Critica ragionata ai Commissari Mannoni e Martusciello

Questo post segue l’ormai tradizionale filone delle mie “critiche ragionate“.

Ma prima faccio una premessa:

Premessa

 

il 18 novembre 2005 a Torino, presso la Fondazione Agnelli, prendevo parte assieme ad una nutrita schiera di addetti ai lavori alla nascita di dmin.it, un gruppo interdisciplinare, aperto, senza scopo di lucro, coordinato da Leonardo Chiariglione, che si propone di definire aree di interventi che consentano all’Italia di acquisire un ruolo primario nello sfruttamento del fenomeno globale Digital Media.

Ho dedicato molto tempo e viaggi (totalmente autofinanziato, come tutti) agli incontri di dmin.it ed a quelli per promuovere l’iniziativa.

Leonardo, per chi non lo conoscesse, è quella persona che Time magazine ha considerato anni fa una delle 20 persone più influenti nell’ICT mondiale, il papà dell’MP3, ma anche della TV digitale terrestre, del DVD, della TV satellitare e via discorrendo.

Una industria da svariati trillion di euro l’anno (migliaia di miliardi). Quello che le major hanno scelto come capo della “secure digital music initiative” che ha abbandonato quando ciascuna di esse si litigava il posto al finestrino del treno (che la digitalizzazione ha in tutta evidenza indirizzato su un binario morto)

In una sua mail del novembre 2008 scriveva :

Naturalmente sono d’accordo.Vorrei soltanto ricordare l’esempio che ho fatto (non pubblicamente) al citato convegno di Roma sulla pirateria.
Il mio cane Tarma, quando vuole uscire di casa prova prima in un punto della recinzione, poi in un altro e così via finché riesce ad uscire. Infatti se insistesse sul primo punto resterebbe bloccato lì.
Questa invece sembra la strategia in particolare delle case discografiche.
Dopo 10 annisarebbe ora di aggiornarla. Tarma l’ha fatto senza aspettare 10 anni.
Naturalmente mi si potrebbe dire le case discografiche hanno il diritto di adottare la strategia che vogliono e sarei naturalmente d’accordo, se non fosse che la strategia va ad impattare diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino (uso quest’espressione non a caso), su cui peraltro dmin.it ha già preso posizione in occasione di una consultazione lanciata dalla Commissione

qualche mese dopo qualcuno evidenziava che il Parlamento Europeo aveva bocciato a larga maggioranza l’approccio Sarkozy e Leonardo rispondeva

Vero, not so fast.

Vuol semplicemente dire che il cane Tarma ha trovato una pietra  davanti al foro che era abituato ad usare per sgattaiolare fuori del  recinto. Ci riproverà e troverà un altro foro senza pietre.

Le powers that be non hanno fretta.

ed anche

Di rado le strategie monolitiche hanno successo.

Sulle idee di Sarkozy non posso essere accusato di flessibilità, ed avrei voluto che certi guardiani della libertà dei contenuti avessero reagito con altrettanto vigore.

Però una strategia di fermezza va accompagnata da strategie complementari.
La mia parabola del mercante improvvido è una, ma questa è un diversivo che alla fine non propone nulla e può essere presa da quell’industria come “arrangiati, non sono fatti miei”.

iDRM (con I complementi di iNet e iPay) è la proposta che costituisce il punto d’incontro in cui le preoccupazioni maggiori delle parti sono tenute in conto.

ed anche

Interoperabilità del DRM come risultato di accordo tra operatori.
Temo che non ci si possa attendere molto da questo fronte, così come non c’è stata, negli ultimi 10 anni, nessuna interoperabilità tra operatori di payTV. Devo però ripetere la mia posizione della mia mail precedente. Non è accettabile che, mentre gli operatori considerano – senza urgenza – l’opportunità di aprire le loro piattaforme DRM, gli utenti vengano privati ope legis, cioè a colpi di sentenze penali, dei benefici che i digital media chiamati MP3 e DivX hanno mostrato di poter dare agli utenti, cioè noi, quelli che comperando musica o film o libri o riviste e quant’altro, sosteniamo l’intera catena del valore.

Dico questo non come inno alla pirateria (spero che i miei due anni alla guida di SDMI tolgano ogni dubbio in proposito) ma come protesta contro l’ingiustificata sottrazione di un bene gustato da centinaia di milioni di persone, senza che venga sostituito da una soluzione legittima, solo perché lor signori stanno discutendo se fare accordi di interoperabilità o no (ma nel frattempo è no).

In una sua mail di fine 2009 scriveva

Come avevo anticipato ormai l’approccio universale è “bastone e bastone“.

I commissari AGCOM lo conoscono, Leonardo.

Anche perchè alcuni anni fa, con tutto il consiglio di AGCOM riunito, ci fu una presentazione proprio ad essi commissari (cui partecipai anche io) sostenendo la interoperabilità dei mezzi di accesso, del formato dei dati, dei sistemi di pagamento. (Il commissario Martusciello ad onor del vero non era ancora un componente di Agcom, ma il Commissario Mannoni lo era)

Detto questo, veniamo alla questione più nel merito, di un confronto che appassiona addetti ai lavori ed utenti, se è vero come è vero che oltre a tecnologhi, anche giuristi ed economisti di fama si sono espressi sull’argomento.

La conferenza stampa del 14/6

Il giorno 14 l’amico Fulvio ha organizzato la presentazione del suo “libro bianco“, una raccolta di articoli sul tema del Copyright, in una (piccola) sala gremita alla Camera dei Deputati.

Ero presente anche io; è stato criticato il processo seguito da Agcom non tanto nella forma quanto nei contenuti perchè

  • di una ampia fetta di cose buone presenti nella indagine conoscitiva, si è invece persa traccia nella bozza di provvedimento finale;
  • un relatore è stato esautorato d’ufficio senza preavviso;
  • le richieste di incontro avanzate dalle associazioni di consumatori non hanno avuto riscontro (beninteso, non vi sono tenuti), fino a quando non è giunta notizia dell’evento di presentazione del testo.

L’incontro si è concluso ribadendo che

  • nessuno dei presenti era contro il diritto d’autore, anzi,
  • è stato ricordato che le licenze creative commons sono costruite sulla base del diritto d’autore;
  • nessuno era contrario alla remunerazione di autori ed intermediari,
  • che il Comitato tecnico contro la pirateria (perche’ sempre “contro la pirateria” e non “per lo sviluppo del mercato” ? ndr) da oltre due anni non da un segno di vita
  • che meccanismi di remunerazione come le licenze collettive sono uno strumento utilizzabile
  • che il meccanismo delle windows (per cui prima le cose passano al cinema e per ultimo in negozio) frena lo sviluppo del mercato
  • che pensare di applicare le regole del fisico all’immateriale è futile e che il processo di dematerializzazione è irreversibile, come risulta anche da studi istituzionali come quelli del CNEL (un organo consultivo del parlamento in materia economica, previsto nella costituzione)
  • ricordato che il “tavolo Gambino”, con un processo partecipato era vicino ad un accordo ritenuto positivo sia dai titolari dei diritti che dai consumatori (ricordo anche una crostata ed una sacher 😉

ed auspicando quindi provvedimenti presi sulla base di un processo partecipato che siano confacenti al nuovo modo de-materializzato.

qualcuno (mi pare l’On. Beltrandi) si è anche chiesto quanto sia costato all’industria la NON adozione di simili provvedimenti (tipo le licenze collettive) se fossero state adottate quando proposte nel 2007.

I Commissari AGCOM sulla stampa

Qualche giorno dopo si legge il testo di cui vado a fare la mia critica ragionata che, in tutta evidenza, non si può riferire al citato incontro (i commissari non erano presenti) e i Commissari non sono certamente persone che si esprimono sulla base di voci infondate o semplici pregiudizi.

Passano un paio di giorni ed ecco arrivare anche l’intervista del Commissario esautorato dal procedimento, Nicola D’Angelo. (della cui irrituale rimozione (ma, da quanto mi è stato detto, ineccepibile in diritto) non credo sia ad oggi stata data alcuna motivazione).

Osservo che AGCOM è una autorità amministrativa, non deve fare strategia o politica industriale, quella non le compete. Deve limitarsi ad applicare le leggi.

Critica ragionata ai passaggi del testo

Critico quindi alcuni passaggi rilevanti del testo, solo come contesto generale, dato che certamente ad altri si rivolgono. (sottolineature  mie)

…In una sbornia di demagogia e di pressappochismo che lascia di stucco gli addetti ai lavori. Accademici e non.

Troppi arruffapopolo indulgono in tirate di propaganda e disinformazione, nella malcelata speranza di raccogliere facili consensi presso un pubblico della rete pronto a drizzare le orecchie ogniqualvolta si paventino minacce alla propria autonomia

Gli argomenti farebbero arrossire uno studente del secondo anno di giurisprudenza.

Ma cosa importa? L’essenziale è ii colpo ad effetto. Fortunatamente I’Agom è restata immune da questo degrado:

il confronto all’interno del Consiglio tra visioni e sensibilità diverse circa priorità e strumenti è avvenuto nella semantica della tecnica.  E con assoluta trasparenza,

…Non vi è stata né censura né discriminazione. Piuttosto la dialettica accesa come si conviene alle questioni strategiche.

?

Perché se sono puramente immaginarie le insidie alla libertà della rete, sono invece concretissime le decine di migliaia di posti di lavoro che riischiano di volatilizzarsi a causa della scandalosa tolleranza della pirateria online.

Cfr CNEL, sulla progressiva dematerializzazione

Provate a spiegare ai videonoleggiatori o alle schiere di lavoratori dell’industria dei contenuti che II sostentamento delle loro famiglie è sacrificabile sull’altare del diritto al libero saccheggio delle opere d’ingegno o artistiche.

nettv, cubovision, ..

…Tutti devono fare la loro parte nella protezione della legalità: quindi anche gli isp ai quale verrà indirizzato l’ordine di interdire l’accesso in siti che vivono di pirateria.

“Si tratta tuttavia di misure che stanno dimostrando tutta la loro inefficacia”, CNEL, Pronunce 54

Non ci sono alibi per sottrarsi a questo dovere istituzionale: per nessuno. Quella che attende l’Autorità è una missione di civiltà che riscatti l’Italia da una barbarie che la squalifica nella comunità internazionale.

…Sarebbe davvero curioso che una conquista della modernità giuridica, alla base della fortuna dell’economia e dell’inventiva europea fosse ipotecata a cuor leggero in nome di una chiamata alle armi dei moderni pirati dei Caraibi.

Capite, noi all’incontro si parlava di come il provvedimento Agcom avesse seguito un iter che solleva qualche sopracciglio, di come migliorare il diritto d’autore per remunerare gli attori in un mondo immateriale, di equilibrio di diritti.

I commissari Mannoni e Martusciello si riferivano certamente ad altri.

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11 thoughts on “Critica ragionata ai Commissari Mannoni e Martusciello”

  1. Caro Stefano, citi il documento del CNEL dove verrebbe evidenziato come le misure adottate in Francia, ad esempio, sarebbero state inefficaci. Suppongo leggendo il rapporto che ci si riferisca agli effetti dell’Hadopi. Tuttavia il rapporto del CNEL e’ del 2009 mentre l’applicazione dell’Hadopi e’ di fatto iniziata nella seconda meta’ del 2010, quindi non capisco la citazione…

  2. Il commento del CNEL e’ generale: “Si va da una procedura di “marchiatura digitale” dei contenuti (DRM, cfr. par 4.2.3.. del Rapporto) a pratiche repressive,
    come quella messa in atto in Francia, che prevede che dopo tre accessi illegali l’utente sia disconnesso dalla rete, a pratiche incentivanti consistenti
    nell’offrire gratuitamente all’utente un assaggio di ciò che vorrebbe ascoltare per incentivarlo all’acquisto regolare, fino a forme di abbonamento
    a costi molto ridotti che remunerano forfettariamente un certo numero di accessi. Si tratta tuttavia di misure che stanno dimostrando tutta la loro inefficacia, poiché è difficile sradicare una pratica sociale come quella dello scambio, che ormai in rete ha assunto lo status di vero paradigma.”
    ma a parte cio’ il concetto non cambia. la conferenza stampa e’ stata estremamente equilibrata, positiva e propositiva e _mai_ contro il diritto d’autore.
    la lettera di martusciello e mannoni, se fosse una risposta, al contrario (oltre al fatto che qualcuno potrebbe considerarla offensiva, maleducata e dileggiante/disprezzante persone di livello elevato considerantoli alla stregua di malandriniutopisti) sarebbe fuorviante, basata su preconcetti e non sui fatti (la conferenza stampa per l’appunto); comunque fa affemrazioni a mio giudizio non condivisibili, come far trasparire un supposto ruolo dell’AGCOM nel discutere la _strategia_ di contrasto alla pirateria (e non l’applicazione di un quadro regolamentare e, al limite, lo sviluppo del mercato).
    mi sembra invece che ci sia poco da discutere sul fatto che il provvedimento proposto da agcom (sulla cui trasparenza forse non c’e’ nulla da obiettare, ma sulla irritualità del procedimento, invece, forse si) non sia il risultato di una conciliazione di posizioni che tenga conto di una mediazione tra interessi diversi ma il soddisfacimento di uno dei punti di vista (legittimo, ma non legittimamente esclusivo)

  3. Io ho letto il libro bianco e purtroppo, per quanto riguarda la musica, contiene dati vecchi, non e’ assolutamenente aggiornato sugli sviluppi ma ricicla informazioni ormai ampiamente superate dall’evoluzione e soprattutto sugli effetti del p2p prende dei giganteschi abbagli. Poniamo per un istante che fosse vero che il p2p di musica abbia aumentato gli acquisiti.
    Dove sono finiti questi presunti ricavi aggiuntivi? A valuta costante il mercato e’ crollato del 50 per cento tra il 99 e il 2009 e in Italia il calo e’ stato del 73 per cento. Se fosse vera la teoria di un aumento dei consumi da qualche parte avremmo visto dei segnali positivi, non trovi? Aumento del catalogo, aumento dei repertori di nicchia, aumento delle produzioni indie, invece e’ sceso tutto. E gli studi citati non parlano di live o magliette, parlano di presunti aumenti nei consumi. Dove sono ?

  4. anche io sono abbastanza scettico su questi numeri che mi paiono enfatici.
    come sono abbastanza scettico su numeri opposti che mi paiono altrettanto enfatici, tipo quando il presidente di ANPAV ha detto che alcuni dati – di cui putroppo non poteva citare la fonte (segreta)- dimostrano che il 17% della pirateria mondiale è fatta in italia. (25 milioni di internauti italici farebbero il 17% della pirateria, i restanti 2 miliardi farebbero il restante 83%…
    ho detto nel post che si tratta di una raccolta di contributi e nel volume ce scritto molto chiaramente che ciascun articolo esprime il punto di vista solo di chi lo scrive.
    gli altri contributi come li hai trovati ?

  5. Caro Enzo,
    il saggio mio e di Brini aveva come finalità principale quello di mettere insieme una serie di studi che, pur commissionati da istituzioni diverse e su campioni rappresentativi di popolazioni dislocate in diversi ambiti geografici, evidenziano un trend comune nei consumi digitali.
    Del resto è singolare che studi sullo stesso argomento della Fondazione Einaudi, dell’Harward Business School, del governo olandese, giungano tutti alle stesse conclusioni: un mega complotto ai danni dell’industria discografica o in generale dell’industria dell’intrattenimento?
    Tu parli di studi superati. Ma superati da chi o da cosa? Segnalare un trend che si snoda lungo un decennio cos’ha di superato?
    Mi dispiace, allora, che tu non abbia letto con attenzione quello che abbiamo scritto e che non mette minimamente in discussione che alcuni pezzi dell’industria dell’intrattenimento abbiamo subito una contrazione: cerca solo di dimostrare (e ci riesce benissimo) che il p2p non è l’origine di tutti i mali ma di al massimo un quinto del male, ergo i restanti 4/5 dipendono da altro.
    Sarebbe il caso di mettere da parte la retorica della pirateria, che è buona soltanto per far pressione sui decisori politci.
    Avete inesorabilmente condotto battaglie di retroguardia negli ultimi 100 anni.
    Per fortuna le avete perse tutte altrimenti non avremmo avuto il fonografo, il videoregistratore, il telecomando per televisore, le casette vergini, i cd registrabili…e non sono esempi sono tutte battaglie legali che avete condotto in nome del diritto d’autore e che con il diritto d’autore non c’entravano nulla.
    Tutte perse, a beneficio vostro e di tutti.

  6. @Enzo Mazza
    Oltre alla risposta di Marco Scialdone mi permetto di aggiungere:
    1) La risposta alla domanda cruciale (dove sono finiti gli aumenti dei consumi?) è data dagli stessi studi citati nel libro bianco. È sufficiente leggerli, tenendo presente che “il mercato della musica” non coincide più con “il mercato” di poche multinazionali. I “segnali positivi” ci sono, anzi non si tratta di segnali, ma di dati concreti ed acquisiti. Ammettendo per assurdo (in quanto così non è) una contrazione del mercato dell’intrattenimento, resterebbe comunque il fatto che coloro che praticano p2p di contenuti protetti da copyright sono i migliori clienti, e quindi non sarebbero la causa, ma sarebbero coloro che MITIGANO questa fantomatica contrazione
    2) L’affermazione secondo la quale ci sarebbero dei giganteschi abbagli andrebbe circostanziata. Quali studi scientifici ci sono a sostegno di questa teoria? Quali prove può fornire, per ogni studio citato nel libro, che esso prende “giganteschi abbagli”? Ogni affermazione del capitolo scritto da Scialdone e me nel libro bianco è debitamente circostanziata da dati e studi scientifici; la FIMI (o Lei, se nel commento non parla a nome di FIMI) abbia il rigore scientifico per sostenere le affermazioni riportate con altrettanta serietà e soprattutto quantitativamente. Cruciale è stabilire un rapporto di causa-effetto fra le variabili in gioco: avete dimostrato questo rapporto? In caso negativo, le Sue affermazioni sono prive di qualsiasi valore.
    3) Quali studi scientifici ha a disposizione per affermare che quelli citati nel libro bianco sarebbero superati? Abbiamo anche analizzato tutti gli studi ripetutamente citati dall’industria di cui Lei rappresenta una parte per mostrare che essi sono inattendibili e abbiamo fornito le motivazioni per le quali essi sono privi di valore.
    4) Non è vero che nessuno degli studi citati nel libro bianco non si occupa dei concerti dal vivo.
    Concludo con una considerazione generale, che va sottolineata per essere in grado di mantenere la corretta prospettiva: il copyright è una distorsione del libero mercato (concessione di diritti esclusivi con debite limitazioni ed eccezioni) effettuata per favorire la creatività. L’idea è che i danni provocati da un monopolio imposto devono essere compensati o superati dai benefici per gli autori e per la società. Non compete al copyright difendere un qualsiasi modello di business di qualsivoglia società commerciale, tanto meno di quelle che ormai “producono” meno di 1/5 della musica coperta da copyright e una frazione ancora minore se si considera la musica coperta da licenze copyleft.

  7. @Enzo il problema è il traffico cit.: Jhonny Stecchino …
    Continuiamo a farci del male, tra qualche hanno forse qualche commentatore riporterà che, prendendo l’ennesimo abbaglio, l’industria compatta e le istituzioni nell’estate 2001 per rendere più efficace e competitivo il mercato italiano dei contenuti digitali hanno approvato una delibera che istituisce un notice and take down gestito senza garanzia alcuna da una Autorità amministrativa … qualcuno a quel punto forse ci darà atto che avevamo sollevato il problema ma personalmente non ne sarò felice … sei ancora in tempo Enzo, dai un segnale, io voglio ancora sperarci …

  8. ho scritto per errore “nell’estate 2001” e non 2011 sorry, ma poco cambia, sono 10 anni che andate dicendo la stessa cosa purtroppo … congela, sospendi l’approvazione definitiva del paragrafo 3.5 della delibera 668/10/CONS ed apriamo una seria e serrata discussione sui possibili strumenti di mercato da mettere in campo, già accennati nella stessa delibera: abbattimento delle windows, licenze collettive estese, interoperabilità delle piattaforme … possiamo partire da lì ma possiamo aggiungere molto altro … posso capire che non è materia nell’agenda che ti hanno imposto e ti rispetto, ma non cercare di darci da bere il fatto che tale “tua” agenda è nell’interesse generale nè che possa servire ad un mercato migliore … il tempo ci darà atto di questo

  9. Ha ragione Scialdone a dire che con la miopia dell’industria musicale non avremmo avuto molta tecnologia sulla quale hanno prosperato loro ed altre aziende, ma non ci sarebbero state neppure quelle che inizialmente erano le Radio Libere (però definite allora pirata ed oggi private) le quali sono diventate il principale motore di promozione per la musica.
    Mi preoccupa Pierani quando -rivolto a Mazza- scive “congela, sospendi l’approvazione definitiva del paragrafo 3.5 della delibera 668/10/CONS”
    Pensavo questa fosse una cosa che deve decidere AGCom, eventualmente su indicazione del suo Presidente per come richiesto da una interpellanza della CdD, purtroppo Pierani conferma che le voci dei corridoi di Palazzo non sono favole metropolitane, e che risponde a verità il fatto che sia Mazza il deux ex machina di questo regolamento. Alla faccia della indipendenza dell’Autorità! Indipendenza da chi/cosa?
    Presidente Calabrò ridia dignità a questa Istituzione.

  10. Mi spiace che nel 2011 debba ancora credere alle favole di Marco Pierani secondo le quali FIMI controlla l’ agcom, neanche fossi Bisignani. Un confronto sereno e non un’arena da ultras non la riesci proprio a concepire, Marco ?
    Faccio lobby, e non me ne vergogno in un Paese che non sa nemmeno che cosa sia il termine e trovo imbarazzante un post come quello che di Marco, che personalmente non solo non scriverei, ma nemmeno potrei pensarlo.
    Nel bilancio FIMI sono ben evidenziati i costi di tale attivita che sono il fee di una società di relazioni istituzionali.
    Ps minerali di windows e di altre cose che non riguardano la mia industria. Io mi limito a presentare interessai dell’industria musicale italiana…il resto e’ l’ultimo dei miei problemi.

  11. Enzo, anch’io faccio il lobbista e non me ne vergogno, anzi è un gran bel lavoro, il fatto che ti rispetto come professionista l’ho già scritto e lo ribadisco, continuo però ad essere anche convinto che tu sbagli in questo momento e questo anche, nel medio termine, nell’interesse dei tuoi stessi rappresentati.
    Circa il confronto sereno e costruttivo, ci ho provato, ho trovato un muro, comunque sono di nuovo pronto anche da domani
    ‘notte

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