Ho appena ricevuto questo SMS:
Corrado Calabro.
Non entro nel merito del contenuto poetico, non è il mio terreno..
Ma si, trattasi del Presidente dell’Autorità delle comunicazioni, cui io non ho _mai_ dato il mio numero di cellulare.
Che lo abbia chiesto alla segreteria dell’ufficio ?
Ma no, non userebbe mai informazioni di ufficio a fini personali. Lo avrà chiesto a qualcun altro.
però…..
Il principio del “consenso informato” opera anche nel diverso caso in cui gli Sms pubblicitari siano inviati da altri soggetti. Può trattarsi in particolare di ulteriori fornitori di servizi di comunicazione elettronica (es.: gestori di siti web che offrano la possibilità di disporre “gratuitamente” di una casella di posta elettronica o del servizio di invio “gratuito” di Sms tramite p.c.), come pure di soggetti che svolgono attività in altri campi, basate sulla formazione di banche dati di utenti e consumatori, raccolti ad esempio tramite coupon.
Tutti questi titolari del trattamento, sia nel caso di utilizzazione dei dati nel proprio esclusivo interesse, sia nel caso – in crescente sviluppo – di invio di Sms per conto terzi, possono inviare anch’essi Sms pubblicitari solo sulla base di una chiara, specifica e preventiva manifestazione di volontà degli interessati.
…
TUTTO CIÒ PREMESSO IL GARANTE:
…
b) ai sensi dell’art. 31, comma 1, lett. l) della legge 31 dicembre 1996, n. 675, vieta ogni ulteriore trattamento illecito di dati personali realizzato ai fini di invio di Sms pubblicitari in violazione dei principi medesimi.
Ultralike with ROTFL !!!
Se, se, tutti a fare della facile ironia sulla poesia, nessuno che si chieda:
– quanto costa spedire 1 milione di sms dall’agcom;
– il costo è a carico del destinatario?
– è addebitato a 30 gg.d.sms?
Non che mi stupisca, ma… come fai a sapere che il mittente è Calabrò e non è, per esempio, uno scherzo?
http://www.zam.it/biografia_Corrado_Calabro
“Il primo volume di poesie di Calabrò, scritto tra i diciotto e i vent’anni, è stato pubblicato nel 1960 dall’editore Guanda di Parma col titolo “Prima attesa”. Dopo un silenzio di 16 anni la vena poetica di Calabrò è rifiorita nel 1976 con una nuova raccolta di versi, pubblicata dalla SEN (Napoli), “Agavi in fiore”, cui sono seguiti numerosi altri volumi.
Le poesie di Corrado Calabrò sono state tradotte in francese, inglese, spagnolo, russo, rumeno, portoghese e ucraino. Delle sue liriche è stato fatto anche un cd dalla casa discografica Ricordi con le voci di Achille Millo e Riccardo Cucciolla.”
Wow…
già. il numero di telefono mittente puo' essere spoofed, il sito glielo puo' avere fatto qualcuno a sua insaputa (a scajola è successo ben di più) ed in fondo poterbbe essere stanislao moulinsky! 😉
Il dominio non è registrato a nome suo… e nemmeno di Lavitola! 😉 Quindi, procure comuniste permettendo, lui è una vittima. 🙂
Stefano … bisogna ammettere che il povero Calabro ultimamente “litiga” parecchio con la tecnologia, prima definisce un tutto suo “far web …” poi pasticcia con le percentuali ed ora con gli SMS, mi domando come faccia un arbitro a dirigere una partita se non sa quando è calcio d’angolo 🙂 purtroppo questo è solo il più piccolo dei misteri che circondano il mercato delle TLC Italiano.
Ad esempio:
– in quanti modi diversi sono quotati gli STESSI 10 Mhz di spazio frequenziale ? (un aiutino le classi sono ISP, Dati/Telefonia Fissa, Telefonia Mobile, Operatori Televisivi)
vogliamo indovinare a chi sia toccato il regime (contributi amministrativi) più favorevole e a chi quello peggiore?
– perche AGCOM non ha mai indagato sull’allegato 10 (che definisce modalità ed entità dei contributi amministrativi)?
pur essendo che il Codice Comunicazioni all’Art. 35 reciti:
“Contributi per la concessione di diritti di uso e di diritti di
installare infrastrutture
1. I contributi per la concessione di diritti di uso delle frequenze
radio o dei numeri sono fissati dal Ministero sulla base dei criteri
stabiliti dall’Autorità.
2. In sede di prima applicazione si applicano i contributi nella misura
prevista dall’allegato n. 10. ”
e nonostante vi sia la Direttiva Europea direttiva 2002/20/CE(
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2002:108:0021:0032:IT:PDF)
che definisce i criteri con i quali gli stati membri devono “governare” le autorizzazioni in campo di comunicazione elettronica ed all’art 12 recita:
”
Articolo 12
Diritti amministrativi
1. I diritti amministrativi imposti alle imprese che prestano
servizi o reti ai sensi dell’autorizzazione generale o che hanno
ricevuto una concessione dei diritti d’uso:
a) coprono complessivamente i soli costi amministrativi che
saranno sostenuti per la gestione, il controllo e l’applicazione
del regime di autorizzazione generale, dei diritti
d’uso e degli obblighi specifici di cui all’articolo 6, paragrafo
2, che possono comprendere i costi di cooperazione
internazionale, di armonizzazione e di standardizzazione,
di analisi di mercato, di sorveglianza del rispetto delle
disposizioni e di altri controlli di mercato, nonché di preparazione
e di applicazione del diritto derivato e delle decisioni
amministrative, quali decisioni in materia di accesso e
interconnessione;
L 108/28 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee 24.4.2002
b) sono imposti alle singole imprese in modo proporzionato,
obiettivo e trasparente che minimizzi i costi amministrativi
aggiuntivi e gli oneri accessori.
2. Le autorità nazionali di regolamentazione che impongono
il pagamento di diritti amministrativi sono tenute a pubblicare
un rendiconto annuo dei propri costi amministrativi e
dell’importo complessivo dei diritti riscossi. Alla luce delle differenze
tra l’importo totale dei diritti e i costi amministra
”
ma da 8 anni su questo argomento IL NULLA … mentre per altre cose il tempo si spreca 🙂
P.S. i contributi amministrativi a seconda di come lo Stato li definisce possono (come nel caso attuale) creare delle economie di scala artificiose e lo Stato (per dovere costituzionale) dovrebbe limitare le discriminazioni produttive e NON introdurle mediante contributi amministrativi, se l’art.41 della costituzione è un impedimento alla libertà d’impresa allora i contributi amministrativi attuali sono la NEGAZIONE della libertà d’impresa, e nonostante siano modificabili per semplice decreto ministeriale (art. 220 del codice delle comunicazioni) sono li immutati nonostante le nostre pluriennali richieste di modifica.
Ciao Stefano, tu scrivi “complimenti a tutti… dalla redazione ai tecnici!” e io aggiungerei un ringraziamento ai lettori per la scelta. Non credi?
Ciao.
absolutely
https://twitter.com/#!/NeelieKroesEU
@NeelieKroesEUNeelie Kroes
#ACTA is not #SOPA, ACTA does not change EU law. but EU law on copyright can certainly be improved!
30 Jan via web
ahhhhhh adesso che so che la Kroes si è bevuta la versione minimalista di ACTA sono molto più tranquillo 🙂
Dino, l’hai letto il testo ? Segnalami qualcosa di clamoroso che non sia già presente nella normativa, civile e/o penale italiana.
Se c’è già tutto nella normativa allora è una ragione in più per cestinare l’ACTA visto che sarebbe inutile carta in più e tempo perso per tutti. No?
se si provasse a fare un ragionamento che andasse leggermente al di là dei colli romani…si guarderebbe ad Acta per quello che è: un trattato internazionale il cui obiettivo è quello di armonizzare il sistema di tutela dell’IP.
Quando dico che l’Italia ha già norme più avanzate non significa che altri Stati firmatari non abbiano la necessità di adeguare le proprie norme. Cestiniamo cosa ? Quale tempo perso ? Anche i trattati della UE secondo alcuni sono tempo perso ma le regole funzionano se sono addottate da tutti. Allora si che non si perdere tempo. Il tempo si perde quando due sistemi giudiziari operano con regole diverse magari sulla stessa fattispecie.
Ecco, appunto, proprio lì volevo arrivare. Se uno ha perso una battaglia in italia non puoi dirgli di non combatterla in europa perchè tanto ormai l’ha persa in italia. Io stavo proprio rispondendo ad un tuo messaggio in cui eri tu a voler sottolineare che ACTA non aggiungeva niente alla normativa italiana.
non capisco cosa c’entri la battaglia in Italia, quale ? In Italia ho scritto che la nornmativa attuale è più avanti delle previsioni di Acta
immagino che Stefano Bagnara intenda che essere “avanti” non necessariamente significa essere in una legislazione migliore per l’innovazione digitale..
Rispondo qui alla tua affermazione sul post “ACTA: lettura per le sere di questa settimana” perchè a quanto pare è impossibile aggiungere li un nuovo commento ma credo che il senso non cambi:
Enzo, mi dispiace ma anche con il mio scarso inglese capisco fin troppo bene che in sintesi quell’articolo parla di prevenire “inibendo” alcune cose sulla base della “presunzione che esse siano funzionali al compimento del reato”.
E’ sempre la stessa strategia che tra le altre cose viola aspetti “millenari” del diritto, oltre ad essere un sillogismo che fa acqua da tutte le parti “il coltello può servire per uccidere” -> “chi possiede coltelli può uccidere” -> “per impedire l’omicidio proibiamo il possesso di coltelli”
E’ straordinario come grazie alla lobby sulle armi gli americani DEBBONO poter possedere armi vere (quelle si che uccidono) mentre per la lobby americana del diritto d’autore quegli stessi americani non devono poter avere strumenti di sprotezione.
Quell’articolo è la premessa indispensabile per poi scivolare nell’obbligo per gli ISP della Deep Packet Inspection …. NO GRAZIE!!
Piu’ che la DPI, Signor Bortolotto, che mi preoccupa e’ la possibilita’ che ACTA porti a situazioni tipo ACS:Law (o quello che succede in Germania) — con studi legali che vanno a sondare network P2P fregandosene altamente della privacy altrui, pigliando un tot di sfigati a caso e mandandogli letterine di estorsione (del tipo “paga 2500 euro o ci vediamo in tribunale”) — questi, come EDRI suggerisce, sono i tipi di collaborazione a cui si arrivera’. Piu’ che altro perche c’e’ un tasso di falsi positivi da paura e loro piu’ o meno continuano imperterriti (lasciamo perdere quello che e’ successo ad ACS:Law, perche’ in Germania e Corea questo e’ diventato un vero business, con studenti costretti dall’ignoranza e dal fatto che nessuno parla di questo a pagare migliaia di Euro).
Mi chiedo se il signor Mazza e’ al corrente di questi soprusi, e se pensa veramente che in Italia i nostri studi legali starebbero attenti a non ledere i diritti di utenti perfettamente innocenti. Perche’ una cosa e’ chiudere o oscurare un sito via magistratura, un’altra e’ creare un vero Far West nel quale i “ninja” delle majors vanno in giro a seminare terrore.
peggio sono i ninja sciolti..
E che sono, ronin?
http://www.key4biz.it/News/2012/02/10/Policy/Germania_ACTA_Unione_Europea_pirateria_208438.html
ed anche la Germania verso il “NO” alla ratifica di ACTA, ma è noto che i tedeschi hanno difficoltà a leggere e comprendere l’inglese 🙂
Mentre i nostri tecnici italici che leggono scrivono e parlano benissssssssimo l’inglese hanno pensato bene (parola moooooolto grossa pensato) di firmare senza colpo ferire.
Per l’Italia, a nome del ministro degli Esteri ‘tecnico’ Giulio Terzi, la firma è stata apposta dall’ambasciatore Vincenzo Petrone, quindi non possiamo che “ringraziare” per questo “servizietto” molto Tecnico il Ministro !!!!!