BitTorrent cifrato e offuscato in modo da non poter essere beccato dall’ISP che fa DPI/shaping

Link: BitTorrent Developers Introduce Comcast Busting Encryption | TorrentFreak.

The goal of this new type of encryption (or obfuscation) is to prevent ISPs from blocking or disrupting BitTorrent traffic connections that span between the receiver of a tracker response and any peer IP-port appearing in that tracker response, according to the proposal.

era ovvio che sarebbe successo. La rete, o e’ aperta, o non è.

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23 thoughts on “BitTorrent cifrato e offuscato in modo da non poter essere beccato dall’ISP che fa DPI/shaping”

  1. Allora non rimane che far pagare i bit proporzionalmente a quanti se ne usano.
    Lo so che tu obietti che la tariffazione flat cambia il pardigma della comunicazione ed è una cosa buona, e sono daccordo, ma non ci vedrei niente di scandaloso nel mettere comunque un tetto al flat oltre il quale si passa in uno scalino di maggiori costi.

  2. Battaglia senza un vincitore che dura da oltre 10 anni senza che nessun passo avanti sia stato fatto, riepilogo velocemente(mi scuso per la mancanza di link):
    – Nascita di Napster (chiusura e processo al creatore Fenning grazie alla denuncia della band Metallica)
    – Nascita di software P2P proprietari che lucravano sullo scambio di opere protette attraverso la pubblicità. La corte suprema americana pone fine a queste società ma non rende illegale la tecnologia P2P. I più famosi: Grokster, Kazaa, WinMx e eDonkey2000
    – Si affermano i software open-source non attaccabili da punto di vista legale, tra tutti eMule e BitTorrent
    – Le Major eseguono una raffica di denunce sulla popolazione americana prendendo topiche clamorose (ad es. denunciano defunti) ed ottenendo pochi risultati concreti
    – Le Major pressano il governo americano ed ottengono il DMCA
    – Iniziano ad affermarsi i jukebox online, tra tutti iTunes, e la tecnologia DRM per avere una distribuzione “controllata”
    – Ben presto i DRM risultano invasivi e distruttivi (caso Sony BMG) ed odiati dagli utenti = clienti
    – I DRM cessano di essere considerati la panacea contro la pirateria e si invoca l’aiuto degli ISP
    – Di risposta eMule e BitTorrent iniziano a sviluppare metodi di offuscamento e criptazione…che a loro volta non mettono al riparo dall’essere intercettati
    – Di tanto in tanto viene rilanciata una tassa flat per chi utilizza software P2P. Tale idea non prende mai piede
    – Le Major pensano che siano gli antivirus a dover filtrare il P2P…tale affermazione viene subito ritrattata
    A mio avviso il problema è sia culturale che legale.
    Culturale
    La maggior parte delle persone che scaricano via P2P non producono nessun contenuto (musica, cinema, videogames, libri, foto, etc etc) e che sicuramente si incazzerebbero se non guadagnassero nulla da un loro prodotto, costato fatica/tempo/passione.
    Legale
    Il copyright così come è concepito cozza totalmente con quello che è internet ovvero luogo aperto e non controllabile. Il copyright si basa su copie fisiche e sul controllo della distribuzione.
    Io un’ideuzza ce l’avrei e spero presto di parlarne con qualche persona con i dollari 😉

  3. Vincenzo Vicedomini

    Non è che finiremo con l’avere una “tassa” anche sui flussi passanti per la Rete? Così, tanto per estendere il principio di “tassa sui diritti di copia privata” pagata per ogni apparecchio di registrazione e ogni supporto vergine!
    Che tu stia scaricando opere protette o freeware non farebbe più nessuna differenza e la Rete, in quanto possibile veicolo, di opere protette da diritto d’autore potrebbe finire col ricadere in simili regolamentazioni con tutti i pasticci del caso.
    Fermo restando che se ti beccano con opere protette sul tuo HD prese in maniera illegittima ti possono perseguire … Bello come principio !
    p.s. : quali sono i costi di un ISP per il mio traffico ?

  4. Il problema della tassa è che fa un grande calderone e non ripartisce correttamente gli introiti (su questo sono d’accordissimo con Stefano).
    Molto probabilmente rimpolperebbe le casse dei distributori (che non creano contenuti) mentre la situazione tra gli artisti (che creano contenuti) rimarrebbe quella di oggi (i più famosi più ricchi, gli emergenti più poveri).
    Vincenzo la tua domanda, a mio parere, è superflua. Io compro un servizio ad un costo è l’ISP che si deve preoccupare di massimizzare gli introiti tenendo in considerazione tutte le possibilità di utilizzo della connessione (dal leggersi solo la email fino all’uso massivo ed intensivo della banda).

  5. I costi marginali sono 0
    un po’ come chiedersi quanto son i costi di un acquedotto per la tua acqua o di una fognatura per i tuoi rifiuti
    un ISP e’ un soggetto che
    – compra/affitta alcuni fili
    – acquista diritti di transito da operatori non locali (iptransit)
    – negozia accordi di scambio di traffico con operatori locali
    – compra/affitta server e software
    – gestisce server e router
    – eroga un servizio di assistenza tecnica
    – monitorizza e interviene in caso di guasto, problemi, capacity planning
    – commercializza, fattura e incassa.
    tra tutti questi costi, solo i primi due sono legati ai kbps.

  6. Vincenzo Vicedomini

    @Inchiostro Simpatico : sì, la mia domanda sui costi può essere decisamente superflua ma era comunque fuori contesto quando l’ho scritta (Stefano ha postato in contemporanea). Volevo però averne un modello + chiaro.
    @Stefano : per grossi ISP sbaglio o nei primi due punti si ricade in tariffazioni forfettarie ?
    Per la ripartizione della tassa io credo che anche l’attuale tassazione dei supporti e dispositivi di registrazione non ripartisca adeguatamente gli introiti.
    Ma questo non è un problema dell’utilizzatore del supporto o del dispositivo! Tuttavia, nel contesto attuale, “la tassa sul bitstreaming” mi sembra la soluzione più “logica” e facilmente applicabile (badate logica non vuol dire necessariamente che sia la più “giusta”!)

  7. Contrarissimo alla flat perchè è vero che non è mio interesse da utilizzatore ma vorrei che gli artisti guadagnassero di più e capissero che internet può dare molto e farli diventare persone attive e non solo passive con al fianco aziende di distribuzione.
    Siccome i supporti fisici tenderanno a morire tale tassa diventerà sempre meno conveniente a livello economico (quindi una voce irrisoria).
    Le soluzione migliori sono quelle fattibili facilmente e conveniente per tutti gli attori (con un margine di compromesso) la tassa sul bitstreaming non lo è…è indubbiamente affascinante dal punto di vista filosofico.
    Ogni domanda è legittima ci mancherebbe ed è bello potersi confrontare 😉

  8. alessandro longo

    Ma non diciamo che forse questo protocollo di offuscamento sarà inutile, come quello di emule, che di fatto non riesce a evitare i filtri di tele2?

  9. Vincenzo Vicedomini

    @Inchiostro Simpatico : proprio perchè i volumi di vendita dei supporti magnetici tenderanno a scemare nel tempo, una ipotetica “tassa sul bit-streaming” potrebbe prendere forma e ridare sostanza. Resterebbe da vedere la contropartita, ossia se le majors continuerebbero a pressare in modo osceno gli ISP.
    Il discorso degli autori che vengono danneggiati, se mi permetti, io dico che proprio perchè la Rete offre opportunità di distribuzione e di “visibilità diretta” dovrebbero valutare il completo passaggio a mezzi di distribuzione alternativi che magari coinvolgono i propri fruitori in modo diretto.(Peter Gabriel è stato un grande precursore della distribuzione online in esclusiva di sue opere e la Rete offre sicuramente questa opportunità in maniera indistinta)

  10. @Stefano
    In un clima di Guardie e Ladri la partita è in stallo un pò come Bobby Fisher contro Spassky a Reykjavik nel 1972.
    Spassky rappresentava l’armata russa, metodica, mastodontica vincente per definizione. Fisher era solo genio e sgregolatezza, istintivo che si presentò da solo all’appuntamento in Islanda. E’ facile il parallelismo Major vs P2P…ci vuole quindi un colpo di genio che tarda ad arrivare.
    @Vincenzo
    Puoi pressare quanto vuoi gli ISP ma se crollano loro crolla internet e quindi un mercato che nel 2011 varrà 80 miliardi di dollari in pubblicità, quindi infermabile. Nella storia ogni lobby è stata spazzata via da altre più agili e sveglie nel capire il cambiamento.
    Gli artisti sono ancora miopi o forse non hanno la voglia di capire internet fino in fondo, si affidano a manager che guardano al risultato immediato.
    Peter Gabriel è sempre stato un progressista, spero solo di poter dare una mano a questo cambiamento…ci credo molto…stay tuned

  11. Appoggio in pieno la considerazione di Vincenzo. Il punto mi sembra sia che degli intermediari (le etichette discografiche) stiano cercando con tutti i mezzi, leciti o meno, di contrastare la disintermediazione data da Internet, coinvolgendo data la loro potenza economica governi, ISP e quant’altro.
    Se invece la maggior parte degli artisti proponessero le proprie opere direttamente online, magari con proposte non replicabili (discorso di Stefano di qualche tempo fa, che so con una dedica personalizzata ad ogni copia venduta), non ci sarebbe interesse a scaricare indiscriminatamente, e gli artisti guadagnerebbero tutto quello che è il loro potenziale, tra l’altro a questo punto strettamente meritocratico e non dipendente dalla “potenza di fuoco” promozionale dei promoter, dato che un po’ di SEO e SEM lo sanno fare praticamente tutti 😉
    my 2€c
    Francesco

  12. Curioso come su questa discussione si siano incrociati due tipi di tariffazione “flat” molto diversi seppur collegati.
    Se si parla della tariffazione dei bit, il costo marginale è “tendente a zero” ma non è zero. Se ho speso 10 per dimensionare una rete per 100 utilizzatori ed uno di questi mi consuma quanto gli altri 99 messi insieme, costui mi costa 5, gli altri mi costano 0,05 (circa). Per i 99 posso dire che il costo tende a zero, ma per il primo no, è giusto che il costo dei suoi bit sia correttamente attribuito a lui più che agli altri (scusate la rozzezza dell’esempio).
    In sintesi far pagare i bit per quello che costano, o meglio, evitare che pochi (gli heavy user del P2P piuttosto che altri heavy user) costino quanto molti utilizzatori “normali” mi pare corretto.
    Viceversa se si intende la tariffazione dei diritti di ascolto (o di possesso) di un bene immateriale protetto da copyright, questi hanno veramente un costo marginale pari a zero se non vi ricomprendiamo il costo per la distribuzione, ovvero se non si ricade nel caso precedente.
    Ecco che in questo caso una tariffazione flat ha pienamente senso, posto che si riesca ad attribuire a ciascun detentore dei diritti il giusto corrispettivo (quindi DRM).
    Mettere sui bit una sovratassa per compensare i diritti d’autore è un abominio peggio di quello di tassare gli hard-disk.
    Per evitarlo è bene che si tengano ben distinti i piani di discussione. Una cosa è il costo del flusso di bit, altra cosa, completamente separata, è l’ammontare dei diritti da corrispondere secondo la legge ad autori, produttori ed altri detentori.

  13. Vincenzo Vicedomini

    @Riccardo : il mio discorso iniziale non è strettamente correlato alla tariffazione flat delle connessioni e verte semplicemente su alcune considerazioni:
    1) ci sono pressioni forti su governi e ISP in un contesto generico di imposizione del rispetto dei copyright che sfociano in iniziative di dubbia utilità
    2) il DRM è pericoloso perchè prescinde da enti superpartes aventi funzione di tutela dell’utente. Per il resto è una tecnologia come un’altra.
    3) Abbiamo già una tassa sui supporti di memorizzazione e a qualcuno potrebbe venire in mente di crearne un’altra ad hoc per i flussi di dati. (nom mi sembra questo il male maggiore ma semplicemente un male)
    Non concordo invece sul discorso vagamente “anti-flat” come deterrente al P2P, perchè preclude proprio quella distribuzione di contenuti in via telematica cui noi tutti concordiamo sia il futuro. Di recente ho dovuto comprare l’upgrade del sistema di sviluppo che uso per lavoro e tra i sistemi di distribuzione c’era la possibilità di scaricare direttamente le iso. Il risparmio è minimo e vale solo il supporto di memorizzazione ma comunque io pago il prodotto e la possibilità di usarlo. Ovviamente se oltre a questo dovessi pagare singolarmente ogni bit della iso la cosa sarebbe alquanto improponibile …

  14. @Riccardo
    ciao, vorrei farti notare che in Inghilterra (ma immagino anche in Italia) un tetto all’utilizzo della tarifa flat c’e’ gia’, si chiama “Fair Usage Policy” e, in genere, contiene anche una clausola sul P2P.
    Questo per dire che un ISP, se vuole, ha gia’ tutti gli strumenti per far “quadrare i bilanci”, limitando della rete l’utilizzo dove eccessivo.
    Il vero problema e’ che le Major discografiche stanno criminalizzando, con un discreto successo, il mezzo (il P2P) invece del suo utilizzo illegale (quando c’e’), proprio nel momento in cui il P2P sembra andare oltre il tradizionale filesharing (dalla distribuzione (lecita) di contenuti multimediali a una possibile implementazione P2P del DNS, con tanto di WG all’IETF).
    Tutto questo mi sembra, semplicemente, anacronistico.

  15. @Vincenzo
    No, per me non devi pagare ogni singolo bit, assolutamente.
    Solo che se ti diverti a scaricare ogni giorno 50 iso diverse perché tanto è gratis, allora devi pagare di più.
    @Alessandro
    Esatto, quello che intendo dire è che Fair Usage Policy è una cosa buona, imho.
    Se voglio trasmettere più bit del tetto dovrò pagare una quota aggiuntiva (ad esempio entrare in un altro scaglione flat)
    Ma si tratta di un modo per risolvere un problema legato al trasporto di bit.
    Non ha niente a che fare con il pagamento di diritti d’autore, per i quali le major ci hanno abituato ai peggiori trucchetti, compreso quello di confondere le acque, e mischiare i problemi di investimenti nelle reti con i problemi di pagamento di diritti d’autore.
    Per me le acque vanno invece mantenute limpide. Se la lobby degli editori riuscirà ad imporre un dazio anche sui bit trasmessi, oltre che su quelli memorizzzati è bene che si sappia che è una tassa, punto e basta. Non ha motivazioni industriali (dell’industria delle telecomunicazioni, per intendersi )
    Riassumendo schematicamente, per me sarebbe ideale:
    1. Tariffe flat per il traffico di bit, ma con un tetto “fair” o meglio a scaglioni (anche solo 2 o 3)
    2. Nessuna forma di DPI (inutile e dannoso)
    3. Tariffazione dei diritti d’autore completamente svincolata dalla tariffazione dei bit (poi che sia flat o a consumo, poco importa)
    C’è bisogno del DRM? Non ci vedo problemi ideologici, solo qualche problema pratico di privacy.

  16. Riccardo, scaricare 50 o 100 o 1000 iso tutti i giorni su un singolo link consumer non sarebbe un problema se venissero messe a frutto le capacità tecniche già esistenti… guardati ad esempio la capacità trasmissiva della fibra (il cavo e’ sempre lo stesso, per aumentare ordine di grandezza della capacità trasmissiva basta cambiare gli illuminatori ai due estremi del cavo: 100mbit? 5 euro. 1000 mbit? 20 euro)… o “quella dello spettro radio”… e’ per questo che tu puoi scaricarne anche 100.000 di iso al giorno, ma il costo marginale dei tuoi download sarebbe comunque 0.
    Ora che tu voglia pagare tanto qualcosa che costa zero, a me onestamente non mi tange… affari tuoi… ma questa ostinazione a voler considerare che un utente “consuma più di un altro” qualcosa che non e’ consumabile e costa zero… mi sembra assurdo. Per lo meno non un principio su cui si possa intavolare una qualsivoglia discussione.

  17. Vincenzo Vicedomini

    Concordo con MFP .
    Le capacità delle nostre connessioni domestiche e di fascia bassa sono tali da non arrivare a saturare facilmente i canali di comunicazione a meno che non ci siano tutte le utenze che, sincronizzate, inizino a fare traffico in saturazione della propria banda al momento disponibile … ammesso pure che si arrivasse alla saturazione il sistema, se ben dimensionato, reagirebbe ripartendo la banda realmente disponibile per il numero di utenze … (penso aumentando la distanza temporale tra un pacchetto e un altro) quindi al peggio del peggio rallenti!
    Le tariffe flat hanno fatto sviluppare il mercato delle TLC qui da noi, perchè poi vorrei vedere chi era il pollo a non fare due conti e vedere che le tariffe “a tempo” (non a traffico) che venivano proposte anni fa non erano convenienti neanche per poche ore settimanali. C’era e c’è tutta l’intenzione di vendere traffico flat e se si vende è perchè c’è anche il P2P … e questo gli ISP lo sanno bene!

  18. @MFP
    Sostenere che le cose hanno costo zero è pericoloso perché è molto più probabile che sia poco, ma non zero.
    L’illuminatore da 20 euro lo paga qualcuno oppure cade dal cielo?
    Se qualcuno lo paga, quel qualcuno sta investendo in una rete. La rete non è solo trasmissione, è anche altre cose, ad esempio commutazione. Vogliamo parlare dei costi di commutazione? Se ho bisogno di sostituire un router per raddoppiare la capacità, qualcuno lo dovrà pur pagare. Se ho bisogno di comprare più banda di interconnessione, non perché abbia più clienti, ma perché cambiano le loro abitudini, chi me la ripaga?
    Se è vero, come è vero, che gli operatori di rete devono cambiare pelle, che i bit sono bit, sia che siano voce, dati, video, questi operatori devono investire in reti che trasportano bit. Non si parla di piccoli investimenti, ma di grandi investimenti e purtroppo una buona parte degli operatori non versa in grande forma dal punto di vista finanziario. Le reti devono essere dimensionate e aggiornate per tenere conto dei nuovi usi che se ne fanno, ma soprattutto devono essere remunerate. Se non sono remunerate semplicemente non le si fanno.
    Questo è vero per il fisso e per il mobile (a maggior ragione)
    Se gli operatori cercano di filtrare il P2P è perché in questo modo credono di poter garantire lo stesso servizio alla maggior parte dei loro clienti investendo di meno, tagliando gli usi che adesso sono ancora di pochi (P2P, streaming video) per soddisfare i molti che non ne fanno uso. E’ sbagliato ma è così.
    Ed è frutto di un errore alla radice, quello di mettere tutti in un unico segmento di mercato, dall’utilizzatore della sola email, allo heavy user P2P. Ripeto è sbagliato.
    Come si possono accontentare segmenti diversi? Con trariffe diverse, imho.

  19. @Vincenzo e @MFP
    Credo che il discorso di Riccardo fosse di tipo piu’ “teorico”: nel momento in cui ci sia un reale problema di banda, ben venga la tariffazionedifferenziata, altrimenti flat per tutti.
    Per il resto, non conosco la reale capacita’ di banda di un ISP (anche se non faccio fatica a credere che, ad esempio, Telecom possa non avere grossi problemi): ma perche’, allora, molti operatori (tutti?) filtrano i protocolli P2P?
    L’unica risposta (tecnica) che riesco a darmi e’ che gli apparati/switch/qualsiasi-cosa che vengono utilizzati per gestire il traffico da/per gli utenti siano sotto-dimensionati.

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