Corriere della Sera: (la commissione tira le orecchie alla provincia di Trento):
Sembra una lista della spesa la lettera che la Commissione europea ha fatto pervenire in questi giorni alla Provincia autonoma di Trento. L’oggetto della missiva è il progetto per la cablatura in fibra ottica con una newco che vede come socio privato Telecom Italia e l’obiettivo è valutare se ci sono gli estremi per aprire un’infrazione per aiuti di Stato. Si legge, tra l’altro: «Con quale metodologia è stato stimato l’ammontare del conferimento della Provincia? Con quale metodologia è stato stimato il valore dei due conferimenti di Telecom? È stata già realizzata una perizia indipendente, come menzionato negli atti? In che modo la Provincia intende procedere alla valutazione dello switch off del rame?» . E ancora: «La Provincia ritiene che l’intervento ricada nella logica dell’investitore privato e pertanto non rientri tra gli aiuti di Stato. Il precedente più rilevante in materia di banda larga è rappresentato dalla decisione Citynet Amsterdam del 2007. Può la Provincia spiegare i motivi per cui ritiene che il progetto Trentino Ngn sia in conformità con i principi della decisione Amsterdam?» . La Commissione si è mossa dopo l’esposto degli Olo (Fastweb, Vodafone e Wind). E alla luce dei contenuti della lettera, che non è stata resa pubblica, si capisce come mai proprio ieri il presidente di Telecom, Franco Bernabè, e quello della Provincia di Trento, Lorenzo Dellai, abbiano sottolineato che il progetto va avanti «ma rimane aperto a tutti» .
Non mi sembra una grande idea quella di Luigi Gambardella di organizzare l’evento di ETNO (sostanzialmente associazione dei monopolisti tlc europei) a Trento, di cui era noto nei corridoi che la commissione, per cosi’ dire, non amasse l’iniziativa (nonostante qualche proclama “un filino” sopra le righe che non è stato recepito con gioia nemmeno a corso d’Italia)..
…come a rimarcare la distanza tra ETNO e commissione..
Tanto che il messaggio principale di Bernabè è stato di apertura.. (Sole 24 ore)
E mentre da mesi i concorrenti accusano Telecom di aver in qualche modo realizzato sull’Ngn un accordo «blindato» con la Provincia, dal quale sono rimasti esclusi, Bernabè rilancia sul concetto contrario: «È un’esperienza importante e invitiamo gli operatori industriali a partecipare», ricordando tra l’altro «che l’Unione europea si trova, da questo punto di vista, in una situazione particolare rispetto all’Asia perché qui la rete di nuova generazione viene portata avanti con le risorse dello Stato mentre in Europa lo Stato non ha le risorse e nemmeno gli strumenti di politica industriale per perseguire un disegno così ambizioso». La responsabilità, pertanto, resta in mano agli operatori privati, «con problemi immensi» sui modelli di business. Ecco allora che «a Trento si è trovata la disponibilità a un rapporto tra pubblico e privato costruttivo ha continuato Bernabè rispettoso delle esigenze di entrambe le parti, ma aperto a tutti».
Critiche da Linda Lanzillotta (Corriere Trentino)
«È un modello difficilmente ripetibile, perché, purtroppo, il Trentino è
diverso dal resto d’Italia. Soltanto qui può avvenire un’operazione in
cui per il privato non c’è alcun capitale di rischio, perché i soldi per
la realizzazione delle infrastrutture vengono dal pubblico. Inoltre i
modelli per lo sviluppo di reti, di questo tipo, se riproposti su scala
nazionale, potrebbero aumentare il gap tra diverse regioni,
economicamente impossibilitate a sostenere progetti simili» .
Lanzillotta ha sottolineato anche la necessità di un’ulteriore
regolamentazione, per garantire il libero accesso agli operatori,
qualora Telecom assumesse il controllo della società erogatrice dei
servizi su banda larga. «All’Italia ha concluso servono altri modelli,
senza capitali pubblici a fondo perduto ma impostati su un sistema di
co-finaziamento, in cui l’operatore si assuma una parte del rischio»
E anche dubbi sul piano Romani (MF)
Secondo
alcuni osservatori consultati da MF-Milano Finanza, non si capisce chi
debba effettivamente «mettere i soldi nella FiberCo (il nome della
società per l’Ngn, ndr), né chi comanderà nella spa, anche se ne è
esplicitata la natura pubblica». Inoltre, gli uomini di Romani dovranno
definire meglio gli obblighi imposti a Telecom, dal momento che nel
piano si parla di «conferimento della rete in rame dell’operatore di tlc
alla newco pubblica e di spegnimento della larga banda Adsl» non appena
in una cittadina italiana arriverà la fibra di Stato. Parafrasando
un’ormai celebre battuta del ministro dell’Economia Giulio Tremonti,
(«andiamo tutti a bere al bar ma poi chi paga?»), non è chiaro chi alla
fine resterà col cerino o, meglio, col doppino in mano.