Guerra sul lockin degli utenti

Molto interessante: Facebook, Google Offer Conflicted Definitions of Data Portability.

In sintesi: Google si lamenta che da Facebook  gli utenti non possono esportare l'elenco delle mail dei propri amici, che' invece da Gmail e' possibile. Facebook risponde che un social network e' cosa diversa dalla mail, che uno possiede la propria lista ma che l'indirizzo e' proprietà del singolo, come le sue foto, ecc. e che per ragioni di privacy non possono essere esportati.

Fosse vero, basterebbe una checkbox "non dare il mio indirizzo email ai miei amici"…

Diaspora: un passo nella giusta direzione.

Io amo Internet, quella dei protocolli, del rough consensus and running code, non quella dei servizi centralizzati o comunque proprietari. Ecco, forse Diaspora poteva nascere come RFC (e magari avere fortuna migliore di altre iniziative simili).  Mi pare che il ruolo delle università in Internet sia un po' scemato.

Immaginiamo la mail che nasca ora: non c'e' nessuno che usa la mail. Parte mailbook.com e offre la mail. la fa aperta ed interoperabile ? no; dice (legittimamente) "venite tutti da me perche' offro la mail" Internet non poteva nascere fuori dalle università: il privato cerca di massimizzare il proprio interesse, di raggiungere autnomamente la massa critica perchè una volta che ce l'hai, hai conquistato il mondo.

Io sto con Google…

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2 thoughts on “Guerra sul lockin degli utenti”

  1. beh, non son mica tanto d’accordo:
    1) le aziende vanno su FB perché lì trovano 550M utenti e una piattafoma intgrata di comunicazione con cui contattarli (e non viceversa, come simpaticamente ci mostra il Funky Prof). A me, personalmente, che un’azienda possa comunicare con me, sfruttando tutte le informazioni di cluster disponibili, ma senza accedere ai miei dati più sesibili, non dispiace affatto….
    2) la lista dei nomi di utenti che ti da FB non è mica solo un foglio excel, è una cosa molto molto più potente. Altrimenti, state sicuri, non ci sarebbero così tante aziende su FB
    Ovvio, tutto ciò può piacere o meno. Anche io rimango inquietato dal processo a cui stiamo assistendo. Ma se per milioni di digital natives in giro per il mondo “Facebook is Internet”, il fenomeno va compreso a fondo (anche per eventualmente combatterlo. Per me prevale ancora la curiosità e l’interesse)

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