Scorporo ? Si grazie. – Prof. Carloalberto Carnevale Maffe

Scorporo ? Si grazie. – Prof. Carloalberto Carnevale Maffé, ma per ragioni (apparentemente) diverse dalle mie.

Inadeguato Il Modello Inglese Per Separare La Rete Telecom

La zuppa inglese di Calabrò e Gentiloni minaccia di causare mal di pancia strutturali a tutto il mercato delle tlc italiane. Il mefistofelico progetto di separazione funzionale della rete di accesso Telecom Italia, proditoriamente ispirato all’esperienza della divisione OpenReach di BT in mancanza di sani modelli di nazionalizzazione sovietica pure auspicati da molte voci dell’esecutivo, produrrà gravi danni. Per due ordini di ragioni.

Primo: il tanto discusso modello inglese, che in realtà è un esperimento non facilmente replicabile in altri contesti, da noi non sarebbe il risultato di un trasparente e analitico processo di negoziazione tra due organizzazioni forti e indipendenti, come Ofcom e BT, ma poco più che un piano Rovati rivestito in tweed, un arrocco nazionalista annacquato dal potere di veto di Bruxelles. La separazione della rete è stata imposta in agenda dalla politica, non dall’Authority: quest’ultima, fino a pochi giorni fa, decantava alla commissaria Reding i propri meriti nel processo di unbundling del local loop e nella discesa dei prezzi dei servizi. Quella stessa Authority che domani riceverà dal governo i poteri per imporre unilateralmente perimetro e governance della rete di accesso ha ormai gravemente compromesso la propria autonomia e credibilità. Come può legittimamente candidarsi a controllare gli inevitabili conflitti di interesse che pure caratterizzano il modello inglese? Là essi vengono gestiti entro un quadro industriale e giuridico ben più maturo, e con il tipico pragmatismo anglosassone.

La separazione funzionale da noi si risolverebbe in un commissariamento politico della governance di un’infrastruttura critica, con relativo manuale Cencelli di nomine partitiche e meccanismi decisionali. Un nuovo capitalismo di stato, senza nemmeno la scomodità di investire i capitali.

Come ha evidenziato il recente rapporto della Ue, in Italia lo sviluppo delle tlc è impedito dal quadro giuridico debole e farraginoso e da tempi biblici per la risoluzione delle controversie. Non è accettabile, ha lamentato Reding, che in Italia vi siano procedure che, a causa di ricorsi legali, durano anche quattro, cinque, sei anni. Con il modello inglese, l’unica italianità che verrà salvata è quella degli infiniti ricorsi al Tar, delle sentenze che arrivano dopo due generazioni tecnologiche.

Secondo: il modello inglese non garantisce in quanto tale le condizioni di attrattività economica per l’investimento nella rete di nuova generazione, che invece dovrebbe essere il legittimo oggetto delle preoccupazioni politiche. Le decisioni di investimento sulla rete in fibra rimangono in capo a BT, non a OpenReach (la divisione BT che governa la rete garantendo condizioni eque a tutti, ndc). Che continuerà a investire solo sulla base di precise garanzie sul futuro quadro regolamentare, basate proprio sull’autonomia e l’autorevolezza di Ofcom. È il rispetto dei patti e delle regole, e non solo il potere Antitrust, che convince le imprese a fare investimenti. Con questo livello di interferenze politiche, per i potenziali acquirenti di Telecom Italia è impossibile stabilire il valore attuale della rete d’accesso. Nessun imprenditore, sia esso in salsa tex-mex o all’amatriciana, si sognerà di investire in Italia una decina di miliardi di euro in un asset di dubbia redditività, esponendosi al rischio permanente di un sistema regolamentare affetto da schizofrenia e sottoposto ai ricatti della politica.

Che cosa fare dunque? Il nuovo board di Telecom Italia dovrebbe esaminare attentamente l’ipotesi di una piena separazione societaria della rete di accesso. Meglio un’azienda autonoma che sappia attrarre sul mercato capitali specifici e abbia un corretto sistema di incentivi nei confronti del mercato wholesale, piuttosto che una divisione zoppa, in permanente conflitto di interessi, e soggetta al ricatto della politica nazionale.

L’ultima volta che l’Italia ha seguito il modello inglese nelle tlc ne è nata la disgraziata asta-ricatto per l’Umts. È meglio assecondare l’inarrestabile evoluzione delle tecnologie e applicare il principio del realismo finanziario, invece che inseguire maldestri trapianti di modelli che mancano delle necessarie premesse industriali e giuridiche.

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1 thought on “Scorporo ? Si grazie. – Prof. Carloalberto Carnevale Maffe”

  1. mi trovo d’accordo con il secondo punto ma non il primo.
    Openreach e` stata appunto ideata come una soluzione ad un problema di concorrenza, non ad un problema di investimenti. E nonostante tutte le magagne sulla qualita` del servizio da parte di openreach che si tirano fuori i dati parlano abbastanza chiaro: da quando in UK c’e` openreach e (soprattutto) un’offerta LLU seria, la diffusione broadband ha fatto passi da gigante.
    Quanto agli investimenti, Ofcom fa bei convegni e seminari sulle next-generation access network, ma nessuno ha un chiare idee su cosa fare in pratica; e probabilmente non sara` fatto un bel niente per un bel po’. Le uniche cose certe sono che costerebbe un mucchio di soldi (i local loop in UK sono pure belli lunghi) e che non si capisce bene da dove tirarli fuori, sti soldi.
    Il primo punto, invece, soffre un po’ da tipiche considerazioni del tipo “gli inglesi son tanto bravi, ma noi siam solo bravi a fare i magna-magna”. Si discute l’inefficienza di AGCOM e la sua scarsa indipendenza. Mi sembra ovvio che quando non hai abbastanza soldi, non hai abbastanza staff (anche tu lo hai scritto sul tuo blog) e hai 8 consiglieri eletti meta` dalla maggioranza e meta` dall’opposizione ci sia qualcosa che non funzioni. Lungi da me difendere a spada tratta il regolatore italiano, ma serve una forte volonta` di tipo politico per creare un regolatore veramente indipendente. Le regole del gioco le fa la politica, e se la politica non si chiama fuori, l’indipendenza non ci sara` mai.

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