Mentana e i dibattiti su internet

Il fatto e' noto: Mentana vuole fare i dibattiti politici sul web con video on demand

Premetto che bisognerebbe vedere la legge sulla par condicio, ma dal punto di vista delle norme sulla TV, la Direttiva AVMSD, anche se il recepimento con il decreto Romani non e' ancora stato firmato dal Presidente e pubblicato in gazzetta, essendo una direttiva comunitaria in vigore, produce gia' lo stesso, nel testo europeo, un effetto di equiparazione tra TV via etere o via web, lineare o on demand.

Nel testo Romani le TV on demand degli editori tipo Repubblica o Corriere sono solo esentati dalle forme di obblighi di rettifica previsti per le tv "tradizionali".

Insomma, la questione si pone.

I casi sono due:

  • Mentana lo sapeva ed ha verificato che la par condicio non vale per queste TV on demand
  • Mentana pensa che su internet non ci sono le regole e ha pensato classicamente "fatta la regola…"

Non ho alcun elemento, ma propendo per la seconda ipotesi…

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14 thoughts on “Mentana e i dibattiti su internet”

  1. Questo porgera’ il destro a chi sostiene che Internet e’ “come la TV” e debba essere “regolamentata”. Non mi piace il comportamento di Mentana, non in quanto tale, ma per le conseguenze che potrebbe avere.

  2. La par condicio applicata ad Internet sarebbe assurda e ridicola.
    Supponiamo che valga anche per RepubblicaTv e CorriereTv.
    E se Mentana pubblicasse il dibattito su Youtube o sul sito della TV Svizzera Italiana, o su un qualunque server all’estero?
    La par condicio dovrebbe valere anche per Youtube e per la TV Svizzera Italiana? Credo sarà difficile spiegarlo agli americani e agli svizzeri.
    Quindi a meno di voler fare come in Cina …

  3. certo che l’equiparazione tra tv etere e tv web sarebbe più corretto la facessero quando i due segnali avranno le stesse possibilità di entrare nelle case degli italiani. con Ngn servizio universale ha senso equipararle (pur con tutte le differenze del caso, quella dei confini è rilevante).
    un’altra considerazione: la par condicio è frutto dell’economia dell’informazione nell’epoca della scarsità (dei mezzi e dell’accesso). la tv rispettosa della par condicio elimina dai propri contenuti alcuni, o melgio li regolamenta pareggiando i conti tra parti politiche. sul web come si fa? bisognerebbe rendere inaccessibili i contenuti nei giorni preelettorali.
    i video dei faccia a faccia possono essere dupicati e archiviati sui dns sparsi qua e là, e anche un faccia a faccia di una elezione passata ha peso per fare opinione pubblica.
    con il web quello che cambia è l’attività dell’utente.
    credo che legislatori e soprattutto politici facciano drammaticamente fatica a capire questa sostanziale differenza.

  4. eh? In un posto dove lo spazio e il tempo di esposizione e’ virtualmente infinito come si fa a parlare di parita’ di condizioni? Una eventuale piattaforma On Demand non ha palinsesto o orari: cosa si mette in discussione? Il numero di video disponibili per ogni politico? La struttura di Mentana avrebbe le stesse possibilita’ di essere raggiunto e consultato di una qualsiasi iniziativa simile imbastita da qualsiasi organizzazione politica (che infatti paiono soggette alle stesse limitazioni!). A meno che non ci sia un limite tecnico evidente a limitare le risorse disponibili (hardware/spazio/tempo) non parlerei di par condicio ma di censura a priori.

  5. Oppure Mentana registra la puntata (magari inclusi gli spot pubblicitari che finanziano l’iniziativa) e la mette sul P2P.
    Che si fa, si blocca il P2P?
    Il punto imho è che la tv su internet può e deve essere trattata diversamente da quella classica se ha le caratteristiche diverse da quella classica, e principalmente se la diffusione che riesce ad avere è largamente minore di quella della tv classica. Se invece la diffusione è tale da prendere paragonabili, allora si devono applicare le stesse leggi (inclusa la parcondicio)
    Se il legislatore (ma anche il giornalista) non è in grado di cogliere la natura profondamente diversa che c’è, a prescindere dal protocollo di comunicazione, fra un broadcast di massa e la comunicazione one to one (anche video) con tutte le sfumature che ci sono nel mezzo, allora è meglio che si discuta se eliminare tutti i paletti che delimitano l’attività radiotelevisiva, oppure, come suggerisce spesso Stefano, se eliminare la commutazione di pacchetto.

  6. il 4 marzo, in un commento a un blog, io scrissi ” perchè Santoro e Floris non usano la Rete per fare una trasmissione alternativa e trasmetterla in streaming su Internet?” quindi la proposta non è di Mentana ma è mia! 🙂
    in realtà, per fare querllo che dice Mentana:
    1) ci vuole uno che ospiti i dibattiti (e quindi si metta contro la maggioranza attuale che ha decretato l’annullamento dei dibattiti)
    2) ci vuole che i politici accettino l’escamotage (e secondo voi i politici di centrodestra accetteranno mai una proposta che elude una decisione del vertice di centrodestra??)
    per quanto riguarda il discorso giuridico, se si va a San Marino, nulla impedisce di fare i dibattiti lì e mandarli in streaming al tutto il mondo

  7. RepubblicaTv e CorriereTv hanno un problema più urgente da sistemare: il copyright.
    Spessissimo includono video di altri, non ne citano la fonte e ci mettono su anche la pubblicità, quindi guadagnano su contenuti non di loro proprietà.

  8. se guardate a pag.48 del corsera di oggi, vedete una pagina intera “Mentana condicio. Vietati in tv, liberi sul web. i faccia a faccia di Enrico Mentana solo su corriere.it”.
    Quindi quella che sembrava una riflessione (l’articolo di Mentana di prima pagina sul corsera di oggi) era in realtà una marchetta a un accordo già fatto tra Mentana e Corriere.it . Come è caduto in asso il corsera! Nemmeno specifica più la pubbicità e il contenuto vero!!!! Tristezza 🙁

  9. @Luigi Rosa
    Chi sostiene che Internet è “come la TV” potrebbe avere in un futuro più o meno vicino ben più solidi appigli: possibile ampia diffusione di Cubovision e affini.
    Forse bisognerebbe spiegare a queste persone che “Internet è *molto più* di una TV” o che “la TV in futuro (molto probabilmente) sarà *molto diversa* dalla TV di oggi”.
    Se la par condicio valesse anche per Internet il sito della camera dei deputati trasmettendo oggi la conferenza “Internet è libertà” avrebbe violato la legge. O sbaglio? Non c’erano rappresentanti dell’IDV, UDC, Romani parlava a nome del governo e non del PdL, etc.

  10. Il modello USA insegna come sfruttare al massimo tutti i canali (TV, rete, etc) per promuovere la politica. Chi più soldi ha meglio alloggia.
    Il modello cinese pretende di controllare tutto (TV, rete, etc) al di là dei soldi.
    Il modello italiano non ha ancora trovato una sua forma. Siamo cinesizzanti per alcuni aspetti e liberalisti per altri. Ma soprattutto, non comprendiamo (i politici in particolare) appieno la portata dei nuovi media (come gli americani del nord invece capiscono bene); quindi simpatizziamo un po’ per i bizantinismi legali e cerchiamo di produrre norme in stile grande-fratello orientale ma per poi (per fortuna) non eseguire le sentenze relative.
    In sintesi: c’è ancora molta strada da fare (tutti) sulla via della consapevolezza politica moderna.

  11. Si Stefano , teoricamente quello che sta facendo il corriere secodno il decreto Tv andrebbe normato come se fosse una Tv tradizionale.
    Bisogna vedere alcuni aspetti tipo.
    Fa concorrenza alla tv tradizionale?
    Pre il resto sono convinto che il decreto tv sia normato per grandi gruppi che possono permettersi di avere un palinsesto e che possa a tutti gli effetti fare concorrenza “reale” ad una tv tradizionale.

  12. Intanto, alla fine dell’articolo di Mentana, andava scritto “Messaggio pubblicitario”.
    Oggi Mentana per corriere.it ha intervistato Di Pietro; stata violata la par condicio? Penso proprio di no, se si considera che è stata un’intervista.
    Oggi, sul sito di Libero c’è video con un’intervista di Belpietro a Penati: se c’è stata violazione di Mentana, allora anche questa è violazione della par condicio

  13. Vi invito a leggere fino in fondo. Alla fine dico secondo me cosa ovrebbero fare, per prevenire un ricorso.
    @Marco: Mentana e’ persona residente in Italia. Diverso sarebbe se fosse Larry King (non residente in italia) ne’ il mio amico Carlos Serrano (musicista, che lo farebbe occasionalmente e non a fini di lucro). A parte cio’ c’e appunto il fatto del fine di lucro e della responsabilita’ editoriale.
    @Gabriele: non penso che un giudice (l’autorita’) faccia fatica a distinguere tra cio’ che c’era gia’ online ed e’ riesumata come fonte storica (archivio) e un faccia a faccia su argomenti dell’attualita’. Non mi piace la par condicio. ne’ su internet ne’ in tv. ma non e’ un problema ma l’effetto. se un media non fosse dominante sugli altri nelal formaizone delle poinoini di voto e se fosse largamente frammentata la fruizione, la par condicio non servirebbe. Tra 20 anni, certamente non servira’. (almeno non per i fini attuali)
    @Ciro: anche la possibilita’ di accesso e’ un limite. un sistema e’ caratterizzato dalla sua interfaccia. se non c’e’ nell’interfaccia, per l’utente non c’e’ nel sistema (se non avessi la leva dell’acceleraore dell’auto, tutto cio’ che sta a valle per l’utente non esiste). Ergo, posso immaginare una “par condicio” come elenco dei dibattiti on demand, in ordine alfabetico, di pari durata. Poi, come giustamente dice Gabriele, e’ l’utente a scegliere. Ma se nell’indice c’e’ un oe non l’altro, c’e’ una discriminazione. E se questo lo fa un editore a fini di lucro o una TV, nella sua versione online, il problema si pone)
    @Riccardo: vedi risposta precendete. dal P2P e’ l’utene che sceglie, non e’ a fine di lucro, quindi non c’e’ equiparazione. l’importante e’ che, nel caso editoriale, ci sia possibilita’ di scelta.
    @Hamlet: non conosco i trattati italia-San marino in termini di broadcasting, penso che ci siano.
    @Inchiostro: Si, la liceita’ e’ presa un p’ alla leggera da tutti, sul web. anche da chi la propugna sulla carta.
    @Marco: si, infatti. l’evento della Camera in streaming, essendo replica di un canale TV lineare distribuito su tutto il territorio nazionale, se il decreto romani fosse firmato, sicuramente avrebbe fatto una violazione, per adesso diciamo che il problema si pone.
    @Loca: da erodoto in poi…
    @p.m. : anche per video non lineare (on demand), secondo la AVMSD
    @Hamlet: si.

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