Oddo, sono con te!

Giuseppe Oddo e’ una delle "penne pesanti" del Sole 24 ore. E’ anche l’autore, assieme a Pons, del famoso libro del 2002 "L’affare Telecom – Il caso politico-finanziario più clamoroso della seconda repubblica". Come dire, uno che segue le TLC italiane con competenza e da epoca non sospetta

ha aperto un blog che ho inserito in aggregatore e oggi ho trovato questo post.. (in realta’ ha qualche giorno, ma io ero in arretrato).

Link: Finanza&Potere – Telecom, ritorni garantiti o la nuova rete non si farà.

Telecom, ritorni garantiti o la nuova rete non si farà

"La priorità è che Telecom sia in grado di finanziare la rete di nuova generazione". Quindi, la priorità non è la rete in quanto tale, ma la possibilità per Telecom di  finanziarla con ritorni economici proporzionati all’investimento.
Questo è il passaggio chiave dell’intervista di Franco Bernabè al "Sole-24 Ore" di ieri.

L’amministratore delegato del gruppo di telecomunicazione dice che un solo operatore sarà in grado di coprire l’intero territorio italiano, e che questi non potrà essere che Telecom. Quindi: "O lo Stato ritiene di sviluppare direttamente la banda larga, come in Asia, oppure deve usare gli strumenti che ha con condizioni regolatorie e di redditività che consentano agli operatori di svilupparla".

Che significa questo? Che Telecom potrà realizzare la nuova infrastruttura solo se lo Stato le garantirà tariffe remunerative.

La società accusa una forte pressione sui margini, che sono in costante calo, è ancora molto indebitata, e può investire solo a fronte di ritorni sufficientemente remunerativi nel breve periodo. Solo a queste condizioni gli attuali soci di controllo (Telefonica, Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo e Benetton, riuniti nella Telco) sono disposti a scucire i soldi per un’opera a dir poco colossale. Il problema non deriva soltanto dall’esposizione finanziaria della Telecom, ma anche dal fatto che nel settore delle reti la concorrenza non esiste. La società dominante, avendo l’obbligo di aprire la propria infrastruttura agli operatori terzi, ha scarso interesse a investirvi, e d’altro canto gli operatori "alternativi" avendo l’accesso assicurato alla rete Telecom, non hanno alcun interesse a sviluppare reti concorrenti.

Ecco spiegato il messaggio di Bernabè al Governo: per fare la rete, Telecom deve essere messa nelle condizioni di poterci guadagnare.

E se la rete fosse scorporata da Telecom? Questa potrebbe essere l’altra soluzione. La nuova infrastruttura in fibra ottica serve all’economia italiana, rappresenta un fattore di sviluppo complessivo, per le imprese e le famiglie. E la banda larga che abbiamo oggi è insufficiente ai bisogni del Paese. Vi sono zone del Sud Italia, per fare solo esempio, dove in alcune ore della giornata, quando i ragazzi cominciano a scaricare video e musica da Internet, l’accesso a certi siti diventa di fatto impossibile. In Giappone e in Corea del Sud le reti a fibra ottica fino a casa dell’utente sono state sviluppate dallo Stato. Ed esperienze analoghe sono in corso a Singapore, in Australia, Nuova Zelanda. La nostra rete potrebbe essere scissa da Telecom e affidata a un azionariato pubblico-privato formato dal fondo per le infrastrutture F2I e da primarie banche d’affari internazionali. Una decisione, in un senso o nell’altro, va comunque presa subito. Lo stato di paralisi in cui ci troviamo non giova a nessuno: né all’Italia né a Telecom (Italia).

secondo voi, sono d’accordo ? 😉

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