ho seguito un po' l'Infedele ieri sera in TV.
si parlava tanto, come causa dei nostri problemi, della "crisi" finanziaria la cui "colpa", a seconda dell'interlocutore era di questo o di quello, con una predilezione per forze oscure, regno del male, la spectre…
ma non ho sentito citare la radice dei nostri problemi rispetto agli altri paesi: il nostro #teradebito
francamente mi ha abbastanza stancato sentire parlare de "la crisi" come fosse un evento colpa di qualcuno.
penso che globalizzazione, delocalizzazione, spostamento dei capitali verso settori meno volatili (materie prime, energia, settori regolatoriamente protetti, settori non delocalizzabili) sono abilitati o quantomeno fortemente acuiti dallo sviluppo della tecnologia.
i casini globali dei mutui subprime ci sarebbero stati con computer di 40 anni fa e senza reti ?
e qui intendo certe cose che accentuano ed allargano i fenomeni, rendendoli piu' estesi, repentini e correlati, quali la valutazione del rischio con modelli matematici in tempo reale, l'high frequency trading, la dimensione globale del coinvolgimento del "parco buoi".
l'impronta dei mercati finanziari, sia in termini di estensione che di accelerazione nell'adozione della tecnologia è molto più estesa di quella dei regolatori.
certo, crisi finanziarie ce ne sono state, dalla bolla dei tulipani a quella dei mari del sud al crack della borsa di New York per arrivare alla crisi del Giappone, ma, secondo me, gli effetti dell'attuale, proprio in virtù di ciò che dicevo sopra, sono più estesi, profondi e correlati.
penso che, finché non si interiorizza che c'è una rivoluzione strutturale determinata dalla tecnologia, non si affronta correttamente presente e futuro.
prendiamo ad esempio l'inflazione: l'idea che l'andamento del costo della vita sia riassumibile con un solo indicatore che poi serva da proxy per decisioni, è a mio avviso una semplificazione distrutta dalla tecnologia che, oltre a componenti fortemente inflattivi ne polarizza altri in modo fortmente deflattivo.
ma io sono un informatico, mi sto avventurando dove gli angeli esitano…
“i casini globali dei mutui subprime ci sarebbero stati con computer di 40 anni fa e senza reti ?”
Sì, ma sarebbero serviti tempi più lunghi. Cfr. effetti della crisi del ’29 in Europa o effetti della seconda guerra mondiale in Sud America.
Non mi pare così strano che la crisi dipenda da azioni precise piuttosto che dal volere degli dei (ma non è già universalmente noto? Cfr. recenti decisioni della EBA da cui le folli vendite di titoli di stato o Clinton vs. estensione obbligatoria dei mutui o incentivi per venditori di mutui, ecc. ecc.).
Però credo che la tecnologia dovrebbe servire per quello che stanno mettendo a fuoco gli indignados un po’ in tutto il mondo. Serve ancora sperare che qualche vegliardo lasci cadere un briciola del suo fiero pasto quando oggi sarebbe possibile elaborare leggi e prendere decisioni senza intermediazioni oramai inutili?
Se davvero la tecnologia ha creato la crisi sarebbe anche ora che servisse a trovare una soluzione, magari innovando.
Io non sono tanto convinto che la tecnologia sia per forza un moltiplicatore di rischio. Credo piuttosto che sia la globalizzazione ad aver messo in crisi il concetto di stato tradizionale, con la sua limitatezza di intervento e con i suoi orizzonti legati ad interessi nazionali. Ovvio che la tecnologia ha agevolato la creazione di entita’ economiche sovranazionali impossibili da regolamentare con le armi dei governi nazionali, ma siamo proprio sicuri che non sarebbe successo comunque ? IO credo di si’ anche se con tempi e modi diversi.
Se oggi dovessi indicare un problema, piuttosto che agli acceleratori di crisi, rivolgerei lo sguardo ad una classe politica che ha governato per decenni a debito facendoci vivere al di sopra delle nostre possibilità e che oggi di colpo riscopre tragicamente il valore dell'”articolo quinto”.
Le banche centrali hanno compiaciuto i governi stampando tanto denaro facile che e’ servito solo per sostenere i deficit a basso costo. Oggi tutta quella massa di denaro sta in mani private e il pubblico ha accumulato unicamente tanti debiti. Servivano i computer e la banda larga per creare questa situazione ?
attenzione che tutte le crisi precedenti, fino a quella del giappone, non hanno avuto la scala e la velocità e la persistenza di questa.
imho la ragione e’ da ricercarsi nel grado di interconnessione (la crisi del giappone era probabilmente la prima diffusa ovunque) ma toccava marginalmente il parco buoi che adesso ha invece accesso diretto.
La tobin tax serve a insserire un attrito nel funzionamento del mercato che potrebbe rallentare gli effetti. io non credo che servira’ a molto. piu’ che una % sulle transazioni, io preferirei un rate limit con una proxy sui volumi investiti da una legal entity.
La globalizzazione e’ un effetto della tecnologia. se l’informazione circola, e staccarla dal supporto e farla girare frictionless aumenta esponenzialmente la circolazione, riducendo i tempi consentendo la sincronizzazione, in modo disintermediato, non puoi avere sacche di controllo. l’unica e’ abolire la commutazione di pacchetto.
nota bene che io insisto sui concetti congiunti e correlati di scala e tempi.
la politica pensa a tempi lenti e luoghi limitati. non e’ piu’ il tempo.
mha…cosa intendete per persistenza della crisi???
come ho detto in un altro commento, con la crisi del 1929 la disoccupazione arrivò al 40-50%, soglie che oggi ci sognamo.
Pe rinciso, la crisi durò circa 4 anni pieni, e si iniziò lentamente ad uscirne solo dal 1933 (verso la fine)… 6 anni dopo si combatteva ancora con gli effetti della crisi e vi fu la seconda guerra mondiale.
sulla rivluzione della tecnologia sono d’accordo, ma è una rivoluzione che deve portarci a riflettere sul rapporto società lavoro…
in altre parole: il vecchio assunto “devo aumentare le ore lavorate epr aumentare la rpoduzione” è meno vincolante, proprio perchè con la tecnologia la produttività è aumentata a livello pazzesco (per esempio: un tempo c’erano gli archivi cartacei e cercare una pratica era un’impresa..oggi in una chiavetta usb, possiamo immagazzinare tutte le pratiche di un ufficio).
noi dovevamo passare ad un modello in cui “si lavorava meno per lavorare tutti”… invece si è mantneuto il modello “lavorare di più, per lavorare meno persone”..che è un controsenso se poi conisderiamo che diminuiscono i potenziali consumatori.
vero sui tassi negli USA. quali furuno gli effetti in brasile, giappone o italia della crisi del 29 ?
la guerra in europa avvenne per l’inflazione in germania.
Siamo sicuri che si tratti di un’infezione che si propaga rapidamente e non invece di uno shock settico i cui effetti emergono in luoghi diversi e in tempi successivi ?
non sono sicuro di capire cosa intendi… lo shock subprime e' stato repentino e globale
Intendo dire che la crisi e’ globale piu’ per la quantita’ di spazzatura che la sottende e che non puo’ non essere distribuita ovunque che per le interconnessioni tecnologiche. E poiche’ i detentori dell’immenso pattume ( n volte il PIL mondiale) sono gli stessi che poi prestano i denari agli stati per tenere in piedi la politica che accontenta gli elettori facendo deficit, basta una nuvola un po’ piu’ corposa per scatenare il panico. Ho la netta sensazione che se venissero applicati i principi contabili e del CC alle prime 1000 entita’ finanziarie mondiali mondiali, il 99.99% divrebbe portare i libri in tribunale. Per fortuna non succede ma non si puo’ pensare di andare avanti cosi’.
In questo contesto, per come la vedo io, la tecnologia e’ stata solo uno strumento che ha aiutato a costruire certi sistemi, ma credo che sarebbe successo tutto comunque anche se fossimo rimasti al vecchio telefono con i commutatori elettromecanici e ai pony express.
Ora secondo me ci sono due ordini di problemi: come uscirne vivi e come evitare che si ripetano gli orrori del passato. Concordo con te che regole come la tobin tax non possono avere grossi effetti anche perche’ la storia ci insegna che ad ogni freno un sistema trova prima o poi un nuovo booster che ripristina la velocita’. Concordo anche che la via giusta probabilmente e’ costruire un sistema di limiti ma non riesco ad immaginare come un gruppo di paesi indebitati possa imporre delle regole restrittive a chi gli dovrebbe prestare i soldi per non fallire.
La tecnologia puo’ essere d’aiuto ? Come sempre mi verrebbe da dire. Non credo pero’ che le si possa associare alcuna funzione salvifica ne’ che si possano risolvere i problemi semplicemente mettendo in condizioni i regolatori di “lottare” ad armi pari.
ok su quasi tutto. io credo che i derivati speculativi, nella misura in cui esistono condizionando il sottostante, nella enormita' di misura in cui esistono, sono abilitati dalla tecnologia.
i primi massivamente venduti sono arrivati con gli spreadsheet
Adesso capisco perche’ Tremonti ha osteggiato la banda larga in tutti i modi possibili !
In effetti non avevo pensato a quanto l’utilizzo diffuso di certi strumenti necessiti di supporti tecnologici.
uhm.uhm… mi permetto di dissentire… intendo sulla guerra…è vero che l’inflazione provocò un fenomeno diffuso di malcontento, ma che già esisteva in seguito alla sconfitta patita nella prima guerra e per el condizioni subite dal trattato di versailles…
Gli effetti del 29, sul brasile furono pesanti, ma non quanto in europa (il brasile all’epoca er aai margini di trnasazioni ed economia), per il giappone possiamo dire che il valore totale della produzione industriale scese, nel 1931, del 32,4% nei confronti del 1929; il volume dell’industria estrattiva e dell’industria pesante fu quasi dimezzato. La esportazione dei principali prodotti si ridusse di oltre i 2/3. La soluzione del giappone per la crisi del 1929 fu l’inflazione. sto ovviamente semplificando, perchè dovremmo considerare le esportaizoni, il mercato interno e la fuga di capitali (che dal giappone si spsotarono altrove, tipo USA).
per l’italia….il discorso è un pochino più complesso: con l’autarchia fascista avremmo anche potuto evitare il grosso della crisi, ma il beneficio fu vanificato da una delle più grandi cavolate economiche di mussolini: la lira a quota 90
noi venivamo da una profonda crisi di fiducia verso i titoli di stato italiani (tho… chi diceva i corsi e ricorsi della storia??? e chi diceva ceh la storia ripete se stessa??? asperiamo che si sbaglino, visto le guerre mondiali), che raggiunse il suo culmine nello spread tra i titoli di stato italiani e quelli francesi nel 1926 e per risolvere questa situazione mussolini dichiarò che avrebbe difeso la lira a qualunque costo e il suo potere d’acquisto (non sapeva ceh il potere d’acquisto di una moneta non si decide a tavolino, ma dipende da come va l’economia). per raggiugnere la stabilizzazione a quota 90 si procedette al prestito littorio, creando, di fatto, una politicz deflattiva. Il problema di tale decisione fu che il saggio di stabilizzazione era molto basso e provocò una caduta dei prezzi all’ingrosso e, come afferma corbino in vari suoi studi, una deviazione delle principali correnti commerciali con l’estero.
e qui arriviamo al 1929. Il reddito italiano aumenta, ma lo stato non stimolò una politica espansiva: la spesa pubblica aumentò in modo modesto, rispetto alle altre nazioni. la crisi del 29 spinse il debito pubblico al 100% del Pil, e la produzione industriale crollò del 33%
hat tip..
certamente semplifico e non sono ne' un economista ne' uno storico.
pero' resto convinto del ruolo edlla tecnologia.. 😉
mi sono spiegato male…. io non dubito che la tecnologia di oggi, sia una rivoluzione paragonabile a quella della fine del 1700 (deove idealmente si colloca l’inizio della rivoluzione industriale).
E’ una rivoluzione copernicana.
Mi sono sempre stupito, infatti, come persone molto più quailificate eimportanti di me, non abbiano iniziato un discorso in tal senso.
come ho detto altrove, la rivoluzione di questi anni doveva portarci a lavorare meno, per lavorare tutti (vecchio slogan, molto sintetico…), invece ci ha portati al punto che alcuni lavorano tantissimo, altri niente. Questa rivoluzione avrebbe dovuto agevolare molte cose… non possiamo più basarci sull’assunto: lavorare il doppio, per produrre il doppio e non possiamo più guardare al nostro orticello, anche se è un orto grande come una nazione. La tecnologia è (con i mezzi idonei), facilmente replicabile ovunque. La conoscenza si trasmette facilmente. Dobbiamo renderci conto che, un piano di sviluppo non può tenere conto solo dei prossimi 5 anni, ma bisogna riflettere su una rivoluzione copernicana, che cabi il sistema anche per le prossime generazioni. Se oggi la germania esporta tecnologia in brasile e cina, e ha lavoro in abbondanza, non significa che questo sistema vada bene nel lungo periodo, perchè nel lungo periodo brasile e cina, potranno produrre loro stessi questa tecnologia.
la crisi di questi anni, è stata influenzata dalla tecnologia??? si, ma non causata. diciamo che (facendo un paragone azzardato) è come siano state modificate le operazioni a cuore aperto, da una migliroe tecnologia. i principi sono gli stessi, ma la tecnologia ha migliroato certe operazioni chirurgiche…
ulteriore chiarimento.. non sono un luddista. io sono a favore della tecnologia, ma dobbiamo anche renderci conto dei possibili problemi che comporta la tecnolgia stessa….
usare internet per l’home banking è favoloso…io lo uso tantissimo. in rpatica in banca non ci vado più.
ma quale è il prezzo di ciò??? che improvvisamente le filiali bancarie, diventano superflue (non tutte, ovvio, ma invece di 10 in un dato territorio, be basteranno 5, per volere esemplificare in numeri).
La pompa di benzina automatica, è ottima, e mi fa risparmire qualche centesimo al litro…MA se fossero tutte automatiche, coloro che ci lavorano, cosa farebbero??? sarebbero superflui.
E così via.
Dobbiamo quindi ripensare la struttura della nsotra società e come ci rapportiamo al lavoro e al consumo.
Be', in compenso ci sono n lavori nuovi.
i i nostri dirigenti sanno fornire degli esempi di tutte le figure coinvolte in una ristrutturazione di un ufficio, ma non hanno la più pallida idea di tutte le attività e di tutte le figure necessarie per costruire e gestire un'attività di commercio elettronico.
il vapore ha eliminato tantissimi lavori, prima nell'agricoltura e poi nell'industria, ma il numero di persone complessivamente che hanno un impiego è aumentato enormemente.
si creano nuovi bisogni nuove volontà e nuove opportunità
i numeri dimostrano che i posti creati sono più di quelli eliminati
indubbiamente…è vero che sono stati creati più posti di quelli eliminati, in passato… sorpattutto perchè si sono creati nuovi settori…
(un secolo fa non c’erano cellulari, computer, frigoriferi..le auto erano per pochi e così via).
il progresso tecnologico ha creato nuovi beni, servizi e soprattutto nuovi bisogni: l’industria dell’intrattenimento, ad esempio, è “recente”, ha circa 100 anni; come pure altri settori industriali (auto, frigoriferi, televisione, computer) e altri servizi (servizi finanziari, l’industria del marketing, della pubblicità, del turismo di massa, e così via). nell’ottobre del 2010, gli studi del FMI evidenziarono come non solo non si era ancora assorbita la disoccupazione creata con la crisi del 2008, ma che bisognava “creare” almeno 40 milioni di posti di lavoro annui (su questo punto si veda il rapporto dell’autunno scorso del FMI, su cui mi soffermerò un altro girono), per reggere le pressioni di chi si affacciava al mondo del lavoro nei paesi occidentali, in quelli arabi e senza contare le pressioni demografiche cinesi.Come si spiega l’aumento di produttività, con un indice di disoccupazione che non mostra sensibili miglioramenti? Il problema, come ho accennato prima, risiede nel fatto che ormai la tecnologia, permette una produzione sempre più automatizzata, con tassi di efficienza e produttività sempre più alti e sempre meno bisogno di manodopera umana. Per fare degli esempi: nell’industria dell’auto gli impianti sono quasi totalmente automatizzati e una fabbrica con 7000 operai può oggi produrre lo stesso quantitativo di macchine che prima producevano 20.000 operai. Altro esempio è nell’industria dei microchip: oggi si può produrre lo stesso quantitativo di microchip del 2000, impiegando solo un quarto della forza lavoro che serviva nel 2000: in pratica oggi con 25 operai si produce quanto 10 anni fa producevano 100 lavoratori. E questo processo è in atto da anni, solo che non ce ne rendevamo conto, perché con il progresso tecnologico si creavano nuovi settori produttivi (ad esempio il marketing) e nuovi bisogni (ad esempio fino a 20 anni fa, chi aveva bisogno di un cellulare?) su cui si spostava la forza lavoro in eccesso degli altri settori. Oggi purtroppo non si riesce più a creare nuovi servizi, o nuovi prodotti, si tende a migliorare ciò che c’è, e anzi si procede ad una automazione sempre maggiore. In Francia le aziende hanno bloccato le assunzioni, come anche in Italia, e la Germania tiene grazie alle esportazioni, ma anche nel paese della Merkel si notano i primi rallentamenti. Un altro esempio sono gli uffici pubblici o privati: un tempo i documenti dovevano essere archiviati, e vi erano enormi archivi cartacei e persone che si occupavano del loro controllo e dell’archivio, ma oggi con i computer, questo stesso lavoro può essere svolto da una persona.
detto ciò, ripeto: la tecnologia ha portato tantissimi vantaggi e la soluzione non è demoniczzare la tecnologia. Semmai, dobbiamo capire come risolvere certe criticità che si sono venute a creare.
> Oggi purtroppo non si riesce più a creare nuovi servizi, o nuovi prodotti,
questa mi sembra una affermazione forte e non dimostrata
la diffusione di sempre maggior tecnologia ha comportato un aumento della velocità in tutti i settori. in molti casi questo contributo è da considerarsi positivo , in altri negativo. oggi conoscere,copiare,trasferire è facilissimo e ha consentito a paesi meno sviluppati economicamente o produttivamente di ridurre il gap con il vecchio continente e con gli usa in pochissimo tempo. la supremazia di queste aree è venuta meno .
la base del nostro sistema è sostenere la produzione con incentivi sia al produttore che al consumatore ( sostenuti da debito pubblico ) ma il consumatore più di tanto non può consumare ( perdonate la ripetizione) e pur di consumare quantità superiori ( con tutti gli sprechi che ne conseguono) indirizza la scelta su prodotti di costo inferiore, questo comporta molti prodotti con pil inferiore. questo avviene sia perchè siamo spinti a forza al consumo ( apparire è meglio di essere proprio perchè la sovraesposizione data dalle nuove tecnologie rende poco modaiolo un ragioniere tutto d’un pezzo rispetto ad un nulla sapiente con scarpe nuove o giacca da urlo)sia perchè paesi che hanno beneficiato della tecnologia “copiativa” ( chi non ricorda gli orientali con macchine fotografiche che invadevano le strade nostre e degli usa- esempio banale )possono contare ancora su una popolazione numerosa da mettere al lavoro che incredibilmente costa meno dei nostri sistemi di automatismo.
in questi momenti paradossalmente è più conveniente partire dal basso piuttosto che difendere posizioni di rilievo.
condivido però che l’effetto butterfly oggi massimizza i danni e movimenta le masse e le loro opinioni troppo velocemente per essere controllato o “manipolato”.
Sembra corretto, effettivamente l’ingerenza dello stato nella vita degli individui che può tollerare uno statunitense è molto inferiore a quella che considera normale un qualsiasi europeo. Per questo la “privacy” è prima di tutto verso l’FBI, non verso le aziende, tanto per fare un esempio incomprensibile in Europa.
Ma aggiungerei anche che per moltissimi statunitensi la percezione del mondo (inteso come esistenza di altre nazioni) è “diversa” da quella che si ha in qualsiasi altra nazione. Ad esempio di recente mi è capitato di riscontrare che un normale gruppo di studenti in età da high school fosse meravigliato di sapere che in Italia si parla una lingua diversa dal latino e dall’inglese. E non sono certo i più ignoranti, dato che sapevano che l’Italia è una nazione in qualche misura distinta da altre in Europa (e qui sono io a non saper più dire esattamente quanto).
Insomma considerare che le decisioni di altre nazioni (ovviamente barbare, cioè che parlano inglese male, balbettando) limitano la tua vita deve essere semplicemente sconvolgente. Eppure in Internet succede anche questo.
Caro Quintarelli, mi permetto di segnalare a te ed ai tuoi lettori quanto ho scritto ieri sul sito web del mensile del gruppo Il Sole 24 Ore “Millecanali”
http://www.millecanali.it/levanescente-regolamento-dellagcom-sul-diritto-dautore/0,1254,57_ART_9674,00.html
e sul blog del nostro progetto “Italia: a Media Creative Nation”:
http://www.italiaudiovisiva.it/blog/agcom-temporeggia-la-delibera-sul-diritto-dautore-online-sfuma/
Francamente, non mi sembra che nessuno, tra i commentatori sulla stampa quotidiana o in rete, abbia finora centrato la questione (anche se Scorza vi ha fatto cenno nel suo blog): a cosa si riferisce, esattamente, Calabrò, quanto parla di “norma di legge predisposta dalla Presidenza del Consiglio”. Quale diamine di “norma di legge” avrebbe predisposto la Presidenza? Ed all’interno di quale provvedimento in gestazione?! Anche il botta e risposta di Calabrò e Segantini, oggi sul “Corriere della Sera” (pag. 57), non contribuisce a disvelare l’arcano…
L’Italia continua ad essere il Paese dei misteri. Con buona pace di un “policy making” trasparente. Ah, il Governo dei tecnici…
Grazie per l’attenzione. Buon lavoro e buona navigazione a tutti. Angelo Zaccone Teodosi (a.zaccone@isicult.it) / http://www.isicult.it / http://www.italiaudiovisiva.it
in effetti…
“Il nostro compito, intanto, è quello di applicare le leggi vigenti. Ci
rafforza in tale convincimento la norma di legge predisposta dalla
Presidenza del Consiglio che ribadisce la legittimazione dell’AGCOM e ne
definisce meglio la competenza e i poteri nella materia del diritto
d’autore.”
non e’ molto trasparente sapere a cosa si riferisce…