincente senza finire travolti… 😉
    Il problema è come farlo! 🙂
    L’idea della One network vale anche per i cellulari, però abbiamo 4 reti diverse in parallelo che offrono lo stesso tipo di servizio. Aspettiamo il WiMax, ma pensi che i 4 gestori ne realizzeranno 1 comune? La concorrenza si basa anche su quello: avere prima una tecnologia rispetto agli altri.
    Se invece la One Network di rete fisssa esistesse oggi, tutti gli ISP potrebbero offrire solo i tipi di connessioni proposte dal gestore della rete: quindi abbiamo rimosso un grado di libertà al sistema.
    La battaglia si sposterebbe quindi dal tipo di connessione offerta (come è stato in questi anni) ai contenuti veicolati, lasciando il compito al gestore della rete di fornire la banda sufficiente.
    Quindi credo che la partecipazione dei (content) provider alla società che gestirà la rete sia fondamentale in quanto la spingeranno ad avere maggiore copertura e + banda per aumentare i possibili utenti che potrebbero usufruire dei contenuti ad alto valore (e costo) aggiunto.
    Ciao e compliments x il post! 🙂
    PS: Direi che potresti inviarlo ad un po’ di giornali il DOC che hai preparato!

  12. Che dire, il post è ottimo (come sempre). Quello che auspichi tu sarebbe doveroso e fantastico, ma, ricordo a me stesso che purtroppo siamo in Italia. Di industria non si parla più da tempo ormai. E’ rimasta solo la finanza (magari anche creativa). Anni luce lontani dalla Società Idroelettrica Piemontese…

  13. stefano, gran bella analisi,complimenti ma io sono abbastanza scettico su one network perhce pone problemi di incentivi (che vantaggio avrebbero gli operatori alternativi a stare dentro al club piuttosto che fuori? il rendimento garantito?). e poi, nonostante che la fibra non decolla, secondo me e ancora presto per chiamare al fallimento del mercato. laddove la fibra e stata voluta dai politici (giappone, corea) vanno piu veloce ok, ma non hanno trasformato i paradigmi di produttivita’. certo e’ che tutti sappiamo che FTTH/B il punto di arrivo di medio/lungo periodo… e poi e’ anche vero che fra l’invenzione dell’elettricita e quella della lavatrice ne sono passati di anni… ma non sarebbe meglio aspettare che gli incumbent capiscano da soli che il futuro business sta nel fare gli wholesalers anziche’ vendere il triple play? allora magari potrebbero trovare incentivi che oggi non vedono

  14. @Lele, tutti questi operatori sanno che non e’ possibile avere una NGN alternativa. Dove e’ economicamente interessante (ovvero dove loro hanno fatto ULL), la NGN arriva prima e li mette fuori causa; negli altri posti la NGN arriverà dopo, ma non ha senso economico fare ULL.
    @Stefano, ti rispondo in fondo.
    Se tu fossi in questa ocndizione, cosa faresti ? cercheresti di rinviare il piu’ possibile l’arrivo della NGN e poi ti accorderesti. No ?
    Tommaso Pompei (che era AD di Wind) mi ha detto “guardando la telefonia non abbiamo capito che la competizione basata sulla infrastruttura non aveva senso perché arrivavano i dati. il piu’ grande errore che abbiamo fatto tutti. se vogliamo continuare con la concorrenza sulle infrastrutture dobbiamo alzare i prezzi per rimborsare il cost of competition”. Non so se di recente abbia cambiato nuovamente idea.
    La politica é una parte del paese. Se vogliamo fare FTTH come servizio universale, inevitabilmente una guidance politica e’ necessaria, per il bene e per il male.
    Il problema della sicurezza e della continuità di servizio che citi é oggettivo. Quanto fanno gli USA adesso, da quanto capisco, é il prosieguo di una modalità iniziata molti anni fa.
    Avrai forse visto qui
    http://blog.quintarelli.it/2007/03/la_difesa_usa_v.html
    che cmq., a tendere anche loro condividono che si va su Internet con tutte le comunicazioni. questa é la tendenza di medio-lungo.
    A prescidnere dal livello 3, comunque a livello 1 e 2 si passa sempre da lì. avere una rete separata dai servizi da maggiori garanzie allo Stato, soprattutto se la rete é a indirizzo statale (non necessariamente proprietà, come detto).
    Rigaurdo l’occupazione, forse Scoppe ha info piu’ precise, ma a me risulta che fornitori esterni ce ne sono sempre stati e in 9 anni da 122000 dipendenti in italia siamo scesi a 70000. L’efficientamento da privato c’e’ già stato. Ora, é vero cohe con la finra i guasti diminuiscono di 2 ordini di grandezza, la diagnosi é piu’ semplice, il provisioning automatico e quindi, a tendere, l’occupazione sarà inferiore. E’ la tecnologia baby.
    Ma se pensiamo che FTTH sia la strada giusta, ci vogliono 15 anni, anni in cui accompagnamo la naturale evoluzione del numero di dipendenti. probabilmente qualche altro intervento può essere necesario, ma una cosa è prepensionare 3000 persone, un altra cosa 30.000.
    I cellulari sono in una situazione simile ma non cosi’ netta. li’ ci sono 4 infrastrutture di cui 2 sono partite praticamente assieme e quindi le esorbtanti tariffe gia’ scontano il cost of competition.
    Alla ricerca del mergaine perdendo, comunque, anche loro cercheranno una strada e sarà quella della cessione del network (ovvero degli apparati) ai produttori (ericsson, nokia, ecc) che li riaffitteranno agli operatori. Cosi’ per una dozzina di anni stiamo a posto, poi si porrà il problema, IMHO, che si capirà che la mobilità é un servizio di accesso alla rete fissa e lo scenario potrebbe evolvere. (scrivo su questo in un prossimo post)
    Sulla riduzione della variabilità dell’offerta per effetto del one network, mi permetto di dissentire.
    L’operatore che fa le offerte più varie é NGI (www.ngi.it) che usa l’wholesale di telecom. ci vuole competenza e fantasia. A tendere, poi, quando avremo la fibra diffusa (se la avremo), che competizione c’e’ sul livello di servizio trhoughput/latenza ? la differenziazione é altrove. Come era altrove nel 1994/1999 quando si accedeva via modem e la rete di accesso (la rete telefonica) era la stessa per tutti, con le stesse prestazioni (64Kbps) pero’ c’erano abbonamenti con prezzi che variavano di uno o due ordini di granezza, proprio per differenziazione dell’offerta.
    @stefano, tu sei in un osservatorio molto privilegiato e per strada diversa arrivi alla stessa conclusione su una parte degli argomenti (segmentazione mercato). Io la penso come Jeremy Penston, la fibra é un monopolio naturale (e gia’ questo dovrebbe essere sufficiente a giustificare) ma, anche se non lo fosse, i costi della rete in fibra sono legati sostanzialmente ad oepre infrastrutturali e questi possono solamente crescere rispetto a quelli attuali, a meno di non cambiare le regolamentazioni edilizie/bellearti/cittadini/scavi, ecc. Il tema é molto articolato, passa dalle fogne alle microtrincee alle fibre appese (impossibili in Italia) e dalla evoluzione progressiva (con parallelismo) dal rame alla fibra. non c’e’ possibilità. La rete è Una. Altrimenti non é remunerabile. E iniziano a riconoscerlo da Carnegie Mellon a Michigan a Sidney a Amsterdam a Bruxelles a Roma…

  15. @Lele, tutti questi operatori sanno che non e’ possibile avere una NGN alternativa. Dove e’ economicamente interessante (ovvero dove loro hanno fatto ULL), la NGN arriva prima e li mette fuori causa; negli altri posti la NGN arriverà dopo, ma non ha senso economico fare ULL.
    @Stefano, ti rispondo in fondo.
    Se tu fossi in questa ocndizione, cosa faresti ? cercheresti di rinviare il piu’ possibile l’arrivo della NGN e poi ti accorderesti. No ?
    Tommaso Pompei (che era AD di Wind) mi ha detto “guardando la telefonia non abbiamo capito che la competizione basata sulla infrastruttura non aveva senso perché arrivavano i dati. il piu’ grande errore che abbiamo fatto tutti. se vogliamo continuare con la concorrenza sulle infrastrutture dobbiamo alzare i prezzi per rimborsare il cost of competition”. Non so se di recente abbia cambiato nuovamente idea.
    La politica é una parte del paese. Se vogliamo fare FTTH come servizio universale, inevitabilmente una guidance politica e’ necessaria, per il bene e per il male.
    Il problema della sicurezza e della continuità di servizio che citi é oggettivo. Quanto fanno gli USA adesso, da quanto capisco, é il prosieguo di una modalità iniziata molti anni fa.
    Avrai forse visto qui
    http://blog.quintarelli.it/2007/03/la_difesa_usa_v.html
    che cmq., a tendere anche loro condividono che si va su Internet con tutte le comunicazioni. questa é la tendenza di medio-lungo.
    A prescidnere dal livello 3, comunque a livello 1 e 2 si passa sempre da lì. avere una rete separata dai servizi da maggiori garanzie allo Stato, soprattutto se la rete é a indirizzo statale (non necessariamente proprietà, come detto).
    Rigaurdo l’occupazione, forse Scoppe ha info piu’ precise, ma a me risulta che fornitori esterni ce ne sono sempre stati e in 9 anni da 122000 dipendenti in italia siamo scesi a 70000. L’efficientamento da privato c’e’ già stato. Ora, é vero cohe con la finra i guasti diminuiscono di 2 ordini di grandezza, la diagnosi é piu’ semplice, il provisioning automatico e quindi, a tendere, l’occupazione sarà inferiore. E’ la tecnologia baby.
    Ma se pensiamo che FTTH sia la strada giusta, ci vogliono 15 anni, anni in cui accompagnamo la naturale evoluzione del numero di dipendenti. probabilmente qualche altro intervento può essere necesario, ma una cosa è prepensionare 3000 persone, un altra cosa 30.000.
    I cellulari sono in una situazione simile ma non cosi’ netta. li’ ci sono 4 infrastrutture di cui 2 sono partite praticamente assieme e quindi le esorbtanti tariffe gia’ scontano il cost of competition.
    Alla ricerca del mergaine perdendo, comunque, anche loro cercheranno una strada e sarà quella della cessione del network (ovvero degli apparati) ai produttori (ericsson, nokia, ecc) che li riaffitteranno agli operatori. Cosi’ per una dozzina di anni stiamo a posto, poi si porrà il problema, IMHO, che si capirà che la mobilità é un servizio di accesso alla rete fissa e lo scenario potrebbe evolvere. (scrivo su questo in un prossimo post)
    Sulla riduzione della variabilità dell’offerta per effetto del one network, mi permetto di dissentire.
    L’operatore che fa le offerte più varie é NGI (www.ngi.it) che usa l’wholesale di telecom. ci vuole competenza e fantasia. A tendere, poi, quando avremo la fibra diffusa (se la avremo), che competizione c’e’ sul livello di servizio trhoughput/latenza ? la differenziazione é altrove. Come era altrove nel 1994/1999 quando si accedeva via modem e la rete di accesso (la rete telefonica) era la stessa per tutti, con le stesse prestazioni (64Kbps) pero’ c’erano abbonamenti con prezzi che variavano di uno o due ordini di granezza, proprio per differenziazione dell’offerta.
    @stefano, tu sei in un osservatorio molto privilegiato e per strada diversa arrivi alla stessa conclusione su una parte degli argomenti (segmentazione mercato). Io la penso come Jeremy Penston, la fibra é un monopolio naturale (e gia’ questo dovrebbe essere sufficiente a giustificare) ma, anche se non lo fosse, i costi della rete in fibra sono legati sostanzialmente ad oepre infrastrutturali e questi possono solamente crescere rispetto a quelli attuali, a meno di non cambiare le regolamentazioni edilizie/bellearti/cittadini/scavi, ecc. Il tema é molto articolato, passa dalle fogne alle microtrincee alle fibre appese (impossibili in Italia) e dalla evoluzione progressiva (con parallelismo) dal rame alla fibra. non c’e’ possibilità. La rete è Una. Altrimenti non é remunerabile. E iniziano a riconoscerlo da Carnegie Mellon a Michigan a Sidney a Amsterdam a Bruxelles a Roma…

  16. Il wireless e’ un servizio di accesso alla rete fissa.
    1) un servzio
    2) di accesso
    3) alla rete fissa
    pensiamo al wireless come rete in quanto pensiamo alla rete teleofnica. se pensaimo invece che il servizio di comunicazione vocale è il piuù importante ma uno tra n serviziche un terminale può fruire, si chiarisce il mondo.
    prossimamente un post su cio’.

  17. Il wireless e’ un servizio di accesso alla rete fissa.
    1) un servzio
    2) di accesso
    3) alla rete fissa
    pensiamo al wireless come rete in quanto pensiamo alla rete teleofnica. se pensaimo invece che il servizio di comunicazione vocale è il piuù importante ma uno tra n serviziche un terminale può fruire, si chiarisce il mondo.
    prossimamente un post su cio’.

  18. Caro Stefano,
    mi sono astenuto da commenti fin’ora perchè sai già che sono daccordo con quello che dici, speriamo che ci sia qualcunno che in questo prevedibile ma sconfortante panorama abbia un pò di coraggio d fare la cosa giusta. per quanto riguarda il broad band wiress, amen, tutto ciò che è connettibile sarà wireless tutto il wiress sara connesso da fibre ottiche (e qualche volta i wireless sarà xonnesso al wireless,continuo a credere che le reti ad hoc una nicchia la troveranno). Per il resto parli per molti di noiche appreziamo la tua capacità di εποχή di non dare nulla di scontato nemmeno quando parliamo di Internet e d Brad Band. Con rinnovata stima. Sandro

  19. Caro Stefano,
    mi sono astenuto da commenti fin’ora perchè sai già che sono daccordo con quello che dici, speriamo che ci sia qualcunno che in questo prevedibile ma sconfortante panorama abbia un pò di coraggio d fare la cosa giusta. per quanto riguarda il broad band wiress, amen, tutto ciò che è connettibile sarà wireless tutto il wiress sara connesso da fibre ottiche (e qualche volta i wireless sarà xonnesso al wireless,continuo a credere che le reti ad hoc una nicchia la troveranno). Per il resto parli per molti di noiche appreziamo la tua capacità di εποχή di non dare nulla di scontato nemmeno quando parliamo di Internet e d Brad Band. Con rinnovata stima. Sandro

  20. Stefano, sei la persona più’ competente che conosca. Sono stufa di sentire che x entrare in politica si deve fare scuola di politica. Ormai i politici si parlano addosso. Serve un Governo di tecnici competenti. La tua intelligenza senza nulla togliere al tuo blog e’ sprecata a questo punto delle cose. Non so consigliarti su come fare ma se ci provi a candidarti anche come indipendente credo che tu abbia un tale supporto dal mondo della rete che ce la faresti.
    Bravo! Ora devi spingere l’acceleratore.
    Layla

  21. Stefano, sei la persona più’ competente che conosca. Sono stufa di sentire che x entrare in politica si deve fare scuola di politica. Ormai i politici si parlano addosso. Serve un Governo di tecnici competenti. La tua intelligenza senza nulla togliere al tuo blog e’ sprecata a questo punto delle cose. Non so consigliarti su come fare ma se ci provi a candidarti anche come indipendente credo che tu abbia un tale supporto dal mondo della rete che ce la faresti.
    Bravo! Ora devi spingere l’acceleratore.
    Layla

  22. Stefano,
    ma un monopolio One Network cosa provocherà nel mercato delle telecomunicazioni? Come saranno i prezzi? i costi?
    Considerando che si dovrà fare un investimento elevatissimo per coprire tutto e tutti, come questo si riverserà in termini di costi e prezzi per i clienti?
    Io ricordo da piccolo che il mercato aveva prezzi particolarmente alti per le telefonate – mia mamma di urlava quando stavo troppo al telefono con gli amici. E come era il customer care 10 anni fa?
    Questa azienda così fatta riuscurà ad essere competitiva ed efficiente in termini tecnologici/finanziari con le sue corrispttive internazionali?
    Quale soluzione pensi per questo genere di monopolio?

  23. Stefano,
    ma un monopolio One Network cosa provocherà nel mercato delle telecomunicazioni? Come saranno i prezzi? i costi?
    Considerando che si dovrà fare un investimento elevatissimo per coprire tutto e tutti, come questo si riverserà in termini di costi e prezzi per i clienti?
    Io ricordo da piccolo che il mercato aveva prezzi particolarmente alti per le telefonate – mia mamma di urlava quando stavo troppo al telefono con gli amici. E come era il customer care 10 anni fa?
    Questa azienda così fatta riuscurà ad essere competitiva ed efficiente in termini tecnologici/finanziari con le sue corrispttive internazionali?
    Quale soluzione pensi per questo genere di monopolio?

  24. Rigaurdo l’occupazione, forse Scoppe ha info piu’ precise, ma a me risulta che fornitori esterni ce ne sono sempre stati e in 9 anni da 122000 dipendenti in italia siamo scesi a 70000. L’efficientamento da privato c’e’ già stato.
    1) L’occupazione nel settore è in calo nell’appalto Tradizionale, equivale a dire le aziende certificate, c’è un forte aumento nel comparto del sub-appalto, la maggior parte delle volte piccole imprese artigiane con al max 5 dipendenti scarsamente qualificati e sottopagati. Al sub-appalto viene scontato il 25% del prezzo pagato da Telecom all’appaltatore con fatturazione a 180 quando va bene . Non c’è da meravigliarsi se il sub appalto ormai ha raggiunto il settore dei call-center come metodo di gestione elestico ed a basso costo del personale.
    “Ora, é vero che con la fibra i guasti diminuiscono di 2 ordini di grandezza, la diagnosi é piu’ semplice, il provisioning automatico e quindi, a tendere, l’occupazione sarà inferiore. E’ la tecnologia baby.”
    Meraviglioso come scenario……..cablare tutti i palazzi d’italia, realizzabile ma calcoliamo che il 90% attuale di guasti è sul secondario, equivale a dire la parte che in NGN2 rimarrebbe in “copper”. Anche il provisioning automatico sarebbe meraviglioso, ma per realizzarlo occorrerebbero ingenti investimenti per razionalizzare precablare e catalogare negozi,appartamenti, case. E poi le ristrutturazioni, modifiche …………ecc.ecc.
    Ma se pensiamo che FTTH sia la strada giusta, ci vogliono 15 anni, anni in cui accompagnamo la naturale evoluzione del numero di dipendenti. probabilmente qualche altro intervento può essere necesario, ma una cosa è prepensionare 3000 persone, un altra cosa 30.000.
    Penso che alla fine del percorso le persone operanti in rete potrebbero essere intorno alle 6000, contro le 10/11.000 attuali operanti in Rete di Accesso,quindi non sarebbe poi cosi’ tragico come percorso. Diverso per quanto riguarda le strutture Commerciali, di Delivery di Help Desk e Strutture di Governo.A un ultima cosa conoscendo il grado di alfabetizzazione informatica del cliente medio, per molto tempo avremo bisogno di configuratori di apparati e sistemi.

  25. Rigaurdo l’occupazione, forse Scoppe ha info piu’ precise, ma a me risulta che fornitori esterni ce ne sono sempre stati e in 9 anni da 122000 dipendenti in italia siamo scesi a 70000. L’efficientamento da privato c’e’ già stato.
    1) L’occupazione nel settore è in calo nell’appalto Tradizionale, equivale a dire le aziende certificate, c’è un forte aumento nel comparto del sub-appalto, la maggior parte delle volte piccole imprese artigiane con al max 5 dipendenti scarsamente qualificati e sottopagati. Al sub-appalto viene scontato il 25% del prezzo pagato da Telecom all’appaltatore con fatturazione a 180 quando va bene . Non c’è da meravigliarsi se il sub appalto ormai ha raggiunto il settore dei call-center come metodo di gestione elestico ed a basso costo del personale.
    “Ora, é vero che con la fibra i guasti diminuiscono di 2 ordini di grandezza, la diagnosi é piu’ semplice, il provisioning automatico e quindi, a tendere, l’occupazione sarà inferiore. E’ la tecnologia baby.”
    Meraviglioso come scenario……..cablare tutti i palazzi d’italia, realizzabile ma calcoliamo che il 90% attuale di guasti è sul secondario, equivale a dire la parte che in NGN2 rimarrebbe in “copper”. Anche il provisioning automatico sarebbe meraviglioso, ma per realizzarlo occorrerebbero ingenti investimenti per razionalizzare precablare e catalogare negozi,appartamenti, case. E poi le ristrutturazioni, modifiche …………ecc.ecc.
    Ma se pensiamo che FTTH sia la strada giusta, ci vogliono 15 anni, anni in cui accompagnamo la naturale evoluzione del numero di dipendenti. probabilmente qualche altro intervento può essere necesario, ma una cosa è prepensionare 3000 persone, un altra cosa 30.000.
    Penso che alla fine del percorso le persone operanti in rete potrebbero essere intorno alle 6000, contro le 10/11.000 attuali operanti in Rete di Accesso,quindi non sarebbe poi cosi’ tragico come percorso. Diverso per quanto riguarda le strutture Commerciali, di Delivery di Help Desk e Strutture di Governo.A un ultima cosa conoscendo il grado di alfabetizzazione informatica del cliente medio, per molto tempo avremo bisogno di configuratori di apparati e sistemi.

  26. @free: La telefonia fissa costa praticamente nulla rispetto alla telefonia mobile. 15 anni fa la gente aveva paura di spendere in telefonia, poi sono arrivati i cellulari e paga 300 lire per 160 caratteri senza battere ciglio. I costi all’ingrosso saranno commisurati agestire l’infrastrutturazione del paese. gli sprechi ci saanno, e’ ovvio, come ci sono per strade, ferrovie, rete elettrica, rete del gas, tutti monopoli naturali in sistemi a rete.
    ma meglio avere un po’ sprechi e una rete nuova o non avere la rete nuova ? questo il quesito di fondo.
    per contro, duplicare la rete, sono *certamente* sprechi (privati) che si riversano usl pubblico con le tariffe. forse One network, in definitiva, anche con i suoi sprechi rischia di costare meno agli utenti.
    Come governare i prezzi e l’efficienza ? con dei meccanismi di price cap.

  27. @free: La telefonia fissa costa praticamente nulla rispetto alla telefonia mobile. 15 anni fa la gente aveva paura di spendere in telefonia, poi sono arrivati i cellulari e paga 300 lire per 160 caratteri senza battere ciglio. I costi all’ingrosso saranno commisurati agestire l’infrastrutturazione del paese. gli sprechi ci saanno, e’ ovvio, come ci sono per strade, ferrovie, rete elettrica, rete del gas, tutti monopoli naturali in sistemi a rete.
    ma meglio avere un po’ sprechi e una rete nuova o non avere la rete nuova ? questo il quesito di fondo.
    per contro, duplicare la rete, sono *certamente* sprechi (privati) che si riversano usl pubblico con le tariffe. forse One network, in definitiva, anche con i suoi sprechi rischia di costare meno agli utenti.
    Come governare i prezzi e l’efficienza ? con dei meccanismi di price cap.

  28. Premessso che tecnicamente non si può che essere d’accordo con te, io però ho ancora qualche dubbio che voglio condividere con voi.
    Le autostrade, che sono un evidente monopolio, come sono state gestite negli ultimi anni?
    Dal punto di vista tecnologico a me sembra male, quando attraverso i confini, anche se non c’è più la barriera della dogana io me ne accorgo purtoppo. Le gallerie sono verniciate con vernici ad alta riflessione (si vede meglio con meno illuminazione elettrica – maggiore efficienza e saving), ci sono luci LED bianche e rosse ai bordi della carreggiata (danno maggior visibilità al conduttore – meno incidenti).
    Dal punto di vista dei prezzi, non mi sembra che qualcuno abbia mai visto dei cap purtoppo.
    A me viene da pensare che nel nostro paese non ci sia una classe politica in grado di gestire questo genere di complessità.

  29. Premessso che tecnicamente non si può che essere d’accordo con te, io però ho ancora qualche dubbio che voglio condividere con voi.
    Le autostrade, che sono un evidente monopolio, come sono state gestite negli ultimi anni?
    Dal punto di vista tecnologico a me sembra male, quando attraverso i confini, anche se non c’è più la barriera della dogana io me ne accorgo purtoppo. Le gallerie sono verniciate con vernici ad alta riflessione (si vede meglio con meno illuminazione elettrica – maggiore efficienza e saving), ci sono luci LED bianche e rosse ai bordi della carreggiata (danno maggior visibilità al conduttore – meno incidenti).
    Dal punto di vista dei prezzi, non mi sembra che qualcuno abbia mai visto dei cap purtoppo.
    A me viene da pensare che nel nostro paese non ci sia una classe politica in grado di gestire questo genere di complessità.

  30. @free + Stefano Q.
    Concordo con il problema della gestione.
    Quello che stiamo vedendo è che nel gestire monopolii la politica non riesce ad imporsi come dovrebbe e anche le authority sono sempre stoppate in qualche modo (TAR, leggi ad hoc, ecc.)
    L’esempio delle autostra di free è l’esempio per eccellenza: non hanno rispettato gli accordi presi con il governo in campo di investimenti e hanno continuato ad alzare le tariffe praticamente indisturbati.
    Ho paura che fondere tutti i “poteri” delle aziende di telecomunicazioni con la forza tecnologica che hanno adesso, e la classe politica che abbiamo, non produrrà effetti troppo vantaggiosi per l’utente finale.
    Solo una fondazione indipendente potrebbe tenere fermo l’obiettivo per un lungo periodo e resistere ai colpi esterni…
    Ciao!

  31. @free + Stefano Q.
    Concordo con il problema della gestione.
    Quello che stiamo vedendo è che nel gestire monopolii la politica non riesce ad imporsi come dovrebbe e anche le authority sono sempre stoppate in qualche modo (TAR, leggi ad hoc, ecc.)
    L’esempio delle autostra di free è l’esempio per eccellenza: non hanno rispettato gli accordi presi con il governo in campo di investimenti e hanno continuato ad alzare le tariffe praticamente indisturbati.
    Ho paura che fondere tutti i “poteri” delle aziende di telecomunicazioni con la forza tecnologica che hanno adesso, e la classe politica che abbiamo, non produrrà effetti troppo vantaggiosi per l’utente finale.
    Solo una fondazione indipendente potrebbe tenere fermo l’obiettivo per un lungo periodo e resistere ai colpi esterni…
    Ciao!

  32. Ragazzi, con tutte le inefficienze che sappiamo, non dobbiamo dimenticare anche che le aziende pubbliche quotate hanno generato valore come e più delle aziende private. Protezionismo, leggi assistenziali, quello che vogliamo. anche questo e’ politica industriale. Lo stesso dicasi non solo per l’italia ma anche per francia (molto di piu’), germania, svezia, ecc.
    La perfezione non è di questa terra, ma tra questa e il declino, preferisco una terza via il meglio (o meno peggio, dipende dai punti di vista) possibile.

  33. Ragazzi, con tutte le inefficienze che sappiamo, non dobbiamo dimenticare anche che le aziende pubbliche quotate hanno generato valore come e più delle aziende private. Protezionismo, leggi assistenziali, quello che vogliamo. anche questo e’ politica industriale. Lo stesso dicasi non solo per l’italia ma anche per francia (molto di piu’), germania, svezia, ecc.
    La perfezione non è di questa terra, ma tra questa e il declino, preferisco una terza via il meglio (o meno peggio, dipende dai punti di vista) possibile.

  34. TLC, percapire

    Per chiarirci le idee su come stanno le cose, sarebbe opportuno leggere linteressantissimo pamphlet che Stefano Quintarelli ha scritto sullassetto del mercato TLC.
    (anche in versione post)

  35. TLC, percapire

    Per chiarirci le idee su come stanno le cose, sarebbe opportuno leggere linteressantissimo pamphlet che Stefano Quintarelli ha scritto sullassetto del mercato TLC.
    (anche in versione post)

  36. Quando un soggetto, come l’ex monopolista, compete con gli operatori alternativi nelle offerte al consumatore finale ma allo stesso tempo gestisce la rete e quindi fa da operatore all’ingrosso per i suoi stessi competitors, oltre a mantenere elevatissime quote di mercato al dettaglio nel fisso e ancora più nellla banda larga, vi sono una serie di strumenti in mano all’Authority per fare in modo che l’ex monopolista non fagociti il mercato a danno dei concorrenti e dei consumatori finali.
    Ora, come sappiamo, queste leve, l’AGCOM le ha usate storicamente molto male in questi anni e di fatto ha lasciato a disposizione di Telecom margini per abusare della sua posizione dominante ai danni, per l’appunto, dei concorrenti, ma, per quello che mi interessa di più, dei consumatori
    Riprendendo le parole dell’ex ad di Autostrade per L’Italia Vito Gamberale che aveva detto “se le nozze andranno in porto, in futuro saranno gli spagnoli a ‘mungere’ le Autostrade italiane” mutatis mutandis direi che anche per le Tlc, occorre interrompere in ogni caso la ormai decennale “mungitura” vuoi che l’incumbent sia in mano ad aziende italiane vuoi che questo passi invece in mani straniere.
    Ora, come fare ? Il modello one network se lo ho ben compreso mi piace abbsatanza, perchè in questo modo la rete non sarebbe più la leva che il gaucho di turno utilizza quale strumento per abusare sui settori a valle, ma diventerebbe una risorsa per tutti e nell’interesse dello sviluppo del Paese. Ci sono però due ordini di problemi:
    – considerato che acquistare la rete ha un costo, chi mette questi soldi ? lo stato ? mmm le banche ? forse … ma poi riteniamo veramente che lo facciano per mettere la rete a disposizione dell’interesse generale ?
    – ipotizzando che si possa superare la prima questione, e che si trovi un modo per il quale la rete possa essere gestita in collaborazione dagli operatori stessi, quale forma di governance gli diamo a questa cosa ? sento parlare di fondazione mmm … un pò vago … di solito dietro le fondazioni c’è qualcuno qui chi ci sarebbe ?

  37. Quando un soggetto, come l’ex monopolista, compete con gli operatori alternativi nelle offerte al consumatore finale ma allo stesso tempo gestisce la rete e quindi fa da operatore all’ingrosso per i suoi stessi competitors, oltre a mantenere elevatissime quote di mercato al dettaglio nel fisso e ancora più nellla banda larga, vi sono una serie di strumenti in mano all’Authority per fare in modo che l’ex monopolista non fagociti il mercato a danno dei concorrenti e dei consumatori finali.
    Ora, come sappiamo, queste leve, l’AGCOM le ha usate storicamente molto male in questi anni e di fatto ha lasciato a disposizione di Telecom margini per abusare della sua posizione dominante ai danni, per l’appunto, dei concorrenti, ma, per quello che mi interessa di più, dei consumatori
    Riprendendo le parole dell’ex ad di Autostrade per L’Italia Vito Gamberale che aveva detto “se le nozze andranno in porto, in futuro saranno gli spagnoli a ‘mungere’ le Autostrade italiane” mutatis mutandis direi che anche per le Tlc, occorre interrompere in ogni caso la ormai decennale “mungitura” vuoi che l’incumbent sia in mano ad aziende italiane vuoi che questo passi invece in mani straniere.
    Ora, come fare ? Il modello one network se lo ho ben compreso mi piace abbsatanza, perchè in questo modo la rete non sarebbe più la leva che il gaucho di turno utilizza quale strumento per abusare sui settori a valle, ma diventerebbe una risorsa per tutti e nell’interesse dello sviluppo del Paese. Ci sono però due ordini di problemi:
    – considerato che acquistare la rete ha un costo, chi mette questi soldi ? lo stato ? mmm le banche ? forse … ma poi riteniamo veramente che lo facciano per mettere la rete a disposizione dell’interesse generale ?
    – ipotizzando che si possa superare la prima questione, e che si trovi un modo per il quale la rete possa essere gestita in collaborazione dagli operatori stessi, quale forma di governance gli diamo a questa cosa ? sento parlare di fondazione mmm … un pò vago … di solito dietro le fondazioni c’è qualcuno qui chi ci sarebbe ?

  38. Manifesto sullassetto del mercato TLC

    di Stefano Quintarelli
    [pubblico qui il manifesto sulle telecomunicazioni in Italia di Stefano Quintarelli. E un testo che cerca di identificare i fondamentali dello sviluppo economico e tecnologico del nostro paese, nei giorni in cui si discute…

  39. Manifesto sullassetto del mercato TLC

    di Stefano Quintarelli
    [pubblico qui il manifesto sulle telecomunicazioni in Italia di Stefano Quintarelli. E un testo che cerca di identificare i fondamentali dello sviluppo economico e tecnologico del nostro paese, nei giorni in cui si discute…

  40. Lo scenario delle Tlc in Italia: una rete fissa per lo sviluppo

    Ho come la sensazione che la maggior parte delle dichiarazioni politiche sulla vicenda Telecom Italia e del suo cambio di assetto azionario nascondano incompetenza da una parte e difesa di interessi privati dall’altra. Per non perdersi in questa giostr…

  41. Lo scenario delle Tlc in Italia: una rete fissa per lo sviluppo

    Ho come la sensazione che la maggior parte delle dichiarazioni politiche sulla vicenda Telecom Italia e del suo cambio di assetto azionario nascondano incompetenza da una parte e difesa di interessi privati dall’altra. Per non perdersi in questa giostr…

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