La via francese al diritto d’autore: un esempio da non imitare.

Ha detto tutto Guido.

Il Governo francese, nel giro di pochi mesi, è passato dalle parole ai fatti, traducendo in un disegno di legge l’ormai famoso accordo dell’Eliseo nato dai lavori della Commissione Olivennes.

Si tratta di un’iniziativa senza precedenti nel panorama Europeo
che, tuttavia – se altri Paesi seguiranno l’esempio francese – rischia
di innaugurare una nuova buia stagione per la disciplina della
proprietà intellettuale, una stagione segnata da un grave
fraintendimento di fondo: quello secondo cui i diritti patrimoniali
d’autore sono sovraordinati rispetto ad altri diritti fondamentali
dell’uomo e del cittadino quali quello alla privacy e, soprattutto,
all’informazione nella sua duplice accezione di diritto di informare ed
essere informati.

Al di là dei solenni proclami
nei quali il disegno di legge viene presentato come il prodotto di
un’ampia negoziazione tra i soggetti interessati e come un risultato
equilibrato, infatti, l’iniziativa legislativa è fortemente squilibrata
dalla parte dei titolari dei diritti di proprietà intellettuale.

D’altra parte, nonostante la notizia sia stata sapientemente celata
dal Governo francese – con buna pace del principio di trasparenza – il
Consiglio di Stato nei giorni scorsi aveva espresso un parere fortemente critico sul testo del disegno di legge.

Il Governo, tuttavia, è andato per la sua strada tenendo in ben poco conto le perplessità dei Consiglieri di Stato.

L’iniziativa e, ancor di più, la sua attuazione non mi piacciono affatto.

Innanzitutto, non credo si possa definire "pedagogica" – come si fa
nella relazione predisposta dall’Esecutivo francese – una legge che
muove dal presupposto che chi viola i diritti patrimoniali d’autore
scaricando, per ipotesi, per tre volte, un’opera dell’ingegno rischia
di vedersi sospendere per un anno la connessione ad internet, perdendo
così la possibilità di esercitare fondamentali diritti politici e di
accedere al patrimonio informativo oggi reso disponibile on-line.

Quale sarebbe l’insegnamento da trarre? Che il diritto d’autore conta più della libertà di informazione?

C’è un altro aspetto difficile da condividere.

Il Governo francese muove dal presupposto che occorra tutelare più
efficacemente i titolari dei diritti d’autore dopo che questi ultimi si
sarebbero impegnati – con il famoso accordo Oliviennes – ad ampliare i
canali di distribuzione legittima dell’audiovisivo in Rete, a
rinunciare all’utilizzo di misure tecniche di produzione non
interoperanti ed a ridurre l’intervallo di tempo tra l’uscita di un
film nelle sale e quella nei canali di distribuzione telematica.

In linea di principio nulla in contrario.

Sarebbe, tuttavia, stato auspicabile che il disegno di legge
imponesse ai titolari dei diritti quanto da questi ultimi semplicemente
"promesso" al loro rappresentante Oliviennes esattamente come impone
agli utenti di astenersi da talune condotte, individuando, peraltro,
pesanti sanzioni qualora ciò non avvenisse.

Nei mesi scorsi con Leonardo Chiariglione e molti altri Autorevoli conoscitori della Rete abbiamo scritto all’allora
Ministro della Cultura Francesco Rutelli affinché scongiurasse il
rischio che l’Italia seguisse l’esempio francese, ora, occorre gridarlo
con ancora maggior forza perché seguire quell’esempio vuol dire
rinnegare una lunga tradizione giuridica di equilibrio e
contemperamento tra contrapposti interessi quale quella in materia di
diritto d’autore.

Aggiungo forse un solo punto, una domanda sommessa… al malcapitato, toglieranno anche il telefonino ?

E se poi il malcapitato ne volesse comprare un altro, per evitarlo, ci sara’  una blacklist nazionale di persone che non possono acquistare un telefonino ? 

Presto o tardi si accorgeranno che, aldila’ degli aspetti di diritti civili e della violazione del principio della responsabilità  individuale, semplicemente e tecnicamente non funzionerà.

E si saranno spesi inutilmente soldi, tempo e si saranno fatte delle vittime inutili.

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1 thought on “La via francese al diritto d’autore: un esempio da non imitare.”

  1. Qualcuno quando qui in italia è passata la famigerata legge Urbani aveva facilmente pronosticato l’aumento delle darknet, ovvero di reti non pubbliche ma protette e cifrate in modo più o meno pesante.
    Poi naturalmente è solo una questione di tempo violare anch’esse, ma credo che l’approvazione di una legge simile sia un altro passo avanti verso il loro avvento.
    Qui il problema è che sia in Svezia che in Francia, a quel che capisco, il legislatore è indietro, molto indietro rispetto alla tecnologia. Per tacere dell’Italia.

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