A che ora e’ la fine del mondo ? (anzi, della pubblcità)

"It’s the end of the world as we know it" e’ la versione originale della canzone "a che ora e’ la fine del mondo" 

Per la pubblicità, c’e’ uno studio di IBM che dice che ci siamo quasi: IBM – The end of advertising as we know it.

Ci sono secondo loro quattro driver dell’industria che stanno cambiando

  1. Attenzione: e’ lutente che sceglie la pubblicità cui esporsi, con il PC che sorpassa la TV
  2. Creatività: pubblicità generata dagli utenti e agenzie che devono ridefinirsi
  3. Misurazione: Da contare le esposizioni, le impression a misurare l’impatto
  4. Piattaforme aperte: il 30% della pubblicità verrà venduta su piattaforme aperte e non piu’ in silos verticali quali i broadcaster

Questo determienrà 4 possibili scenari evolutivi dell’industria rispetto al livello di controllo del mercato e i sistemi di gestione della pubblicità ridefinendo la catena del valore della pubblicità.

I vari attori dovranno ripensarsi ed innovare in 3 aree principali:

  • cambiamento della creatività con estensione delle iniziative,
  • cambiamento dei modelli di business con eventuale partecipazione ai profitti,
  • ridisegno del modello di business comprendendo attività diverse da quelle tradizionali

hai detto niente.

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2 thoughts on “A che ora e’ la fine del mondo ? (anzi, della pubblcità)”

  1. TrackBack: […]La fine dell’advertising, come lo conosciamo oggi, è vicina. Anche IBM si unisce al coro e pubblica uno studio sulla pubblicità e la rivoluzione che sta per arrivare o per concludersi, dipende dai punti di vista.[…]

  2. Eheh, che l’advertising come lo conosciamo oggi e’ finito anche io lo vado dicendo da un pezzo… a giugno scorso ne scrissi anche un articolo su PI (“Push is dead, thank you internet”). Cio’ che evidentemente non e’ noto e’ che se si ostinano a volerlo far funzionare per forza, ne trarranno soltanto la fine dei soldi che hanno a disposizione… e senza risultati, ovviamente.
    Poi, in questi mesi ho provato a farmi sentire dalle aziende che producono contenuti… ho messo sotto il naso dei CEO varie possibilita’ di provare alternative al copyright (e non intendo solo le questioni di licenza, ma anche dei nuovi modelli di business), ma niente… la cultura della proprieta’ intellettuale come diritto di proprieta’ e’ troppo impressa nelle loro menti, se e’ gente che viene dal mondo televisivo non e’ solo una questione di imprinting ma di strumenti che usano ad ogni passaggio della catena di produzione… non ne escono, senza il copyright si sentono nudi, impotenti, incapaci; e’ come mio padre con il computer. La cosa che fa rabbia e’ che i giovani sguazzano in queste novita’, ma i vecchi gli impediscono di fare perche’ vogliono fare loro che non ne sono capaci…

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