Provvedimento AGCOM su diritto d’autore: un difficile equilibrio

condivido una riflessione che ho fatto nella notte (letteralmente!) di ritorno dall'incontro a Pesaro sul tema del diritto d'autore

penso che enforcement del diritto d'autore e diritti degli utenti siano due lati della stessa medaglia e che assicurare gli uni senza nel contempo garantire gli altri va a vantaggio delle piattaforme globali di distribuzione

 

come gia' analizzato ampiamente in altri post, i fulcri delle strategie degli operatori over the top mondiali sono

  • effetto rete
  •  lockin

credo che non serva ri-esemplificare come si controlla il mercato attraverso il controllo della piattaforma… è evidente

l'effetto rete ed il lockin sugli utenti e' fondamentale per costituirsi ed assicurarsi la manutenzione la base necessaria per estrarre valore dai clienti.

un quadro regolamentare a tutela della piattaforma distribuitrice di contenuti/applicazioni, un forte enforcement, serve a garantire l'effetto rete ed il lockin. ma torna utile anche che non ci siano alcuni diritti per gli utenti. (che esistono invece nel mondo fisico)

prendiamo ad esempio il diritto a prestare un libro.

anche ammettendo (ma non concedendo) i marchingegni tecnologici e protettivi  richiesti dall'industria e senza minacciare l'integrità dei sistemi e della filiera, tecnologicamente io potrei tranquillamente realizzare un framework che consenta di fare il prestito digitale o il regalo o la vendita dell'usato.

uno compra un libro o un video, lo mette sul suo reader, quando lo presta a me diviene inaccessbile a lui, quando glielo rendo ritorna indisponibile a me e disponibile a lui.

questo, ad esempio, amazon lo consente. ma piccolo dettaglio: SOLO tra chi usa Kindle. per cui, se mia figlia volesse scambiarsi legalmente libri digitali, lo puo' fare solo con altri utenti Kindle.

chiaramente l'effetto rete e' determinante.

in assenza di obblighi regolamentari di interoperabilita' e portabilita' di contenuti, profilo e credito, chi ha la dimensione maggiore vince.

io posso andare in libreria e comprare un libro da regalare a un amico. pero' se voglio regalare un ebook non posso. il massimo che posso fare e' dargli un buono spesa specifico per la sua piattaforma (amazon/apple..) … cosi' al posto di kant con i 15 euro si compra mafalda..

lo sviluppo dell'offerta legale richiede un mercato che consenta di acquistare contenuti da qualunque fornitore per fruirli su qualunque dispositivo.

ma non e' sufficiente. fin qui e' come dire che uno si puo' abbonare a qualsiasi operatore telefonico.

e' necessario che le piattaforme interoperino, senno' vale l'effetto ABBA: il piu' grande vince tutto.

Il diritto d'autore considerato solo lato enforcement abilita la costituzione di rendite monopolistiche su scala globale, in assenza di norme strutturalmente procompetitive che partano dal punto di vista degli attuali diritti degli utenti.  Diritti per azioni che oggi digitalmente non è possibile fare senza violare le norme a tutela del diritto d'autore.

ovviamente non parliamo solo di libri. parliamo di qualunque media.  I principali concorrenti delle nostre piattaforme TV a medio, sono Sky per gli eventi live ed Amazon/Apple per tutto ciò che è library/fruizione differita.

Questo solo guardando aspetti di mercato. non parlo di questioni comunque fondamentali come i diritti civili. In passato Amazon ha cancellato dai reader dei suoi clienti 1984 anche se regolarmente pagato dai clienti. Non e' possibile evitare questa cancellazione senza violare norme a tutela del diritto d'autore.

Nei contenuti digitali è impossibile evitare, restando nella legalità, che uno entri in casa nostra a toglierci un libro da uno scaffale, libro che abbiamo pagato. Il suo diritto prevale sul nostro e se facendolo, commette un abuso, lo si potra' determinare solo dopo, quando si è già portato via il libro.

la materialità di una copia fisica intrinsecamente offriva garanzie ai titolari dei diritti, ma altrettanto offriva garanzie agli utenti (proprietà, prestito, cessione) ed al mercato (strutturazione orizzontale del mercato (grazie alla possibilità di mercato secondario); assenza di effetto rete e di lockin sugli utenti)

 

Le autorita' di regolamentazione lavorano per favorire il mercato TLC assicurando la mobilità dei clienti tra operatori (same day number portability!) costringendo il mercato TLC a diventare il piu' efficiente possibile.

e' a mio avviso pericolosamente sbilanciato intervenire in tema di diritto d'autore solo a vantaggio dell'offerta, la quale puo' avvantaggiarsi (globali Over the top) dell'efficienza del mercato sottostante (le TLC, locali) e beneficiare del quadro regolamentare sul diritto d'autore per costruire tutti gli effetti rete e lockin che gli giovano.

se non viene difesa oggi la struttura del mercato, contemporaneamente al framework di tutela di (solo) alcuni diritti, i piccoli titolari dei diritti nazionali (siamo tutti dei nani) verranno schiacciati a brevissimo dalla superiorità strategica, economica e tecnologica delle piattaforme globali di distribuzione.

assicurare diritti dell'utente (vendere l'usato, prestarlo, usarlo in qualunque luogo e su qualunque dispositivo, ecc.) serve anche a tutelare la struttura del mercato.

no taxation without representation; no enforcement without user rights

credo che bisogni innazitutto capire la strategia dei grandi gruppi
"over the top" in merito alla gestione dei contenuti

ci sono due grandi famiglie:
1)    quelli che i contenuti li processano in automatico e
2)    quelli che sui contenuti vogliono farci un business.

l'attenzione e' tutta concentrata sui primi (facebook, google) perche'
apparentemente in qualche modo sfruttano effetti di bordo di distruzione
del valore su catene esistenti

il rischio maggiore a medio lungo termine tuttavia arriva dai secondi
(apple, amazon) che apparentemente non distruggono il valore, quindi
apparentemente non hanno impatti negativi sulle filiere, ma in realtà
determinano le condizioni per rendite monopolistiche in cui saranno
loro, di fatto, gli unici beneficiari della estrazione di valore.

questo avviene in situazioni in cui e' persino difficile definire il
mercato rilevante, ovvero i tradizionali strumenti antitrust sono lenti
e poco incisivi. chiaramente  nel fare ciò, loro beneficiano della loro
superiorità tecnologica, finanziaria e di relazioni industriali.

in entrambi i casi le leve delle loro strategie sono
– effetto rete
– lockin

il quadro regolamentare circa l'enforcement delle norme pro-titolari dei
diritti, è un fattore di contesto che può determinare il successo o meno
della loro strategia.

ad esempio, come noto apple intercetta il 30% del valore sulle vendite,
imponendo le modalità delle politiche di prezzo a chi vuole vendere sul
loro store (oltre anche alle politiche di prodotto decidendo quali
contenuti sono ammissibili)

Apple vieta la possibilita' di un mercato alternativo, usando quali leve
"tecniche" i frequenti aggiornamenti di sistema operativo nel contesto
di un quadro normativo sul diritto d'autore circa l'aggiramento delle
tecniche di protezione.

per illustrarle meglio alcuni effetti di questo controllo delle
piattaforme, io, come sole 24 ore, non posso decidere di regalare ad un
mio abbonato cartaceo una copia digitale; apple non mi consente di
sapere chi e' il mio cliente (intermedia tutte le vendite); a fronte di
costi operativi nulli, esige il 30% del prezzo (se allora dichiaro che
la copia cartacea+digitale costa 1 euro, attribuendo 20 centesimi alla
copia digitale e 80 alla cartacea, esige il 30% sull'intero); vaglia i
contenuti pubblicati decidendo cosa e' ammissibile o meno; introduce la
latenza che desidera nella pubblicazione sul negozio (decide chi e'
primo sul mercato); esclude miei contenuti che non rispettino le loro
linee guida; esclude miei servizi (anche se ammissibili dalle loro linee
guida) perche' riguardanti ambiti di loro diretto interesse.

il tutto in modo molto intelligente, talvolta senza comunicazioni
scritte, sfruttando la leva tecnica e variando le condizioni
contrattuali, alla radice delle quali ci sono norme sulla tutela del
diritto d'autore.

l'effetto rete ed il lockin sugli utenti e' fondamentale per costituirsi
ed assicurarsi la manutenzione la base necessaria per estrarre valore
dai clienti (in questo caso i publisher).

certo, noi tutti publisher stiamo cercando di inventarci tecniche per
aggirare gli ostacoli (con modesto successo), nel rispetto della
legalità, pero' ogni volta apple riposiziona i suoi ostacoli.

la possibilita' di prestito o rivendita, al pari dei libri, di un
contenuto/applicazione usata, seppure tecnologicamente assolutamente
fattibile, è radicalmente esclusa. minerebbe alla base il modello.

gli serve il quadro regolamentare per quanto a sua tutela, gli serve
l'enforcement, gli serve che non ci siano alcuni diritti.

non che amazon sia diversa (anzi, fa pagare il traffico dati agli
editori!).  tra meccanismo dello store, impossibilita' strutturali di
negozi alternativi, formati proprietari ed altre pratiche di effetto
rete, non si comporta diversamente da apple.

prendiamo ad esempio il diritto a prestare un libro.

tecnologicamente io potrei tranquillamente realizzare un framework che
consenta di fare il prestito digitale o il regalo o la vendita dell'usato.

lei compra un libro o un video, lo mette sul suo reader, quando lo
presta a me diviene inaccessbile a lei, quando glielo rendo ritorna
indisponibile a me e disponibile a lei.

questo, amazon lo consente. piccolo dettaglio: SOLO tra chi usa Kindle.

per cui, se mia figlia vuole scambiarsi libri digitali, lo puo' fare
solo con altri utenti Kindle.

chiaramente l'effetto rete e' determinante.

in assenza di obblighi regolamentari di interoperabilita' e portabilita'
del profilo (e del credito), chi ha la dimensione maggiore vince.

lo sviluppo dell'offerta legale richiede un mercato che consenta di
acquistare contenuti da qualunque fornitore per fruirli su qualunque
dispositivo.

ma non e' sufficiente. (fin qui e' come dire che uno si puo' abbonare a
qualsiasi operatore telefonico).

e' necessario che le piattaforme interoperino (senno' il piu' grande
vince tutto).

Il diritto d'autore considerato solo lato enforcement e' funzionale alla
costituzione di rendite monopolistiche su scala globale, in assenza di
norme strutturalmente procompetitive che partano dal punto di vista
degli attuali diritti degli utenti. (che oggi digitalmente non sono
possibili senza violare le norme a tutela del diritto d'autore)

Le offro un punto di vista ulteriore: la materialità di una copia fisica
intrinsecamente offriva garanzie ai titolari dei diritti, ma altrettanto
offriva garanzie al mercato (strutturazione orizzontale del mercato
(grazie alla possibilità di mercato secondario); assenza di effetto rete
e di lockin sugli utenti)

E guardi, non parliamo di libri. parliamo di qualunque media.
I principali concorrenti di mediaset, a medio, sono Sky per gli eventi
live ed Amazon/Apple per tutto ciò che è library/fruizione differita.

E le parlo solo di mercato, non parlo di questioni comunque fondamentali
come i diritti civili. In passato Amazon ha cancellato dai reader dei
suoi clienti tutte le copie di un libro (a seguito di un contenzioso),
anche se regolarmente pagato dai clienti. Non e' possibile evitarlo
senza violare norme a tutela del diritto d'autore. Come se venissi nel
suo ufficio a toglierle un libro da uno scaffale che lei ha pagato e lei
non potesse fare nulla.

le autorita' di regolamentazione svolgono un incessante lavoro per
favorire il mercato TLC assicurando la mobilità dei clienti tra
operatori (same day number portability!) costringendo il mercato TLC a
diventare il piu' efficiente possibile

e' a mio avviso pericolosamente sbilanciato intervenire in tema di
diritto d'autore solo a vantaggio dell'offerta, la quale puo'
avvantaggiarsi (Over the top) dell'efficienza del mercato sottostante
(le TLC) e beneficiare del quadro regolamentare sul diritto d'autore per
costruire tutti gli effetti rete e lockin del caso.

(i piccoli titolari dei diritti nazionali miopemente non capiscono che
verranno schiacciati a brevissimo
dalla superiorità strategica,
economica e tecnologica delle multinazionali)

un'ultima attenzione alla scala dei tempi: l'iPod e' nato 10 anni fa
(fine ottobre 2001) e in breve lasso di tempo ha il monopolio di fatto
della distribuzione digitale di musica. il kindle amazon meno di 4 anni
fa; l'iPad un anno e mezzo fa.

Spero di averle insinuato almeno un tarlo: che enforcement e diritti
degli utenti sono due lati della stessa medaglia e che assicurare gli
uni senza nel contempo garantire gli altri fa un grande regalo al
mercato alle piattaforme globali

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12 thoughts on “Provvedimento AGCOM su diritto d’autore: un difficile equilibrio”

  1. Aggiungo che nel mondo dei beni fisici a parte questioni di legalità e moralità il bene originale aveva un vantaggio rispetto a quello contraffatto perchè fare una contraffazione completa era poco conveniente e quindi il bene contraffatto era sempre più scadente di quello originale. Inoltre era riconoscibile. Legalità e moralità a parte, possedere un CD originale è diverso da possederne uno pirata, possedere un libro è diverso da possederne le fotocopie. Sempre sorvolando sulle due virtù c’erano comunque degli stimoli per possedere l’originale rispetto alla copia. E con il fatto che la copia aveva comunque un costo allora quei diritti diventavano un peso (compro un cd contraffatto dal marocchino di turno, e se non va mi attacco al tram e ho buttato 5€. Lo compro originale con 10€ oltre ad avere il booklet se non va me lo cambiano).
    Nei beni digitali il problema si è ribaltato: chi compra il bene originale si trova con una serie di limitazioni e vincoli che invece chi scarica la versione piratata non ha. Il bene piratato l’ottieni gratis.. se non va o non è di qualità chissenefrega (non hai bisogno di essere tutelato). Il bene piratato lo ottieni molto semplicemente, puoi convertirlo in qualunque formato, prestarlo (o meglio copiarlo) ad amici senza troppi sbattimenti, fartene una copia di sicurezza, copiarlo su tutti i dispositivi che utilizzi quotidianamente. E la qualità? La qualità è la stessa.. non c’è perdita nella copia e quindi il bene contraffatto ha qualità identica a quello originale.
    Spesso il bene originale non è solo più dispendioso, ma ha semplicemente una serie di altri vincoli e problemi che invece quello contraffatto non ha. Si arriva all’assurdo per il quale per sentirmi a posto moralmente (almeno una delle due si può risolvere così) compro l’originale ma non lo uso perchè ho già la versione piratata, che mi permette di fruirlo senza troppi sbattimenti.
    Quelli che tu descrivi sono passi minimi ma non sufficienti, secondo me. Devono anche svegliarsi e fornire qualche servizio in più e qualche sbattimento in meno rispetto alla controparte (p2p).

  2. Passando dai libri ai Social Network a mio parere il discorso di fondo rimane lo stesso.
    Perchè gli OTT non sono obbligati a rendere “esportabili” i profili dei clienti? Perchè un utente G+ non può essere connesso ad uno Facebook? Perchè esiste la portabilità del numero fisso e mobile ma non esiste la portabilità degli account email?
    Se non ci facciamo queste domande ci troveremo fra pochi anni con dei monopoli globali che in confronto quelli (ormai presunti e superati) degli ex incumbent locali sembreranno un raffreddore in confronto alla peste.

  3. Mi pare che il tuo ragionamento si basi sul presupposto che le misure di DRM possano funzionare davvero. Ma questo è wishful thinking, ampiamente provato falso.
    Se si evita di fantasticare sul DRM allora i contenuti sono controllati da chi li ha in mano e non da chi li concede in licenza, e quindi il problema dell’interoperabilità è intrinsecamente risolto.
    francesco: un utente G+ non può essere connesso ad uno Facebook perché è un problema estremamente complesso che nessuno ha ancora risolto (sentiti libero di dimostrare il contrario, ovviamente). Sia gli utenti di facebook che di G+ da tempo possono esportare i propri dati, curiosamente però non mi pare che ci sia un meccanismo per importarli dall’altro lato.
    Sostenere la portabilità degli account email è semplicemente insensato.
    Farsi queste domande è giusto, però prima bisognerebbe sapere di cosa si sta parlando.

  4. anche sostenere leforcement lo presuppone. infatti lo scrivo chiaro. tu vuoi il drm ? allora mi devi garantire diritti, questo ho scritto.
    caro marco, forse io non so di cosa sto parlando, ma conosco almeno due progetti che stanno lavorando a cio.
    aggiungo che e gia successo e molto piu incisivamente. pensa che una volta il minimo oggetto routabile era una classe C.
    la necessita aguzza lingegno, ma anche le disposizioni normative.
    un giorno uno si sveglia e si inventa che il numero di telefono, una cosa usata da 2 miliardi di persone, deve essere spostabile da un operatore allaltro. tutti hanno detto che era insensato. quel numero identificava un filo ! un oggetto fisico addirittura con una mappatura gerarchica geografica ! ed oggi si fa regolarmente.

  5. @Marco, da quando “un problema complesso” (chi dice il contrario?) impedisce di creare una regolamentazione che sia pro-mercato e pro-consumatore?
    Perchè sostenere la portabilità dell’email è insensato? Non ti sei spiegato se lo ritieni un problema tecnico o un problema logico, se lo ritieni un problema tecnico ti prego di argomentare, non credo che dire “è insensato” sia un’argomentazione, è semplicemente un’affermazione assertiva priva di razionali ragionevoli.
    @Stefano, niente da aggiungere. Le TLC sono diventate efficienti grazie a queste logiche, pensavano fossero logiche abnormi ma in realtà le hanno aiutate a crescere.

  6. Continuare a concentrarsi sui vincoli tecnici sposta solo l’attenzione su un problema minore.
    Tecnicamente è impossibile impedire agli umani di uccidersi tra loro: mi sembra che questo non ci stia impedendo di avere delle leggi che dicono che è meglio non farlo, delle pene, dei “vigilanti”. Questo funziona abbastanza, il numero di omicidi è relativamente basso rispetto alla pirateria, direi.
    Tecnicamente sarebbe possibile impedire alle automobili di superare i limiti di velocità autostradali: basterebbe costruirle in modo che non possano fisicamente superare i 130/150km l’ora. Però è stata scelta una strada diversa.
    OK, a volte questioni tecniche sono influenti, a volte meno, ma sono secondarie rispetto ai meccanismi del mercato che supportano.
    La tipologia di DRM da usare dovrà essere proporzionata ai diritti che si vogliono tutelare: ma prima bisogna accordarsi su questi.
    “Impiantare” un GPS su ciascun cittadino aiuterebbe tecnicamente a far rispettare un sacco di leggi, però, fortunatamente, non lo facciamo (ancora). Eppure potremmo addirittura trovare più facilmente assassini e disincentivare omicidi: ma a che prezzo? Al prezzo dei diritti dei non assassini.
    Per cercare di combattere la pirateria stanno facendo del male a quelli che invece pagano, che ormai sono costretti dal loro senso civico/legale/morale a pagare per una cosa “castrata”. Chi ci guadagna? La società? Gli autori? I consumatori? Gli OTT?
    Altrimenti fra un po’ ci troveremo a cercare una soluzione tecnica per far sì che un ebook reader certifichi chi lo sta guardando o che un lettore mp3 emetta suoni solo se non rileva estranei nel raggio di 20 metri (o meglio adegui il suo volume in modo che l’estraneo più vicino non sia in grado di godere dell’opera). E come diceva Stefano in un articolo passato riusciti ad ottenere questo ci si preoccuperà di segmentare le licenze: potrai comprare una licenza che ti permette l’ascolto quando sei in bagno, diversa da quella che invece ti permette l’ascolto in cucina. O più probabilmente la licenza includerà una potenza massima di ascolto, un numero massimo di speaker, un numero di ascoltatori e se arriva l’omino delle pizze o andiamo in bagno dimenticando la porta aperta ci si spegne lo stereo in automatico.

  7. @Marco d’Itri dice: “Se si evita di fantasticare sul DRM allora i contenuti sono controllati da chi li ha in mano e non da chi li concede in licenza, e quindi il problema dell’interoperabilità è intrinsecamente risolto.”
    O non hai mai comprato un ebook oppure stai fantasticando sulle capacità di hacking dell’utente medio (e poi non mi risulta che aggirare una protezione DRM sia un diritto intrinseco del consumatore, anzi, mi pare sia stato detto l’opposto a chi ha trovato il modo di farsi una copia privata di un BD).
    Il fatto di avere controllo su un contenuto non vedo come possa intrinsecamente portare al fatto che sia interoperabile. Il formato del contenuto ne determina l’interoperabilità, non il contenuto. Se il formato è proprietario tu hai solo virtualmente il controllo e qualunque strumento che ti aiuti nell’esercitare tale controllo richiederebbe una licenza dal proprietario del formato (che potrebbe non esistere).
    Per l’interoperabilità nell’email, inoltre, già stabilire che debba sempre essere disponibile POP3, SMTP e forward automatico ad altro indirizzo per tutti gli account (e da qualunque IP) renderebbe molto più portabile il sistema. OK, non è uno spostamento della casella sul nuovo operatore, ma di fatto evita molto del lockin, senza stare a cercare soluzioni più complesse. Invece alcuni operatori non ti danno POP3 e forward e quindi rimani legato a loro, sempre e comunque e non hai un meccanismo semplice di migrazione ad altro indirizzo email di altro fornitore.

  8. Non dubito che ci sia un mucchio di gente che fantastica norme sulla “portabilità” dell’email, in Israele lo hanno pure fatto legge qualche mese fa: rimane una cazzata. Il motivo è semplice e ovvio a chiunque si occupi di posta: la componente di costo dominante nella trasmissione di un messaggio la sostiene chi gestisce i server che lo riceve, per distinguerlo dallo spam. Non è sostenibile che un ISP debba filtrare la mailbox di un ex cliente che non lo paga per farlo.
    D’altra parte, come nota Stefano Bagnara esistono già sistemi per cambiare ISP e continuare a usare la vecchia mailbox: si paga per avere forwarding o continuare ad accedervi come prima. In linea di principio si potrebbe anche legislare per renderlo obbligatorio, ma mi sembra che il mercato offrà già soluzioni di posta con queste caratteristiche e che ci sia abbondanza di concorrenza. Nessuno obbliga nessuno a stampare i biglietti da visita con la mailbox @tin.it…
    Il paragone con i numeri di telefono è fuori luogo, sia per le differenze tecnologiche che commerciali. Sicuramente non sono mai stato io né i miei amici a sostenere che la portabilità telefonica fosse insensata. A me piace pure ENUM…
    (Comunque, la rete più piccola routabile globalmente con successo rimane sempre la /24.)
    francesco, si può legislare anche che \pi = 3, ed è stato fatto, ma questo non cambia la realtà: nessuno ha ancora inventato un modo pratico per federare due social network indipendenti. Al momento lo stato dell’arte consiste al massimo nel farsi dare soldi per provarci (vedi Diaspora). Non sono mica contrario, dico solo che nessuno ha idea di come fare e quindi non è per legge che succederà…
    Le capacità di hacking del utente medio sono irrilevanti: ne basta uno per eliminare il DRM per tutti. E sì, per fortuna aggirare un DRM per fare cose non illegali in Italia è ancora legale, a differenza che negli USA.
    Quello che intendevo dire è che se non si fa finta che i DRM possano funzionare allora gli utilizzatori possono eliminarne i vincoli e fare quello che vogliono con i contenuti, rendendoli quindi interoperabili de facto.

  9. marco, va bene, hai ragione.
    smettiamola li’.

    per tutti gli altri,
    il tema del rapporto tra cio’ che alcuni al margine fanno e la massa dei consumatori fa, e’ verissimo. indubbiamente c’e’ qualcuno che guarda le partite in streaming sul pc da qualche sito cinese o argentino, ma in generale l’unico modo e’ guardarle con sistemi chiusi con DRM che piu’ che wishful thinking e’ true reality…
    quando e’ stata stabilita la portabilita’ del numero telefonico c’erano centrali elettromeccaniche ed e’ stato deciso e fatto tutto cio’ che serviva, quando i sistemi installati (elettromeccanici) non lo consentivano.
    ed e’ successo, perche’ stabilito per legge.
    una cosa e’ che “qualcuno” oggi (e magari non domani) lo offra (ad esempio il forwarding) perche’ lo desidera. altro che cio’ sia un diritto del cliente.

  10. @Marco mi meraviglia molto che uno sviluppatore debian non capisca la differenza tra diritto e possibilità temporanea.
    “Nessuno obbliga nessuno a stampare i biglietti da visita con la mailbox @tin.it.”: deduco che tu sei un cittadino esperto in tutti i settori e quindi non credi che la legge debba tutelarti nella scelta di servizi, ma spero che tu ti renda conto che molti cittadini non sono così esperti e potrebbero non avere un amico che dice loro di farsi la casella X perchè la Y non gli da le stesse funzionalità.
    Al momento l’unico modo per garantirsi la portabilità è usare un proprio dominio perchè nessun fornitore è costretto a dare accesso pop3 o forward anche in futuro. Quindi anche se sei abbastanza smart da avere evitato tin.it nessuno ti garantisce che gmail.com (o chiunque altro) non tolga l’accesso POP3 dopodomani.

  11. Ti dirò che ci sono cose peggiori, in fondo quella norma riguarda solo gli HSM (dispositivi per la firma massiva e/o remota). Se leggi il CAD ultima versione scopri che ci sono 4 forme di firma elettronica ma quella che tutti usiamo non esiste nella nuova formulazione del DM 82/2005, salvo poi riapparire in parte nelle regole tecniche (tutti noi usiamo firma digitale con certificato qualificato e basata su dispositivo sicuro http://www.multimediait.com/FILE/00000000/00000147.dpcm_firme_digitali.pdf )
    Ancor peggio se guardi le bozze di regole tecniche per il documento informatico e la conservazione sostitutiva. Faccio esempio Formazione del documento , (art. 3) nei primi 3 commi non è mai previsto che il documento informatico vada memorizzato da qualche parte, ci si preoccupa invece di affermare che una delle principale tipolgie di formazione è “redazione tramite l’utilizzo di appositi strumenti software” poi se lo stampi chi se ne frega . Non so più che fare, l’attenzione si alza solo quando scrive il Sole 24 ore, invece su questi argomenti l’attenzione dovrebbe essere costante perchè anche su qeste cose ci si gioca il futuro del paese.

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