Non basta la banda larga

Scrive Paolo Magrassi su CWI:

Servono modelli organizzativi in grado di avvantaggiarsi della tecnologia. Serve una visione che percepisca l’ICT non come uno “strumento” o una “tecnologia avanzata” ma come una modificazione pervasiva del lavoro e dell’organizzazione (la “general purpose technology” degli economisti).
Questa visione è totalmente assente non solo dalla mentalità dei nostri politici, che infatti sono uomini di cantiere e di cacciavite, analfabeti digitali; ma è assente anche dal mainstream della società italiana.
In Italia la gente si esalta a sentir parlare di “banda larga”, dimenticando che il grosso di quel che viaggia lungo i cavi non è, per il momento, “conoscenza”, ma semplice intrattenimento (YouTube e YouPorn dominano incontrastati i donwload dalla Rete, e a loro seguono i bit torrent lungo i quali si pirateggia musica, altro che “conoscenza”). E dimenticando, anche, che i più interessati all’allargamento della banda sono gli industriali dell’intrattenimento, quelli dell’optoelettronica e quelli delle telecomunicazioni.

E' certamente vero; penso che, a parte il fatto che il guadagno di efficienza nelle imprese a livello di sistema e' gia' piu' che sufficiente per giustificare gli investimenti rispetto ad orientarli i altr tecnologie; oppure che l'uso di tool informatici puo' portare ad un migliore uso delle risorse esistenti, riducendo (nei comemnti al post) investimenti necessari di ordini superiori, bisogna pensare anche che l'avanzamento della società è trainato da pochi. Non devono diventare tutti artisti o scienziati perche' ci sia un Fermi o un Picasso, ma ci devono essere le condizioni ambientali e diventa un tema di vantaggio comparativo tra paesi. Ben venga che il 99,9% faccia skimming e guardi youtube, se questo puo' generare un Michael Birch o un Carlo Gualandri.

Pensarci, mi ha fatto venire in mente questo divertentissimo video:

The Astounding World of the Future

Video blogged with reeplay.it

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5 thoughts on “Non basta la banda larga”

  1. non ho capito affatto il ragionamento di Magrassi: possiamo avere qualsiasi visione dell’ICT, anche quella più avveniristica ma, se la gente preferisce Youporn a Shakespeare, cosa possiamo farci?? Non è che possiamo obbligare la gente a usare Internet per la cultura (o per qualcos’altro)!

  2. Ciao Quinta et al.,
    ehi, ma non è che mi state un po’ trascinando per i capelli per dire cose che io non penso né ho detto?
    A parte il fatto che, sin dai miei remoti tempi in Gartner, io sono stato un sostenitore e persino, nel mio piccolo, un teorico dello sviluppo trainato dall’ICT, nel post su Computerword (da cui tu hai espunto una sola parte) dicevo: al progresso dell’Italia serve MENO una banda piu’ larga (che pure serve) e, invece, DI PIU’ un maggiore utilizzo dell’Ict nella societa’ e nell’impresa.
    Se potessimo avere entrambe le cose, per me sarebbe meraviglioso. Tra l’altro, io sono un nativo digitale che vive e lavora nell’internet dal 1978: figuriamoci se non vorrei le bande “larghe” (whatever that means…)!
    Purtroppo, tuttavia, nessuna economia/politica opera a RISORSE INFINITE.
    Dunque, se io fossi l’Imperatore dell’ITALIA e disponessi di 800 milioni di euro (quelli che il Governo aveva recentemente quasi allocato alla “banda larga”), non li investirei in fibre ottiche ma in programmi di incentivazione all’uso dell’ICT nella PA e nelle imprese.
    Non ho mai descritto una situazione banalmente binaria: «banda larga sì», «banda larga no», ecc.
    Ciao! Paolo

  3. Ciao Quinta et al.,
    ehi, ma non è che mi state un po’ trascinando per i capelli per dire cose che io non penso né ho detto?
    A parte il fatto che, sin dai miei remoti tempi in Gartner, io sono stato un sostenitore e persino, nel mio piccolo, un teorico dello sviluppo trainato dall’ICT, nel post su Computerword (da cui tu hai espunto una sola parte) dicevo: al progresso dell’Italia serve MENO una banda piu’ larga (che pure serve) e, invece, DI PIU’ un maggiore utilizzo dell’Ict nella societa’ e nell’impresa.
    Se potessimo avere entrambe le cose, per me sarebbe meraviglioso. Tra l’altro, io sono un nativo digitale che vive e lavora nell’internet dal 1978: figuriamoci se non vorrei le bande “larghe” (whatever that means…)!
    Purtroppo, tuttavia, nessuna economia/politica opera a RISORSE INFINITE.
    Dunque, se io fossi l’Imperatore dell’ITALIA e disponessi di 800 milioni di euro (quelli che il Governo aveva recentemente quasi allocato alla “banda larga”), non li investirei in fibre ottiche ma in programmi di incentivazione all’uso dell’ICT nella PA e nelle imprese.
    Non ho mai descritto una situazione banalmente binaria: «banda larga sì», «banda larga no», ecc.
    Ciao! Paolo

  4. PS:
    La CONOSCENZA di cui parlo non è quella dantesca, alta.
    Per “economia della conoscenza” intendo (come Peter Drucker) la prevalenza dell’elaborazione dell’informazione rispetto alla trasformazione delle materie prime: http://alturl.com/ptp4
    Non c’entrano Fermi e Picasso: questi scarseggeranno sempre, per larghe che possano essere le bande 🙂

  5. PS:
    La CONOSCENZA di cui parlo non è quella dantesca, alta.
    Per “economia della conoscenza” intendo (come Peter Drucker) la prevalenza dell’elaborazione dell’informazione rispetto alla trasformazione delle materie prime: http://alturl.com/ptp4
    Non c’entrano Fermi e Picasso: questi scarseggeranno sempre, per larghe che possano essere le bande 🙂

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