Francia o Spagna, purche’ se magna

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Il contro-piano industriale promosso dai Fossati e affidato alla società di consulenza milanese Value Partners è pronto. Ma non si capisce bene quale uso, la famiglia azionista di Telecom Italia con il 4,5%, voglia farne. Probabilmente si tratta di un´azione di disturbo nei confronti dell´attuale management rappresentato da Gabriele Galateri e Franco Bernabè, autori secondo alcuni di un piano industriale considerato troppo "prudente". E sicuramente c´è disapprovazione per l´andamento del titolo in Borsa, sceso negli ultimi giorni al di sotto della soglia critica di 1,3 euro. Ma, a quel che trapela, i contenuti del contro-piano non sembrano in grado di cambiare il cammino della società telefonica. Le linee guida sembrano ricalcare quelle a suo tempo pensate ma non realizzate da Marco Tronchetti Provera quando la Pirelli era il maggiore azionista: integrazione con società di media che producono contenuti (tra cui anche Mediaset?), ingresso nella "domotica", sviluppo della "telemedicina".

Hanno capito tutto…

Anche il fatto che la famiglia con la holding domiciliata sulle rive del lago di Lugano si sia rivolta alla Value Partners di Giorgio Rossi Cairo, uno dei principali consulenti di Telecom ai tempi di Pirelli, sta a indicare una ripresa delle idee tronchettiane per il futuro della società. Con il tocco di marketing di Riccardo Ruggiero, ex ad di Telecom e da giugno senior advisor di Value Partners per tlc e media.

<no comment>

Il tutto rischia tuttavia di sciogliersi nella classica bolla di sapone. Bernabè non ha infatti alcuna intenzione di dare seguito alle richieste dei Fossati, i quali a questo punto dovranno portare il loro contro piano all´attenzione del cda Telecom forse già l´8 agosto, quello che dovrà esaminare i conti semestrali. E vedere che cosa ne pensano gli altri azionisti, da Mediobanca a Generali a Intesa Sanpaolo.

E allora facciamo due conti.. Qui c’e’ la composizione della lista di Telco. Oltre a questi ci sono 1 consigliere indipendente (Zingales) e 2 consiglieri di Fossati (Findim), che secondo la stampa sono "non lontani" da Generali (Roland Berger doveva essere eletto al board nella lista di Telco in quota Generali e invece e’ stato eletto nella lista di Findim. la Consob se ne sara’ accorta ?). E Findim ha detto che bisogna vendere a Telefonica, quindi per la proprieta’ transitiva.. (Benetton era gia’ positiva verso una vendita durante l’era Tronchetti).

Sparo le mie ipotesi, totalmente campate per aria. Potrebbe esserci un allineamento di interessi tra

  • 8 voti su 15 "filotelefonica": 2 Findim 3 Generali 2 Telefonica 1 Sintonia (Benetton)

maggioranza, ma non sufficiente per decisioni straordinarie; gli altri sono..

  • 2 voti su 15 "filogovernativi": 2 Intesa
  • 3 voti su 15 "business oriented": Bernabè, Galateri e Zingales
  • 2 Mediobanca

mi sa che il pallino lo ha Geronzi (Mediobanca).

Parallelamente Marco Fossati, numero uno della Findim esposta in Telecom per un miliardo di euro, sta cercando di sensibilizzare Cesar Alierta, il grande capo di Telefonica, affinché sferri un attacco in piena regola sulla società italiana approfittando della bassa valutazione del titolo. La convinzione della famiglia milanese è che nel caso di Opa su Telecom il prezzo non potrà essere inferiore a quello pagato circa un anno fa dalle banche e dalla stessa Telefonica, cioè 2,6 euro per azione. E la Findim potrebbe così realizzare una plusvalenza avendo in carico il suo pacchetto di azioni (4,5%) a 1,7-1,8 euro. Ma difficilmente il governo italiano in questa fase potrà dare il via libera a un´operazione del genere. Per convincere Silvio Berlusconi, Fossati ha addirittura portato Alierta ad Arcore appoggiandosi al lavoro diplomatico di Alejandro Agag, genero dell´ex premier spagnolo Aznar ed ex segretario del Ppe, e di Flavio Briatore, entrambi amici del Cavaliere. Gli stessi uomini che tre anni fa fiancheggiavano la scalata di Stefano Ricucci al Corriere della Sera. Ma per il momento non sembra che il governo sia pronto a lasciare la Telecom nelle mani degli spagnoli, soprattutto dopo la campagna "nazionalistica" per Alitalia che, tra l´altro, vedrà sia la famiglia Fossati che la Pirelli nella cordata per il salvataggio della compagnia di bandiera. In ogni caso, per capire le reali intenzioni degli spagnoli, Bernabè in settimana volerà a Madrid per incontrare il numero due di Telefonica Julio Linares.

Speriamo nel Governo.

Intesa sta intervenendo a sostegno del governo nelle "grandi operazioni di sostegno", da Telco ad Alitalia. Mi pare escluso che voti contro il parere del Governo. Voglio credere che  Bernabè, Galateri e  Zingales operino nell’interesse dell’azienda e del mercato finanziario. Certo, c’e’ sempre la possibilita’ che il board di Telco (che controlla Telecom Italia) sfiduci Galateri e Bernabè (*), quindi dovranno andarci con le molle.

Poi c’e’ Mediobanca. Tronchetti e Buora non sono indagati nel gigaprocedimento, non c’e’ alcuna ragione per ritenere che una cosa abbia alcuna correlazione con l’altra, almeno non più della accuratezza degli oroscopi di Novella 3000, ma forse l’ambiente e’ meno teso e Mediobanca potrebbe decidere di non sostenere Telefonica.

(*) Il cda di Telco e’ fatto da:

  • Aldo Minucci – Generali
  • Filippo Maria Bruno – IntesaSan Paolo
  • Clemente Rebecchini – Mediobanca
  • Gustave Stoffel – Sintonia (Benetton)
  • Maurizio Verbich – Generali
  • Angel Vilà Boic – Telefonica
  • Ramiro Sanchez de Lerin Garcia-Ovies – Telefonica
  • Miguel Escrig Melia – Telefonica
  • Sohail Qadri – Telefonica
  • Enrico Giliberti – Indipendente

Giliberti e’ una persona "di sistema", avendo un passato con la Cariplo (oggi IntesaSanPaolo) e con Mediobanca. Oggi e’ presidente di SEAT, dopo avere assistito l’acquisto della stessa da parte di 4 banche (Credit suisse, BNP Paribas, RBS e Barclays, la stessa Barclays che oggi secondo la Consob sta al 2,04% di Telecom).

Il suo studio ha assistito  Goldman Sachs nell’OPA dei fondi immobiliari Tecla e Berenice (assieme a Caltagirone in contrapposizione a Pirelli RE). SEAT, dove di recente e’ approdato Max Castelli, ex direttore generale di Telecom, e’ una delle societa’ più indebitate dei principali titoli alla borsa di Milano con un debito che supera di piu’ di 3 volte i mezzi propri.

Sempre per continuare con le ipotesi campate per aria di cui sopra, in Telco ci potrebbe essere uno schieramento vicino a Telefonica con 7 voti su 10. guardando i patti parasociali, si vede che il presidente di Telco e i consiglieri di amministrazione che Telco indica in Telecom Italia, devono essere nominati all’unanimità. Se ci fossero degli stalli, l’azionista dissenziente se ne puo’ andare da Telco pigliandosi la sua quota di azioni Telecom.

Le quote in Telco sono:Telefonica: 42,3%; Generali: 28,1%; Intesa San Paolo 10,6%; Mediobanca 10,6%; Sintonia 8,4%. Queste si tradurrebbero in Telecom Italia in: TE 9,98%; IN 2,5%; MB 2,5%; GE 6,63%; SI 1,98%

Ricordando che Findim ha il 2%, mettendo assieme Findim, Generali, Telefonica, Sintonia, arriverebbero al 20,59%; Dall’altra parte Intesa e Mediobanca arriverebbero al 5%. Poi ci sono un 2% che ha Barclays e un 4,08% che ha il fondo d’investimento USA Brandes (piu’ eventuali altri sotto il 2%, che non possiamo conoscere non essendovi un obbligo di comunciazione alla Consob).

Francia Qatar o Spagna, purche’ se magna. Spero che per quest’estate non ci siano soprese.

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2 thoughts on “Francia o Spagna, purche’ se magna”

  1. Vincenzo Vicedomini

    …chi di speranza vive …
    Io mi auguro che non ci siano troppi paletti per la messa in opera di *UN QUALSIASI PIANO INDUSTRIALE* che darebbe così una direzione e una giustificazione alle azioni di ristrutturazione già intraprese. Il management “Pirelli Inside” ha già fatto il suo corso e mi stupisco nel vederlo ancora presente in alcuni posti chiave.
    Speculazioni di recupero capitale direi che ora sarebbero alquanto premature perchè è vero che il settore IT e servizi segna il passo, ma avere una società come TI che inizia a lavorare e a fare sviluppo produce sicuramente valore monetizzabile … Eppoi, onestamente, non credo che Telefonica sia disposta *ORA* a mettere capitali in gioco, magari le conveniva fino a qualche mese fa o le potrà convenire se gli azionisti decidessero di far fuori l’attuale board. (suicidio!)
    In un caso come in un altro ci sarebbero forti perdite del titolo e la situazione finanziaria tenderebbe comunque a scoraggiare un’OPA.

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