Le performance dei partiti e l’impatto di Internet, all’indomani del voto

Crollano Pdl e Lega, boom dei grillini – Il Sole 24 ORE.

Elezioni-dati-provvisori-900

Non credo che l'etichetta "antipolitica" sia corretta per catturare ciò che sta avvenendo. Anche il movimento 5 stelle, criticato per demagogia e populismo, è fatto da persone che partecipano alla vita politica spesso per la prima volta e non sta al di fuori della politica; è decisamente antagonista dei partiti tradizionali ed usa internet per fare campagna ed organizzarsi.

Anche le campagne di Obama usano internet per comunicare ed organizzare.

Secondo me ci sono due componenti che stanno agendo in fase: una critica ai partiti tradizionali e un partito di protesta che sfrutta internet.

Penso che questo dovrebbe fare riflettere.

Probabilmente le elezioni della prossima primavera saranno le ultime che si vinceranno con la TV (ammesso e non concesso che emerga un vincitore). Di sicuro quelle successive si vinceranno con Internet.

Non è solo questione di contenuti, ma di forma di rapporto e di organizzazione.

Una visione della classe dirigente meno tv-centrica e più internettica, secondo me è inevitabile. Ne beneficerà maggiormente il primo a capirlo e ad agire conseguentemente.

If you like this post, please consider sharing it.

14 thoughts on “Le performance dei partiti e l’impatto di Internet, all’indomani del voto”

  1. Ylenia Berardi

    basta guardare la tv dalle 8 alle 10 al mattino oppure la sera per capire che le prossime, ahinoi e buon per loro, saranno ancora nell’era tv…

  2. la TV generalista, come quella “on-demand” non sono più “armi di persuasione di massa”
    i nuovi strumenti oggi (ma anche già ieri) sono Twitter, Facebook, giornali on line , news-app, e blog vari.
    Strumenti tecnologici molto potenti, che quando vengono dotati di un po’ di “brainware” possono avere impatto maggiore di quello che ebbe la radio ai tempi della repubblica di Weimar.

  3. Gianluigi Spagnoli

    Interessante. Come passare dalla percezione (condivisa) al riscontro numerico? Nessuno che sia in grado di fare un’analisi di quanto Internet (blog e Social Network su tutti) abbiano inciso nelle elezioni amministrative? Secondo quali logiche si spostano i consensi su internet. Non credo che sia questione di investimenti (sicuramente il PD ha speso più dei grillini). Quanti indecisi hanno trovato la loro risposta su internet? Oppure il mezzo serve solamente a consolidare posizioni pre-esistenti (Fidelizzazione)?

  4. Credo che fare analisi sulla contrapposizione tv vs Rete ormai sia inutile, l’Italia è ancora tra le democrazie in cui si vota di più il problema però è come, in che modo viene percepito l’uso del voto.
    Secondo me sarebbe interessante analizzare ad esempio ciò che è successo a Orlando in Sicilia, che ha usato i social network allo stesso modo dell’altro candidato decisamente più giovane e non al terzo mandato. Emblematico il comizio del candidato per 2 ore al vuoto: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=14&ID_articolo=779

  5. Immagino che la tua previsione si basi sull’idea che passerà almeno qualche anno prima delle elezioni successive… cosa che darei tutt’altro che per scontata 😉
    A parte questo, penso che una buona parte della popolazione, specialmente non giovane, non ci tenga proprio a perdere l’atteggiamento passivo del “mi metto sul divano davanti alla tv e mi faccio raccontare”. Quindi magari il canale per ragioni “tecnologiche” sarà Internet (ma dubito anche di questo, dopo il passaggio traumatico al digitale terrestre ci vorrà tempo per riuscire a sradicarlo dai salotti), ma la modalità di fruizione dubito che cambierà molto. Mi sbilancerei al massimo a dire che Internet comincerà a spostare percentuali significative di voti e ad eliminare alcune asimmetrie informative. Questo può essere più o meno rilevante a seconda degli equilibri, che al momento sono difficili da prevedere. L’entusiasmo porta a pensare che le cose debbano succedere presto, ma poi passano gli anni e le cose cambiano sempre molto lentamente…

  6. penso che sia un po' come la pubblicita'.
    la tabellare fa brand, su internet fai anche molto approfondimento, referral, trial, ecc.
    ovvero, su internet si validano le affermazioni dei brand
    inoltre internet aggiunge la memoria che la tv, che scorre, non ha.
    hai poco da costruire il brand in tv se poi hai un feedback pessimo online.
    non dico che la TV non ha un ruolo, ma che i due devono essere giocati in modi complementari e sinergici e che internet condizionera' anche il modo con cui si deve andare in TV

  7. Credo anch’io che le elezioni entro dieci anni non si giocheranno più principalmente in tv. Osservo però come la tv abbia contribuito non poco al risultato di queste amministrative, così come al consenso ampio e generalizzato di cui gode l’attuale governo tecnico. La tv ha reso infatti ben evidente la differenza esistente tra i volti abituali della politica che per anni hanno riempito le serate televisive di insulti e slogan rispetto all’approccio orientato al problem solving che invece mostra il governo tecnico, così come il giornalismo d’inchiesta ha dimostrato ripetutamente quanto sia diffuso e pervasivo il malaffare e lo spreco. Il contributo televisivo alla voglia di cambiamento è confermato dai dati dei sondaggi che negli scorsi mesi hanno progressivamente mostrato una tendenza alla sfiducia nei cosiddetti partiti tradizionali, dove lo scarto rispetto allo storico risulta abbastanza trasversale rispetto alle fasce socioeconomiche, ovvero anche da parte di quelle fasce definite come “più deboli” che per età e scolarità non adoperano la rete. Cioè la tv è ancora uno strumento efficace per l’agenda setting. Ma non è certo più l’unico strumento.
    La Rete ha oramai ruolo indiscutibile come fonte d’informazione e di formazione dell’opinione pubblica. Blog, wiki e forum contribuiscono a sviluppare un pensiero critico e collaborativo, e i social network, in qualità di aggregatori di persone, abilitano la diffusione virale di pensieri e informazioni. Ma la virilità è una brutta bestia, perché a differenza dei media tradizionali non è “capital intensive” (dove la quantità di persone raggiunte e proporzionale al capitale economico o politico disponibile) bensì “mind intensive” (ovvero dalla quantità di “menti” interconnesse che possiedono una qualche “affinità elettiva”). La propagazione virale di un messaggio è soggetta cioè al vaglio di ciascun “agente sociale”, e da ciascuna di questi può essere generato. Mica sto dicendo nulla di nuovo ovviamente, ma ciò spiega come i politici non siano confortevoli con questo strumento, che il più delle volte non controllano (culturalmente) e che non possono controllare (nel senso di influenzare).
    Se la rete toglierà un domani spazio alla televisione nell’agenda setting, ciò non dipenderà, imho, da un trasferimento della comunicazione da un sistema all’altro, bensì da un cambiamento nel modo in cui i cittadini approcceranno la politica: dalla passività dell’elettore della politica rappresentativa, alla partecipatività della politica delegativa. E se questo cambiamento avverrà lo dovremo senz’altro alla Rete.
    Speriam ben..

  8. Concordo molto con quanto scrive Tripaldi, sarei pero’ più ottimista sui tempi, siamo in una di quelle fasi storiche di passaggio nelle quali il divenire naturale delle cose può rischiare di accelerare terribilmente. Siate più ottimisti, serve anche crederci !

  9. Francesco Pasqualini

    Sono d’accordo al 100 %.
    Aggiungo un elemento di attualita’ che conferma la tua osservazione: guardiamo il crollo, -85%, degli utili di Mediaset (societa’ che ha molto a che fare con politica e tv) e gli investimenti che sta attraendo l’IPO di Facebook.

  10. Stefano, quando un’altra WIKIDEMOCRACY ?
    Quando ci abbiam provato, voi ideatori e noi moderatori e curatori dei rispettivi spazi a tema partitico, non abbiamo avuto l’impatto che ora, poco alla volta, son riusciti ad ottenere quelli del Movimento 5 stelle. Forse non erano maturi i tempi, si sa in Italia si arriva sempre tardi rispetto agli altri Stati tra quelli detti industrializzati, ma ora forse potrebbero essere diversi e portare anche risultati migliori nell’ambito politico della discussione partecipata direttamente da tutti i cittadini.

Leave a Reply to Stefano Quintarelli Cancel Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *