Il provvedimento del garante sui redditi

Sono d’accordo con il provvedimento del Garante circa i redditi.

Va (in legalese) nella direzione che dicevo, sia quando  parlavo di attrito nell’accesso ai dati (il garante si riferisce alla "proporzionalità") sia quando parlavo di certezza del diritto (quando dice che le modalità di divulgazione le deve definire una legge).

Anche ieri sera Epifani ha detto a Ballaro’, senza che nessuno lo smentisse, che in altri paesi i dati sono liberamente accessibili via Internet, mentre noi sappiamo bene che e’ una palla, anche se potebbe apparire una parziale giustificazione plausibile.

Che bello che c’e’ Internet che ti permette di verificare.

Una sola cosa NON HO CAPITO: se ci fossero due blasonati professori di economia milanesi, che si occupano di tlc,  che nell’anno di riferimento, a convegni e sui media, lodavano la media company, e se io facessi i loro nomi e dicessi che hanno dichiarato CIASCUNO UN MILIARDO di lire di reddito, commetterei reato ?

(grazie Marco)

If you like this post, please consider sharing it.

7 thoughts on “Il provvedimento del garante sui redditi”

  1. Secondo me dipende dallo strumento di comunicazione che utilizzi: se lo scrivi in questo blog hai un pubblico potenzialmente troppo vasto e rientri nell’ambito di applicazione del provvedimento del Garante.

  2. Direi di no altrimenti dovrebbero arrestare molti giornali che hanno pubblicato i redditi nelle loro pagine… altrimenti è il solito problema dei 2 pesi 2 misure: se sei un giornale è OK, se sei una blogger no, perchè come dice Dario, hai un target mondiale…
    Ciao! 🙂

  3. Ragazzi vi rendete conto della situazione nella quale questo relativismo ci mette?
    Questo blog no, il mio magari si che ha molto meno accessi,e allora quali sono gli accessi che pongono il limite? Chi li misura e come? Chi li certifica se mi portano in tribunale?
    Allora un blog no, un sito forse, e su twitter cosa facciamo, misuriamo chi ti segue, lo facciamo sul numero o assegnamo un peso all’utente proporzionale all’accesso che ha sul suo blog e sul numero di amici che ha?
    Mah…
    bob

  4. Il principio è semplice: i personaggi pubblici sono meno protetti, nella loro riservatezza, rispetto ai privati cittadini. Poi nella pratica, ovviamente, ci sono i casi grigi.
    In ogni caso l’eventuale divulgazione su questo blog, ad esempio a fini polemici, dei redditi di tizio o di caio sarebbero eventualmente soggetti a querela di parte.
    A cose fatte, il problema della brillante iniziativa del Fisco Online è stata proprio l’assenza di trasparenza: un provvedimento simile andava attuato con gradualità (partendo prima dalle società, ad esempio) e a seguito di un dibattito pubblico approfondito. Se l’intento è preventivo, dovrebbe inoltre interessare le nuove dichiarazioni, messe online in tempi molto piu’ rapidi e con le cautele di “attrito” raccomandate da Quintarelli.

  5. Io non so come funzioni la legge in questo caso specifico, pero’ in molti casi esistono delle specie di “proprieta’ intellettuale sul database”.
    Allora, ciascuno di noi e’ libero di fare query su Google, ma costruirsi una copia, anche parziale, del database, facendo un’infinita’ di query e aggregandone i risultati non e’ legale. Guarda caso, Google ha un limite giornaliero di query (credo sia 1000).
    Usare il WHOIS o il DNS va bene, fare “crawling” no e, nei casi piu’ gravi, puo’ portare in tribunale (il limite giornaliero varia in base al paese) e potrei citarvi mille altri casi.
    Insomma, secondo me l’intera operazione e’ stata realizzata da dilettanti senza la piu’ elementare infarinatura di leggi sul copyright e senza avere idea del valore enorme che tali informazioni possono avere, ad esempio per istituti di marketing e ricerche di mercato.
    Poi, c’e’ il problema della privacy, ma qui faccio un passo indietro perche’ non sono molto ferrato.

  6. Forse mi sono spiegato male: a mio avviso un blog e un qualsiasi altro sito web (anche quello di un giornale) hanno il medesimo carattere di accessibilità.
    Secondo me, quindi, non c’è relativismo: essendo pubblicati su Internet, potenzialmente hanno lo stesso pubblico di qualunque sito web e, quindi, anche di quello dell’Agenzia delle Entrate. Quindi, a mio parere, se non è lecita la pubblicazione dei redditi degli italiani da parte di quest’ultima, non è nemmeno lecito che il titolare di una pagina web (sito, portale, blog…) renda pubblico il reddito di alcune persone.
    I giornali hanno pubblicato i redditi dei VIP in un periodo tra la prima sospensiva (provvisoria) e la seconda (definitiva e a carattere generale, che deve essere pubblicata anche in Gazzetta Ufficiale), quindi – secondo un’interpretazione verosimile – se non proseguono con la pubblicazione di quei dati potrebbero anche non essere perseguibili.

  7. secondo me, per un’ovvia ragione di privacy non puoi pubblicare i redditi altrui. Se alcuni giornali lo hanno fatto, saranno perseguiti per questo. Il discorso è diverso per i servitori dello Stato (parlamentari, manager, ecc..): i cittadini hanno il diritto di sapere a quanto ammonta il loro stipendio (ma penso che non si abbia il diritto di sapere il loro reddito tout court, potrebbero avere altri redditi)

Leave a Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *