Se cinque mesi (di custodia cautelare) vi sembran pochi…

L’eccezione che conferma la regola. Questo post non è di tecnologia e affini. Peró parte dalla vicenda di Silvio Scaglia contro la cui custodia cautelare hanno scritto e parlato in tanti a tutti i livelli e lui (benissimo) e’ agli arresti domiciliari.
La cassazione ha detto che il carcere in caso di ipotesi di reati sessuali non deve essere automatico ed il Min. Carfagna si e’ scagliata contro la decisione.
A radioradicale qualche sera fa sentivo che il 45% degli ospiti delle nostre superaffollate carceri e’ in attesa di giudizio.
Io non so se Alberto Tagliapietra, nipote del mio socio Gigi, sia innocente o meno. So che e’ in galera dal 22 febbraio scorso in attesa di essere giudicato su denuncia senza prove oggettive di un ragazzino, tra i molti che allena ed ha allenato negli anni, al quale avrebbe tributato attenzioni morbose.
Forse e’ colpevole o forse no, non lo conosco. Ma sono cinque mesi che sta dentro in attesa di processo e nessuna radio, quotidiano, settimanalem periodico, parlamentare trova nulla da osservare.

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8 thoughts on “Se cinque mesi (di custodia cautelare) vi sembran pochi…”

  1. La Giustizia ( a volte con la “a” minuscola) è un corridoio buio, pieno di porte. Alcune sono collegate direttamente all’uscita, altre portano in un labirinto senza fine. E tutto ci sembra “normale”, almeno sino a quando non capita a qualcuno che ci è vicino.
    Eppure gli indizi del fatto che il sistema non solo non funziona ma, anzi, provoca danni enormi ce ne sono tanti, a voler vedere… Enzo Tortora, Daniele Barillà, Giuliano Naria, Luigi Scricciolo… dicono niente questi nomi? E l’Ingegnere Friulano additato per anni come il bombarolo delle spiagge e dei supermercati…, suona qualcosa? Nanni Loy firmò il film “detenuto in attesa di giudizio” nel 1971… di tempo per porsi il problema, ce n’è stato abbastanza?

  2. E’ storia vecchia. Un amico di famiglia racconta sempre di un suo collega (ing. edile) che per il solo fatto di lavorare in un cantiere di proprieta’ mafiosa s’e’ fatto 2 mesi (cautelari) dentro – in condizioni pietose, senza nessuno che si degnasse di rispondere alle istanze del suo avvocato (“cosa ha fatto il mio assistito?”), etc – al termine dei quali sono arrivati due magistrati che si sono seduti e: “Allora, ci dica tutto!”, e lui: “Tutto… che!?”, e loro dopo essersi guardati ed aver riguardato frettolosamente le carte: “Niente, ci scusi, probabilmente lei non sa niente”. Da li’ ha passato un altro mese (in galera) in attesa che l’ordine di scarcerazione (firmato dai PM sotto i suoi occhi, in quella sede) arrivasse all’autorita’ carceraria. Dunque… considerando che l’Italia e’ al piu’ lunga sui 1500km, la velocita’ della luce e’ circa 6504976503069055537905 km/s, e un computer moderno per cifrare a 3084572375235 bit impiega epsilon… direi che con procedure degne di questo secolo il messaggio di scarcerazione potrebbe essere consegnato in 1-2 secondi indipendentemente dalla distanza che passa tra la sede dei magistrati e la sede del carcerato cautelare. Se poi un magistrato volesse essere di buon senso potrebbe fare un saltino dal direttore del carcere prima di lasciare l’edificio, e lasciargli una fotocopia del decreto di scarcerazione… ma non si chiede tanto… anche inviare l’ordine il giorno dopo via telecomunicazioni, per avere il tempo di rifletterci sopra in treno, sarebbe un buon inizio.
    Personalmente sono attualmente un indagato per denuncia da parte della mia ex (penalista bambocciona 110lode; 27 febbraio: “ti denuncio per violazione di privacy”, “ciccia, ti senti troppo al centro delle mie attenzioni: m’hai lasciato, te lo ricordi? Kittesenkula… il tuo nome sui miei video non c’e’; vai, contesta la legge in punta di tua tecnica, quindi discuti con Rodota’; nel frattempo le tue minacce infilatele su per il culo”, “allora adesso vediiiii! Non ti si filera’ piu’ nessuna ragazza!”; 2 aprile, data di pubblicazione dei miei video in cui parlo di me e quindi inevitabilmente delle persone piu’ vicine negli ultimi 7 anni… compresa lei: denuncia, una bella costrizione nel codice, depositata; PM: 612bis).
    Bene, c’e’ un Carabiniere del paese dove lei risiede, e dove il migliore amico del padre (e la sorellina nella sinistra giovanile, e la madre ex-candidata, e lei Julia su Facebook per conto terzi) ha appena vinto le elezioni come sindaco… che sta giocando sporco: mi ha mandato un “invito” (che si chiama cosi’, ma se non ti presenti art.650 c.p.: tre mesi di reclusione o 200 e rotti euro di multa) a presentarmi in caserma: senza avere l’autorizzazione del PM inquirente, senza interpellare il mio avvocato (che quando ha chiamato il maresciallo si e’ sentito dire: “ah, non aveva un avvocato d’ufficio!?”) e… per cercare immagini pedoporno… nonostante abbiano gia’ perso il mio computer 3 mesi fa.
    Uno ci mette tutta la buona volonta’ di questo mondo ad onorare le istituzioni, le divise, etc, ma se non sono efficienti, mancano di buon senso, e giocano pure sporco… ti cadono le braccia… se non hai motu proprio, coscienza ferrea, ti trasformano in un brigante… penso sempre di piu’ che invece di andare a scuola avrei dovuto andare a bottega da Don Caloggeno…

  3. non è un caso isolato ahimè
    http://www.massimopapinilibero.info/
    e potrei citare il caso di alcuni esponenti degli irriducibili Lazio, a me neanche un po’ simpatici né affini, che sono arrivati fino a 24 mesi di custodia cautelare in carcere…2 anni
    un Paese in cui il Generale dei ROS, condannato in primo grado a 14 anni, non solo non ha fatto 1 giorno di carcere, ma non ha avuto neppure la decenza di dimettersi dall’incarico…

  4. Gigi Tagliapietra

    Nel caso di mio nipote, a parte tutte le considerazioni già fatte, mi pare significativo il fatto che la rete, Facebook nel suo caso, sia un modo per impedire che tutto si perda nel silenzio, come nel caso di Massimo Papini che ho appena letto.
    Gli amici di Alberto hanno creato un gruppo spontaneo su Facebook ( http://www.facebook.com/gigi.tagliapietra#!/group.php?gid=396774736286 ) che ha quasi mille aderenti che non intendono fare pressione sulle istituzioni, o contrapporre una giustizia populista a una giustizia che dimentica le sue ragioni, semplicemente tengono aperto il dialogo, combattono la disperazione che può nascere in questi casi, fanno sentire che c’è una luce in fondo al tunnel tenuta accesa da mille persone che ti vogliono bene.
    So, perchè la mia famiglia ne è beneficiaria, che è un aspetto importante, che questa solidarietà sincera e spontanea è una benedizione quando tutto sembra assurdo.
    Sono convinto che la voce della rete, ancora incerta, ancora frammentaria sarà sempre di più una voce forte, più forte di quella degli altri media, non necessariamente autocertificante il vero, ma comunque sempre decisiva nel porre il dubbio che la verità non sia solo quella ufficiale.

  5. Senza entrare nel merito del caso specifico, la radice è la difficoltà di avere processi rapidi e di certezza della pena: se ci fossero processi veloci non ci sarebbero politici (in generale, e di qualsiasi area) che spingono sulla custodia cautelare, sulla censura, o altro per esigenze populiste (la pedofilia è da condannare, ma l’approccio è da caccia alle streghe) – e chi è ingiustamente accusato avrebbe uno strumento in più per dimostrare la propria innocenza. Poi nessun sistema è perfetto e gli errori purtroppo ci sono, ma in Italia la causa strutturale di sbilanciamento è proprio la lentezza della giustizia.

  6. cmq anche se nessuno ne parla e nessuno si indigna è stata la Corte Costituzionale, nella sentenza n. 265 (http://www.cortecostituzionale.it/giurisprudenza/pronunce/schedaDec.asp?Comando=RIC&bVar=true&TrmD=&TrmDF=&TrmDD=&TrmM=&iPagEl=2&iPag=31) a ritenere incostituzionale la legge, votata in modo bipartisan e con grande soddisfazione da tutto il parlamento.
    In definitiva – ha concluso la Consulta – la norma viola l’articolo 3 della Costituzione (Principi fondamentali) «per l’ingiustificata parificazione» dei procedimenti a quelli concernenti i delitti di mafia, nonché per l’irrazionale assoggettamento ad un medesimo regime cautelare delle diverse ipotesi concrete riconducibili ai paradigmi punitivi considerati; l’articolo 13 (Diritti e doveri dei cittadini ), che costituisce il fondamento del regime ordinario delle misure cautelari privative della libertà personale; l’articolo 27 (L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato), in quanto attribuisce alle misure cautelari tratti funzionali tipici della pena.

  7. Darmix, quando sono entrato nel tribunale penale di Roma (uno dei piu’ efficienti, e costosi) Ho Visto Cose Che Noi Umani… c’e’ una signora che di mestiere fa la spingitrice di carrello tra cancelleria e ufficio copie. Ed e’ la piu’ umile e gentile (l’unica che s’e’ fermata a spiegare come dovevo fare senza fare smorfie perche’ non ero un giurista… senza pensare che rubavo lavoro agli avvocati). In pratica per avere accesso agli atti che ti riguardano devi richiedere auth in cancelleria, la quale se idoneo concede l’auth e quindi chiama la Spingitrice… questa riceve il fascicolo, lo appoggia sul suo carrello, lo spinge fino ad una stanza che sta 100 metri piu’ in la’, li’ viene prelevato, fotocopiato, e poi riconsegnato alla signora, che lo spinge fino alla cancelleria dove tu – previo pagamento di circa 0.50-1.00 a pagina – prelevi l’informazione a te necessaria per difenderti da una accusa. A me tutto questo – riprendendo Calamandrei – pare gia’ una misura cautelare che assomiglia ad una pena… e senza ancora entrare nelle questioni di merito.

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