Circa l’Agenda Digitale Italiana

Prima, una osservazione: è dal forum per la società dell’informazione di 10 anni fa che ne sentivamo l’opportunità, quindi  bene.

Questi i contenuti annunciati ieri dal Governo: Ecco i sei assi dell’agenda digitale: emersi dalla cabina di regia.

I sei gruppi di lavoro
riguardano: E-Commerce, coordinato dal Mise e dal Dipartimento per
l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri. E-government e
Open data, coordinato da Miur e Mfp. Alfabetizzazione informatica,
coordinato da Miur e Mfp. Ricerca e investimenti, coordinato da Miur e
Mise. Smart Communities, coordinato da Miur e Ministero della Coesione.

Ieri c’e’ stato un incontro promosso da Agorà Digitale, Articolo 21, Associazione Italiana Internet Provider,
Associazione Italiana per l’Open Government, Assoprovider, Altroconsumo,
Istituto per le Politiche dell’Innovazione, Libertiamo, Stati Generali
dell’Innovazione e lo Studio Legale Sarzana.

Su, riempiamo di contenuti l’Agenda Digitale Italiana « L’angolo di Pierani.

Tra le proposte di riforma, che sono state sottoscritte in queste ore da uno schieramento trasversale di parlamentari, vi sono una delega al governo per la riforma del diritto d’autore nel rispetto dei diritti degli utenti, l’abolizione del monopolio e del bollino SIAE, l’obbligo di apertura dei dati pubblici anche per uso commerciale per favorire imprese innovative, l’abbattimento delle tasse ai piccoli imprenditori del settore della banda larga, l’apertura degli archivi digitali delle biblioteche e la liberalizzazione degli sconti sui libri e l’abbattimento dell’IVA sugli ebook. Incluse nel pacchetto anche una proposta per la nuova asta delle frequenze, un piano di distribuzione delle frequenze in grado di sostenere l’imprenditoria giovanile e femminile eliminando il cd digital divide, una riforma dell’istituto della class action, norme che vietano finestre di distribuzione e accordi sulla diffusione dei contenuti troppo vincolanti, il libero utilizzo delle frequenze su suolo privato e la preferenza del Software Libero nella pubblica amministrazione.

Non essendovi coinvolto, non ne conosco i contenuti e quindi non posso fare osservazioni di merito se non su un paio di punti sufficientemente chiari nel comunicato.

Circa l’abbattimento dell’IVA degli ebook (solo quelli o tutti i prodotti editoriali digitali ?) .
E’ un provvedimento più di principio che di effetto, dato che l’80-90% del mercato fattura dal lussemburgo con IVA al 15% (IVA e tasse sono quelle lussemburghesi, non un euro viene pagato in Italia)

La liberalizzazione degli sconti porterebbe ulteriore acqua al mulino delle multinazionali che in dumping (come hanno già fatto per un periodo) si comprerebbero il mercato italiano, per poi migrarlo all’esentasse mercato digitale.

Non che i due punti siano sbagliati in sè, ma la direttiva eCommerce favorisce la “competizione fiscale” tra gli stati europei (una corsa al ribasso) in quanto prevede che il fisco applicabile sia quello dove si trova il venditore, non l’acquirente.

Una proposta preliminare, IMHO, sarebbe rivedere questo aspetto dell’eCommerce, in modo che una parte del latte munto in italia resti in italia.

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10 thoughts on “Circa l’Agenda Digitale Italiana”

  1. Ciao Stefano,
    il testo di tutti gli emendamenti proposti lo trovi qui http://www.agoradigitale.org/sites/default/files/emendamenti-liberalizzazioni-internet.pdf
    Personalmente difendo a spada tratta l’emendamento sulla libertà di praticare sconti. Non capisco per quale motivo per tutelare i piccoli rivenditori bisogna costringere tutti i consumatori a pagare prezzi più elevati.
    Per quanto riguarda l’IVA, non sarebbe il caso di iniziare (anche da lì) a costruire le condizioni perchè quei soggetti trovino conveniente stabilrsi fiscalmente in Italia e non in Lussemburgo con beneficio della nostra economia?

  2. ripeto, in principio sono d'accordo, ma non puoi vedere le cose in modo avulso: faccio dumping oggi per comprarmi i clienti di domani. lo farei anche io!
    il fatto e' che i clienti di domani sono digitali senza occupazione nè tasse in italia, di alcun genere (ed e' un dato di fatto che oggi non avrebbe effetto rilevante)
    certo, si puo' abbassare l'IVA ed eliminare il reddito di impresa per le multinazionali, cosi' le attiri. io preferisco pensare che sia piu' corretto pagare le tasse del client, non del merchant

  3. E’ quasi certo che dal 2015 a livello UE anche per gli eBook sarà applicata l’aliquota IVA del paese destinatario (es. Italia) anziché quella del paese origine (es. Lussemburgo). In quello scenario discriminare le aliquote tra libro fisico e eBook non avrebbe senso. Però l’Italia deve muoversi per tempo. Non pensi?

  4. D’accordissimo con Paolo Zanetto, e in ogni caso Stefano l’attuale norma italiana non solo è inaccettabile, ma comunque non raggiunge neanche l’obiettivo da te descritto. A prescindere da come uno la pensi e quali interessi voglia tutelare, la protezione basata su norme di carta, soprattutto nel dominio digitale non funziona, e tu ce lo insegni

  5. Ciao Stefano, innanzitutto non è che non eri coinvolto, è che non rispondi al telefono :-). Per quanto riguarda l’abbattimento in toto dell’aliquota ai prodotti/servizi editoriali digitali, d’accordo, anzi proviamo a lavorarci.

  6. La legge sugli sconti per ora serve solo a proteggere i big player italiani inefficienti e costosi ma non puó fare nulla per difender la varietà e la ricchezza culturale dei piccoli.
    Credo che il vero problema stia nella mutazione del mercato introdotta da digiltale dove il controllo del canale di vendita vince su tutto. Prima c’era il negozio dove il proprietario. aveva il know-how sulla qualità del prodotto, poi é arrivata la grande distribuzione e il know-how si é spostato sul processo di acquisto e selezione dei prodotti, ora col digitale siamo alla distribuzione globale del prodotto e il know-how é diventato la facilitazione dell’acquisto e della fruizione del prodotto.
    Giusto ragionare su sconti e mercato perché la legge deve occuparsi anche dell’oggi e del domani ma avendo chiaro che tra 10 anni case discografiche e case editrici non esisteranno piú per come le conosciamo oggi e data la scarsa propensione all’innovazione delle aziende culturali italiane ho anche dei dubbi sulla loro sopravvivenza.

  7. Molto interessante e soprattutto puntuale l’articolo sulle riforme dell’agenda digitale. Concordo con la tutela dei diritti di autore e l’abolizione del monopolio, anche se rimango un po’ scettica…
    Saluti,
    Enrica

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