Vietato dissentire

ho ricevuto alcune (poche) telefonate, anche da persone con ruoli di un certo livello, che, in sostanza, mi rimproveravano di non avere denunciato la “ennesima aggressione ai diritti civili”… nonostante la mia opinione sia nota da piu’ di un anno, ovvero da quando avevo approfondito i pochi dettagli (allora) a disposizione.

leggi sotto le mie considerazioni….

pare cosi' fuori dal mondo dire "prima di giudicare l'operato del giudice, aspettiamo le motivazioni della sentenza" ?

una persona mi ha detto, enfaticamente, "ma come puoi accettarlo ? sono *sei* mesi di _carcere_".  E allora ? se avesse violato una legge che prevede fino a due anni di carcere, potrebbe ancora dirsi fortunato. Se la sentenza si rivelerà sbagliata, ringraziera' il fatto di essersi trovato in un paese che ha tre gradi di giudizio. (e non davanti a un arbitro che fischia un rigore inappellabile)

avverto una sorta di fastidio, come fosse un sillogismo inconscio: la privacy è una castronata inutile, la sentenza si basa sulla privacy, la sentenza è una castronata sbagliata.

forse e' questo cio' che ci divide. io non considero (come ho ribadito ieri in tutt'altro contesto, parlando di reti in fibra alla camera di commercio di milano) la privacy "un inutile e fastidioso dettaglio"; lo considero invece un punto sostanziale, la cui importanza continuerà a crescere nel futuro.

poco tempo fa scrivevo

metti che tu vinca all'enalotto e abbia un figlio piccolo, forse non vorresti che si sappia nè che hai vinto nè dove abiti.
metti che tu sia un collaboratore di giustizia
metti che ti stia nascondendo da un ex coniuge violento
metti che tu abbia una predisposizione ad una malattia che possa essere discriminante per un impiego
metti che tu sia una persona nota che riceverebbe troppe chiamate e voglia dormire
metti che certe pratiche siano bisimate dalla comunita' dove vivi e magari punite con l'esclusione
metti che un figlio e' troppo smart e verrebbe respinto dal gruppo
ecc ecc ecc.

Le distribuzioni statistiche in natura non sono uniformi; per ogni fenomeno c'e' chi sta al di fuori della "normalita" e la mancanza di privacy puo' trasformarsi in esclusione, discriminazione o peggio.

e' di ieri la notizia
(sara' vera ?) della ragazza suicidatasi perche' il fidanzato aveva
postato su facebook delle foto di lei nuda.

 

il giudice ha giudicato conoscendo gli atti da entrambe le parti;  non mi permetto di
giudicare il giudice leggendo solo qualche comunicato stampa.

se scopriremo che la sentenza e' sbagliata, dovremo tutti dire che il giudice ha sbagliato e chiedere che in appello le cose vengano ribaltate

se scopriremo che, sulla base della legge, la sentenza e' giusta, potrebbero determinarsi almeno due macro casi:

  1. l'attivita' e' generalmente fattibile (magari con qualche limite o accorgimento) e il comportamento di google e' stato negligente, omissivo o doloso
  2. il comportamento di google non c'entra, e' l'attivita' stessa che, sulla base delle norme, non puo' essere fatta.

Il caso 1. e' facile. Google si piglia la condanna, fa le eventuali modifiche e basta..
Il caso 2. e' il piu' problematico, a mio avviso: Dovremmo forse dire "se un certo business non si puo' fare per le norme sulla privacy, allora cambiamo le norme" ?

Non sarebbe certo la prima volta: questo e' (un pochino) cio' che e' stato fatto per ri-legalizzare le liste telefoniche per i call center e, a mio avviso giustamente, la cosa e' stata ampiamente criticata.

ma ci vorrebbe un dibattito spassionato e, prima di entrare in questo nuovo dibattito, aspettiamo le motivazioni della sentenza…

Il fatto che aziende USA, in generale, non rispettino le norme sulla
privacy europee, e' cio' che il Garante Tedesco pare stia
lamentando
(sara' vero ?) chiedendo alla Unione Europea di
intervenire…

aspettiamo le motivazioni della sentenza…

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14 thoughts on “Vietato dissentire”

  1. Ciao,
    1. il link alla notizia della ragazza suicida non funza.
    2. per quanto valga il mio appoggio, sono dalla tua, fortuna che le telefonate sono state poche, forse gli altri hanno letto i tuoi precedenti post ed hanno capito la tua posizione che non è poi così “fuori dal mondo”.
    Ritengo cmq incredibile che nelle condizioni di servizio di google video non ci sia l'”addossamento” delle responsabilità su copyright e privacy a chi carica il video…dovrebbe stare nelel prime righe del contratto!
    3. Ieri sera (credo TG3) qualcuno ha detto che il video è rimasto visibile per 6 mesi prima che qualcuno facesse una segnalazione, e che poi il video è stato tolto dopo solo poche ore dalla segnalazione della polizia postale e di un utente; è stata l’unica volta in cui qualcuno ha parlato dei 6 mesi di visione…è vero? perchè gli altri non ne parlano? perchè non ci dicono anche quante volte è stato visto? ritengono la cosa poco importante?

  2. Non è mia abitudine commentare ciò che non ho letto, ma l’attacco a Quintarelli come voce dissenziente lo ritengo profondamente ingiusto, per cui dico la mia sul caso in oggetto riportando dal Considerando n.2 della dir.95/46/CE:
    – I SISTEMI DI TRATTAMENTO DEI DATI SONO AL SERVIZIO DELL’UOMO;
    – ESSI, INDIPENDENTEMENTE DALLA NAZIONALITA’ O DALLA RESIDENZA DELLE PERSONE FISICHE, DEVONO RISPETTARE LE LIBERTA’ E I DIRITTI FONDAMENTALI DELLE STESSE, IN PARTICOLARE LA VITA PRIVATA, E DEVONO CONTRIBUIRE AL PROGRESSO ECONOMICO E SOCIALE, ALLO SVILUPPO DEGLI SCAMBI NONCHE’ AL BENESSERE DEGLI INDIVIDUI.
    Ricordo che la Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE riporta come primo principio generale con valore precettivo anche nel diritto interno:
    Art.1 Dignita umana: La dignità umana è INVIOLABILE. Essa deve essere rispettata e tutelata.
    Ed ancora:
    Art.7 Rispetto della vita privata e della vita familiare: Ogni individuo ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e delle sue comunicazioni.
    Art.8 Protezione dei dati di carattere personale: Ogni individuo ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che lo riguardano. Tali dati devono essere trattati secondo il principio di lealtà, per finalità determinate e in base al consenso della persona interessata o a un altro fondamento legittimo previsto dalla legge. Ogni individuo
    ha il diritto di accedere ai dati raccolti che lo riguardano e di ottenerne la rettifica. Il rispetto di tali regole è soggetto al controllo di un’autorità indipendente.
    Solo all’art.11 è riportata la libertà di manifestazione del pensiero:
    Art.11 Libertà di espressione e d’informazione: Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati.
    Forse sarebbe il caso di ricordare ai tifosi della curva che esiste un ordine di priorità delle tutele e che forse il trattamento illecito dei dati da parte di Google sta proprio nel non aver predisposto (o nel non aver voluto predisporre per tempo) misure idonee ad evitare che la lesione dei diritti fondamentali ed inviolabili del ragazzo si attuasse in maniera così virale e dirompente.
    IMHO.

  3. Il problema forse sta nel fatto che ti sei messo a cavillare sul comunicato inglese diffuso da google.
    Non sei stato solo al balcone. Hai preso posizione pure contro l- ambasciatore americano.
    Neanche Bertolaso ad Haiti ha fatto tanto.

  4. Non c’entra nulla il post sull’ambasciatore, che tra l’altro non posso altro che ringraziare per avermi invitato poco tempo fa a una tavola rotonda su Internet e governance a villa taverna.
    Ho una storia ormai di anni di collaborazione con la rappresentanza diplomatica USA che non cessano di essere u grande paese ed un faro di diritti, solo perche’ l’Ambasciatore, a mio avviso inopportunamente “briefato”, ha espresso opinioni tranchant senza conoscere il merito della sentenza
    Poi, se vogliamo, nel tuo parallelo
    dichiarazioni(Bertolaso) : dichiarazioni(Thorne) =
    dichiarazioni(Clinton) : x

  5. @ Andrea M.
    non ho alcuna informazione sul numero di visualizzazioni del video, ma per quanto riguarda il periodo di pubblicazione, diverse fonti riportano che il video è rimasto online nel 2006 per circa DUE mesi (per la precisione dall’8 settembre fino al 7 novembre):
    http://ilgiorno.ilsole24ore.com/2008/07/26/107328-video_choc_disabile_molestato.shtml
    http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2010/02/24/google_video_disabile_condannati_dirigenti.html
    http://www.clandestinoweb.com/?option=com_content&task=view&id=30613

  6. Perdonatemi non ho certezze ma dubbi…
    Da una lettura veloce della vicenda ho capito, almeno credo, che non c’è disclamer che tenga per il web???
    Vediamo che scrive l giudice nella sentanza… ma il timore che un fornitore di servizi non possa tutelarsi mi fa un po’ paura.
    Sul fatto della negligenza sarebbe interessante indagare… ma il limbo che sta tra le autorità italiane e le aziende “straniere” in genere esiste, ed esiste sopratutto su internet.
    I dirigenti di Google in italia si occupano di server o di pubblicità?
    lo scopo sociale di Google italia non è prettamente pubblicitario??
    Siamo certi che cmq non sia il problema di leggi che si scontrano con la realtà del mondo (giusto per citarne una il WIFI su “fondo chiuso”) che un giudice deve per forza applicare.
    Dubbioso e ansioso di saperne di più… per ora penso che sia una vicenda più basata sul un problema culturale del legislatore che su altro.

  7. Mi sento di escludere che ci sia questo rischio. ci fosse, avrebbero gia’ bloccato YT agli IP address italiani, no ?
    (non e’ che ci perderebbero quattrini a farlo, YT non genera reddito)
    il rischio di norme obsolete c’e’ sempre, per definizione.
    quando abbiamo abolito la riduzione di responsabilita’ per il delitto d’onore ?
    anche nella loro applicazione ci sono errori. quanti condannati a morte erano innocenti, postumi ?
    il mondo non e’ perfetto, non puo’ esserlo. aspettiamo a vedeer le motivazioni e poi discutiamo..

  8. Chiedo un paio di informazioni da profano: Come mai c’è d’aspettare sino a 90 giorni per leggere le motivazioni quando, per definizione, il giudice ha già sotto mano tutti gli elementi per pubblicarle simultaneamente con la sentenza? Il processo non è stato pubblico, con lo scontro di posizioni fra le parti documentato in modo tale che possiamo leggere il debattito e gli interventi e domande del giudice? Non sono pratico del sistema italiano… grazie.

  9. perche’ le regole sono fatte per un mondo in cui i giudici scrivevano a mano o alla macchina da scrivere, in bella copia, le motivazioni della sentenza. magari possono essere migliaia di pagine, e allora ci vuole (voleva) un tempo congruo

  10. Si, e’ pubblico, non so se ci fossero giornalisti alle udienze. Anche ci fossero, potrebbero solo raccontare le esposizioni fatte dalle due parti, non come il giudice, esaminando le documentazioni, ha formato la sua decisione.

  11. Concordo con l’esigenza di attendere le motivazioni del giudice, per tutta una serie di motivi. Allo stato sappiamo più o meno solo quello che pensa il PM, intervistato dalla radio (radio 24). Incidentalmente ho notato che il PM non ha una certa dimestichezza con le direttive europee, in quanto sostiene che Google Video non sarebbe un intermediario poichè ci guadagna. Ora, se così fosse, anche Telecom e Vodafone non sono intermediari, per cui se io faccio una telefonata minatoria Telecom deve pagare i danni al minacciato! Tesi interessante, però pare che sia stata sconfessata dalla sentenza che tocca ben altri punti. Faccio notare, inoltre, che ci sono altre sentenze che stabiliscono che YouTube è un intermediario (sentenza tribunale di Roma, un mese fa!), e YT è uguale a GVideo.
    Quindi, un motivo ulteriore per attendere il giudice che ha condannato sulla base (pare) di motivi diversi da quelli ritenuti dal PM.
    Quello che si può ricavare dal dispositivo è che probabilmente la condanna è venuta perchè non è stato chiesto al disabile il consenso alla pubblicazione dei suoi dati sensibili (la condizione di salute). Il punto è che per verificare che in quel video vi sono dati sensibili occorreva visionare il video. Se consideriamo che sui servizi Google vengono immessi circa 20 ore di contenuti video al minuto, già questo ci dice che l’impresa è impossibile.
    Poichè la legge deve essere applicabile (“ad impossibilia nemo tenetur”), credo che in questo punto scatti il cortocircuito. O si obbliga Google a visionare tutti i video per vedere se ci sono dati sensibili, e in questo caso la conseguenza sarebbe che Google dovrebbe chiudere, oppure si trova una soluzione di tipo diverso.
    Il punto è che se io inserisco in un sito dati di un terzo, sono io a dovermi preoccupare di acquisire il consenso del terzo, oppure Google (o casomai Google deve verificare che il consenso sia reale) ?
    Faccio presente che se fosse davvero obbligo di Google acquisire il consenso del terzo avremmo creato il nuovo gioco del secolo. Una volta i ragazzini si divertivano a gettare pietre dalle autostrade (a proposito, le autostrade sono mai state condannate per le pietre lanciate dai ragazzini ?), adesso avremo i ragazzini che si divertono a mettere video con dati sensibili (il video del nonno morente ?) su Google “per vedere l’effetto che fa!”.
    Le leggi devono essere applicabili altrimenti non hanno senso, ma in Italia da un po’ di tempo a questa parte non ci si pone il problema. Continuaimo ad avere il problema se la legge sulla stampa si applichi o meno ai siti internet, e nessuno (intendo governo o legislatore) se ne preoccupa. Così sui siti intenet c’è la solita spada di Damocle, un giudice che un giorno si sveglia e ritiene che si applichi al web (famosa sentenza di Modica!).
    E se fosse questo il punto, sarebbe così semplice ovviare al problema inserendo 3 righe nel disclaimer ? Non credo, i disclaimer non sollevano dal rispettare le leggi, per cui, se il punto è la privacy, o la legge impone a Google di verificare il consenso per tutti i video, oppure impone a chi inserisce il video di addossarsi tale onere, rispondendone in caso di omissione, o di falsa dichiarazione. Spero che nella sentenza i dubbi si chiariscano e che ci sia qualcosa di più del poco che è uscito fuori finora. Rispetto al troppo che si è detto in giro, compreso farne una questione di direttiva ecommerce (che fa salva la normativa sulla privacy).
    Probabilmente il tutto si risolverà con una autorizzazione generale per i social network e simili. Altrimenti sarà un bel problema…

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