chi fa il gatekeeper, puo’ anche fare il contenuto ?

IMHO, sarebbe meglio di no. Scrissi un post molto tempo fa al riguardo.
anche la finanza è regolamentata in modo simile modo (non con grande successo, ma immginiamoci se non lo fosse!) con le pareti cinesi: chi fa studi (e da le opinoini sugli investimenti, su dove andare a mettere i tuoi quattrini) non deve comunicare con chi degli investimenti beneficia.

ovvero chi fa gli interessi dalla domanda e chi fa gli interessi dell'offerta devono essere separati.

"Google rigs its results," say critics at Senate antitrust hearing.

Sen. Al Franken, who is "admittedly skeptical of big companies that simultaneously control information and distribution channels," pushed Schmidt on whether Google privileged its own services, like maps. When Schmidt hesitated in answers or used words like "generally," Franken pounced on him. "If you don't know, who does?" he asked.

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33 thoughts on “chi fa il gatekeeper, puo’ anche fare il contenuto ?”

  1. La soluzione sarebbe quella di spezzare Google in 3 distinte società? Pubblicità / Ricerca / Contenuti ?
    Ma poi, chi impedirebbe a “Google Pubblicità” di fare prezzi migliori a “Google Ricerca” e a “Google Ricerca” di posizionare meglio “Google Contenuti” a propria discrezione?
    O forse se l’algoritmo dice “posizione prima il servizio X” non va bene, ma se dice “posiziona prima tutti i servizi il cui dominio di 6 lettere contiene due coppie visto che abbiamo riscontrato una correlazione tra questa regola e la qualità del contenuto”
    Mi sembra parecchia la roba da regolamentare. Se non hai impedito che si creasse un monopolio diventa molto difficile andarlo a smontare pezzo per pezzo a posteriori.

  2. non so se sia questa la soluzione; i prezzi e le condizioni intercompany sono assai sorvegliati, quando ci sono possibili effetti di leva di posizione dominante. in alcuni casi le autorita arrivano ad imporre la separazione proprietaria…

  3. Ma c’è una separazione che potrebbe veramente tutelare il mercato senza fare uno spezzatino? (non è pensabile che ogni servizio google abbia una proprietà diversa). A Google 1 facciamo fare search/adwords/adsense e a Google 2 facciamo fare youtube/blogger? News sempre a Google 1 visto che è intermediazione. Maps? Gmail?
    Faccio fatica ad immaginare uno scenario plausibile per poi capire se effettivamente risolvere i problemi….

  4. Non stavo dicendo che secondo me non si può fare. Stavo cercando di capire come poteva essere spezzettata per potermi immaginare le migliorie conseguenti.
    PS: threaded comments!! Sacrificheremo meno “@” 😉

  5. Ma hanno usato una icona con gli angoli smussati e il termine “apps”!!! Volevano attirare l’attenzione degli avvocati Apple? 😉
    Bell’iniziativa, anche se faccio ancora fatica a credere che sia della stessa italia in cui vivo io!
    Una sola critica: “Open Data”, “Open Government”, “Apps 4 Italy”, “Contest”… sono tutte iniziative rivolte agli italiani, un po’ più di italiano non guasterebbe! Volendo fare gli internazionali sarebbe meglio usare nomi italiani e poi produrre documentazione in due lingue (italiano e inglese) e non chiamare le cose in inglese e poi avere solo documentazione in italiano.

  6. Sì, magari agli editori costa meno il cartaceo. Il fatto è che è del tutto irrilevante quanto costa a loro. L’unico parametro determinante è quanto costa all’utente finale e quanto è disposto a pagare per avere il prodotto in una certa forma. Se l’editore Pinco decide di non vendere il proprio libro su iBooks o Kindle o molto probabile che la maggior parte dei lettori compreranno il libro di Pallino.
    L’effetto dirompente di Apple sta proprio qui: non nella prevedibile precedenza che dà ai propri profitti, ma al sorprendente successo che ha avuto nel rendere secondari i guadagni dei partner, che accettano le condizioni di Cupertino pur di esserci. E probabilmente fanno bene.

  7. su android puoi avere store alternativi e far pagare con carta di credito. il problema non si pone.
    su kindle e' analogo ad apple, ma non puoi avere lo sfoglio del quotidiano ma un repurposing che non vale a fini pubblicitari

  8. Non mi sono spiegato bene. Non volevo sapere il caso generale, volevo sapere se gli editori stavano pubblicando su android a prezzi minori (visto le migliori condizioni economiche) o se invece nonostante i minori “recinti” la situazione fosse di fatto uguale a quella del mondo Apple.
    L’unico modo perchè cambino le cose è che si diffonda la voce che fruire di contenuti su android costa meno che su iPhone, ma se questo non succede allora non vedo perchè l’apple dovrebbe disturbarsi a dare alcunchè.
    L’impressione è che però questo non avvenga perchè gli editor sono tutti concentrati sul mercato apple perchè al momento è l’unico interessante e quindi snobbano gli altri mercati o non fornendo le applicazioni o mantenendo gli stessi prezzi del mondo apple. O no?

  9. Che nascano canali alternativi in html per vendere le copie in digitale e’ solo un bene. E qual e’ la piattaforma migliore per svilupparli? Si’, inizia per “i” e finisce con “OS” 🙂

  10. L’analisi che hai fatto mi sembra ragionevole, ma parziale, essenzialmente legata ai costi diretti e un po’ frettolosa sui sunk cost dell’editore tradizionale (che costituiscono il vero potenziale ambito di impatto del digitale).
    Es. Nella distribuzione hai messo anche la logistica? Hai incluso anche resi e magazzino e smaltimento. Nei costi del cartaceo hai calcolato anche i costi organizzativi e di coordinamento per le funzioni produzione, distribuzione e logistica? Oppure li hai sottratti dal digitale? Solo qualche esempio, ma spero di aver reso l’idea.
    Poi ev. possiamo aggiungere qualche ragionamento, più filosofico, sull’elasticità della domanda ai prezzi digitali.

  11. Non conoscendo i costi di carta e stampa dei quotidiani, non ho capito se nel costo inferiore a 45 centesimi consideri stampare e distribuire di quella copia, o dell’intera tiratura rispetto al venduto (in pratica, se tieni o meno in conto i resi, che sul digitale non esistono). Questo – specialmente sui periodici dove i resi sono alti – cambia un po’ le cose a favore del digitale.
    Inoltre, a parte forse per il Sole e giornali simili, che sono un acquisto oblligato per certe persone, secondo me non è matematico che una copia digitale venduta in più corrisponda a una copia cartacea venduta in meno. Con il digitale puoi arrivare a persone che per vari motivi non acquisterebbero in edicola.
    Detto ciò, mannaggia, “Iva e Apple Tax” sono veramente un peso esagerato e iniquo. In particolare, Apple prende il 30% sulle app, ma si accolla i costi di hosting e banda del download. Sui contenuti in-app, la quota è la stessa, ma i costi di delivery sono a carico dell’editore. Anche lì, specialmente su riviste ricche graficamente, viene eroso qualche centesimo a pezzo (di più se l’editore è piccolo e si affida a infrastrutture di terzi che devono anche loro avere il loro margine).

  12. Nessuno ti vieta di fare un giornale a pagamento sul tuo sito web in HTML, con versione ottimizzata e super fruibile anche da ipad, e farti il tuo sistema di abbonamento con carta di credito e tutto quello che ti pare.
    Apple chiede il 30% perché fa billing, hosting, ha già i dati dell’utente e quindi in un certo senso di fa “marketing” (favorisce), e fornisce servizio comodo per l’utente finale (push dell’edizione quotidiana sul dispositivo, ecc.) che nella mente dell’utente giustifica la necessità di pagare per accedere al quotidiano (ANCHE SE a volte gli stessi contenuti sono gratis online). Scommettiamo che se fate la versione HTML per ipad con pagamento con carta di credito, con la necessità per l’utente di creare l’ennesimo account, rinnovare a mano trimestralmente e quant’altro, il numero di abbonati in questa modalità sarà molto inferiore del 30% di quelli ottenuti via AppStore? Del resto è 10 anni che si potevano fare i giornali online, eppure chissà perché via desktop sono tutti gratis (o quasi).
    Quindi il punto è: Apple, con la sua piattaforma di billing (iTunes Store), ti consente di aumentare la tua base di vendita digitale di più o meno del 30%? Secondo me di MOLTO di più.

  13. In merito a quanto dice Andrea, Apple con il 30% si assorbe soprattutto i costi e gli investimenti di generazione del mercato e rischi connessi, perché rivende la sua base utenti. Uno può tranquillamente andare per i fatti suoi come fa Amazon con la versione HTML 5 di Kindle, ma ho come la sensazione che per gli editori nostrani non ci sia grande speranza.

  14. si, c'e' anche la logistica. e si ho incluso anche resi e copie di sostegno. non quelle omaggio che ci sono in entrambi i casi. la logistica e' in outsourcing e analoga, i costi di gestione del cliente sono maggiori per il digitale (piu' problemi dei clienti) ma non lo ho considerato
    ma comunque, poco rileva al senso generale: il 30% di intermediazione sulle vendite + un delta iva del 14% fanno si che il digitale costi di piu' del cartaceo.
    per adesso, e' bene sapere che non e' vero che la copia digitale costa meno della carta (che e' un luogo comune

  15. mi fa piacere che tu colga il senso generale di sfatare il luogo comune (di base fondatissimo, ma per delle distorsioni, falso) che il digitale costi 0 e la carta costi tanto.
    non ho fatto affermazioni sulla sostituibilita', su questo ho delle idee ma per adesso le tengo per me.
    per i quotidiani, l'applicazione che pesa pochi mega si scarica una tantum dall'apple store che ne fa l'hosting. il quotidiano, tutti i giorni, che pesa ordini di grandezza di piu', si scarica tutti i giorni da una CDN (che si paga a parte). COnviene andare da CDN perche' i download sono molto concentrati la mattina, classica distribuzione a picco.
    e' vero che col digitale arrivi a certe persone che altrimenti non piglierebbero (ed anche il viceversa); non ne ho fatto un punto

  16. grazie per le osservazioni, cerco di risponderti punto per punto
    come ho detto altrove, l'hosting dell'app pesa nulla rispetto all'hosting del contenuto che e' il vero fattore di costo dell'hosting ed e' di peso ordini di grandezza maggiore
    certamente, apple ti mette nello store e ti fa il billing. imponendoti i punti prezzo ed il rinnovo automatico (che tanto fa incavolare i clienti degli editori che lo usano, ma che non dipende dagli editori)
    la tua e' una scommessa interessante.
    le regole di certificazione ADS, per sapere quanti lettori vedono una determinata pagoina pubblicitaria, richiedono che la copia digitale sia identica a quella cartacea, PDF o PNG, come vuoi, ma di fatto identica. l'HTML5 non e' usabile per sfogliare.
    tieni anche presente che in iOS le app HTML5 sono limitate da Apple a pochi megabyte e potrebbero contenere poche copie del quotidiano.
    i siti degli editori sono gratis, ma il prodotto e' diverso dal quotidiano che al contrario, solitamente, e' a pagamento.
    il sole non credo divulghi dati sul rapporto tra clienti sfoglio online e clienti sfoglio tablet (dovrei chiedere all'investor relator). comunque ti posso dire che non e' come pensi tu.

  17. Ciao Stefano,
    provo a ricostruire il calcolo:
    a) per ogni copia venduta a 1,5 € per il digitale tolta iva 15% e fee apple rimangono 0,91 € all’editore per cui il “costo” (anche se l’iva non lo è) è di 59 cent.
    b) per la carta per vendere una copia devo produrne 1,7 circa (ipotizzando una resa migliorabile) e devo remunerare la rete distributiva del 25% oltre una percentuale sul distribuito. quindi se devo contare costi di produzione per 1,7 copie, costi di distribuzione (sul tirato e sul venduto)il valore si attesta intorno a € 0,83 quindi all’editore rimangono 0,66 €.
    ergo per me la carta costa di più del digitale su ipad/ihone. Sicuramente si potrebbero abbassare i punti percentuali di resa e strappare un minor costo di distribuzione ma in uno scenario realistico i costi per produrre e vendere una copia di carta sono maggiori della copia app.
    ciao.
    Marco

  18. vediamo di chiarire…
    la gente e’ convinta che i prodotti digitali cotino zero.
    Anderson ha scritto “gratis” che dice che “una straordinaria economia di scala che abbatte i costi di distribuzione e rende conveniente “arrotondare a zero” il prezzo”
    il mio punto e’ che (oggi) ***non e’ vero***. e lo mostro con i numeri.
    il sole 24 ore è il quotidiano piu’ nazionale (nemmeno la gazzetta lo è tanto) ed i costi di distribuzione in effetti sono migliorabili; all’altro estremo, per i quotidiani locali il problema e’ di gran lunga assai minore.
    d’altro canto anche l’IVA e’ 0,8% mentre nel conteggio la tengo piu’ alta, per i resi.
    se vai a ripartire i costi fissi della distribuzione digitali (non inclusi nel calcolo, come ad esempio CDN) sul numero assai inferiore di copie digitali (certo, la situazione cambierà, ma per intanto) scopri che di nuovo la forchetta si allarga.
    e’ impossibile essere precisi ala virgola perche’ la situazione e’ diversa editore per editore e giorno per giorno. ma il senso e’ quello e non ci si scappa: se si pensasse di passare dalla carta ad 1.50 all’ipad a 0,79, non si starebbe in piedi.
    per questo chi si occupa di distribuzione cartacea nei quotidiani ha ancora anni di tranquillita’ davanti..

  19. Mcocomero basile

    Claro. E poi a latere c’e’ un tema di arricchimento dell’offerta e di Maggiore usabilita’ che dovrebbe (in un mercato che non ragiona per luoghi comuni) incidere sul prezzo. Non e’ che se l’ATM inventasse il teletrasporto metropolitano pretenderei di pagare il servizio meno del biglietto dell’autobus poiche’ si risparmia sulla benzina ;-))))

  20. Forse avresti dovuto scrivere di costi italiani e sarebbe interessante sapere di quanto differiscono da quelli degli altri paesi. Che io sappia quelli a cui si riferisce l’inkiesta sono i contributi diretti che continuano, a meno di mia disattenzione, a non essere gli unici. Quella dei contributi indiretti è tutta un’altra storia. Qui un comunicato della FIEG riferito, anche quello a qualche anno fa, ma per molti versi ancora valido.
    Nel sito della Fieg si trova in effetti un comunicato sui “dati effettivi degli interventi per l’editoria”, in cui si dice: “Con riferimento ai dati emersi negli ultimi giorni, la Fieg precisa che il totale degli interventi annuali ordinari dello Stato per l’editoria può essere stimato in 450-460 milioni di euro e non in oltre 700 milioni. Di questi, circa 150 milioni sono contributi diretti ai giornali organi di partito e movimenti politici e ai giornali di cooperative, 270 milioni sono per le Poste Italiane a compensazione delle tariffe di spedizione (circa 100 milioni per le pubblicazioni no-profit, 48 milioni per quotidiani e 120 milioni per periodici) e circa 40 milioni i rimborsi ai gestori telefonici”.
    La torta dei contributi indiretti, una torta perennemente truccata. Qui era liberazione non molto tempo fa a scriverne.
    p.s.: scrivo da un iPad ed è stata davvero un’impresa. Non funziona il copia e incolla, non riesco a incollare i link, e dopo aver scritto non riesco a correggere, si impalla tutto. “boicottaggio” della Apple? 🙂

  21. Massimiliano Vincentini

    Scusate ma quale è il problema? se l’editore, non vuole andare su edicola Apple (che giustamente ricarica la sua commissione per avere messo a disposizione la sua vetrina) semplicemente mette a disposizione il file PDF sul web con il metodo di pagamento che reputa più opportuno, e gli utenti con iPad se lo scaricano direttamente dal link addirittura potendolo inserire nella propria libreria IPad che si chiama IBook nella sezione PDF. Credo che sia in po’ l’uovo di Colombo questo.

  22. temo di no. ci sono molte controindicazioni tra cui il principale l'impossibilita' di fare download progressivo che aumenta di un'ordine di grandezza (se sono 20", porta a 2'20") i tempi per rendere il contenuto fruibile (come avere un supermercato con un parcheggio ed uno solo con accesso pedonale…), oltre al controllo delle copie distribuite necessario a fini ADS, alla perdita' di funzionalità di consultazione, di poter segnarsi bookmark condivisi, ecc.
    ma, ribadisco, non c'e' un "problema", bensi' solo delle caratteristiche del mercato da conoscere per sapere che, al contrario del comunsentire, non e' vero che digitale e' gratis e cartaceo costa tanto perche' c'e' la carta.

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