Crisis ? What crisis ? L’industria dell’intrattenimento e’ malata ?

Mi segnala Dario e mi chiede un parere
Are downloads really killing the music industry? Or is it something else? | Technology | guardian.co.uk.

Games-music-dvds
Casca giusto a fagiuolo, ne ho discusso a lungo su Macchianera. (vedi i commenti, ne riporto alcuni, in italic Jonkind, in plain i miei commenti)

Tra i mercati che stanno fallendo, in
senso tecnico, c’è il mercato della musica registrata, l’industria
musicale: a livello mondiale, l’industria musicale perde circa 1
miliardo di dollari di incassi all’anno,

puoi dire fonte e metodologia ? e confronti con altri mercati tecnologici o di srvizi ?

più o meno a partire dal 2000, anno che possiamo far coincidere con
il decollo della banda larga su Internet, che oggi, in Europa
Occidentale, vale per gli operatori ISP un fatturato di circa 50
miliardi di dollaro l’anno. Di questi 50 miliardi di fatturato almeno
10 miliardi di dollari finiscono al fisco tramite IVA sulle bollette
Internet.

anche le linee aeree perdono, e anche i fotografi, e anche i giornali, ecc.

Il 95% del consumo di musica digitale non viene pagato dai consumatori,

anche qui, puoi citare fonte e metodologia ? e’ rilevante che sia
digitale ? quale e’ la percentuale di musica (complessiva) che non
viene pagata ? (considerando anche la radio).

e’ importante che sia musica solo o bisogna guardare all’intera
industria dell’intrattenimento ? i piroscafi sono scomparsi ma gli
aerei sono proliferati!

nota bene, non dico che non ci sia una questione, dico che non
abbiamo metriche ottenute con metodologie condivise per esaminare il
problema.

guardando solo i fatturati delle aziende dell’intrattenimento
quotate in borsa, non mi pare di vedere questa grande crisi, ma una
profonda trasformazione, si.

Stefano, per quanto riguarda il volume
complessivo dell’industria discografica ho messo assieme una serie di
elaborazioni statistiche di varie regioni mondiali. Il punto di
riferimento principale è ovviamente il mercato discografico americano
monitorato dalla RIAA:http://www.riaa.com/keystatistics.php

Il fatturato complessivo (fisico+digitale) era di 14,3 miliardi di
dollari nel 2000 mentre nel 2008 vale solo 8,4 miliardi. Se consideri
che in altri mercati mondiali il calo è anche più accentuato arriviamo
all’approssimazione di un miliardo di dollari in meno l’anno che ho
usato per dare una fotografia immediata.

A prima vista trovo pero’ tre “bachi”:

  1. non credo che sia giusto guardare solo gli USA.
    Nessuna delle major si limita al mercato americano, sono tutte globali .
    Se l’obiettivo del monopolio temporale e’ la remunerazione dell’artista
    con annessi e connessi, e’ giusto spalmarlo sulla popolazione che ha
    accesso al bene e quindi se la popolazione si allarga, e’ giusto che i
    prezzi scendano. Non a casa total units e’ sempre in crescita mentre
    cala il total Value e i bilanci delle societa’ quotate non soffrono
    piu’ della media dell’economia
  2. se prima ti costringevano a compare un LP con una canzone decente
    e 8 eccipienti, dato che il controllo era lato offerta, ora che il
    potere negoziale si e’ spostato lato domanda, sono costretti a vendere
    piu’ brani single; anche in questo caso aumentano il total units ma
    diminuisce il total value
  3. non e’ giusto guardare solo la topline (i ricavi), bisognerebbe
    guardare i margini (l’EBITDA). infatti internet abilita’ due fattori
    che fanno risparmiare costi operativi: i) la delivery digitale, per cui
    non ci sono costi di produzione nè immobilizzazioni a magazzino e ii)
    la gestione online della filiera con relativo efficientamento, che
    porta anche nel caso del fisico ad una ottimizzazione dei processi. Le
    total units sono scese, i ricavi sono scesi ma come e’ andato l’EBITDA
    ? e rispetto ad altri settori ?

Per concludere, a mio modo di vedere, prima di dire “siamo in
crisi”, sottointendendo “piu’ in crisi del pasticcere sotto casa che
non ha alcun tipo di protezione”, bisognerebbe basarsi su metriche
condivise e il piu’ possibile oggettive, che, secondo me, adesso non ci
sono.

  1. il mercato americano è cmq un punto di
    riferimento sia per volumi che per trend di consumo. Può darsi come hai
    già indicato che Universal quest’anno se la sia cavata così come anche
    Warner, ma a danno del totale collasso di EMI e della quasi sparizione
    delle indipendenti.

  2. questa infatti è un’altra pressione del mercato spinta dalla
    tecnologia e dalla possiblità dell’umbundling. Non credo faccia salire
    la qualità dell’offerta, ma costringe le labels a cercare di continuo
    “one hit wonder” a danno della programmazione sull’artista.

  3. i costi di produzione e distribuzione del fisico sono circa il
    30% del valore finale. Da un lato questi costi vengno abbattuti (la
    produzione) ma il fatto di avere pochi distributori che ti tengono
    veramente per le palle (Apple, Amazon etc, gli unici a fare volumi sul
    web) non è detto che abbassino i costi di distribuzione perché il
    margine si trasferisce agli e-retailer. Il vero vantaggio sarebbe
    l’abbattimento dei costi di promozione dato il bocca-a-bocca su
    Internet, ma non è detto che funzioni sempre.

L’utile netto non e’ molto indicativo, ci sono i writeoff per attivita’ non sostenibili.

che qualcuno stia male, che qualche geografia non funzioni, che
qualche operatore sparisca, che la natura del servizio/prodotto cambi,
fa parte della storia. Nulla e’ immutabile.

un domani, quando i film saranno interattivi e di sintesi, e saranno
fruiti con riproduttori con CPU, disco e tanta RAM (leggi, console e
non VCR), ci lamenteremo perche’ Hollywood non si sostiene piu’, o
saremo contenti perche’ gli MMORPG ad abbonamento sono fiorenti ?

in I.NET, tra il 2000 ed il 2002, la nostra materia prima, quella su
cui poggiava il nostro margine (l’IP Transit) è calato di piu’ del 90%.
Nel 2000 un 2Mbps si vendeva a 400M di lire; nel 2002 a 2000 Euro.
Fatti i conti sul calo…
Oggi a 200. E’ stato bene o male per il mercato ?
Se pur avessimo potuto mantenere in % del prezzo, la contribuzione
assoluta si e’ centesimata. Abbiamo dovuto reinventarci passando da ISP
(connettività) a società di servizi ICT (housing e security); il
personale era 60% commerciale, e’ diventato 75% tecnico. Siamo passati
da 40M del 2001 a 84 del 2008 con 5M di EBIT (cifre a mente). Sempre
servizi ICT, ma spostandosi di corsa su qualcosa di sostenibile…
opporsi all’evoluzione della tecnologia e’ futile.

faccio sempre una semplice domanda, cui non trovo risposta: il
margine per l’industria dell’intrattenimento a livello globale cresce o
cala ? e se cala, cala piu’ o meno dell’economia ?

ovviamente rispondere alla tua domanda non
è facile così, sul posto. Ci vorrebbe un lavoro molto articolato con
capacità di visione a medio-lungo periodo
che forse non abbiamo ancora.

Resto convinto che per le specificità del prodotto musica, la
tecnologia ed il mutato atteggiamento dei consumatori stiano creando un
vulnus del mercato sotto il punto di vista della scienza economica.

Volevo anche sottolineare che in genere tra i soggetti criticati sul
mercato ci dimentichiamo dello Stato che in genere incamera cmq molto
denaro che spende male ed a volte sarebbe il caso che fosse più
efficiente, con criteri oggettivi. L’Europa sostiene i coltivatori di
frumento, i produttori di latte, i pescatori etc etc ma nella società
moderna dei servizi esistono altri settori che non necessariamente
debbono cavarsela sempre soli (o almeno, che l’anarco-liberismo valga
per tutti)

Il mio post voleva solo scatenare un dibattito tra persone competenti e mi sembra che ci siamo.

Per curiosità ho verificato la caduta dei valori azionari (dal 2005
ad oggi) di 3 società che dal mio punto di vista sono abbastanza
omogenee da essere prese come punto di riferimento di certi trend
settoriali. I valori di borsa hanno il pregio di incorporare bilanci
passati (incluso EBITDA e Margine Operativo) ed aspettative future,
sintetizzando in maniera approssimativa ma semplificata il valore
percepito delle aziende. Te li butto lì senza avere la pretesa di
essere esaustivo ma come trampolino per approfondimenti futuri:

Dal 2004 ad oggi:

Warner Music (Musica): -50%

Swisscom (Telco con alta prevalenza ISP): -20%

Walt Disney (Entertainment): 0%

il nasdaq composite, nello stesso periodo, ha perso spannometricamente il 30%

Ma questo e' il punto. Ci vorrebbe un lavoro molto articolato con
capacità di visione a medio-lungo periodo.
L'articolo del Guardian mostra che la riflessione sta prendendo la strada che, IMHO, è giusta. Le scorciatoie, IMHO2, rischiano di essere fuorvianti.

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4 thoughts on “Crisis ? What crisis ? L’industria dell’intrattenimento e’ malata ?”

  1. Personalmente credo che i vertici siano ben consapevoli che il modello di Business deve essere modificata ma, stanno andando a tentoni perchè per ora nessuno ha imbroccato la strada giusta, sempre IMVHO ritengo le loro campagne assortite solo un metodo per guadagnare tempo nell’attesa di capire come si evolverà il mercato.
    Così facendo ingessano il mercato non lasciando spazio ad eventuali nuove iniziative che potrebbero essere vincenti, nell’attesa di individuare il nuovo business model.
    ciao
    p.

  2. Di sicuro è stata una discussione tra persone competenti ricca di spunti e davvero interessante.
    Mi chiedo tuttavia perchè le corporation che sfornano continuamente studi miliardari per dimostrare che il cattivo mondo dei consumatori le sta “consumando”, poi non si impegnano per svolgere “un lavoro molto articolato con capacità di visione a medio-lungo periodo” e rispondere alla fatidica e decisiva domanda di Stefano: “il margine per l’industria dell’intrattenimento a livello globale cresce o cala? e se cala, cala piu’ o meno dell’economia?”.

  3. i dati globali con tutto, fisico, digital e diritti connessi sono qui.
    http://www.ifpi.org/content/library/Recorded-Music-Sales-2008.pdf
    Come si può vedere il peso del tracollo del mercato fisico USA ha trascinato verso il basso tutto il fatturato mondiale. Oggi siamo ai valori complessivi del 95 pur comprendendo i nuovi mercati (digital e diritti). Se poi guardiamo ai bilanci delle aziende major gli unici risultati economici vengono dalle riduzioni di costo e del personale. Le aziende si asciugano diventando più snelle ma (per ora) dai nuovi mercati non arriva nessu profitto reale come prova anche la joint venture con Myspace o Imeem

  4. Grazie Enzo.
    pero’ non mi tornano i conti di quel “-8,3%”
    ho guardato se cambiando l’url c’erano i dati del 2007, ed eccoli qui: http://www.ifpi.org/content/library/Recorded-Music-Sales-2007.pdf
    Da quanto leggo confrontando i due file, siamo passati da 19,4 del 2007 a 18,4 del 2008 ovvero -5,2%.
    comunque cambia poco.
    PRIMO ARGOMENTO:
    la forzatura all’upsell fatta con i bundle, distrutti dalla digitalizzazione che forza verso il single quanto influisce ?
    SECONDO ARGOMENTO:
    -8,3% YOY come topline (anche se non ho capito se e’ -8 o -5%), non dice molto, bisognerebbe vedere l’EBITDA con l’efficientamento della distribuzione fisica e l’assenza di magazzini della distribuzione digitale.
    TERZO ARGOMENTO:
    -8,3% (o -5,2%) in un annus horribilis per l’economia non mi sembra una tragedia, chiedere a chi fa i tondini a brescia…
    QUARTO ARGOMENTO:
    una volta per spostarsi si usavano i piroscafi, ora si usano gli aerei.
    e se fosse che una volta per intrattenersi si usava la musica ed oggi i videogame ? Osservo che siamo partiti che la musica personale era fissa (disponibile in luogo fisso) e non c’erano i videogame. Quando la musica e’ diventata portabile, i videogame sono diventati fissi. adesso videogame e musica sono portatili e competono sia per share of wallet che per budget temporale, dato che i giorni sono sempre di 24 ore e la parity purchasing power degli utenti in molte nazioni non sta crescendo ed in alcune tradizionalmente importanti sta calando.
    QUINTO ARGOMENTO:
    le telco stanno andando verso un business lowcost. e’ colpa dello sivluppo dell’elettronica che abilita l’esternalizzazione dei servizi rispetto alla rete, senza possibilita’ di intervento da parte delle telco (a meno di non fare passare solo telefonate e non piu’ dati), con un massiccio trasferimento di valore dalle aziende agli utenti. (TI ha fatto EBITDA domestico 08/07 -4,2% su un business “utility” infrastructure based, che dovrebbe essere *radicalmente* meno volatile di uno “content” people based)
    SESTO ARGOMENTO:
    Potrebbe essere che tutti gli effetti di cui sopra siano veri e si punta il dito alla pirateria che intuitivamente appare piu’ ragionevole. E se fosse, in buona misura, un abbaglio ? Il ragionamento intuitivo si basa sull’assioma “scaricato=non comprato” e che questo fenomeno (indubbiamente maggiore in termini di numerosita’) abbia una incidenza sull’EBITDA “missed” maggiore rispetto alle audiocassette duplicate in precedenza. Io non ascolto molta musica, ma ricordo dei pomeriggi passati a casa degli amici con il registratore a due piastre per fare le compilation. In termini di differenziale di ebitda, siamo certi che il P2P sia cosi’ negativo ?
    Qualche studio suggerisce che per il video, similmente alla radio per la musica, abbia anzi un effetto di trascinamento. Magari sono vere tutte queste cose e bisognerebbe avere un modello che lo descrive, senza preconcetti.
    CONCLUSIONE:
    secondo me servirebbe un lavoro molto articolato con capacità di visione a medio-lungo periodo per rispondere alla fatidica e decisiva domanda il margine per l’industria dell’intrattenimento a livello globale cresce o cala? e se cala, cala piu’ o meno dell’economia ?
    😉

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