Verso la fine dell’egemonia culturale di Google ?

Dunque, Google ha annunciato Wave. Potra' essere un successo, potra' essere un flop. In ogni caso, l'importante e' che alcune funzioni core lato server siano controllate da Google. (mi viene in mente Exchange con il quale ti puoi interfacciare, basta che tu abbia un pezzettino che e' sempre Microsoft, ma questo e' un altro discorso).

Beninteso, tecnologicamente Wave e' stupendo, ma dove sta la ciccia ? Sara' la crisi, saranno gli spazi che si chiudono, saranno i VC che non dopano piu' il mercato con tonnellate di quattrini su ogni balzana idea, ma il tema della sostenibilita' economica, del fatto che bisogna avere un prodotto e un'idea di chi lo puo' comprare e come lo puo' pagare, che non si puo' fare una societa' solo per venderla a Google, che la pubblicità non basta, tantopiu' che e' monopolizzata, questa idea sta spuntando in modo indipendente in diversi angoli del globo.

Interessante questo post su GigaOM: Google Climbs to New Heights of Arrogance With Wave.

…Google has a long history of launching or buying projects, only to get bored and abandon them months or years later.

avevo compilato questa lista di iniziative che non hanno avuto successo. A parte quelle che hanno cercato di scalfire posizioni gia' dominate da qualcuno, le altre sono servite sostanzialmente per chiudere (limitare) degli spazi online, usando gli ingenti margini che provengono da una posizione dominante sulla ricerca che e' oggi, di fatto, l'unico modo di monetizzazione in rete. (Quantomeno si e' alzata l'asticella, a meno di finanziatori cospicui che, a loro volta, puntino ad un rientro dell'investimento non dalla vendita del prodotto/servizio, ma della societa' stessa)

With Wave, as with so many Google projects, the company seems to be flinging things against the wall to see what sticks. No real thought has been given to its future beyond, “Wouldn’t it be cool if…?”

di una cosa possiamo essere certi, al futuro della monetizzazione online Google ci pensa, eccome. E finche' non appare uno strumento di micropagamenti interoperabili o fino ad un eventuale intervento dell'Antitrust, puo' dormire sonni tranquilli.

Google ha l'immagine dell'aperto e gratuito, o quantomeno flat. Nella sostanza mantiene degli elementi di lockin fortissimo degli utenti per assicurarsi l'audience e un sistema di billing sofisticatissimo ed assolutamente non forfettario per garantirsi i ricavi, in una forte posizione di monopolio, con dei margini altissimi (molto superiori alla normale remunerazione dei capitali in un mercato competitivo).

Essere monopolisti non è un reato, non e' illegale. Anzi, se il monopolista si comporta bene, nell'interesse degli utenti (secondo alcune dottrine), e'  addirittura molto positivo.

Il fatto che sfrutti la sua rendita monopolistica per controllare settori chiave di innovazione in mercati adiacenti a quello dei motori di ricerca non si puo' ritenere un abuso, anzi, offre cioccolata gratuita, spesso di buona qualità, agli utenti.

When asked about marketing Wave during the launch Q&A, the Google reps said “We really haven’t thought about that too much.” What about advertising? “We haven’t thought about that yet.” What about competition? “It’s not something we really thought a lot about.” So what have the Googlers thought about?

E il marketing ? non ci abbiamo pensato. Promozione ? non ci abbiamo pensato. Concorrenza ? non ci abbiamo pensato.

E giustamente, non serve che ci pensino, anzi, non devono. Chiunque altro dovrebbe fare i conti con i dollari ma Google no, per la ragione di cui sopra. Anzi, riempire uno spazio serve ad evitare che si possa creare qualcosa che potenzialmente disturbi, come forse potrebbe succedere con Facebook.

Google, as a company, has failed at monetizing everything except search (and, though it’s based on the same tech, partner web sites through AdSense). Advertising on YouTube has been a failure, and is costing the company hundreds of millions of dollars a year in server costs.

come dicevo poco sopra, non gli deve interessare monetizzare, ma colonizzare.

The culture at the company is to build first and ask questions later, typical for a company run almost top to bottom by engineers.

in questo dissento,
ci sono menti molto fini e brillanti e un grado di comprensione del mondo online che noi umani non riusciamo a intuire.

Lucky for the Wave team, then, that search ads have been so phenomenally successful — absent such success, they would be forced to ask those hard questions about monetization and competition.

come qualunque altra azienda "normale".

The breathtaking arrogance of blowing off potential competition and touting tech buzzwords rather than at least giving a cursory examination as to how one might make money from a product is the Google way. Technology is all well and good, but at some point one must go from “Look at this cool thing we’ve designed!” to “Look at all the money we’re making from this cool thing!”

Maybe it will work. Maybe Wave will
take over the world. But, with the notable exceptions of Gmail and
search ads, Google has a poor track record with product launches. It is
really, really good at vanity exercises, though.

Se ho ragione, questa e' una reazione che vedremo aumentare. Una prossima sfida per Google potrebbe essere, per mantenere la sua egemonia cultura e limitare reazioni avverse, trovare un modo di allargare e condividere il proprio successo con una base piu' ampia di persone, non comprando ogni tanto qualche startup e alimentando il principale business model di oggi: farsi comprare da Google.

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15 thoughts on “Verso la fine dell’egemonia culturale di Google ?”

  1. Veramente non mi pare… Non ho ancora avuto tempo di studiare la documentazione nei dettagli, ma si parla di un protocollo basato su XMPP (Jabber) e federabile, quindi aperto a chiunque abbia un proprio server.

  2. non capisco se stai commentando un dettaglio o il senso generale.
    che c’entra che si basera’ su jabber ?
    ti riferisci forse al fatto che ritengo che Google avra’ il controllo di un pezzettino ? non intendo certo che ci sia una dipendenza diretta con una chiamata ad un server o cose simili (anche se non si puo’ escludere).
    Speravo di averlo chiarito con l’esempio di MS: tu puoi fare qualunque client per un server exchange, ache se stanno a casa tua e tra server interoperano, c’e’ sempre un dettaglio che determina la dipendenza da mamma MS.
    Non ho detto che occorrera’ un pezzo di google per farlo funzionare, ma che google controllera’ certamente almeno una funzione lato server. vuoi con una interfaccia specializzata, vuoi nelle pratiche di sviluppo, vuoi con una ottimizzazione particolare, vuoi con la dinamica di adozione.
    ci sara’ sempre un cordone ombelicale tra l’azienda e il prodotto.
    sono pronto a scommetterci.
    ma se avessi scritto un post di 200 righe dicendo che Obama e’ un nero che per la prima volta sta alla casa bianca, se avessi commentato la sua attivita’ poltica spiegando che e’ riuscito a farsi eleggere facendo cose mirabolanti, decantato il suo modo di usare la rete, l’operato nei suoi primi 100 giorni, il modo di costituirsi un team, la nuova immagine internazionale degli USA, i problemi economici che sta indirizzando, la novita’ dell’apertura in settori chiave come l’auto a player internazionali, la politica di risparmio energetico…
    … tu avresti commentato “non ho letto gli atti in dettaglio, mi pare che sia un mulatto” ?

  3. Io ho letto come funziona il protocollo, è semplicemente un estensione di jabber, documentata open source, non c’è nessun bisogno di google, è proprio come l’email, chiunque potrà non solo far girare il server di google ma costruirsi il proprio, sembra anche facile. Un po’ come non sei obbligato ad usare postfix per inviare la posta via smtp ma puoi usare sendmail, qmail, exim, exchange. Quest’ultimo riceve posta da qualsiasi altro server senza bisogno di strani componenti aggiuntivi ed è interoperabile in effetti.
    Sicuramente dipende dal fatto che abbiamo modi diversi di pensare e approcciare il problema ma anche a me leggendo il tuo articolo la prima cosa che è venuta in mente è che 1) non hai capito come funziona il protocollo 2) quel confronto con exchange non c’azzeccava niente ed era sbagliato.
    Non ti stupire se questa cosa, che pure è molto sganciata da tutto il resto del discorso che potrebbe anche essere interessante, abbia completamente spostato il focus e influenzato la lettura di tutto il resto da parte di chi ha una cultura tecnica e odia le persone che cercano di interpretare i fenomeni inserendo riflessioni tecniche che pensano di aver capito ma che invece sono interamente sbagliato. E’ un vizio degli ingegneri. Mi rendo conto che per te sia solo “un dettaglio” equivalente a dire che Obama è nero piuttosto che mulatto, ma non ti irritare se in altri leggere una cosa disinformata da chi non ha letto il protocollo e non sa di cosa parla sposti completamente il focus della questione.
    Chiarita questa questione dal mio punto di vista e dimenticandosi della boiata nella prima riga (si potrà interoperare in maniear del tutto autonoma con wave così come si puo’ interoperare in maniera del tutto autonoma coi server ms exchange, that is), che tanto è del tutto irrilevante per il prosieguo del tuo post, penso che l’articolo che citi da GigaOm abbia tirato fuori degli spunti interessanti: è vero, Google non è brava in tutto, Google difficilmente è riuscita a monetizzare altro che non sia stato il motore di ricerca, Google ha colonizzato Youtube tanto per farlo e senza avere idee di sviluppo della piattaforma, costretta solo da pressioni di mercato, e lo stesso sta facendo con DoubleClick, e l’esodo di figure commerciali da Google negli ultimi mesi ne è la dimostrazione. Sono anche io curioso di sapere come va a finire. Di certo gli va dato il merito di pensare fuori dagli schemi, innovare e investire in progetti anche apparentemente visionari.

  4. non e’ questione di interoperabilita’. anche con exchange puoi interoperare.
    google controllera’ certamente almeno una funzione lato server. vuoi con una interfaccia specializzata, vuoi nelle pratiche di sviluppo, vuoi con una ottimizzazione particolare, vuoi con la dinamica di adozione.
    ci sara’ sempre un cordone ombelicale tra l’azienda e il prodotto.
    sono pronto a scommetterci.

  5. Non è un dettaglio marginale che il funzionamento di un nuovo protocollo/servizio proposto dipenda o meno dal suo proponente, e il paragone con MS Exchange non regge: Wave è documentato ed è incoraggiata la creazione di altri server con cui possa comunicare (e fino a prova contraria i server di Google saranno paritetici rispetto a tutti gli altri), Exchange no e le implementazioni alternative hanno pagato il prezzo di anni di reverse engineering e di possibili modifiche improvvise.

  6. A me il punto sembra più sistemico che granulare (quale protocollo usano/estendono), anzi ecosistemico, per dire così. In questo è vero che ci possa essere dell’imbarazzo ad assistere alla reinvenzione dell’email da parte di Big G: perché questo è il livello della partita e per questo non dubito che hanno fatto e faranno di tutto per tenere lo standard aperto, anzi a farlo scomparire nella rete. E vinceranno quanto gli utenti si diranno ‘ci faccio un wave’ anziché ti mando una mail. Poi, in questo hanno ragione, un modo di fatturare scaturirà (e il passo del post di Stefano è perfetto: superficie flat ma fatturato puntuale).
    Perché Big G non è MS, è la release successiva: non è parte di un mercato, perché è talmente integrata (cablata?) con esso che ci si confonde. E’ il grande mediatore. Geniale. E sì, pericoloso.

  7. Il fatto è che prima o poi SMTP e POP3/IMAP dovranno avere un successore. Prima o poi SMTP e POP3/IMAP non saranno sufficienti come unico strumento di comunicazione. Tant’è che esiste Skype, Messenger, GTalk, la chat di Facebook, Twitter e gli aggregatori di feed.
    Nessuno prima d’ora, a mio parere, ha presentato qualcosa che potesse essere successore della posta elettronica, con un criterio evolutivo: l’endpoint wave è un indirizzo uguale ad un indirizzo email, non a caso, ma perchè potremmo iniziare con dei gateway emailwave che permettono ai due mondi di interagire almeno sulla funzionalità base.
    Da quello che si capisce renderanno opensource sia la parte server che la parte client (basata su GWT), così da incentivarne l’adozione e renderle “reference implementations”.
    Forse google con Wave non vuole creare una fonte di guadagno ma piuttosto evitare che 2 ragazzi in un garage fra 5 anni gli portino via il posto avendo inventato la nuova soluzione.
    L’email è vecchia, l’IM attuale non è in grado di soppiantarla (non è universale, non ha alcune funzionalità importanti).
    Non so se Wave ci riuscirà, ma senza dubbio è la prima iniziativa similare che non reputo improbabile fin dal suo annuncio.
    Mi resta da capire come hanno affrontato il problema spam e anonimato, le due facce della medaglia, gioia e dolore della posta elettronica.
    I dettagli implementativi possono fare la differenza, ma i video ed i documenti pubblicati ad oggi sono piuttosto convincenti. Per ora non ho avuto accesso alla sandbox.

  8. mmmh… accidenti a me quando ho iniziato il post accennando a Wave.
    Wave e’ una applicazione stupenda,
    Wave e’ una applicazione stupenda,
    Wave e’ una applicazione stupenda,
    Wave e’ una applicazione stupenda,
    Wave e’ una applicazione stupenda,
    Wave e’ una applicazione stupenda,
    Wave e’ una applicazione stupenda,
    Wave e’ una applicazione stupenda,
    Wave e’ una applicazione stupenda,
    ma io qui sto parlando dell’egemonia culturale di google, su cosa essa si basa e le reazioni che sta inducendo e che, a mio avviso, indurra’.
    poi, possiamo sempre discutere del dettaglio tecnologico (chi mi potra’ dare accesso, avra’ la mia riconoscenza), ma NON e’ di questo che parla questo post.
    il dito e la luna, you know…

  9. Ok, Stefano, ho riletto, ricontrollato il dito e ricontrollato la luna.. ma nel tuo post non capisco in che modo il ragionamento sull’egemonia culturale di google è confermato da wave.
    L’introduzione, per come l’ho intepretata io, è sbagliata in partenza poichè tutte le parti che compongono wave permetterano di non dipendere da alcun server google (o usando le sue applicazioni opensource su proprie macchine, o creandone di nuove seguendo le specifiche).
    In tutto questo a parte il fatto, che come decine di precedenti esperienze google, wave potrebbe tranquillamente essere l’ennesimo hype+flop, non trovo il nesso con i micropagamenti, adwords, etc…
    Ho capito che parlavi della luna, ma il tuo dito puntava da un’altra parte, e quindi ho parlato del dito per capire se la luna a cui ti riferivi fosse una diversa da quella che stavo guardando io.

  10. allora temo tu non abbia letto bene.
    hai visto il post su GigaOM ?
    hanno presentato wave, gigaOM ha fatto un post che definisce google una azienda vanitosa ed arrogante.
    io ho commentato la cosa, dicendo che questa idea si sta diffondendo.
    wave -> gigaOM.critiche -> commento.
    full stop.

  11. Ciao Stefano.
    ho letto il tuo articolo e vorrei dare un contributo alla discussione.
    Negli anni in cui ho lavorato in Google ho sempre rammentato una cosa.
    “Google is not a conventional company. We do not intend to become one.”
    Questo scriveva Page nell’introduzione dello Statement S-1 prima che Google entrasse in borsa.
    Quando dici che Google ha lanciato moltissimi prodotti senza avere chiaro il modello di business dici il vero.
    Quando dici che Google ha monetizzato solo la ricerca dici il vero (la citazione di Jolson risale a qualche anno fa – mi pare – da parte di Steve Ballmer, bilioso nel suo perenne sentimento antigoogle), estendendo tuttavia il concetto di ricerca a molte aree che precedentemente non sfruttavano il potenziale insito nella esigenza di creare un dialogo tra persone, aziende, ecc.
    Quando dici che l’intento di una simile strategia potrebbe essere colonizzare il web, o attuare un piano di egemonia culturale, poni una questione interessante.
    Il risultato è anche quello, ma non è il fine, in parte ne è il mezzo.
    Hai mai letto la mission di Google? Immagino di si.
    Rendere l’informazione accessibile. E dal momento che l’informazione è dovunque, ed arriva attraverso qualsiasi device, oggi Google estende in tantissimi ambiti il suo operato.
    Hai visto lanciare tanti prodotti senza che avessero successo, hai visto lanciare tanti prodotti che hanno avuto successo (pur senza monetizzare), hai visto lanciare pochi prodotti che monetizzano ed hanno successo.
    Dunque? Questo è nel DNA di Google. Funziona cosi’, dal primo giorno che è nata, quando i signori Brin e Page si ostinavano a rifutare di sporcare il prodotto con la pubblicità in home page. Ergo non avevano soldi in una fase in cui il loro margine era ZERO.
    Certo, una strategia di sviluppo seriale in un ambito cosi’ diffuso come “l’informazione” permette a Google di produrre un meccanismo di lockin verso i suoi utenti estremamente forte, ma l’effetto di colonizzazione è il risultato di una organizzazione aziendale molto particolare, di una propensione alla ricerca forse ineguagliata e l’espressione di una eccellenza tecnologica (per ora) ancora imbattuta, in quest’ambito.
    Se qualcuno riuscisse a proporre uno strumento di ricerca all’altezza, ed una massa critica quanto meno avvicinabile a quella di Google, quest’ultima dovrebbe probabilmente cominciare ad adottare strategie meno sperimentali (in termini di R&D) e piu’ concrete, focalizzandosi solo su quei progetti monetizzabili a breve. Ma anche qui non ci scommetto, non sarebbe da bigG.
    Siamo proprio sicuri che dietro l’onda di Wave (mi scuserai il gioco di parole) non si nasconda l’embrione del prossimo prodotto da one billion $$$?
    Per venire all’articolo da cui hai preso spunto (proponendo un altro tema), francamente mi sembra arrogante l’articoletto da blogger (tant’è, diamogli il peso che merita) di Jolson su GigaOm. E’ al corrente delle strategie di Google su YT? Desidera conoscere i piani di Google sulla monetizzazione di Wave? E’ preoccupato che Google ritiri i propri prodotti dal mercato dopo averli lanciati e testati? E per quale motivo si irrita?
    Forse vuole cimentarsi a lanciare una nuova azienda tecnologica che, al decimo anno di età, fatturi 25 miliardi di dollari worldwide?
    Benvenuto, il mercato ne ha bisogno.
    Per fortuna di Google, quest’azienda continuerà a lungo a dominare sui mercati finchè gli esperti (o presunti tali) continueranno a guardare ad essa con occhi – come dire – convenzionali. E a mettere, come spesso accade, sul proprio blog Google Adsense per farci qualche soldino e partecipare – giustamente e in modo sano – alla spartizione della torta.
    Complimenti per il tuo blog
    claudio zamboni

  12. grazie per il commento.
    BigG ha >20.000 dipendenti.
    sono certo che almeno 20.000 la pensano come dici tu.
    probabilmente tutti, ma basta che ce ne sia uno che interpreta la colonizzazione del mercato come una strategia e sia nel posto giusto per farlo, e cio’ avviene.
    intendo dire che non bisogna confondere cultura e strategia.
    io penso che la cultura di Google sia quella che appare e che la strategia di Google sia di colonizzazione.
    Jobs ha fatto notizia quando e’ tornato alla Apple e la ha risollevata. In genere non succede.
    Il problema non e’ la qualita’ dello strumento di ricerca, a mio avviso.
    Google e’ un keystone. Ha dei lockin fortissimi che trascendono la ricerca ed e’ una piattaforma per il mondo. (come posso rinunaciare ai miei plugin che usano servizi di google ? mettendo 5 barre alternative ?). C’e’ un ecosistema che dipende da google. Un ecosistema che pero’ non e’ florido quanto altri ecosistemi che dipendevano da altre aziende leader.
    Completo, per rendere l’idea, tu puoi fare la migliore TV italiana, ma non hai speranza di successo, perche’ cio’ che governa non e’ la suprtiorita’ di prodotto ma e’ la superiorita’ economico finanziaria e la superiorita’ di presenza industriale.
    Il lockin maggiore Google lo ha nei confronti del mercato pubblicitario che raccoglie inserzioni sulla propria piattaforma e le espone ancora sulla propria piattaforma. NOn vi e’ una alternativa.

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