Dai giornali di oggi

Pons su Repubblica:

UN primo effetto le parole del viceministro Paolo Romani sul “problema Telefonica” per Telecom l´hanno già prodotto. Una seccata richiesta di spiegazioni da parte del primo ministro spagnolo Josè Luis Zapatero al premier italiano Silvio Berlusconi.
…Certo se Telefonica tentasse l´affondo su Telecom Italia diventerebbe proprietaria anche della rete tlc, un asset strategico per qualsiasi paese. Di qui i timori prima del governo Prodi con Tronchetti Provera e Murdoch e poi del governo Berlusconi con Telco e Telefonica. Ma gira e rigira i problemi di Telecom sono sempre gli stessi: una compagine azionaria troppo debole e male assortita e un debito troppo elevato. Questi due elementi insieme sono in grado di impedire qualsiasi tipo di sviluppo. Come uscire dal tunnel? O vendendo a Telefonica ma nazionalizzando preventivamente la rete, che non può cadere in mano a un´azienda di un altro paese. O attraverso un bell´aumento di capitale, nell´ordine dei 10-15 miliardi, in modo che l´azienda possa mettersi dietro le spalle gli errori del passato. Purtroppo entrambe le soluzioni sono di difficile attuazione. La prima comporterebbe un intervento a piedi uniti dello stato in un´azienda privata e quotata in Borsa nella quale un gruppo estero come Telefonica ha investito parecchi denari. La seconda diluirebbe gli attuali azionisti facendo tornare Telecom allo status di public company a rischio scalata. E allora la soluzione più probabile è che si continui a vivere alla giornata, Zapatero permettendo.

Sul Corriere della Sera:

I piccoli azionisti Telecom riuniti in Asati non demordono: tornano a chiedere che Telefonica
faccia un passo indietro e che contemporaneamente venga lanciato un
aumento di capitale da almeno 10 miliardi per ridare slancio alle
prospettive del gruppo. Una proposta articolata, indirizzata con una
lettera a tutti i soci italiani di Telco, ai consiglieri del gruppo, al
Governo e persino al Governatore della Banca d’Italia. «Esclusa
l’ipotesi di separazione della rete – si legge nella lettera – l’unica
alternativa per far ripartire l’azienda è un aumento di capitale non
inferiore ai 10 miliardi, destinato alla parziale riduzione del debito
e a cogliere opportunità all’estero».

E su MF Calabro’:

La costruzione della nuova rete in fibra ottica non deve essere affare
solo di Telecom. Agli investimenti sulla banda larga devono partecipare
anche i concorrenti dell’ex monopolista. Corrado Calabrò, il garante
delle Comunicazioni, ha rilanciato sulla necessità di un progetto
condiviso tra i gestori per la costruzione dell’infrastruttura di nuova
generazione. Nella proposta di delibera che contiene la revisione degli
obblighi regolamentari sull’accesso alla rete Telecom (lo stesso
documento che ipotizza di dare all’ex monopolista mani libere sul
canone), il garante ha scritto che «l’Autorità intende promuovere un
impianto regolamentare che, con l’obiettivo di garantire un accesso
aperto ed effettivo alla rete dell’incumbent (Telecom, ndr) anche nella
fase di evoluzione verso nuove tecnologie e architetture, favorisca
eventuali forme di condivisione delle infrastrutture tra gli operatori
e di compartecipazione agli investimenti, anche nelle circostanze in
cui sia previsto il sostegno delle amministrazioni locali o centrali»
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